Davvero esiste una forza del pensiero che può attivare i geni?
Ovviamente no, storia di un ennesimo caso di disinformazione.
È sera, ma solo ora riesco ad aprire il giornale. Certo, le notizie di politica e di cronaca (per lo più nera, ça va sans dire) son già rafferme: ne siamo stati copiosamente ragguagliati dalla TV fin dalle prime luci dell’alba. Tuttavia la lettura del quotidiano è spesso fruttuosa. Di tanto in tanto, infatti, salta fuori qualche chicca che sfugge al sovrabbondante tritacarne dell’informazione televisiva.
E difatti… nemmeno stavolta rimango deluso, eccola qua la perla! Leggo, dalla pagina delle notizie in breve dall’Italia e dal mondo, il seguente trafiletto:
“Nuova frontiera della ricerca: la forza del pensiero attiva i geni
In futuro gli esseri umani potrebbero controllare con la mente le proprie funzioni biologiche. I ricercatori del Politecnico federale di Zurigo sono riusciti a creare un legame tra pensieri e cellule, permettendo alle persone di ‘accendere’ i geni dei topi utilizzando solo il pensiero. «È la prima volta» hanno commentato i ricercatori”
Un inarrestabile flusso di considerazioni e domande sorge spontaneo. Per esempio: “Ma oggi era il primo aprile?!? Pensavo fossimo a novembre”; “Possibile che qualcuno creda di aver dimostrato l’esistenza della psicocinesi?!? Ti credo che i ricercatori hanno commentato che è la prima volta…”; “Magari si potesse agevolare la digestione solo con uno sforzo di concentrazione…”; “Esisterà davvero un Politecnico federale in Svizzera?”; “Ma non dicevano che la mente umana potrebbe controllare le funzioni biologiche umane? Che c’entrano allora i geni dei topi?”.
Ok, calma e sangue freddo. Se un importante quotidiano nazionale ha dato la notizia, vuol dire che c’è stato almeno un lancio di agenzia. Non resta dunque che risalire alle fonti e tutto si chiarirà.
Basta un attimo sul web, ed ecco sia i lanci di agenzia, sia gli articoli apparsi sulle principali testate giornalistiche: ANSA, AGI, Swissinfo, Repubblica, La Stampa, Corriere della Sera.
Almeno è chiaro che non si tratta di una bufala; anzi, sembrerebbe proprio uno studio serio, pubblicato com’è su Nature Communications.
Risalendo la corrente delle notizie (dal “mare magnum” dell’informazione alla fonte primaria – cioè partendo dagli articoli giornalistici per arrivare prima alle agenzie, poi alla news fornita dallo stesso Politecnico federale di Zurigo ETH, infine all’abstract di Nature Communications) diventa però sempre più evidente una cosa: l’informazione è stata gravemente deformata nel corso dei vari passaggi. Il risultato finale è che chi legge la notizia sui giornali, e si ferma lì, si fa un’idea distorta (se non del tutto errata) di ciò che è realmente successo. Vogliamo vedere?
Ecco la traduzione dell’abstract dell’articolo di Martin Fussenegger et al. apparso su NC (Mind-controlled transgene expression by a wireless-powered optogenetic designer cell implant):
“Espressione transgenica controllata dalla mente mediante impianto optogenetico di cellule modificate con alimentazione senza fili
Dispositivi sintetici per il controllo a distanza dell’espressione genica potrebbero fornire nuove opportunità di trattamento nelle future terapie a base di geni e di cellule. In questo lavoro riportiamo la progettazione di un interruttore genetico sintetico controllato dalla mente, il quale consente di programmare in modalità wireless l’espressione transgenica delle cellule umane attraverso le attività e gli stati mentali del cervello. Una interfaccia cervello-computer (BCI) basata su elettroencefalografia (EEG) permette di programmare, attraverso l’elaborazione delle onde cerebrali relative a specifici stati mentali, un impianto optogenetico, alimentato induttivamente e collegato senza fili, contenente cellule geneticamente modificate per produrre la glicoproteina umana SEAP (fosfatasi alcalina secreta) in maniera regolabile mediante illuminazione con luce nel vicino infrarosso (NIR). Il percorso di segnalazione optogenetica di sintesi che interfaccia la BCI con l’espressione del gene bersaglio è costituito da una ciclasi diguanilata batterica (DGCL), appositamente progettata per essere attivata da luce NIR, che produce il secondo messaggero ortogonale diguanosina monofosfata ciclica (c-di-GMP), il quale a sua volta innesca l’induzione dei promotori di interferone-β sintetico, dipendenti dai geni stimolatori di interferone (STING). Gli esseri umani, generando differenti stati mentali (controllo di biofeedback, concentrazione, meditazione), possono controllare in modo differenziale la produzione di SEAP sia delle cellule progettate in coltura sia di impianti optogenetici sottocutanei alimentati in modalità wireless nei topi.”
