Per passare da “il corpo è mio e lo gestisco io” all’espropriazione del corpo stesso sono bastati pochi decenni.
Ma solo un’ottusa ‘hybris’ poteva impedire di vedere che da quella affermazione sarebbe derivata una tale conseguenza.
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La vicenda del piccolo Charlie Gard è finita secondo copione, il messaggio che doveva passare era blindato e la sentenza già scritta doveva essere emessa a qualsiasi costo. Ma chi pensa che si tratti di un’affermazione dell’eutanasia si scontra con il fatto che quel messaggio è già passato da un pezzo e non aveva bisogno di essere nuovamente confermato, come già compreso da molti il vero passo che è stato compiuto è l’esproprio dell’autorità genitoriale su un figlio. E poiché i genitori sono coloro che agiscono in nome del figlio, si è affermato il diritto all’eutanasia contro il parere della persona interessata.
Una specie di caso Englaro al contrario, dove da una parte si era affermato il diritto di un genitore di decidere per l’eutanasia di una figlia, qui si ha l’affermazione contraria che non esiste il diritto di un genitore di non poter decidere contro l’eutanasia. Dopo la sentenza Charlie Gard l’autorità costituita (non chiamiamola Stato perché lo Stato dovrebbe essere al servizio del cittadino) assume il controllo del corpo del cittadino, il potere di decretare la morte di chi non sia più in possesso di determinati requisiti arbitrariamente stabiliti.
Per fare un paragone con l’antica Roma viene così sancito il passaggio da una condizione di cittadini a quella di oggetti, se fino a ieri tutti erano tutti nella condizione di diritto del “civis romanus”, con la sentenza Charlie Gard si passa alla condizione di schiavi.
Per passare dall’affermazione di piena proprietà del proprio corpo contenuta nello slogan sessantottino “il corpo (utero a seconda dei casi) è mio e lo gestisco io, alla perdita di proprietà dello stesso corpo sono bastati una cinquantina d’anni, ma quello che potrebbe sembrare un paradosso non lo è. Affermare che ‘il corpo è mio e lo gestisco io’ in nome di un rivendicato diritto all’aborto implica la negazione di uno stesso diritto di inviolabilità per il corpo del nascituro che di fronte alla ‘non convenienza’ della sua esistenza si trova impotente con la legge che non lo riconosce soggetto di diritto ma si schiera per la sua soppressione.
Una volta affermato questo principio di ‘non convenienza’ di una vita umana era inevitabile che esso venisse prima o poi applicato a qualsiasi vita umana e non solo a quella del nascituro. E così di fronte al principio di ‘non convenienza’ nulla può, e nulla potrà opporre in propria difesa il diretto interessato.
E’ un nuovo modello di autorità dispotica quello che sta pendendo forma, un’autorità che si appropria del nostro corpo, che non può essere definita uno Stato nel senso tradizionale perché, come dicevamo, la sovranità statale sul cittadino dovrebbe essere almeno in teoria al servizio di quest’ultimo. Si tratta di una degenerazione della democrazia, qualcosa che Alexis de Tocqueville aveva profeticamente intuito a metà dell’Ottocento definendola “potere tutelare“:
“Se cerco di immaginare il dispotismo moderno, vedo una folla smisurata di esseri simili ed eguali che volteggiano su se stessi per procurarsi piccoli e meschini piaceri di cui si pasce la loro anima… Al di sopra di questa folla, vedo innalzarsi un immenso potere tutelare, che si occupa da solo di assicurare ai sudditi il benessere e di vegliare sulle loro sorti.
È assoluto, minuzioso, metodico, previdente, e persino mite.
Assomiglierebbe alla potestà paterna, se avesse per scopo, come quella, di preparare gli uomini alla virilità. Ma, al contrario, non cerca che di tenerli in un’infanzia perpetua. Lavora volentieri alla felicità dei cittadini ma vuole esserne l’unico agente, l’unico arbitro. Provvede alla loro sicurezza, ai loro bisogni, facilita i loro piaceri, dirige gli affari, le industrie, regola le successioni, divide le eredità: non toglierebbe forse loro anche la forza di vivere e di pensare?”
Il potere tutelare in questi anni è cresciuto inavvertitamente per i più e ha adesso fatto sentire in modo chiaro e forte la sua presenza. Mite con chi si sottomette ma ferreo e inesorabile verso chi si oppone.
Il potere tutelare dispenserà diritti (anche solo teorici) e piaceri senza limiti a chi si uniformerà e lo adorerà, ma non perdonerà chi si metterà di traverso.
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17 commenti
Bellissimo!!!
Preciso.
La cosa che mi stupisce è che, a parte Enzo ed Enrica Perucchietti, nessun altro nel mondo della “controinformazine” si è interessato a questo caso. Nemmeno quelli che si battono contro il decreto Lorenzin. Possibile che siano così ciechi da non vedere le similitudini? Se in GB hanno potuto togliere la potestà a due genitori che volevano curare il figlio, vi aspettate che non succeda la stessa cosa anche in Italia con i vaccini? Boh, certa gente cade davvero dal pero…
Sì è possibile…
Non per niente io ho solo 2 speranze:
1. La WW3
2. Il ritorno di un tizio molto importante ^^
In 1984 di Orwell quando il protagonista viene torturato gli viene chiesto se crede in Dio.
Poi il torturatore aggiunge, cito a memoria, “perché solo se esiste un Dio potrete avere qualche speranza di sconfiggerci”.
1.La WW3 è il prologo al Mondo Nuovo.
