Lo scioglimento dei ghiacci della Groenlandia è dovuto a fenomeni geotermici.
La teoria sulla causa umana dei cambiamenti climatici subisce un duro colpo.
Dopo aver causato su tutti i media una serie di annunci sull’imminente fine del mondo climatica (falsa credenza chiliastica sulla quale si aspetta un’indagine del CICAP) l’IPCC vede adesso profilarsi una spiegazione dello scioglimento dei ghiacci artici alternativa a quella dell’effetto serra causato dalle emissioni umane di CO2 sostenuta per decenni.
La notizia è stata pubblicata (in secondo piano) dal Corriere della Sera, una delle poche testate comunque ad aver almeno dedicato spazio alla cosa, sebbene il titolo scelto riveli l’intenzione di non andare troppo contro la teoria sostenuta dal fatidico 97% degli studiosi: Groenlandia: il ghiaccio si scioglie anche perché si scalda «da sotto».
“Anche”, ovviamente, perché non si può mettere in dubbio la tesi ufficiale:
La calotta glaciale della Groenlandia centrale si sta sciogliendo non solo per l’aumento delle temperature globali, ma anche perché è sottoposta a un notevole flusso di calore proveniente dalle rocce sopra le quali è posizionata.
Esiste dunque “un notevole flusso di calore” che agisce direttamente sulle zone della Groenlandia e che finora non era stato preso in considerazione, questo dovrebbe comportare la messa in discussione dei modelli sin qui proposti:
«I modelli climatici della calotta glaciale della Groenlandia devono ora tenere conto del flusso geotermico», affermano i due ricercatori, «per comprendere meglio le complesse interazioni tra il ghiaccio, la litosfera e i cambiamenti climatici». Lo scioglimento della calotta groenlandese, infatti, che perde 227 miliardi di tonnellate di ghiaccio all’anno, è responsabile del 20-25% dei 3 millimetri all’anno dell’aumento del livello dei mari osservato.
Lo studio è stato pubblicato su Nature Geoscience con il titolo “Heat flux variations beneath central Greenland’s ice due to anomalously thin lithosphere“, uno studio che invita a riconsiderare il ruolo della struttura interna della Terra nelle dinamiche di superficie.
Questo studio rimanda automaticamente a quanto affermato dal docente di climatologia Adriano Mazzarella dell’Università di Napoli in un intervento del 2010 dal titolo “Sono i vulcani a sciogliere l’Artico, non l’uomo” nel quale riferendo della scoperta di una considerevole attività vulcanica sottomarina si individuava in questa la causa della riduzione dei ghiacci artici:
Telecamere robot hanno evidenziato per la prima volta, sotto i ghiacci eterni dell’Artico, una enorme attività vulcanica che ha sorpreso i ricercatori. I risultati, riportati sulla prestigiosa rivista Nature, hanno evidenziato la presenza di decine di vulcani che, a quattromila metri di profondità, vomitano magma e nubi ardenti alla velocità di 500m/s che si mescolano con l’acqua gelida e formano grandi nuvole sottomarine di particolato vulcanico che poi si depositano in uno spesso tappeto esteso per chilometri.
Il colossale fornello geotermico si accende e si spegne sotto i ghiacciai dell’Artico in maniera del tutto naturale e questo giustifica pienamente la variabilità areale dei ghiacciai artici che da tempo i mass media imputano solo all’azione forsennata di produzione dell’anidride carbonica (CO2) da parte dell’uomo. I vari convegni internazionali che cercano di fissare un tetto alle emissioni di CO2 passeranno alla storia come la più inutile manifestazione di presunzione dell’uomo.
L’potesi fu rapidamente liquidata come una “bufala” ad es. dal Fellow del Club di Roma e componente del comitato scientifico del sito pro AGW Climateranti, prof. Ugo Bardi che nel post “La non-leggenda dei vulcani artici” affermava quanto segue liquidando le affermazioni del prof. Mazzarella:
Nonostante l’assurdità di questa faccenda non possiamo escludere che la storia dei vulcani artici che sciolgono i ghiacci non si diffonda su internet insieme alla tante leggende climatiche che girano: dai pianeti che si scaldano al medioevo che era più caldo di oggi. Per ora la possiamo definire una “non leggenda,” ma non ci sono limiti alla credulità umana.
Peccato che il riscaldamento di altri pianeti non sia una bufala ma un dato riportato ad esempio da National Geographic “Mars Melt Hints at Solar, Not Human, Cause for Warming, Scientist Says” e peccato che quando si usano dati non addomesticati il periodo caldo medievale è davvero più caldo del presente e la bufala appare l’Hockey stick tanto cara all’ormai introvabile Al Gore, come mostra questo grafico pubblicato nel 2012 su Climate Monitor:
Chissà se oggi che l’entità del contributo geotermico allo scioglimento dei ghiacci della Groenlandia fa intravedere un possibile conferma all’origine endogena della riduzione della calotta polare i sostenitori dell’AGW saranno indotti ad una maggiore cautela e a riprendere in considerazione tale ipotesi.
Ma quell’ “anche” posto all’inizio dell’articolo sul Corriere è indicativo di un paradigma che non lascia molto spazio alla speranza.
.
.
.
.
.