Non proprio lampante… si intuisce però che il gruppo del prof. Fussenegger ha usato dei segnali elettroencefalografici per controllare l’intensità luminosa di una sorgente infrarossa inserita sotto la cute dei topi di laboratorio; che il dispositivo impiantato contiene, oltre alla lampadina agli infrarossi, cellule umane geneticamente modificate per produrre, se opportunamente illuminate, specifiche proteine (perciò è detto optogenetico); infine, che tale produzione dipende in maniera diretta dalla quantità di radiazione.
È certamente un grande e promettente risultato. Limitandoci al punto di vista della comunicazione, mi pare che l’accento sia stato messo – come è logico che sia – più sul dispositivo optogenetico che sulla modalità con cui esso viene controllato in remoto. Questo risulta abbastanza chiaramente dalla presentazione della ricerca sul sito del Politecnico di Zurigo (ETH), sebbene vi appaia evidenziato in maniera quasi equivalente l’aspetto del “controllo mentale”.
Già a partire dal lancio di agenzia dell’ANSA, tuttavia, la prospettiva del “controllo mentale” comincia a guadagnare terreno e a intorbidare le acque della comunicazione:
“A farlo un gruppo di ricercatori del Politecnico di Zurigo, coordinati da Martin Fussenegger, che come spiega lo studio pubblicato sulla rivista Nature communication, usando le onde cerebrali sono riusciti a ‘convincere’ i geni a produrre particolari proteine. [Grassetto nostro]”
Per chi ha letto la presentazione sul sito dell’ETH la frase sottolineata risulta cristallina: una semplificazione dei fatti forse un po’ eccessiva, ma sostanzialmente corretta. Se però ci si ferma ad essa si rischia di cadere in gravi fraintendimenti: per esempio, si potrebbe intendere erroneamente che siano le onde cerebrali, inviate non si sa come alle cellule, la causa diretta del “convincimento” dei geni a produrre certe proteine. Solo qualche riga più avanti si esplicita che non è così:
“Le onde cerebrali registrate vengono trasmesse senza fili tramite bluetooth ad un regolatore, che controlla un apparecchio che genera campi elettromagnetici. Una lampada a led, che emette luci a infrarossi, si accende e illumina una camera di coltura che contiene le cellule geneticamente modificate, che iniziano così a produrre le proteine desiderate. [Grassetto nostro]”
Altre agenzie annunciano i risultati della ricerca con frasi più ad effetto. Ad esempio, l’AGI comincia proprio con l’affermazione che ho riportato all’inizio. Ovviamente, più avanti nel pezzo tutto viene spiegato meglio, quindi con un po’ di pazienza il lettore si può fare un’idea più o meno corretta della realtà dei fatti.
I guai veri, però, iniziano quando la notizia deve essere fatta calzare in un trafiletto di qualche centinaio di battute. La redazione di un quotidiano non può fare altro che prendere uno dei lanci di agenzia e sintetizzarlo più che può; in pratica, deve prendere il testo del lancio e segarlo fino all’osso, e forse ancora più a fondo. Intendiamoci, non me la prendo con i giornalisti della redazione, né tanto meno con la direzione del giornale o con il suo editore: le esigenze editoriali sono imprescindibili, si sa. “È la stampa, bellezza!” (e lo dico senza ironia). Ciò nonostante, bisogna osservare che stavolta la confusione è assicurata. Se leggo:
“I ricercatori del Politecnico federale di Zurigo sono riusciti a creare un legame tra pensieri e cellule, permettendo alle persone di ‘accendere’ i geni dei topi utilizzando solo il pensiero [Grassetto nostro]”
non c’è verso, mi figuro che in Svizzera qualche scienziato (senz’altro pazzo; già me lo vedo, scarmigliato e sghignazzante come il dottor Frankenstein) è riuscito a costruire un’apparecchiatura (senz’altro alimentata dai fulmini) che permette di modificare telepaticamente il DNA dei topi. O questo, oppure prudentemente sospendo il giudizio e mi rassegno a vedere infittirsi sempre di più la nebbia che mi avvolge quando leggo notizie tecno-scientifiche non di mia stretta competenza. E se non ho il tempo o la voglia di andare a controllare direttamente alla fonte, e soprattutto se non ho un minimo di conoscenze scientifiche – giusto quelle necessarie a capire di che si sta parlando – allora la seconda opzione è sicuramente la scelta migliore.
