Come il sogno del cosmopolitismo si è trasformato nello spettro dell’emigrazione forzata.
Addormentarsi nel paese dei balocchi e risvegliarsi nel circo dei ciuchini.
Fino a qualche anno fa si emigrava per scelta, chi voleva avventurarsi in realtà diverse poteva farlo scegliendo percorsi avventurosi o programmando carriere universitarie e lavorative, poi è arrivato il gran pifferaio dell’Erasmus a raccontarci quanto fosse bello andare all’estero ed essere cosmopoliti.
E infine ci siamo risvegliati in una realtà dove i nostri figli dopo aver studiato nelle nostre scuole ed università che, al contrario di quello che dicono le classifiche sono le migliori del ondo, devono emigrare perché qui non trovano lavoro.
In un ottimo docufilm di Barbara Pavarotti le interviste ai nostri giovani raccontano questa nuova emigrazione che ad un secolo di distanza ripropone la dolorosa partenza di chi non trova lavoro, proprio mentre dal Terzo Mondo c’è chi emigra qui per lo stesso motivo, la realtà è che il fenomeno è esattamente lo stesso e l’Italia che viene terzomondizzata dalle dinamiche del neoliberismo e della geopolitica diventa il settentrione dell’Africa e l’Africa dell’Occidente.
La beffa finale è che le vittime danno la colpa o sé stessi (quelli che rimangono) o al proprio paese (quelli che partono), ma forse le cose non stanno proprio così, e posto un grafico come indizio di quello che realmente è successo:
Ne parlerò martedì 19 febbraio a Roma presso la libreria Horafelix con Tiziana Alterio, Guido Grossi e Franco Fracassi.