Un piccolo manuale di sudditanza scientifica

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“La razionalità scientifica è sotto attacco…” con queste parole viene presentato su Pikaia un volumetto sul “creazionismo”.

Un utilissimo testo per capire in realtà come funziona il pensiero unico.

 

«Sotto un dittatore scientifico l’educazione funzionerà davvero e di conseguenza la maggior parte degli uomini e delle donne cresceranno nell’amore della servitù e mai sogneranno la rivoluzione. Non si vede per quale motivo dovrebbe mai crollare una dittatura integralmente scientifica», con queste parole Aldous Huxley commentava in chiusura  libro “Ritorno al mondo nuovo”, era il 1958.

Ma in realtà la distopia huxleyana non era altro che il perfezionamento di quella proposta nel 1624 in “La nuova Atlantide”, il libro postumo di Francis Bacon. Oggi possiamo dire che stiamo vivendo la fase finale dell’attuazione del sogno di Bacon e il libro di Warren Allmon, paleontologo statunitense, “Evoluzione e creazionismo: una breve guida per orientarsi”, di cui andiamo a parlare ne costituisce un’involontaria conferma.

La razionalità scientifica è sotto attacco e certo non si tratta di un fenomeno recente. Per fronteggiare gli avversari è bene essere ben attrezzati e a tal fine il libro di Warren Allmon, paleontologo statunitense, svolge ordinatamente il suo compito. “Evoluzione e creazionismo: una breve guida per orientarsi” è un’introduzione alla teoria dell’evoluzione che riassume i punti centrali del dibattito evoluzionismo vs creazionismo
“Se l’evoluzione può essere universalmente accettata dagli scienziati e respinta dalla maggioranza del pubblico, così potrebbe accadere per qualsiasi altra idea scientifica altamente verificata, minacciando la razionalità e l’alfabetizzazione scientifica di base, elementi cruciali per il benessere economico e sociale della civiltà moderna. Viviamo in un mondo sempre più dipendente dalla scienza e della tecnologia: se non siamo in grado di comprendere come funzionino la scienza e la tecnologia, non possiamo prendere decisioni sagge sul loro uso.” Così si conclude l’introduzione al libro “Evoluzione e creazionismo: una breve guida per orientarsi”[1] scritto da Warren D. Allmon, paleontologo statunitense direttore del Paleontological Research Institution di Ithaca a New York, e pubblicato dal CICAP nella collana I quaderni del CICAP, in allegato con l’ultimo numero della rivista QUERY.

Davvero strana l’affermazione che la razionalità scientifica sia sotto attacco, di questo attacco oggettivamente non si vede molto, viviamo in una società che fa largamente della scienza la sua religione. Negli ambiti in cui si registra un disaccordo, in genere argomentato, è la mentalità scientista, ad apparire incapace a gestire le obiezioni in modo autenticamente scientifico, a vedere quindi al posto delle obiezioni degli “attacchi”. Riguardo la teoria dell’evoluzione abbiamo da sempre evidenziato che le critiche al meccanismo neo-darwiniano vengono ricondotte ad un comodo avversario fantoccio identificato con il “creazionismo”, (termine che non viene mai definito lasciando aperte volutamente interpretazioni ambigue) anche quando questo non è presente. A mio avviso il vero attacco all’autentico spirito scientifico non viene, e non può venire, dalle obiezioni ma dalle risposte che vengono date, risposte che in genere sono di stigmatizzazione e delegittimazione degli interlocutori. Di questo spirito si sente la conferma nelle parole che seguono nell’articolo:

Il motivo della pubblicazione è puntualizzato dall’autore alla fine dell’introduzione: nella società contemporanea la razionalità scientifica è vessata e minacciata in mille modi da forze irrazionali che compromettono da una parte il funzionamento stesso della ricerca scientifica, dall’altra mettono in pericolo la qualità della vita di molte persone. É per far fronte a queste continue minacce, per non temporeggiare ulteriormente e non cedere terreno al nemico, che trova ragione il contrattacco della razionalità scientifica.

Un vittimismo che appare davvero fuori luogo, si fa molta fatica a vedere la razionalità scientifica addirittura “vessata e minacciata”. Curioso questo atteggiamento da cittadella assediata, un atteggiamento che non trovando riscontro nella realtà mostra solo l’insofferenza della mentalità scientifica al confronto, un atteggiamento in definitiva snob da cui trasuda anche una sostanziale intolleranza verso posizioni diverse anche se indipendenti da aspetti meramente scientifici e legate  invece a considerazioni di tipo giuridico ed alle libertà costituzionali, come nel caso dell’obbligo vaccinale che si intravede sullo sfondo anche se mai nominato esplicitamente.