2.Il tizio molto importante non si fa vedere da più di 2000 anni e non c’è alcun segno (purtroppo) che il suo ritorno sia imminente.
Stiamo a vedere Magus.
Vedo che hai colto un aspetto che non ho citato per non mettere troppi argomenti nell’articolo ma che secondo me è di grande importanza, quello che unisce le vicende Charlie Gard e l’obbligo vaccinale è esattamente l’esproprio del corpo.
Una direzione unica che ha come meta la privazione della prima, più importante e fondamentale caratteristica di una persona libera: l’inviolabilità del proprio corpo.
Ma d’altronde basta vedere che nei paesi in cui l’eutanasia esiste da più tempo molti anziani ospedalizzati vengono “uccisi” senza il consenso dei parenti. C’è un documentario che racconta una di queste vicende in Belgio e a un certo punto intervistano un’infermiera, la quale dice di temere per quando sarà vecchia.
It’s a wonderfull wonderfull world
Nella vicenda del piccolo Charlie è umanamente comprensibile l’attaccamento dei genitori a quelle che un medico non considera nemmeno speranze, non è invece comprensibile la mancanza d’umanità della sanità inglese che poteva regalare ancora qualche giorno di compagnia a genitori e figlio, però stiamo parlando di un servizio sanitario che non offre cure oncologiche a partire da una certa età (neanche molto in là con gli anni) o prestazioni che in tutti gli altri paesi europei sono libere e gratuite. Da una parte abbiamo quindi l’eredità del tatcherismo e delle politiche neoliberali e dall’altra solita presenza di personaggi in cerca di visibilità, quale il medico americano che non rispose alle istanze dell’ospedale inglese ma poi appare all’improvviso quando il caso acquista visibilità mediatica.
A differenza di Pennetta non definirei però eventuali casi come questi come eutanasia. Qualcuno potrebbe considerarla eutanasia ed altri accanimento terapeutico, giacchè è impossibile stabilire l’esatto confine tra le due pratiche e quindi penso che sia preferibile lasciare che sia ogni individuo a decidere per sè. Il problema è poi con i bambini o con chi, prima di finire in coma, non ha espresso opinioni al riguardo: a chi spetta la decisione? Ai familiari? Ai medici? A un tribunale? Da qui credo l’importanza di una legge sul testamento biologico, che però in Italia sonnecchia nei corridoi del Parlamento.
La medicina potrà avanzare quanto vogliamo però credo che su questo specifico argomento ci sarà divisione d’opinione, l’importante è che venga, se possibile, rispettata la libertà del paziente, cosa che purtroppo oggi ancora non avviene.
Credo il dubbio sul fatto che si sia trattato di eutanasia sia possibile solo quando si considerino i supporti vitali come delle terapie: mangiare non è una terapia, non lo è respirare né bere.
Soffocare qualcuno è uccidere, eutanasia in questo caso, accanimento terapeutico sarebbe somministrare terapie che non portano a guarigione. Terapia e cura non sono sinonimi, cura è alleviare le sofferenze, terapia cercare di guarire.
Eutanasia è quindi, oltre ogni possibile dubbio, quanto è stato fatto a Charlie e ad Eluana.
Mi permetto di dissentire perchè “cura” e “terapia” sono sinonimi. Al parlare di eutanasia si è fatta spesso troppa confusione perchè la “cura” viene intesa come “il prendersi cura” quando tutti i dizionari non fanno distinzione tra i due termini se riferiti all’ambito medico. Somministrare alimentazione ed idratazione non sono infatti una “cura” (non curano la malattia) ma sono l’azione del “prendersi cura”.
Leggo dal suo commento: “cura è alleviare le sofferenze, terapia cercare di guarire”. Anche questo non è vero perchè la terapia del dolore non è finalizzata alla guarigione mentre lo è invece una cura a base di antibiotici. Come vede sono sinonimi.
Lei poi dice: “soffocare qualcuno è uccidere” e detta così è un’affermazione corretta ma qualcuno potrebbe obiettare che staccare la spina a chi non vuole dipendere da una macchina non è uccidere ma “lasciar morire in pace”, permettere quindi che la vita segua il suo corso naturale. Noterà che sono due concetti antitetici.
Al di là comunque delle definizioni è chiaro che quello che cambia è il concetto della pietà umana: per alcuni pietà è portare aiuto anche quando il destinatario non lo richiede o non ritiene che sia una forma di aiuto, mentre per altri è anche rispettare le scelte la libera determinazione di ognuno, giusta o sbagliata che questa sia. La soluzione è così lapalissiana quanto facile: lasciare ognuno libero di decidere per sè stesso, questo però non avviene.
Ecco perchè bisogna avversare lo stato perchè sistematizza l’errore e quando al potere vanno immorali l’immoralità viene elevata a norma civile.
Sì ma il 90% della popolazione è troppo impegnata ad andare al mare, guardare le serie TV, farsi l’aperitivo, leggere la Gazzetta, andare allo stadio andare a ballare etc…
Insomma a farsi gli affaracci propri…
Ci penserà il BUST economico a svegliare anche i più pigri unitamente forse a qualche scarica di artiglieria; la fame, la guerra, la miseria e la malattia sanno fare “miracoli” in questo senso.
Mi verrebbe da dire “povero Charlie”, ma più correttamente devo dire “poveri genitori e poveri noi”. Charlie è andato a stare meglio, ma i suoi genitori sono stati umiliati e noi tutti avvisati. Mala tempora currunt, sed peiora parantur.