La Cia connection della Silicon Valley
Di Giacomo Gabellini
L’Hi Tech della Silicon Valley è uno strumento troppo potente perché potesse non ricadere sotto il controllo diretto o indiretto delle agenzie governative USA.
Quello che attualmente sappiamo.
Grazie alle rivelazioni dello ‘spifferatore’ Edward Snowden, il quale rivelò a una squadra di agguerriti giornalisti d’inchiesta del ‘Guardian’ che la National Security Agency esercitava una sorveglianza capillare e massiccia sui miliardi di comunicazioni sia interne che esterne agli Stati Uniti, è stato possibile acclarare l’esistenza di un rapporto di stretta collaborazione tra alcune agenzie governative statunitensi e le principali imprese della Silicon Valley. Verizon, At&T e Sprint Nextel furono le prime ad essere scoperte a passare dati alle autorità attraverso un sistema, denominato Prism, in grado di assicurare all’intelligence nazionale la possibilità di accedere in maniera diretta ai server di cui si servivano le compagnie in questione e ottenere qualsiasi tipo di informazione (messaggi, fotografie, e-mail, ecc.). Il ‘Washington Post’ svelò che Prism era entrato in vigore nel 2007, sotto la seconda amministrazione Bush, e che tra le aziende che avevano accettato di aderire al tale sistema di sorveglianza figuravano nomi di altissimo livello quali Microsoft, Yahoo, Google, Facebook, PalTalk, Skype, Aol, YouTube e Apple. Emerse quindi che la Nsa e il Gchq britannico avevano elaborato e fatto largo impiego di un programma che consentiva di copiare metadati in transito attraverso i cavi in fibra ottica collegati ai server centrali di Yahoo e Google. Il prestigioso settimanale tedesco ‘Der Spiegel’ girò il coltello nella piaga, svelando che la Nsa era stata messa nella posizione di accedere liberamente ai dati personali contenuti nei telefoni cellulari, IPhone e Android compresi.
Di fronte alla portata di tali rivelazioni, la Silicon Valley insorse negando qualsiasi forma di collaborazione con lo spionaggio intensivo esercitato da Washington, ma un’inchiesta del ‘New York Times’ smontò l’impianto difensivo costruito dai giganti dell’hi-tech documentando che molti di essi avevano elaborato una procedura speciale finalizzata a semplificare e velocizzare il processo di trasferimento dei dati alla Nsa.
La collaborazione assicurata alle agenzie governative dai big della Silicon Valley rappresenta una sorta di contropartita per i fondi annuali che la Cia stanzia annualmente a beneficio delle aziende operanti nel settore strategico dell’alta tecnologia. Fin dagli anni ’90, sotto la direzione di George Tenet, l’agenzia di Langley è molto attiva nell’agevolare tutte le varie forme di sviluppo applicabili a fini di intelligence aggirando le lungaggini burocratiche della gigantesca macchina politica statunitense. A questo scopo, la Casa Bianca e il Congresso hanno approvato la creazione della In-Q-Tel, oscura società di venture capital senza scopo di lucro incaricata di favorire la messa a punto di tecnologie d’avanguardia per conto – o quasi – della Cia. Come riporta il ‘Wall Street Journal’: «i vertici In-Q-Tel considerano l’azienda come indipendente, nonostante i legami molto stretti con la Cia e il fatto che quasi tutte le decisioni di investimento sono gestite dall’agenzia di spionaggio […].La presenza di intricati legami è endemica nel venture capital, in cui la conoscenza intima del settore è essenziale per il successo. Le altre società, tuttavia, giocano con il proprio denaro, o quello di privati. In-Q-Tel utilizza denaro pubblico, soggetto a severe norme sul conflitto di interessi e, secondo fonti vicine, si tratta di almeno 120 milioni di dollari all’anno. A volte impegna questo capitale secondo modalità per le quali, anche se non intenzionalmente, potenzialmente ne traggono vantaggio gli stessi amministratori dell’azienda in virtù di altre cariche nel settore tech. Le scelte di In-Q-Tel spesso attraggono altri finanziamenti. Ogni dollaro investito in una piccola impresa in genere è accompagnato da 15 dollari provenienti da altre fonti. Questo aumenta le probabilità di successo del piccolo business in questione e rende le sue stock option più preziose».
