Un articolo sul Journal of Applied Physics pone la questione di come un sistema neoliberista, con la crescita continua delle disuguaglianze tra ricchi e poveri, sia paragonabile ad una condizione disfunzionale.
La pubblicazione è del marzo 2017, apparsa su Applied Physics con il titolo Wealth inequality: The physics basis, un articolo ripreso su Le Scienze col titolo Un modello fisico delle disuguaglianze economiche. Si tratta di uno studio che evidenzia come i flussi di qualsiasi tipo in natura, dai fluidi a quelli delle specie animali che circolano sul territorio dei veicoli di trasporto, seguano la precisa regola che i canali e i veicoli piccoli devono coesistere insieme a quelli grandi, se questi ultimi tendono a drenare tutto il flusso verso di loro il sistema non funziona più. E l’analogia tra i flussi di fluidi e di altro genere con quelli economici è fin troppo immediata. Dall’abstract dello studio leggiamo:
“Disuguaglianza” è un’osservazione comune per noi, come membri della società. In questo articolo, unifichiamo la fisica con l’economia mostrando che la distribuzione della ricchezza è correlata proporzionalmente al movimento di tutti i flussi di una società viva.
La distribuzione gerarchica della ricchezza sulla terra avviene naturalmente. La gerarchia è inevitabile, con potere stabile e difficile da cancellare. Lo illustriamo con due architetture, bacini fluviali e il movimento delle merci. L’architettura del flusso fisico che emerge è gerarchica sulla superficie della terra e in tutto ciò che scorre dentro i corpi umani vivi, il movimento degli esseri umani e dei loro effetti personali, e i motori che guidano il movimento.
Quindi una distribuzione ‘gerarchica’ della ricchezza è funzionale ad una sana fisiologia dei sistemi, i grandi vasi sanguigni devono essere equilibrati rispetto a quelli piccoli, se invece la distribuzione lascia il posto ad un accumulo illimitato entriamo in un campo disfunzionale.
Attualmente la distribuzione del reddito è quella illustrata dalla seguente figura riportata nello studio:
Quello che emerge è che le società europee hanno una distribuzione più equa rispetto agli USA e alla Cina e queste rispetto a Brasile e Sud Africa, quello che manca è la tendenza attuale. Lo studio ammette che sebbene le distribuzioni si siano verificate sinora naturalmente non è stato preso in considerazione il controllo da parte dello Stato:
Tutte le distribuzioni stanno avvenendo naturalmente, eppure il loro grado di "disuguaglianza" può essere controllato dallo stato di diritto, che è un pacchetto di caratteristiche progettuali evolutive che finora non sono presenti nella teoria avanzata in questo articolo.
Di fatto un controllo da parte dello Stato sta vedendo progressivamente una riduzione negli anni e con esso la ridistribuzione di ricchezza, tenendo conto del fatto che una delle caratteristiche del neoliberismo è proprio la tendenza a drenare i flussi dal ‘basso verso l’alto’ in direzione di pochi grandi canali lasciando a “secco” quelli piccoli, le curve riportate nel grafico subiscono spinte verso una maggiore disuguaglianza. Già in Marx il capitalista è in cerca del massimo profitto e finisce col prescindere dal possesso delle cose preferendo l’accumulazione finanziaria, lo stesso Weber pur contrastandolo finiva per dire che l’accumulazione capitalistica non ha motivazioni economiche e neanche razionali, si tratta di una specie di idea religiosa:
“Accumulate! Accumulate! Questo è Mosè, questi i profeti!”
Max Weber: “L’etica protestante e lo spirito del capitalismo”
Il capitalismo non regolato dallo Stato si manifesta con la tendenza illimitata all’accumulazione che sbilanciando la distribuzione del reddito vero una situazione di crescente disuguaglianza porta il sistema economico nella stessa situazione di un apparato circolatorio dove il sangue si concentra nelle grandi arterie e vene senza più riuscire ad irrorare i tessuti per mezzo di una diffusa rete di capillari. Si tratta di una patologia che se non viene curata ha come esito la necrosi dei tessuti e infine alla morte dell’intero organismo.
Il neoliberismo è una forza che spinge verso uno stato patologico della società, una degenerazione che ha come esito finale la morte del tessuto sociale e la stessa autodistruzione della società intera, l’interruzione dei suoi meccanismi è un intervento di urgenza al quale però i grandi collettori di ricchezze attualmente si oppongono e continueranno ad opporsi in modo irrazionale. Anche se maschereranno le resistenze da razionalità, seguirne le ricette equivarrebbe al combattere la patologia degenerativa assumendo il punto di vista della degenerazione che pone come traguardo la propria stessa massimizzazione, una dinamica analoga a quella delle degenerazioni cancerose.
Una fase, come quella attuale, in cui i tessuti sono in evidente stato di anossia (mancanza di ossigenazione) richiede misure urgenti per evitare la necrosi e per salvare non solo le parti in sofferenza ma per consentire la sopravvivenza e l’esistenza dell’intero organismo, anche delle stesse parti che hanno originato lo stato patologico.
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