La teoria di Darwin non deve essere tolta dall’insegnamento come sostengono alcuni, il problema è che già non viene di fatto insegnata.
La teoria va insegnata, ma bene, non la versione di comodo che circola sui manuali scolastici.
In questi giorni è stata sollevata prima sulla pagina Facebook di Costanza Miriano e poi con un articolo sulla Bussola Quotidiana la questione di come venga proposta la teoria dell’evoluzione sui manuali scolastici. Si tratta di un episodio che conferma di quanto vado sostenendo da sempre e cioè che la questione nata con la riforma Moratti che nel 2004 intendeva togliere l’insegnamento dell’evoluzione dalle scuole medie e con alcune iniziative come quella turca di toglierlo dalle scuole superiori dal 2019, è una falsa questione in quanto la teoria di Darwin di fatto già non viene insegnata.
Questa affermazione potrà sembrare una provocazione ma non lo è, come prova riporto la spiegazione che viene data dell’evoluzione sul testo da me stesso adottato in quanto per altro è un ottimo manuale di scienze:
A fronte di una pagina di premesse e considerazioni ideologizzate, la “spiegazione” della teoria di Darwin occupa solo una colonna nella quale si parla di selezione naturale e dell’analogia con le tecniche di allevamento. Secondo il manuale in questione quindi nella teoria di Darwin le specie evolvono per slittamento dei caratteri dovuto alla selezione che può spingere le specie ad una indefinita modificazione fino ad ottenere la varietà dei viventi. Punto.
La domanda posta dalla figlia di Costanza Miriano:
“Quelli con le braccia lunghe sopravvivono e fanno figli con braccia lunghe, ma com’è secondo lui che gli si dovrebbero allungare ancora di più?”
non trova risposta nel manuale di liceo tra i più adottati al mondo (la casa editrice da cui è tratto il brano è statunitense e leader a livello mondiale).
Se al posto delle braccia poniamo i colli delle giraffe il discorso è ricondotto nell’ambito più classico:
“Quelle con i colli lunghi sopravvivono e fanno figli con colli lunghi, ma com’è secondo lui che gli si dovrebbero allungare ancora di più?”
La risposta data è che le braccia crescono per selezione naturale, che non è una risposta e che comunque anche volendola interpretare come tale è errata. La teoria di Darwin non viene dunque spiegata ma di essa viene fornita una versione confusa e solo molto superficialmente accennata in modo tale che si resti con la sensazione che possa funzionare (chi può negare che negli allevamenti si possano ottenere delle variazioni?).
Nulla viene detto riguardo l’adesione di Darwin alla teoria della trasmissione dei caratteri acquisiti (condivisa con la teoria di Lamarck), nulla sulla smentita di questa ipotesi, nulla sulla crisi della teoria alla fine dell’Ottocento, nulla sul colpo di grazia inferto dalla riscoperta degli studi di Mendel.
Nelle pagine seguenti si parlerà di mutazioni ed altre cose senza chiarire il nesso con la teoria originale, come se tutto fosse andato liscio senza problemi, sempre con lo stesso metodo: spiegazioni generiche che danno la sensazione che sia tutto chiaro (tranne a chi legge con attenzione).
Ecco perché diventa necessario andare a spiegare ad una studentessa cosa dice la teoria di Darwin, perché nei manuali scolastici non viene spiegata e così non è possibile neanche criticarla. Da parte nostra faremo di tutto perché nelle scuole si insegni davvero la teoria di Darwin e la spiegazione che avrà la figlia di Costanza Miriamo potrà essere leggibile da tutti gli studenti. Senza dover invitare uno ‘scienziato’ a cena.
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39 commenti
Darwin io lo associo alla selezione naturale. Questa era per lui la vera originale scoperta, il grande motore dell’evoluzione (per il resto cieca), tanto da mettere la selezione naturale in prima pagina nel titolo del suo libro e da affrettarsi a pubblicarlo prima che qualcun altro si attribuisse l’invenzione. Aveva fin da piccolo visto suo nonno e suo padre allevare animali con la selezione artificiale, che di meglio di sostituire artificiale con naturale?!