È vero, quella che abbiamo analizzato oggi è una notizia dai risvolti relativamente innocui, per quanto importante nei suoi possibili sviluppi applicativi. Nondimeno è un caso paradigmatico sul terreno della comunicazione, e in particolare della divulgazione tecno-scientifica. Sta infatti diventando sempre più chiaro che quando si decide di parlare di tecno-scienza a livello divulgativo si deve porre un’attenzione estrema e minuziosa a come lo si fa – cosa non semplice, perché potrebbe talvolta richiedere conoscenze e competenze che esulano dalla maestria giornalistica.
Ciò è assolutamente necessario per la diffusione della buona cultura scientifica; perché se è vero che una singola notizia comunicata in modo erroneo comporterà solo la distorsione di una specifica informazione, una sistematica divulgazione scorretta dei fatti tecno-scientifici tenderà a veicolare nell’opinione pubblica – specialmente nei giovani – un’immagine distorta della scienza e degli scienziati. E ciò, alla lunga, potrebbe finire per fare grandi danni alla scienza stessa.
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20 commenti
Mi ricorda quella risposta ironica di Padre Pio, a chi gli diceva che le ferite alle mani e ai piedi gli venivano per la sua isteria: “Allora voi pensate di essere un bue, vediamo se vi spuntano le corna!“
Bellissimo debunking questo di Forastiere, sulla cialtroneria della divulgazione, provocata dal mix di ignoranza, fretta e desiderio di scoop. Io vorrei soffermarmi sull’importanza del lavoro fatto dal team del Politecnico di Zurigo, perché lo giudico un importante passo in avanti “tecnologico” (più che scientifico).
E’ chiaro da sempre, da quando l’uomo è comparso, che i pensieri muovono il corpo, così come il corpo muove i pensieri. Decido di alzare la mano e la mano si alza. Bevo un bicchiere di buon vino e il mio animo si rallegra. Ma “come” e “dove” avviene la saldatura tra mente e corpo? Questo è il grande problema da sempre.
L’ambiente agisce sul corpo, il sistema nervoso del corpo trasforma l’azione fisica e chimica in informazioni (impulsi elettromagnetici) finalmente nel cervello, le informazioni si trasformano (dove? come?) in qualia mentali, i qualia sono elaborati dall’Io per trasformarsi in decisioni consapevoli, le decisioni si trasformano in informazione elettromagnetica che si trasforma in reazioni chimiche e fisiche nel corpo, che si trasmettono nell’ambiente:
Ambiente → corpo → informazioni → qualia → decisione → informazioni → corpo → ambiente.
Sui processi in grassetto non sappiamo nulla, esattamente come due milioni e mezzo di anni fa, quando i nostri antenati hanno cominciato ad interrogarvisi. Né su quei due processi centrali i ricercatori svizzeri hanno fatto passi in avanti e per questo il loro lavoro può non avere grande importanza “scientifica”, nel senso di conoscitiva.
Però tecnologica sì! E’ la prima volta infatti che un uomo, attraverso i suoi impulsi elettromagnetici generati liberamente da corrispondenti ben definiti stati mentali, produce – non direttamente, quasi per telecinesi, come hanno scritto i giornali! – ma attraverso un complesso sistema di transduzioni, determinate proteine in soggetti animali diversi. Questo può sperabilmente avere in futuro risultati positivi in medicina, se impareremo a provocare in noi stessi le giuste reazioni per facilitare la guarigione da qualche malattia!
Del resto, non è da sempre che i medici ci dicono che la migliore medicina in molti casi è la voglia di guarire del malato?
