Darwin prese l’idea delle selezione naturale dall’economista Thomas R. Malthus.
Ma pochi sanno che la sua teoria attinse anche dal pensiero di Adam Smith.
Poi l’economia riprese indietro le sue idee da Darwin, che nel frattempo le aveva trasformate in leggi di natura.
E così oggi si insegna la teoria darwiniana dell’evoluzione, ma si diffonde il sistema socio-economico britannico.
Che Darwin sia stato il più grande economista della storia il professor Robert H. Frank, l’aveva già detto in un articolo sul N.Y. Times del 12 luglio 2009, intitolato: L’invisibile mano fatta trionfare da Darwin?, l’articolo inizia proprio ponendo l’interrogativo su chi sia stato l’economista più importante:
Se domandassi di identificare il fondatore intellettuale della loro disciplina, lamaggior parte degli economisti oggi probabilmente citerebbero Adam Smith. Ma questocambierà… Se ponessimo la stessa domanda tra 100 anni, la maggior parte degli economisti citerebbero invece Charles Darwin
Il Professor R. H. Frank sostiene infatti che la teoria della “mano invisibile” di Adam Smith è inferiore a quella dell’evoluzione darwiniana. La teoria di A. Smith infatti prevedeva che dalla ricerca del vantaggio personale dei singoli sarebbe automaticamente derivato il vantaggio dell’intera società, che sarebbe quindi stata sospinta verso il progresso da quella che Smith definiva proprio come una sorta di “mano invisibile”.
Il Prof. Frank per spiegare il proprio pensiero riporta l’esempio delle corna dell’Alce Toro, in questo cervide infatti esse si sviluppano per una lunghezza che supera anche i 120 cm di lunghezza e i 18 Kg di peso. Tali corna hanno la funzione di favorire i maschi nella lotta per l’accoppiamento, ma sono al tempo stesso svantaggiose per la sopravvivenza della specie in quanto, in caso di attacco da parte di predatori come i lupi, ostacolano la fuga tra i boschi.
Secondo la teoria di Darwin, trasposta in economia, quindi non è sempre vero che il vantaggio del singolo coincide con quello della specie: a volte è necessario che il singolo soccomba.
Ecco allora nella teoria di Darwin manifestarsi proprio la sintesi della “mano invisibile” di Adam Smith integrata dell’eliminazione malthusiana del meno adatto. Queste due forze sommate sono ciò che potremmo definire l’equivalente in economia della “selezione naturale” in biologia.
Ma questo dimostra dunque, in tutta la sua evidenza, la derivazione della teoria di Darwin da quelle economiche che alla fine del ‘700 dovevano giustificare il sistema socio-economico inglese basato sullo sfruttamento dei lavoratori nelle nascenti fabbriche, e quello razziale che era alla base dello sfruttamento delle popolazioni nelle colonie.
Il 17 settembre 2011 il Prof. R.H. Frank ha poi pubblicato un nuovo articolo sul N.Y. Times, dal titolo: Darwin, the Market Whiz, in cui parla del libro in cui ha sviluppato le idee contenute nell’articolo del 2009.
Ancora una volta l’esempio riportato è quello dell’alce toro e delle sue smisurate corna:
Quello che il Prof. Frank vuole dire, è che il comportamento dei singoli alla ricerca della propria affermazione a volte si traduce in un negativo lievitare dei costi per il gruppo. E che purtroppo nella competizione alcuni degli individui inevitabilmente soccomberanno.
Non è certo il più efficiente dei sistemi. Ma secondo la visione darwiniana è quello con cui funziona la natura.
O forse… è solo il modo in cui “deve” funzionare il sistema capitalista/colonialista?