Io non ho ancora trovato una persona al mondo che mi abbia spiegato cos’è la selezione naturale, senza cadere in una tautologia. Ho solo trovato un biologo, onesto e ingenuo, che su questo blog mi ha risposto che sì, è vero, la selezione è una tautologia, però le tautologie sono spiegazioni scientifiche che di più non si può.
Quindi non mi meraviglio che oggi non si riesca a spiegare cosa di serio abbia insegnato Darwin. Chi oserebbe nel XXI secolo chiamare “scientifica” una teoria fondata su una tautologia?
Infatti quel che ha fatto Darwin sarebbe caduto presto nel dimenticatoio se non fosse stato funzionale alla creazione di un tipo antropologico utile alla visione vittoriana prima e liberista poi.
Mi scusi ma questa dietrologia mi sa di complottismo.
Come può coerentemente dire che la selezione naturale non sarebbe sufficientemente ragionevole e allo stesso tempo sostenere che in assenza di Darwin nessuno avrebbe formulato una teoria analoga, visto che oggi riscuote tanto consenso?
Se oggi la comunità scientifica nella sua pressoché totalità abbraccia un’idea non penso sia dovuto alle pressioni di una fantomatica volontà politica, ma piuttosto perchè tale idea si è rivelata verosimile a più riprese.
Certo, come dice lei mai “dimostrata”, come molte altre cose in biologia e medicina, che crediamo perchè ipotesi verosimili, ma molto utili perchè proprio in quanto tali ci proteggono da ben più temibili superstizioni (e.g. caso stamina, protocollo di Bella, omeopatia, ecc. ecc.).
Mi può dire, Massimo, con Sue parole in che cosa consiste la spiegazione della “selezione naturale”? Grazie.
Provo con parole mie: la selezione naturale è la riproduzione più frequente degli individui con un fenotipo vantaggioso in relazione alla pressione esercitata da un ambiente con risorse limitate.
Maggiore è la pressione, maggiore è l’importanza di variazioni (biodiversità) del fenotipo, maggiore diviene la frazione della popolazione con quelle caratteristiche, che di generazione in generazione si specializza ad un ambiente più esigente, rispetto ad uno dove l’abbondanza, anziché indurre una riduzione della diversità e specializzazione, favorisce la biodiversità e l’esplorazione di nuovi fenotipi, adatti all’uso di risorse varie ed abbondanti. Quest’ultima, fase non meno importante, perchè in assenza di biodiversità la specie potrebbe fallire nel trovare una sotto-popolazione abbastanza adatta a nuove e imprevedibili pressioni che si alternano e finirebbe per estinguersi.
Che ne dice Giorgio?
Prima di tutto, La ringrazio, Massimo: io sono sinceramente interessato a capire.
Se ho ben inteso, la spiegazione dell’ “origine delle specie per selezione naturale” (Darwin, 1859), è questa: quelle specie che in un dato habitat, per qualunque motivo, dispongono di una caratteristica anatomico-fisiologica più vantaggiosa, si riproducono più frequentemente, e quindi prevalgono, rispetto alle specie che avendo caratteristiche meno vantaggiose sono destinate a soccombere.
Lei ritiene che io abbia inteso bene? oppure ho frainteso/tralasciato qualcosa?
Quanto ha scritto mi pare ragionevole e verosimile. Ci sarà molto da aggiungere, ma non mi pare si possa dire che quanto ha scritto sia avulso da quanto ci circonda. Se proviamo ad andare a ritroso con quello che pare ragionevole pensare sia un avvicendarsi di selezioni, arriveremo ad un punto in cui le cose non avvengono con apparentemente equa possibilità, ma per predisposizione, come la formazione di molecole organiche, che non avviene per uno tra i casi possibili, ma per caratteristiche immutabili degli atomi e delle molecole più semplici, di questo siamo abbastanza sicuri, con esperimenti alla mano.
Poi per spiegare quello scendiamo al big bang, anche quella una congettura. Su alcune cose possiamo fare esperimenti, su altre no. Se la terra è qui e non dall’altra capo dell’universo, è perchè non poteva che essere così o l’universo poteva essere sottosopra?
Il fatto di non poter essere sicuri, spiegare perchè la terra sta qui e l’universo non è “a rovescio” non toglie il fatto che sebbene non sappiamo da dove viene l’universo e non possiamo essere certi di tutte le leggi fisiche di qui disponiamo, vere fino ad un certo “margine” di misura, le adottiamo lo stesso perchè sono utili.
