Google, preoccupata per la cattiva immagine diffusa dal Times nel 2009, reclamizza la propria sensibilità ambietalista
Il dato è stato comunicato dalla stessa società di Mountain Wiew, in California, l’energia consumata in un anno corrisponde a 2,3 miliardi di kilowatt/ora, una quantità paragonata a quella consumata nello stesso periodo da 41 garattacieli come l’Empire State Building, o come quella utilizzata da una cittadina di 186.000 abitanti.
Questi dati in un’epoca di “caccia all’untore” climatico sono un vero e proprio atto d’accusa che finisce col somigliare ad un abominevole “crimine contro l’umanità”.
Ma, come era già stato segnalato in precedenza (vedi Chi conosce il cloud computing?), i calcoli sulle ricadute ambientali di una qualsiasi attività non andrebbero considerati come se l’alternativa a tale attività fosse una specie di “catalessi”: cosa farebbero le persone che utilizzano Google se quest’ultimo improvvisamente non esistesse più?
Forse non è difficile immaginare che per cercare le stesse informazioni dovrebbero prima di tutto cercare un’enciclopedia in casa e poi, se l’informazione cercata non è stata ancora trovata, uscire per andare in biblioteca o in libreria o in un luogo in cui si pensa che quell’informazione sia disponibile.
E allora facciamo due conti:
– Le enciclopedie cartacee si fanno con la cellulosa, che a sua volta si ottiene dagli alberi.
– Le enciclopedie cartacee inevitabilmente invecchiano diventando obsolete e quindi vanno rinnovate.
– Recarsi in biblioteca comporta l’uso di un mezzo di trasporto che, inevitabilmente, comporta l’emissione della temutissima CO2 (Quanta di pende dalla distanza percorsa)
– La ricerca potrebbe comunque non produrre risultati ed essere quindi reiterata
– Molte ricerche riguardano informazioni sugli orari di uffici, treni, aerei, musei, ecc… e quindi come minimo la ricerca su Google sarebbe rimpiazzata da un altrettanto “energetica” telefonata
– Alcune ricerche su internet riguardano invece la raccolta di moduli di iscrizione online o di programmi di studio o di liste di libri e cose simili che vengono invece in questo modo stampati “on demand” e senza spostarsi: quanta benzina, carta, inchiostro e carburante viene risparmiato in questo modo?
Ma per Google il timore di essere accusati di essere degli inquinatori “untori di CO2” è forte, specialmente perché, come riferisce il Corriere della Sera:
Nel modernissimo quartier generale di Google al 1.600 di Amphitheatre Parkway, brucia ancora il famigerato articolo pubblicato dal britannico Times nel 2009 dove autorevoli scienziati accusavano Google di contribuire in maniera significativa al surriscaldamento del pianeta. «Le sue ricerche inquinano», furono i titoli che circolarono per giorni sulle prime pagine dei giornali di tutto il mondo, con un ritorno d’immagine devastante per l’azienda…
Ignoriamo dunque chi oggi grida all’untore, e continuiamo pure ad usare tranquillamente Google e tutti motori di ricerca, certi di contribuire così a minimizzare l’inquinamento.
3 commenti
Gentile dott. Pennetta,
ha completamente ragione, e’ vero.
Vorrei proporle pero’ due considerazioni (spero che non siano troppo terra terra);
la prima, e’ che e’ assurdo ridurre tutto l’inquinamento alla semplice emissione di CO2; come se fosse meglio se io non emettessi una sola molecola di CO2, ma gettassi tonnellate e tonnellate di cianuro nei fiumi (per esempio nell’estrazione dell’oro si usa, vedi per es. incidente nel Danubio di qualche anno fa).
La seconda, e’ verissimo che alla fin fine che Google (o chi per esso) fa risparmiare un sacco di inquinamento “vero”, ma e’ anche vero (secondo me) che il 90% di quelle ricerche di cui parla sono perfettamente “inutili”… Basti fare un esempio di quali parole vengono piu’ spesso cercate… Non e’ necessario che le specifichi vero? 😉
Se non ci fosse Google, probabilmente sarebbero “ricerche” che non verrebbero mai effettuate…
E’ come i telefonini: l’ 80-90% di traffico e’ chiacchiericcio inutile, pero’ ci sono casi in cui salva la vita (in modo letterale).
Cordialita’
Gentile Piero,
su entrambe le considerazioni, che sono tutt’altro che terra terra, non poso che concordare.
Sull’abuso di internet e cellulari possiamo però aggiungere che si tratta di un fenomeno che riguarda ogni attività umana, dall’abuso dell’auto per piccoli spostamenti alle cattive abitudini alimentari, agli oggetti “usa e getta”.
Ma questo è un altro problema, non tecnologico, potremmo definirlo “antropologico”?
P.S.: chiedo scusa per l’orribile sintassi… 😛