Su La Stampa, in Vatican Insider, la recensione del libro “Lazzaro Spallanzani e Gregor Mendel alle origini della biologia e della genetica”
In un articolo pubblicato il 27 dicembre 2012 e intitolato “Lazzaro Spallanzani, primo naturalista d’Europa, dimenticato dalle scuole“, Giuseppe Brienza, nel recensire il libro “Lazzaro Spallanzani e Gregorio Mendel: alle origini della Biologia e della Genetica“, pone l’attenzione sulla figura di Lazzaro Spallanzani, il più grande naturalista del suo tempo, il padre della biologia sperimentale ingiustamente relegato in un pressoché generale oblio nella percezione collettiva e nei testi scolastici:
GIUSEPPE BRIENZA
ROMA
Lazzaro Spallanzani (1729-1799), considerato il “Galilei della biologia”, è poco conosciuto nelle aule scolastiche italiane, nelle quali, come scrivono gli Autori di un saggio appena uscito per le “Edizioni Cantagalli” sulla sua vita ed opera, «Si studiano parecchi grandi nomi della storia della scienza, ma al suo nome sembra essere stata riservata una sorta di damnatio memoriae» (Francesco Agnoli-Enzo Pennetta, Lazzaro Spallanzani e Gregor Mendel. Alle origini della Biologia e della Genetica, Siena 2012, pp. 104, € 9,00). Forse perché sacerdote (si era formato da giovane in un collegio gesuita) e studioso coerente nel coniugare “Fides et ratio”, nel suo Paese ormai non molto attento a riscoprire le sue radici cristiane, lo scienziato originario di Scandiano, in provincia di Reggio Emilia, professore di storia naturale all’Università di Pavia dal 1769 al 1799, non gode più di grandi riconoscimenti.
Eppure nel passato padre Spallanzani era riconosciuto geniale precursore anche da “avversari” ideologici come quel François-Marie Arouet (1694-1778), conosciuto come Voltaire, che, alcuni giorni prima di morire, ebbe persino a scrivere di lui: «Non ho che pochi giorni da vivere, Signore, li passerei a leggerla, a stimarla e guardarla come il primo naturalista d’Europa». Nell’immaginazione delle classi colte europee Spallanzani era visto in effetti come una specie di eroe, il prototipo dello scienziato geniale, rivestendo un ruolo che adesso nella cinematografia e nella narrativa viene in genere attribuito alla figura di Einstein.
Nel 1788 lo scienziato emiliano effettuò ad esempio un intrepido viaggio per studiare i vulcani nel Regno delle Due Sicilie. Come descrive in uno dei suoi volumi dedicati ai viaggi di studio, a Napoli giunse ad arrampicarsi sul Vesuvio per effettuare osservazioni dirette e, proseguendo verso Catania, non temette di scalare neanche l’Etna, dove «dimostrò grande coraggio spingendosi in un percorso rischioso, fin sull’orlo del cratere». Infine si recò nelle Isole Eolie, dove poté studiare anche Vulcano e Stromboli, dai quali trasse molti appunti per il libro “Viaggio alle due Sicilie e in alcune parti dell’Appennino”, pubblicato nel 1792, ancora oggi considerato dagli esperti uno dei testi fondativi della vulcanologia moderna.
Dagli altri capitoli del libro di Francesco Agnoli ed Enzo Pennetta, giornalista il primo (“il Foglio”, “il Timone”) e biologo il secondo, come “Spallanzani, il più grande scienziato del suo tempo”, “La metafisica della lumaca” e “L’eredità di Spallanzani”, non solo ne emerge la figura di eminente scienziato, ma anche quella di uomo di profonda sensibilità e fede cristiana, nel senso più ampio del termine.
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2 commenti
Complimenti Enzo e Francesco,
non vedo l’ora di leggere il libro !
Alessandro
Vabbè, se ci vediamo te ne porto una copia autografata! 🙂
PS: grazie per i complimenti sulla fiducia…