Via via che siamo meno sicuri, che possiamo fare meno test, l’ipotesi diventa meno utile. A cosa serve sapere qual è il motore dell’evoluzione? Io penso a nulla riguardo all’evoluzione, perchè mi pare una faccenda troppo complessa per fare previsioni “utili” al futuro.
Serve mi pare in altri ambiti, per capire da dove vengono le malattie per curarle meglio, se c’è un margine di miglioramento per una certa caratteristica biologica, quale potrebbe essere la relazione tra l’ambiente e le forme di vita, oggi che possiamo modificare l’ambiente in modo sostanziale, quale pressione stiamo esercitando su altre forme di vita e indirettamente o direttamente su noi stessi. Quale potenziale giace nella biodiversità? Cosa possiamo imparare dagli individui “originali”? Mi piacerebbe -forse- avere una miostatina più pigra, essere più muscoloso, ma mi pare di capire che non è ancora chiaro quali sarebbero tutte le implicazioni di questa nuova versione di me. Sospetto che tutto muscoloso e affamato, se ci fosse una guerra soccomberei alla fame molto più rapidamente e addio al me “braccio di ferro”, e viva il me ciccione.
E’ una spiegazione soddisfacente? Direi di no, perchè non è sicura, ma prima di dire che sarebbe caduta nel dimenticatoio senza oscure pressioni politiche è del tutto insoddisfacente se non si dice “perchè questa teoria così e così è meglio per questo e quello”. Lei Giorgio quale pensa sia il migliore motore dell’evoluzione che riesce a immaginare?
Ora sono occupato. Riprendiamo stasera. Grazie ancora.
Grazie a lei Giorgio. Attendo con curiosità la sua risposta, in particolare alla domanda con cui concludo il mio (lungo, chiedo venia) intervento.
Restiamo fermi, Massimo, alla selezione naturale, su cui è iniziato il nostro dialogo.
La selezione naturale, che agisce per i darwinisti sui FENOTIPI, è una ipotesi esplicativa molto diversa dai vincoli fisici e chimici, che agiscono certamente sulla formazione dei GENOTIPI.
La selezione naturale può agire solo DOPO, sulle specie già formate, favorendo quelle più adatte, che sostituirebbero gradualmente le meno favorite. I vincoli fisici e chimici agiscono PRIMA, nella costruzione delle cellule dei singoli organismi, stabilendo per es. che l’acqua degli organismi sarà H2O, e non H3O o HO2, a causa dei legami atomici, e stabilendo che gli isotopi dell’acqua organica si distribuiranno nelle stesse proporzioni di come sono presenti in natura!
Qui in CS non troverà nessuno, dico nessuno, che dirà che l’evoluzione biologica – se è avvenuta – è avvenuta contro le leggi della fisica.
Quindi, prima di continuare il nostro dialogo e di rispondere per parte mia alla Sua domanda finale, Le chiedo se è d’accordo di limitarci a discutere della “selezione naturale”, che caratterizza Darwin, lasciando a parte tutte le scoperte successive della biologia.
La selezione naturale agisce a livello di specie, ma anche a livello di individui, i quali sono tutti, chi più chi meno, portatori di diversità. I fenotipi sono quindi esistenti al momento della selezione, ma da essa anche influenzati, poichè nel genoma c’è “memoria” di eventi passati, che può essere rievocata. Non è nemmeno detto che un evento che favorisce localmente una popolazione ne sfavorisca necessariamente un’altra in assoluto, perchè potrebbe ad esempio spingerla a migrare e in un contesto di abbondanza di risorse questo potrebbe essere un vantaggio per la popolazione localmente meno performante.
Come mai vorrebbe focalizzarsi su un darwinsimo già superato? Se mi dice che la concezione moderna di selezione naturale va bene, allora siamo d’accordo con il dire che Darwin non aveva la sfera magica e che non era a conoscenza del ruolo esatto del DNA.
Mi pare di aver letto su questo blog che in linea generale si accetta che l’evoluzione sia avvenuta (e penso che i reperti fossili siano piuttosto convincenti), ma eviterei di andare fuori tema.
