Che il WWF abbia tutto da guadagnarci da un allarmismo sul clima è ricavabile dai suoi ricchissimi e inimmaginabili bilanci, praticamente raddoppiati negli ultimi 10 anni, passando dai 111 milioni di $ del 2000 ai 224 del 2010 nei soli USA:
http://www.webcitation.org/61tmrSwDJ
Un volume di affari che diventa di circa mezzo miliardo di Euro (quasi 525 milioni) a livello internazionale:
E’ dunque quantomeno poco corretto che 130 scienziati dell’IPCC siano stati coinvolti nel programma di ricerche del WWF, programma a cui si dovrebbe partecipare a titolo puramente gratuito ma che consente un vantaggioso ritorno in termini di visibilità sui media, partecipazione a conferenze, forum e gruppi di lavoro.
Come riferisce Guido Guidi in Climate Monitor:
Alla fine del 2004, circa quando iniziava il lavoro di quello che sarebbe diventato il punto di riferimento dell’IPCC, il report del 2007, il WWF ha lanciato una campagna di assunzione. E’ stato istituito un organo parallelo – il Witness Climatic Scientific Advisory Panel – e poi si è sistematicamente concentrata l’attenzione sugli scienziati affiliato IPCC.
Non è chiaro quale sia il processo di corteggiamento dei coinvolti, appunto – o che si sono uniti in quale anno o in quale ordine – ma alla fine del 2008 il WWF diceva di averne che aveva reclutati 130
importanti scienziati del clima per lo più, ma non esclusivamente, dal Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici … [vedi pag 2 di questo PDF ]
I fatti esposti lasciano intravedere quantomeno un inaccettabile conflitto d’interessi, un intreccio di appartenenze nel quale gli scienziati chiamati a studiare il clima sono coinvolti in un sistema economico che ha molto da guadagnare dall’aumento dell’allarme sociale.
Si tratta di una vicenda su cui sembra che ci sia ancora molto da dire, e Guido Guidi preannuncia sul suo sito altre rivelazioni interessanti.
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