Smontare il darwinismo: intervista a Enzo Pennetta
La dittatura culturale in ambito sociale, come sempre in linea col pensiero mondialista, ci ha abituato ad elevare a dogmi alcune tematiche chiave per lo sviluppo corretto di una società, proponendo di volta in volta nuove etichette per confinare ogni genere di dibattito a una dimensione di stoltezza oppure di patologia (fobia).
Aggettivi come xenofobo, omofobo, razzista vengono costantemente utilizzati per bollare coloro che, sempre più spesso, sollevano dubbi e propongono tesi in merito alle dinamiche che tutti i giorni riempiono talk show televisivi e carta stampata. In ambito scientifico, in relazione alla teoria della specie di Charles Darwin, chiunque metta in discussione il pensiero del biologo inglese viene accusato, da parte dei difensori della teoria, di essere un creazionista.
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3 commenti
Salve Professore, ben ritrovato. Volevo chiederle una delucidazione: mi sembra evidente che non si possa collocare il neodarwnismo tra le teorie “scientico-sperimentali” … possiamo allora dire che si tratti di una teoria meramente “ipotetico-deduttiva”?
Premettendo che il metodo ipotetico deduttivo è quello in realtà veramente usato, il punto è che poi una verifica sperimentale deve pur esserci se no si resta nelle ipotesi.
In questo senso la macroevoluzione neodarwiniana resta un’ipotesi non solo non provata ma anche estremamente improbabile.
Il neodarwinismo, semplicemente – e molti biologi onesti lo riconoscono – non è una teoria, ma una congettura, in cerca di un tentativo di spiegazione plausibile. Si osservano una certa quantità di fenomeni, come selezione, mutazioni, deriva genetica, trasferimento di geni etc.etc, e si congettura che l’insieme di tutto ciò sia in grado di produrre, dalla prima cellula, la diversità biologica che conosciamo: ma nessuno è stato ancora capace di indicare un esperimento che renda la congettura plausibile.