In effetti, caro Giorgio, è proprio quello che tu sottolinei l’aspetto di maggiore interesse nel lavoro dei ricercatori svizzeri – ed essi ne sono ben consapevoli. Solo che, come si è visto, al grande pubblico rischia di non trapelare nulla di tutto ciò.
Per prima cosa un ben tornato a Michele dei cui articoli sentivamo la mancanza.
E poi un grazie per aver mostrato con questo ennesimo caso in pochi giorni che la distorsione delle notizie non è l’eccezione ma tristemente la norma.
Per commentare tutti gli episodi che si verificano dovremmo essere una redazione di decine di persone.
Caro Pennetta, mi permetto di considerare questa sua convinzione anch’essa un travisamento della realtà. La norma, afferma, è la distorsione delle notizie? Se così fosse allora il triste mondo del romanzo 1984 sarebbe tra noi… Ma davvero le pare questo? In questi casi sarò forse il solito inguaribile e ingenuo ottimista, ma oggi, con la rete aperta sul mondo e un po’ di capacità di informarsi, difficilmente la passa liscia chi fa distorsione del reale. Dov’è che sbaglio?
Facciamo così,mi indichi un altro sito dove sono state mostrate queste distorsioni scientifiche.
Nello spirito di CS, anche se non come CS, alcuni siti fanno della controinformazione il loro cavallo di battaglia…
http://attivissimo.blogspot.it/p/mi-presento.html
http://www.disinformazione.it/
http://www.comedonchisciotte.org/site/index.php
http://daltonsminima.altervista.org/2014/10/28/la-distorsione-dellinformazione-scientifica-parte-2-2/
Sì, alcuni li conosco e ogni tanto ci vado a fare un giro, ma non intendevi essere così generico, quello che chiedevo è dove altro si fosse parlato in questi giorni dell’articolo sulla cannabis o di quello sul dilemma di Darwin o di questo sul pensiero che influenza i geni.
Probabilmente da nessuna parte, e ci sono molti altri articoli che si potrebbero fare ma chi ha tempo?
La distorsione delle notizie è norma o quasi e al momento siamo veramente in pochi per contrastare in modo sensibile i mezzi dei grandi media.
Ma facciamo la nostra parte.
Ad aver tempo… problema comune, perché ogni tanto occorre anche respirare, e pensare a ricaricare le pile, e a distrarsi un po’… Come la capisco!
D’accordo sul concetto di base, informarsi sempre e se necessario approfondire per capire bene se quello che ci raccontano è vero o meno.
Caro Cipriani, mettiamola così: credo che il lettore medio (compreso il giornalista che rilancia la notizia d’agenzia) spesso non abbia né il tempo né la voglia di andare a controllare direttamente alla fonte. Inoltre, dovrebbe possedere almeno quel minimo di conoscenze scientifiche necessarie a capire di che si sta parlando – e questo non è per niente scontato. Del resto, concordo con lei sul fatto che la rete offra grandi opportunità di informarsi criticamente, come dimostra l’esistenza stessa di questo blog (tra gli altri).
Un caro saluto e buona domenica!
Ecco un altro bel modo di tradurre il mio pensiero, di gran ottimista, su quella che per me (e non per il prof. Pennetta) è l’eccezione (le distorsioni) e non la norma (le grandi opportunità di informarsi)… Un caro saluto a lei.
In realtà io sono pessimista esattamente quanto Pennetta! Il fatto è che il mainstream dell’informazione tende davvero a distorcere le notizie di carattere tecno-scientifico; poi, è vero che chi vuole e può (e sa un po’ di scienza) ha la possibilità di attingere al grande mare del web, dove si trovano effettivamente anche i dati necessari a trovare dati corretti. CS, appunto, è una prova di ciò, perché noi stessi peschiamo in internet per cercare di capire e di “raddrizzare” le notizie distorte.
Appunto, diciamo la stessa cosa, con la differenza che lei vede, come Pennetta, il bicchiere mezzo vuoto, io quello mezzo pieno. Ci tenevo a precisare che per me è esagerato affermare che la distorsione delle notizie è la norma… Quasi a dire, allora, che non c’è più speranza. Il fatto invece che in rete si trova ancora il modo di “raddrizzare” le notizie distorte, anche grazie a chi si impegna a farlo, mi conforta.