Nel 2000, la In-Q-Tel ha investito somme piuttosto rilevanti in alcune imprese che producevano satelliti e che si occupavano di raccogliere, classificare e analizzare dati sensibili. In breve tempo, la società di venture capital ha rastrellato azioni di decine di compagnie hi-tech sufficienti a dettarne gli orientamenti e portarle così a sviluppare il tipo di tecnologie richieste da Washington. Il ‘Wall Street Journal’ spiega nella sua dettagliata inchiesta che In-Q-Tel aveva finanziato una compagnia molto all’avanguardia nell’elaborare soluzioni chimiche adatte a fabbricare tappeti, ottenendo in breve tempo una specie di sonda in grado di rilevare la presenza di veleni ed altre sostanze chimiche letali in ambienti chiusi che è stata sistematicamente impiegata nei teatri di guerra di Afghanistan ed Iraq. In un altro caso, la In-Q-Tel investì in un’azienda specializzata nel produrre antenne satellitari, ricavando sistemi di localizzazione portali di cui le truppe e le forze speciali Usa si sono servite per segnalare la propria posizione ai centri di comando.
In-Q-Tel ha rifiutato di rendere pubblici quasi un terzo dei propri investimenti (325 nel complesso), adducendo motivazioni legate alla tutela della sicurezza nazionale. È indubbiamente possibile che una parte di questi investimenti sia finita ad aziende come Apple, Google e Yahoo, e che queste abbiano soddisfatto le richieste del governo per estinguere il debito. Amazon, ad esempio, è arrivata in qualche modo a gestire tutto il cloud computing della Cia. Ed anche il rapido allineamento di Facebook alle ultime direttive dell’amministrazione Obama in materia di lotta alle cosiddette ‘fake news’ potrebbe rispondere alla stessa logica.
La stessa amministrazione che va insediandosi non ha potuto far altro che riconoscere il ruolo cruciale della Silicon Valley, nonostante gli attacchi contro Apple ed altre aziende hi-tech lanciati da Trump in campagna elettorale. Non a caso, Peter Thiel (fondatore di PayPal ed pressoché unico sostenitore di Trump tra i colossi della Silicon Valley) e Jared Kushner, il genero del presidente entrante, organizzarono un incontro tra il presidente e alcuni alti dirigenti delle aziende operanti nel settore dell’alta tecnologia presso la Trump Tower di New York a pochi giorni dall’insediamento.
.
.
.
5 commenti
Credo sia ingenuo pensare che la cosa sia scandalosa. E’ ovvio che è scandalosa ma è altrettanto ovvio che il controllo dell’informazione, sia di quella che viene veicolata con riviste, giornali, cinema e TV sia di quella che intercorre fra cittadini singoli o gruppi di cittadini sia la materia più preziosa per qualunque governo; la seconda può costituire un feed-back alla prima o addirittura un early warning per cui la prima agirà nel migliore dei modi.
E’ sempre stato così, una volta c’erano gli infiltrati e gli informatori, adesso c’è internet e tutto ciò che le ruota attorno.
Che le industrie di alta tecnologia siano strettamente legate alla “difesa” è altrettanto evidente, in tutti i paesi ma in particolare negli USA dove è la tecnologia militare che produce ricadute nel civile e praticamente mai il contrario.
Facendo il conto della serva e quindi 1+1, viene da pensare che internet sia stata proiettata nel mercato civile come una grande nassa che finalmente poteva realizzare il sogno di poter sapere tutto di tutti. A pensar male………
Certamente Valentino, il tuo discorso è lucido e razionale, la ragion di Stato non ha mai guardato in faccia a nessuno e non si capisce perché adesso, in un’epoca senza etica, dovrebbe essere diverso.
Ma proprio per via della propaganda è adesso che le persone vanno informate, gli strumenti a disposizione delle varie agenzie sono potentissimi e subdoli, neanche ce ne rendiamo conto di come e quanto agiscano.
Assolutamente sì, la gente va informata e si spera che seminando nel tempo si potrà raccogliere.
