‘OPEN’ Vs ‘Lightblu’: psicodramma contro giornalismo

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Dopo tanto parlare è apparso il primo numero di OPEN, il quotidiano online voluto da Enrico Mentana per rinnovare il giornalismo.

In realtà si rivela poco più che un inutile psicodramma del politicamente corretto, il vero giornalismo innovativo è già nato dalle parti di Byoblu e si chiama Lightblu, il confronto è impietoso.

L’idea era venuta il 7 luglio scorso ad Enrico Mentana quando sulla sua pagina Facebook aveva scritto:

 “Ho preso una decisione… Ho detto e scritto tante volte che noi della generazione degli anni 50 e 60 abbiamo potuto realizzare il nostro sogno di fare i giornalisti, quel che è ormai precluso anche ai più bravi tra i giovani di oggi. Ho cercato di spiegare perché si sia operata questa chiusura pressoché totale (peraltro simile a quella di tante altre professioni). Crisi della stampa tradizionale, crollo della pubblicità, abbattimento dei profitti per l’invalersi del web, costo sempre più alto del lavoro giornalistico già in essere in rapporto alle entrate degli editori, e tanto altro. Il risultato però è che noi siamo ancora seduti, tutelati da contratti che ci tutelano, ben pagati, con una cassa sanitaria autonoma e una pensione che ci aspetta. Fuori tanti giovani, potenzialmente più che meritevoli, aspettano in piedi e senza garanzie. E anche lettori e telespettatori sono come noi: del resto un prodotto fatto da sessantenni, con modalità novecentesche, è seguito per consuetudine, tradizione e simili coordinate politico-culturali da un pubblico in cui i giovani proprio non ci sono o quasi. .. è giunto per me il momento di fare qualcosa di tangibile: far nascere un quotidiano digitale realizzato solo da giovani regolarmente contrattualizzati, magari con la tutela redazionale di qualche “vecchio” a titolo amatoriale (ribaltando la logica dello stage!) che possa riaprire il mercato della scrittura e della lettura giornalistica per le nuove generazioni. Di mio ci metterò una parte del finanziamento e il contributo quotidiano di scritti che fino a oggi ho postato su Facebook. “

La motivazione economica lascia quantomeno perplessi per il fatto che non si vede il motivo per cui se il settore del giornalismo ha i problemi economici elencati, questi non dovrebbero valere per l’iniziativa in questione, Mentana non spiega infatti per quale motivo il crollo della pubblicità e l’abbattimento dei profitti non dovrebbe valere per OPEN.

Una doccia fredda sulle aspirazioni di Mentana per ironia della sorte è venuta nel suo stesso tiggì di lunedì 17 dicembre dalle parole di Milena Gabanelli che nel suo Dataroom ha sentenziato che nessuna iniziativa online potrà restare in piedi solo con la pubblicità, a parte una sola eccezione: Youporn…

Nell’intervista a seguire il servizio di Dataroom Mentana cerca di far dire all’ospite che forse anche i giornali possono fare affidamento solo sulla pubblicità ma la risposta è drammatica: la pubblicità da sola non basta, l’informazione, a differenza della TV generalista dovrà essere a pagamento (vedi in streaming)

A detta della stessa Gabanelli OPEN è un’iniziativa destinata al fallimento, ma aspetti economici a parte il primo numero di OPEN esordisce rivelando elementi importanti.

Graficamente è brutto. Un giudizio secco come l’impressione che si ha aprendo la pagina iniziale, una base scura con delle immagini quadrate e titoli da Commodore 64, una grafica che sarebbe stata inadeguata anche per la prima versione di CS nel 2011 (se vogliono gli consiglio la piattaforma WordPress attuale di questo sito che è anni luce avanti…), la non comprensione dell’importanza della grafica nella comunicazione del giornale dei giovani è un sintomo di sfasatura dal reale da non sottovalutare.

I contenuti scelti per il primo numero sono poi necessariamente indicativi della linea editoriale che di fatto si rivela quella cavalcata in modo perdente dal progressismo radical chic degli ultimi anni, infatti nei giorni della rivolta dei gilet gialli e della presa di coscienza di un conflitto di classe tra popolo ed élite tecnocratiche i temi proposti su OPEN sono il gender e l’eutanasia. Che dalle parti di Mentana ci si racconti che questa è la realtà di oggi viene confermato dal suo editoriale del giorno 19 in cui scrive:

Facciamo il nostro, e ciascuno ha il sacrosanto diritto di criticarci o di lodarci. I primi capitoli dell‘inchiesta sui gender
fluid
o le immagini di dj Fabo hanno anche provocato le reazioni di chi pensa alla sessualità e alle tematiche del fine vita come cent’anni fa: ed è perfettamente legittimo, a patto di non vivere nel mondo reale di oggi, di non entrare in un’università o in un ospedale.
Chi fa politica, o vuole imporre un’opinione, può permettersi di spiegare cosa a suo giudizio è giusto e cosa è sbagliato. Chi fa informazione racconta quel che c’è nella realtà. Noi questo abbiamo cominciato a fare, con lo sguardo di giovani senza steccati. Open, appunto

“Chi fa informazione racconta quello che c’è nella realtà”, scrive Mentana, e nella realtà del politicamente corretto infatti non ci sono giovani senza speranza perché le leggi del neoliberismo li condannano alla disoccupazione programmata e ai mini jobs, non ci sono malati che non si possono curare perché è stato smantellato il welfare, non ci sono città nel degrado e ponti pericolanti perché per la manutenzione non ci sono le coperture, non ci sono le auto in fiamme a Parigi, nel mondo della realtà progressista (qualunque cosa significhi il termine) i problemi sono i diritti cosmetici di scegliere il sesso e di morire prima che le casse previdenziali spendano troppo per curarci, ma purché sembri una conquista di umanità.

Ma mentre lo psicodramma del progressismo agonizzante va in scena, giustamente in un funereo sfondo nero, c’è già da tempo qualcuno che al giornalismo del futuro sta lavorando davvero, finanziandosi con pubblicità e contributi dei lettori (come spiegato a Mentana dalla Gabanelli), un esempio è stato visibile proprio la sera prima del numero di esordio di OPEN quando su Byoblu di Claudio Messora veniva pubblicato il numero 12 di ‘Lightblu’ realizzato da giovani, così come OPEN, dal titolo “E’ pronto il bavaglio per l’informazione libera”:

A partire dalla comunicazione grafica il confronto è già imbarazzante, i contenuti poi raccontano quello che c’è nella realtà, ma non in quella dei salotti che frequenta il direttore del tg della 7 o nelle prime alla Scala, ma quella che c’è nel mondo la fuori.

Due proposte di nuovo giornalismo, la prima nasce già morta, l’altra morirà solo se i bavagli che sono in preparazione la soffocheranno.

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Laureato in Biologia e in Farmacia, docente di scienze naturali Nel 2011 ha pubblicato "Inchiesta sul darwinismo", nel 2016 "L'ultimo uomo" e nel 2020 "Il Quarto Dominio".

12 commenti

  1. E pensare che, tra le firme storiche, quella di Mentana è quella un po’ più equidistante e meno servile…. Immaginiamo gli altri!

  2. zoldan valentino on

    Un’altra iniziativa di cui nelle realtà non progressista e non politicamente corretta, cioè nella realtà vera, quella identificabile dai dati e dai fatti e non ideologicamentente costruita non si sentiva assolutamente la mancanza.
    Credo che indipendentemente dalla debolezza del modello di business e dalla patetica tristezza della veste grafica il fallimento è ineluttabile perchè non si distingue affatto, nelle idee, dalla narrazione del mai stream.

    • Enzo Pennetta on

      Vedo che le notizie date sono indistinguibili da quelle del Corriere, un copia fatta peggio con l’unico vantaggio di essere gratis.

  3. Ha criticato apertamente Soros… o meglio la decisione di FT di indicare Soros come “uomo dell’anno”
    Mentana non è mai rientrato nelle mie simpatie, nemmeno ora.
    Ma vogliamo dare atto almeno di questo ?

      • Ernesto Coccoli on

        Per questo è più pericoloso, vuol sembrare obiettivo.
        In effetti se non ha problemi a farsi finanziare dai lettori forse qualche finanziatore filantropo interessato alla diffusione della narrazione politically correct e del pensiero unico è dietro la nascita di questo “nuovo” giornale on line

        • Enzo Pennetta on

          Chissà, se le sponsorizzazioni non arrivassero potrebbe effettivamente arrivare un mecenate…

      • Hai ragione…. infatti ho letto l’articolo in questione solo DOPO aver scritto il post e ne ho capito appieno il senso.
        In un certo senso condivisibile; ma sempre dalla parte dell’establishement

    • Enzo Pennetta on

      Forse l’ha criticato solo perché è una scelta stupida dal punto di vista della comunicazione… 🙂

      • Infatti leggendo l’articolo su Open ho scoperto essere proprio così.
        Mi pareva strano che Mentana fosse divenuto improvvisamente più obiettivo 🙂

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