Gentile Cipriani,
La rete e’ “quantitativa”. Contiene tutto e il contrario di tutto. Il reale e la distorsione del reale. Non basta da sola a fornire una informazione corretta. Per fare questo occorre qualcosa di “qualitativo”. Occorre cioè capacità di informarsi, senso critico, “vaglio” mentale, capacità di paragonare, confrontate, soppesare. Senza eccessivi pre-giudizi e con atteggiamento mentale aperto. Ma per fare questo bisogna che ci sia una palestra che ci “alleni” a questi atteggiamenti. Questo blog e’, a mio avviso, una di queste rare palestre. Concorda con me?
Lei mi ruba le parole di bocca, traducendo in meglio proprio ciò che intendevo dire. Di questo la ringrazio. Sull’ultima domanda rispondo convintamente di sì.
A proposito di “deviazioni” della stampa un bell’articolo di Foa:
http://blog.ilgiornale.it/foa/2014/11/16/come-ti-condiziono-la-stampa-la-denuncia-che-scuote-lamerica/
Grazie Piero, consiglio anch’io di leggere quanto scrive Foa.
Segnalo anche un interessante editoriale di Veneziani:
http://www.ilgiornale.it/news/cultura/fuga-dalleterno-presente-ritrovare-speranza-1068360.html
Per misurare quanto davvero la distorsione delle informazioni sia abbastanza nella norma basta andare in un bar e mettersi in ascolto o ad esempio come sono costretto a fare io con cadenze frequenti, nella sala d’aspetto de centro prelievi di un centro oncologico.
Non sempre si discute di “scienza” (ormai la politica e le sue conseguenze economiche hanno un impatto maggiore sulla gente per cui diventano il principale oggetto di discussione) ma alle volte succede.
Le castronerie che si sentono in giro in parte sono dovute ad una grande ignoranza diffusissima (purtroppo anche nelle nostre scuole superiori e chi ha a che fare con i ragazzi sa quanta confusione abbiano generalmente in testa e quanto zeppi di preconcetti e neo-superstizioni siano), per iniziare sulla definizione di scienza (scienza e tecnologia vengono bellamente mischiate ed equiparate) e va be’, al limite ci sta ancora, ma quando oltre a mischiare scienza e tecnologia si aggiunge l’ingrediente delle bischerate lette sul giornale o la rivista dal barbiere o dalla parrucchiera scritte spesso da giornalisti che non hanno alcuna competenza e che prendono fischi per fiaschi allora la cosa si fa grave.
D’altra parte, che ne può sapere un giornalista che confonde le migliaia con i milioni e le decine con i miliardi (tanto la differenza è data solo da una serie di zeri, cioè di nulla, quindi è inesistente) di quanti o altre astrusità del genere?
E la potenza di 10.000 V, dove la mettiamo? (sentita al telegiornale)
Non addentriamoci poi nel ginepraio delle “energie” perchè qui la cosa si fa oscura e misterica (energie delle gemme, della mente, onde positive e così via ondivagando sul nulla), poi si scopre che ci sono ingegneri che non hanno ancora capito la differenza fra energia e potenza.
Insomma, sarebbe molto meglio che piuttosto che riempire quel trafiletto di informazione scientifica tanto per darsi una parvenza di serietà, allargassero un po’ la sezione dedicata all’umorismo. Magari non farebbero ridere ma almeno eviterebbero di fare danni.
Effettivamente la stragrande maggioranza delle persone non ha ne’ la voglia ne’ le capacità per ricercare su internet la fonte originale di una notizia e spesso anche se per puro caso ci arriva se la lascia sfuggire ma ammettiamo pure che la individui correttamente non ha i mezzi per capire di cosa parla (sempre di più la gente non ha i mezzi per capire quello che legge anche su argomenti molto più banali) figurarsi quando si trova di fronte ad un “impianto opto-genetico” che emette nel campo dell’infrarosso e attiva delle cellule geneticamente modificate che producono una “ciclasi diguanilata batterica” ecc. !
Non scherziamo, alle volte è meglio considerare il vecchio detto che “il silenzio è d’oro”.
Uno in attesa dal dottore ha detto che il debito pubblico era dovuto ai medicinali che teniamo in casa!