Temo però che ormai, da una parte la gente sia stata resa incapace di recepire o accettare la realtà, sopratutto quando questa realtà ci dice che siamo schiavi; credo che n un certo senso sia un meccanismo di difesa che ci è connaturato sia come individui che come gruppi e cioè quel meccanismo che ci porta a prendere per buono ciò che ci comoda, o che non ci spaventa, e ignorare ciò che ci provoca imbarazzo o paura, diciamo che normalmente cerchiamo la tranquillità e non c’è nulla di male in questo, salvo quando questa adesione alla tranquillità diventa patologica; credo che sia giocando su questa caratteristica umana che la tecnica della rana bollita abbia successo.
Altro riflesso umano è il desiderio di libertà, tutti vogliamo essere liberi ma ormai ci si accontenta di sentirsi liberi, siamo stati educati a questo con anni di narrazione secondo cui noi siamo liberi perchè possiamo acquistare, muoverci, produrre, e che proprio queste sono le caratteristiche della liberà, è stato spostato il focus, dalla libertà di pensare, di immaginare, di progettare e di esprimersi, che secondo me definiscono la vera libertà, a lla nuova definizione, la libertà di comperare.
Questo implica che c’è stato uno spostamento dalla libertà come conetto d’insieme, di dimensione sociale, a quello strettamente personale, egoistico, non per niente i diritti sociali conquistati nel secolo scorso vengono sempre più compressi a favore di “diritti” personali.
La gente e non parlo in terza persona plurale ma in prima, intendo infatti “noi, la gente” che nessuno di noi può dirsi intoccato, ormai fatica a ragionare in modo difforme.
Alcuni, non dico più intelligenti ma forse solo più fortunati, riescono ad intravvedere le trappole e per fortuna alcuni di costoro hanno ancora una coscienza con un minimo di vitalità e ritengono, giustamente, un dovere di lanciare allarmi urbi et orbi, rischiando di essere considerati delle Cassandre, dei pittoreschi originali o dei complottisti.
D’altra parte l’originalità è per definizione una perturbazione della normalità ed è sempre stata guardata con ilarità dal popolo, sufficienza dai ben pensanti e sospetto dal potere, quando la normalità sociale diventa la prigione psicologica, sociale, economica ed ideologica in cui ci hanno rinchiusi, chi grida che attorno a noi ci sono le sbarre e tenta di guardare oltre, diventa automaticamente il matto del paese nella migliore delle ipotesi ed il nemico da eliminare nella peggiore.
Io temo che la società sia immuno-depressa e che il tentativo di risvegliarlo, a infezione ormai diffusa, sia tardivo; ovviamente ciò non significa che si debbano tirare i remi in barca perchè non si è sconfitti fino a che non si è morti, e forse nemmeno allora, ma certamente è una corsa contro il tempo con un handicapp tremendo.
Riflettevo, tante cose che sento giuste adesso, tante cose che percepisco come vere, solo pochi anni fa le ritenevo sbagliate e false, solo perchè le dicevano “i comunisti” e questo mi bastava a negarne qualsiasi legittimità, anche noi critici siamo influenzati e manipolati da chi manipola le informazioni.
oggi le possibilità della tecnologia permettono di bombardare la gente con un eccesso di informazione portando il sistema al punto di saturazione ed è ovvio che ognuno di noi debba adottare delle strategie di difesa e scremare, selezionare ed ecco che i padroni del pensiero hanno pronte le foto di cagnolini, gattini e bambini tenerissimi come specchietto per le allodole o i filmati di incidenti idioti che oltretutto fanno passare il sottile messaggio che se ti comporti da originale e vuoi provare qualcosa di diverso alla fine ti fai male.
Nella nuvola di informazione vengono iniettate anche delle informazioni palesemente false attraverso i canali “dissidenti” in modo da screditare gli stessi.
E’ una guerra e come hai notato tu nell’intervista sulla scuola, siamo programmati fin da piccoli per soccombere.
Poi se qualcuno canta fuori dal coro, le tecnologie attuali possono intercettarlo facilmente e renderlo innocuo con modalità delle più varie.
Sì, assolutamente sì, la gente va informata. Ho ripreso il post e ringrazio. In aggiunta un video molto interessante La storia non nota della Silicon Valley Stanford – CIA/NSA http://www.nogeoingegneria.com/effetti/politicaeconomia/la-cia-connection-della-silicon-valley/
Pingback: La Cia dietro i giganti della Silicon Valley | IxR