Penso possa rispondere alla mia domanda, cos parole sue come io ho fatto con parole mie, ovvero su quale pensa sia il migliore motore dell’evoluzione che riesce a immaginare e poi di lì vedremo di chiarirci. Vuole?
Ovvio che la selezione agisce (se agisce) soltanto a livello di individui (la specie è un concetto umano, non una cosa reale). Solo che la selezione naturale agisce (se agisce) dopo, privilegiando i fenotipi più adatti già formati; mentre i vincoli delle leggi fisiche agiscono prima, sulla formazione biochimica delle singole cellule.
Se siamo d’accordo, continuiamo il dialogo sulla selezione naturale (cui Lei crede ed io no) e poi parleremo delle altre questioni, altrimenti lasciamoci qui.
Il concetto per come lo vedo io è un po’ più complicato. La selezione naturale è un fenomeno continuo e la sua influenza sul fenotipo non è solo a posteriori in quanto c’è il genotipo a fare da memoria. Una selezione precedente può avere un effetto su un evento selettivo che assomiglia ad uno già occorso. Inoltre è un epsilon molto piccolo. Posso dire di essere d’accordo sull’affermazione in linea generale, certo la selezione avviene dopo che c’è qualcosa tra cui selezionare e non avrebbe senso l’inverso. La biochimica induce un ambiente variegato in base a diversi fattori fisici (e.g. umidità, temperatura) ed essi hanno un ruolo nella promozione della biodiversità, che è la base da cui parte una selezione quando le condizioni cambiano, sebbene non in modo omogeneo nel tempo e nello spazio.
Non so se siamo d’accordo, ma dopo tutto non è proprio l’obiettivo della discussione quello di diventarlo?
Rifaccio il punto, che non è stabilire la correttezza della selezione naturale, quanto piuttosto l’inopportunità di dire che se non ci fosse stato Darwin sarebbe finita nel dimenticatoio come la generazione spontanea.
Se Lei mi dice, Massimo, che la selezione “non avviene solo a posteriori” tra individui di specie diverse, ma agirebbe anche tra i genotipi, io non capisco più.
Grazie comunque del Suo tentativo di spiegarmi che cosa significhi la darwiniana selezione naturale.
Giorgio penso siamo d’accordo che i mammiferi sono nella stragrande maggioranza meno adatti alla vita acquatica dei pesci. Tuttavia esistono i cetacei. Mi pare una ipotesi ragionevole che per selezione naturale un progenitore dei mammiferi odierni si sia evoluto in diverse specie, tra cui i cetacei. Il genoma del cetaceo ha memoria di eventi selettivi (chiamiamoli “x”) precedenti al progenitore, relativi alla vita acquatica. Nella selezione dei cetacei tale evento selettivo “x”, tradotto in un fenotipo, è precedenti ad altri eventi selettivi successivi. Quindi non possiamo dire che il fenotipo viene prima della selezione, ma che è parte di un ciclo: fenotipi->meno risorse ->selezione->fenotipi (meno di prima)->più risorse->promozione della biodiversità->ciclo cosa ne pensa?
Io penso che se quel ciclo fosse vero dovremmo vedere apparire molti piu “mutanti” di quelli che si vedono. Si dovrebbe trovare mamiferi che ora tendano ad addattarsi alla vita acquatica forse labarador con la pelle fra le dita.
Cosa ne penso, Massimo? Che con metafore e freccette, Lei ci abbia dato un sunto del racconto neo-darwiniano degli anni ’70-’80 del secolo scorso riguardo all’origine delle diverse specie (a partire dalla seconda specie, perché l’origine della prima resta un mistero e con l’eccezione dell’ultima il cui linguaggio resta un altro “mistero”). Con la mia domanda di ieri Le chiedevo una cosa molto più modesta: che cosa intendono i darwinisti quando evocano la selezione naturale. La mia curiosità rimane insoddisfatta.
E Lei non mi ricordi che la maggioranza dei biologi credono alla selezione naturale, lo so: evidentemente è un difetto mio, capisco e maneggio la relatività generale e la teoria quantistica dei campi, ma considero la selezione naturale una tautologia.
