Il quarto stato (2014)
Sempre più anacronistica la festa del lavoro mostra la metamorfosi di una società che passa dalla ripartizione in classi all’atomizzazione in singoli individui.
Le rivendicazioni delle parti sociali sono ormai sostituite dall’ideologia dei “diritti” individuali legati alla sfera privata.
“La Festa del lavoro o Festa dei lavoratori viene celebrata il 1º maggio di ogni anno in molti Paesi del mondo per ricordare l’impegno del movimento sindacale e i traguardi raggiunti dai lavoratori in campo economico e sociale.” Basta questa definizione di Wikipedia per avere l’immediata impressione di quanto ciò che si va a festeggiare non corrisponda alla realtà.
Le parti sociali erano le componenti definite “solide” di una realtà che le vedeva confrontarsi con l’autorità dello Stato per la tutela delle classi povere e una più equa distribuzione della ricchezza. Ma tutto questo oggi non esiste più se non sulla carta. La globalizzazione e la nascita della UE hanno reso prive di contenuto le parti coinvolte, lo Stato ha subito un continuo e inarrestabile svuotamento della sua funzione tramite l’attribuzione delle proprie prerogative ad autorità sovranazionali e questo ha avuto come effetto immediato la perdita di efficacia e di senso stesso delle organizzazioni sindacali rimaste con un interlocutore non più in grado di agire.
I diritti dei lavoratori sono infatti divenuti diritti subordinati a delle pretese “leggi” dell’economia che impongono allo Stato degli stretti limiti di bilancio, e così il diritto all’assistenza sanitaria, ad un orario di lavoro rispettoso della vita privata, ad una retribuzione dignitosa ad un’istruzione efficiente ecc… sono caduti di fronte alla “impossibilità” di una copertura finanziaria stabilita da una ferrea e apodittica scienza dell’economia. Quello che avviene su larga scala in in Grecia,ma anche in modo sensibile in Italia, ne è l’applicazione pratica.
Quello che rimane sono i cosiddetti “diritti” del singolo, anch’essi apodittici e sovranazionali, stabiliti e giustificati da ricerche scientifiche e sociologiche di comodo che creano un cittadino non più identificato in una tradizione o in una classe sociale ma che indossa di volta in volta la maschera che ritiene opportuna. L’interlocutore di questo cittadino cosmopolita atomizzato non è più lo Stato con le sue leggi ma il Giudice che con le sue sentenze, emesse anche contro le leggi dello Stato, vanno a cogliere i pretesi diritti universalmente proposti dal mondo globalizzato.
E così dalle rivendicazioni sindacali del secondo dopoguerra si è passati a quelle individuali, dalla sanità e l’istruzione si è giunti alla rivendicazione della libera cannabis e al matrimonio gay, quel passaggio della sinistra degli anni ’70 al partito radicale di massa preconizzato dal filosofo Augusto del Noce si è dunque realizzato come modello imposto da un’economia ipercapitalista sovranazionale e da una ricerca scientifica usata come randello contro le resistenze, una scientificità che finisce col diventare la negazione di legittimità per concezioni alternative di vita.
In questo mondo dove i singoli individui ridotti a monadi hanno riconosciuto la sovranità dei diritti stabiliti a colpi di sentenza, il passo finale sarà l’istituzione del TTIP, un trattato che trasferirà a livello di multinazionali il principio del diritto stabilito a colpi di sentenza: con il TTIP lo Stato muore definitivamente. E con esso i sindacati e i diritti delle nazioni.
Questo stato di cose viene oggi rappresentato dal “Concertone” del 1° Maggio, un’evento dal quale sono spariti i discorsi dei capi della “Triplice” per lasciare posto ad un pubblico festante di birra, canne e rivendicazioni sessuali.
Buon 1° Maggio
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8 commenti
Il 1° Maggio del 2011 in coincidenza con questo concerto (in piazza S. Giovanni !) c’è stata la beatificazione di Giovanni Paolo II e ho sentito con le mie orecchie una persona della “vecchia guardia” sindacale, scandalizzarsi dicendo che la Chiesa avrebbe fatto apposta a indicare quella data per la cerimonia di beatificazione per boicottare il concertone dei sindacati. Un affermazione che al momento mi ha indignato, ma che avrebbe dovuto farmi piegare in due dal ridere: contrapporre un evento solenne di richiamo mondiale a un semplice evento di intrattenimento gestito da alcuni sindacati nazionali. E’ proprio vero che il moderno indottrinamento ha portato a perdere il senso della misura, delle proporzioni e della storia, per cui un evento storico come la beatificazione di uno dei più grandi uomini contemporanei viene messo da alcuni sullo stesso piano di un evento che più che una tradizione locale è una recente ricorrenza con un incerto futuro, perché i lavoratori garantiti dai sindacati sono sempre meno e comunque i giovani a cui si fa appello per il concerto sono una razza in via di estinzione qui da noi, visto che sono prevalse le politiche denataliste care ai laicisti, sinistra sindacale inclusa, che poi sono le stesse che tolgono futuro al Paese (anche ben oltre le “malvagie” leggi dell’economia di mercato, che vive sui consumi futuri e quindi sulle prospettive di incremento dei medesimi che non possono essere certo garantiti se si glorifica, in eventi come questo del concertone, il “sesso-divertimento” non riproduttivo che porta una popolazione a invecchiare miserevolmente).
Bella questa del boicottaggio!
Detto da chi da anni, con tutti i posti possibili, sceglie di andare a fare un megaconcerto davanti al portone della Cattedra di Roma…
Comunque la cosa rilevante è proprio la celebrazione della propria scomparsa, scompaiono i lavoratori, la classe media, i giovani, i valori che hanno fondato l’Occidente, come ho detto in passato più che un concerto è un requiem.
