Secondo uno studio gli scimpanzè hanno una “sapienza botanica”.
Riescono a capire che se su una specie di albero ci sono frutti anche su altri dello stesso tipo ci possono essere frutti.
Proprio “sapienti…”
Su Animal Cognition di aprile è stato pubblicato uno studio sugli scimpanzè dal titolo Taï chimpanzees use botanical skills to discover fruit: what we can learn from their mistakes.
In Italia se ne è sentito parlare invece con il titolo La sapienza botanica degli scimpanzé in cerca di cibo, la scoperta consiste nell’aver verificato che gli astutissimi scimpanzé quando si accorgono che un certo albero porta dei frutti cominciano a cercare su altri alberi della stessa specie se sono maturati dei frutti, una scoperta che, come affermato alla fine del succitato articolo, conduce i ricercatori a conclusioni di grande importanza:
“I nostri risultati forniscono nuove informazioni sulla varietà di strategie per trovare il cibo usate dai nostri parenti più stretti, gli scimpanzé, e possono contribuire a spiegare le origini evolutive della capacità di categorizzazione e di pensiero astratto negli esseri umani”, ha detto Boesch.
Insomma ecco che finalmente si trovano capacità di pensiero astratto e categorizzazione nei nostri parenti più prossimi.
Ma pensandoci un po‘ mi sembra che anche gli uccelli che si tengono alla larga da uno spaventapasseri dimostrino capacità di catgorizzazione.
E forse anche una volpe che riconosce un pollaio e sa come entrarci dimostra capacità di categorizzazione e pensiero astratto.
E la stessa volpe va alla ricerca di altri pollai in altre fattorie.
E anche un cane da guardia addestrato che ringhia ad un uomo con un bastone e lascia stare uno disarmato dimostra le stesse capacità di categorizzazione.
Vuoi vedere che questa capacità è largamente diffusa nel regno animale e che i nostri antenati contadini già la conoscevano bene?
Se al Max Planck Institut per l’antropologia evolutiva a Lipsia avessero domandato ad un contadino sai quanti soldi si sarebbero risparmiati…
5 commenti
Ma veramente siamo arrivati a questo genere di divulgazione? Mi sembra veramente che qui si stia cercando di vendere il ghiaccio agli eschimesi 🙂
Caspita che scoperta, gli animali sanno riconoscere le piante della stessa specie di cui solitamente si nutrono. Ricordo che quando ero piccolo e giocavo nel cortile di casa, vi erano delle siepi che producevano una grossa quantità di bacche rosse e arancioni e mi piaceva guardare gli uccellini che ogni anno tornavano e ne erano ghiotti. Posso ritenermi un bambino prodigio avendo scoperto 25 anni prima ciò che tale articolo riporta nel 2013? 😀 😀 😀
Mattia, faccia domanda al Max Planck Institut!
(Così almeno per dire quello che già sapeva da bambino ci guadagna una bella vacanza in Costa d’Avorio) 🙂
E le poiane dell’autostrada, che se ne stanno in attesa che piccoli animali vengano travolti dalle automobili … e le cinciarelle, che in Inghilterra (fino agli anni ’70) erano solite aspettare l’arrivo del lattaio, per andare a bucare il tappo di stagnola delle bottiglie di latte piene e suggere la panna affiorante – giungendo perfino a buttare dentro dei sassolini per alzare il livello del liquido… 🙂
Hai proprio ragione, Enzo:
“ Vuoi vedere che questa capacità è largamente diffusa nel regno animale e che i nostri antenati contadini già la conoscevano bene?” !
Non banalizzerei troppo, anche un’ape riconosce la propria arnia in base al colore… E allora?
Lo studio, molto probabilmente (a naso e buonsenso) ha analizzato la questione a un livello più “alto”.
molto probabilmente
a naso
buonsenso
quando si dice le certezze granitiche!!!
ha analizzato la questione a un livello più “alto”.
EEEEHHHHHH!! Si vede proprio…. Altissimo!!!