Credo che a Lamarck spetti anche il primato di aver ideato le spiegazioni romanzate evolutive:
“Se l’uomo non fosse distinto dagli animali che per la sua
organizzazione, sarebbe facile dimostrare che i suoi caratteri
derivano da modificazioni di azioni e di abitudini. Se una razza
di quadrumani, e specialmente una delle più perfezionate, per-
desse, per particolari circostanze, l’abitudine d’arrampicarsi
sugli alberi, e acquistasse quella di camminare sul suolo coi
due arti posteriori, é certo che le mani posteriori diverrebbero
piedi, che si formerebbero delle cosce e dei polpacci assai svi-
luppati, che la stazione del corpo da curva diverrebbe diritta;
che insomma il quadrumano si cangerebbe in bimano. Se
questi stessi animali cessassero dall’adoperare le mascelle e i
denti quali armi di difesa e d’offesa, il loro muso si accorce-
rebbe e il loro angolo facciale si farebbe più largo. Una razza
di quadrumani che avesse subito simili modificazioni, e, in con-
seguenza di ciò, si fosse sempreppiù sviluppata nell’intelligenza,
avrebbe dovuto a poco a poco dominare sulle altre, ed esten-
dersi ampiamente sulla terra; far guerra alle altre specie di
animali e restringerle in sempre più angusti confini. Le con-
dizioni nuove di supremazia e d’associazione, a cui sarebbero
arrivati i discendenti di tali quadrumani, avrebbero sempre più
sviluppate le loro idee; e quindi creato il bisogno di comuni-
carsele con suoni più complessi di quelli che bastino agli altri
animali per comunicarsi le loro idee rudimentali. Così a poco
a poco dai primi gridi inarticolati sarebbero derivati dei suoni
articolati ; e crescendo questi in numero e complicazione, ne
sarebbero venuti i linguaggi. Tale dovrebbe essere l’origine
dell’uomo, se esso fosse distinto dagli animali solo per caratteri
organici, e se la sua origine non fosse in realtà diversa dalla loro”
Testo originale in francese (piu` articolato):
https://fr.wikisource.org/wiki/Page:Lamarck_-_Philosophie_zoologique_1.djvu/379
Gran donna Costanza…
Avercene…
Ah, le grandi donne… Eleanor Roosvelt, Cleopatra, Indira Gandhi, Elisabetta d’Inghilterra, Marie Curie, Rosa Parks, Rita Levi Montalcini, Giovanna d’Arco, Evita Peron.
Ne avremmo avute se fossero state, come raccomanda Costanza Miriano, tutte sposate E sottomesse? 🙂
Marie Curie, per dirne una, era felicemente sposata e condivise col marito pure il premio Nobel.
La “sottomissione” di Costanza Miriano è un atteggiamento di fiducia della moglie verso il marito, uno sguardo positivo della donna che tira fuori il meglio dell’uomo. La sottomissione nel matrimonio in un’ottica sindacale è un sopruso, in un’ottica di amore è un dono, che chiama un altro dono. Il matrimonio passa da una gara di diritti individuali, in un’ottica sindacale, a una gara di servizio reciproco, in un’ottica di amore. Semplice ma oggi rivoluzionario. Chi vuol capire, capisca.
Infatti ho messo la “E” in maiuscolo. Marie Curie non si può proprio dire che fosse sottomessa e la sua storia è una bella storia di amore e sostegno, stima e affetto reciproco.
Un uomo non dovrebbe analogamente avere uno sguardo positivo, un atteggiamento di fiducia per tirar fuori il meglio della sua compagna?
L’idea stessa di sottomissione “stare sotto” presume che l’uomo debba “stare sopra” mentre in un’ottica di amore e uguale dignità non ci dovrebbe essere una tale premessa. “Sposatevi e siate sottomessi a vicenda”?
Il problema poi, con tutta la buona volontà e l’amore (che è sentimento dalle alterne vicende) è chi non capisce. E’ con chi non capisce che ci troviamo a discutere di discriminazione delle donne e delle loro difficoltà a diventare grandi donne.
Chi non vuol capire, non capisce in ogni caso. E’ appena il caso di ricordare che, dopo “Sposati e sii sottomessa”, Costanza Miriano ha scritto “Sposala e muori per lei”. Entrambi i titoli sono parafrasi di passi di San Paolo.