Vorrei ricordare a queste persone miopi e indottrinate, che la chiesa nella persona di Pio XII volle benedire, dal 1955, il giorno del primo maggio istituendo la festa di S.Giuseppe artigiano, divenuta poi memoria di S.Giuseppe lavoratore.
E’ un po’ triste anche per me che da giovane stavo assolutamente dall’altra parte e vedevo il 1° maggio come il fumo negli occhi; semplicemente una celebrazione “comunista”, termine che mi faceva venire l’orticaria e montare la bile.
Imbecillità giovanile, credo, per fortuna si cresce e si vedono le cose sotto altra luce.
Ora che il 1° maggio è defunto e mantenuto in vita con sguaiati mezzucci che definirei “accanimento terapeutico” lo rimpiango.
Mi è piaciuta molto questa frase :
“Quello che rimane sono i cosiddetti “diritti” [……] che creano un cittadino non più identificato in una tradizione o in una classe sociale ma che indossa di volta in volta la maschera che ritiene opportuna.”
Io che di classi non volevo sentir parlare (classe e massa mi procuravano gli stessi spiacevoli sintomi di cui sopra) ora invece mi accorgo che le classi sono cose importanti proprio per l’identità e io mi riconosco in una di queste classi, quella contadina della mia famiglia, perchè è una classe solida nelle proprie convinzioni e forte nella propria identità e mi trovo a dar ragione a chi disse “Nihil est agricoltura melius, nihil uberius, nihil homine libero dignius.” (Cicerone? ma non sci metto la mano sul fuoco).
Non parlo di quel simulacro di cui si riempiono mille trasmissioni e mille bocche e che chiamano “civiltà contadina” e che mi ricorda il mito del buon selvaggio, no no, parlo del duro lavoro e delle poche certezze ma ben piantate per terra dei miei nonni.
Anche la sostituzione della realtà con questa fantomatica “civiltà contadina” è un’opera di svuotamento e sostituzioni di valori reali con valori “universali”, resta il duro lavoro ma senza più le radici.
Per quanto riguarda il sindacato, io sotituirei il suo
“Le rivendicazioni delle parti sociali sono ormai sostituite dall’ideologia dei “diritti” individuali legati alla sfera privata.”
“Le rivendicazioni delle parti sociali sono ormai prostituite all’ideologia illusoria dei “diritti” individuali legati alla sfera privata.”
perchè non può esistere diritto della sfera privata se non esiste diritto della sfera pubblica e viceversa, è solo illusione, alla fine solo il solito giochino della rana e dell’acqua bollente, mezzi di distrazione di massa che mentre comprimono i diritti “pubblici” distraggono le vittime con “diritti privati” fasulli ed inutili, se non dannosi.
Il lenone che prostituisce queste rivendicazioni è appunto il sindicato che vuoi per incompetenza, vuoi per ignavia, vuoi per interesse (questo sì privato) non ha trovato di meglio che rappresentare queste rivendicazioni o utilizzando gli stessi meccanismi e assunti ideologici dell’inizio secolo scorso, o comprando e rivendendo ai propri iscritti la merce avariata del capitalismo rampante (un po’ come chi compra cibo scaduto e cambiata la data lo rimette in vendita). Bastone e carota, in qualche modo.
Non so se questo è stato fatto coscientemente o semplicemente anche il sindacato stesso altro non era (perchè è sotto gli occhi di tutti che non è più) che una rana sguazzante nella tiepida acqua.
Però dobbiamo anche dire che il gregge si è lasciato guidare senza prendere minimamente coscienza di quanto stava accadendo e del veleno che gli veniva propinato.
Ora gli uni organizzano i concerti e gli altri ci vanno, organizzano le feste dell’unità e ci vanno, i terribili scioperi di 1/2 giornata e via! Ci vanno, come “il gruppo vacanze Piemonte” di lassativa memoria. Gite fuori porta, niente di più.
Non avrei mai pensato di arrivare a dire “Ridateci i Comunisti” ma credo che sarebbero meglio di questa sagra delle vacuità.
Ciao Valentino, sono un tuo grande estimatore e questo intervento mi conferma nella mia opinione.
Posso sottoscrivere ogni tuo passaggio, in particolare la conclusione che anch’io mi sono trovato più d’una volta a pensare, piuttosto che questo vuoto di pensiero e progettualità, piuttosto che questa resa all’utilitarismo edonista, “aridatece i comunisti”…
Oh, che sollievo trovo nell’auspicio: “ridateci i comunisti”.
Che tempi, ragazzi, che lotte, che ideali!!!
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E, come in una preghiera, il popolo, unito, mai sarà vinto!
ciao, post molto lucido e chiaro!
che si lega molto bene completandoli e integrandoli ai discorsi di Diego Fusaro, la sinistra che ormai e’ diventata puntello ideologico del liberismo, come un prestigiatore che sposta la tua attenzione da una parte mentre dove tu non guardi avviene il vero evento.
Il partito radicale di massa…infatti…del resto cosa diceva di volere? Stati uniti d’europa e d’america (=TTIP) transpartito transnazionale (=global global) e che non per niente aveva come simbolo la rosa nel pugno, un simbolo dell’Elite su cui Paolo Franceschetti ha spiegato molte cose…
Grazie, colgo l’occasione per dire che concordo con Fusaro sul superamento del falso dualismo destra-sinistra e mi fa piacere che sia stato citato.
Riguardo al Partito Radicale di Massa ricordo che ha le sue radici nella Fabian Society sorta alla fine dell’800 e che ha appunto lo stesso simbolo. Niente di inaspettato per chi si prende la briga di studiare l’origine della società attuale.