Attendiamo “sposalo e muori per lui”: sarà una pietra miliare nella prevenzione del triste e sempre troppo frequente fenomeno delle donne uccise dai compagni per gelosia anche detto “femminicidio”?
Si riferisce alla fake news?
Se lei con “sottomesse” intende non parlanti, bocca cucita, catena al collo fissata ad un muro nelle buie segrete sottoterra è perchè ha assorbito acriticamente l’esegesi moderna (leggesi massonica) del passaggio epistolare neotestamentario nel quale compare “l’infame” (per lei) vocabolo…
Mi dispiace per lei perchè la corretta esegesi è un’altra e Costanza Miriano l’ha ben compresa e non è di certo questa l’accezione dai lei utilizzata.
Stessa cosa per “sposata”.
Quindi la risposta è: sí anche una moglie sottomessa può fare grandi cose e dare un contributo importante.
Oserei dire che non mi stupirebbe se tutti i “grandi” uomini avessero avuto al loro fianco una grande moglie…
E se non sono ricordate negli archivi storici è ingiusto, ma a questo tipo di ingiutizie sono convinto che Qualcuno di estremamente importante vi porrá rimedio.
Penso siamo d’accordo che esiste un problema di riconoscimento del contributo femminile alla società e che spesso le figure femminili sono in ombra. Magari, riconosciuto il problema, prima di titolare con frasi che facilmente lo accentuano attendersi che si faccia l’esegesi del “pensiero miraniano”, sarebbe il caso di prendersi delle responsabilità e non attendere che sia l’Altissimo a farsi carico dei nostri errori terreni e manifesti, no?
Prontissimo e daccordo.
Io cmq non sarei così fiducioso che sia tutto un problema di insegnamento…
Non c’è peggior sordo etc…
Infatti non penso che sia un problema di insegnamento, è un modo per nascondere le parti che rovinerebbero la narrazione agiografica e l’immagine di teoria solida e senza pecche.
Su quello non ci piove.
Oggi qualcuno ha già detto che è sbagliato associare l’evoluzione pensata da Darwin al neo darwinismo e che è un errore anche equiparare il neodarwinismo alla sintesi estesa? No perché se qualcuno ce l’ha sulla punta della tastiera, lo ometta. E ci stupisca descrivendoci la teoria in quattro cinque righe comprensibili e non tautologiche.
Siamo sotto Natale, a tutti è lecito chiedere un regalo. Altro è ottenerlo. Ma sono fiducioso!
NB eventualmente lasciare il regalo sotto l’alberello “spelacchio”… https://uploads.disquscdn.com/images/87874b618d68a5327775a69e2376d973949f422ab39befc16cf1b56f8daee72e.jpg
Ma siamo sicuri che i cani discendono dai lupi? No perché se io prendo un branco di lupi e lo addomestico, fra cento anni continueranno a nascere sempre lupi, non cani. Il patrimonio genetico è sempre quello.
Che un cane discenda da un lupo posso anche trovarlo ragionevole. Piú difficile per me é credere che un eucariota discende da un procariota, che un animale asesuale si trasformi in un animale sessuale o che una scimmia comincia camminare in due zampe.
Sarà anche ragionevole, ma io ancora non ho capito come è successo (e lo stesso discorso si potrebbe fare per tanti altri gruppi di animali).
Hai provato a cercare qualcosa sull’argomento?
Il cane non discende dal lupo come l’uomo non discende dalla scimmia, come noi tutti non discendiamo da Escherichia coli. Le specie moderne hanno antenati comuni e magari diverse velocità di evoluzione (v. “orologio molecolare”)
Su diverse riviste del calibro di Nature negli ultimi anni sono usciti diversi lavori sull’argomento. Se non parli inglese ci sono numerosi articoli divulgativi (certo, meno utili a stabilire se sei d’accordo o meno) che possono aiutarti a comprendere perchè la comunità scientifica la pensa in un certo modo.
Ad esempio su Nature:
“Ancient genomes heat up dog domestication debate” è recente e ha diversi riferimenti a articoli precedenti.
Buona lettura.
Dire “se non parli inglese” a emanuela, mi ha fatto sorridere.