L’agile libro di Allmon trova dunque la sua ragione d’esistenza nella dilagante ignoranza scientifica in cui versa la società. Essere chiari e brevi è un pregio. A pensarci bene, oggi, essere brevi è diventata una pretesa e dunque una necessità…

E no, la società non versa in una “dilagante ignoranza scientifica”, l’ignoranza è sì dilagante ma su tutti i fronti e la colpa non è certamente del “creazionismo” ma dell’impostazione mercatistica della scuola, un peccato che si punti il dito verso un avversario fantoccio, un’occasione più che sprecata perché sbagliare la diagnosi peggiora i problemi. Perché non si domandano Allmon e Pikaia il motivo della necessità di essere brevi? Il problema è l’incapacità di leggere e comprendere testi articolati, o pure questa è colpa dei “creazionismi”?

Segue quindi un caso cristallino di orwelliano bipensiero:

L’autore parte dal delineare in che cosa consiste la razionalità scientifica e ne identifica come elemento costitutivo il naturalismo (o materialismo): “La scienza riguarda soltanto il mondo fisico o materiale, non tratta del soprannaturale o di questioni per le quali non esiste alcuna prova materiale o fisica. La scienza ricerca cause materiali per fenomeni materiali.” (p. 14) Questa chiusura causale del mondo naturale potrebbe risultare compromettente per le orecchie dell’individuo religioso, per tale motivo l’autore aggiunge: “Questo non significa necessariamente che il soprannaturale non esista o che la scienza possa rispondere a tutte le domande su tutti gli argomenti. Significa semplicemente che il soprannaturale – quei fenomeni che non possono essere esaminati in termini di materia tangibile e di energia – non fanno parte dell’ambito di competenza della scienza.” (ibid.)

La metodologia scientifica permette di produrre una conoscenza affidabile del mondo e la teoria dell’evoluzione moderna è uno dei suoi più grandi successi. Quello che alcuni non riescono a digerire non è il successo della metodologia scientifica in sé, bensì il naturalismo metodologico alla base, che con successo crescente espunge progressivamente fini ultimi e significati assoluti dal mondo naturale. La teoria dell’evoluzione ha racimolato fino ad oggi così tante inimicizie perché con risolutezza è riuscita a rendere esplicativamente superflui i fini ultimi nell’ambito della vita, cioè in quella piccola fortezza nella quale si era ritirata la te(le)ologia naturale del divino, dopo la perdita dei domini dei cieli infiniti iniziata con la rivoluzione scientifica in fisica e astronomia nel XVII secolo.

I due periodi, consecutivi in originale, costituiscono uno la negazione dell’altro: se la scienza ha come ambito esplicativo solo i fenomeni del ‘mondo fisico o materiale’ come può pretendere di “espungere progressivamente fini ultimi e significati assoluti dal mondo naturale“? Sono queste le affermazioni e le invasioni di campo che tolgono credibilità non alla scienza ma ai sacerdoti laici pensati sin dal ‘600 da Bacon. Il grosso danno alla scienza lo fanno non i creazionisti ma questi nuovi sacerdoti che molto efficacemente Costanzo Preve chiamava clero universitario e, con particolar riferimento al clero darwinista, “tarantolati”:

«…essere atei o credenti, materialisti e idealisti, sopportarsi a vicenda e dialogare nel modo più sereno e serio possibile. Come professore di filosofia, non ho fatto altro per tutta la mia vita. Ma qui abbiamo a che fare con dei tarantolati i quali, disillusi dalla propria arrogante ideologia precedente, e completamente “riconciliati” con la società capitalistica ed i suoi apparati di consenso, hanno deciso di alzare la bandiera dell’ateismo “laico” legittimato dal darwinismo come rivendicazione della loro “superiorità” scientifica e morale».

Ed ecco che conseguentemente a questa indebita invasione di campo la scienza arriva a dettare dei principi arbitrari nel campo dell’etica come se si trattasse di conseguenze lecite:

Nonostante questa apparente adesione alla soluzione dei magisteri non sovrapposti poco dopo afferma che “Non [è] più ovvio che gli standard etici [possano]provenire soltanto dalla religione rivelata. Dopo Darwin, ha scritto Levine, «Il valore è visto come non intrinseco né permanente, ma mutevole, non disegnato meccanicamente ma con flessibilità e casualità […] Una volta perduta la sintonia fra il naturale e l’intenzionale, lo spazio per una voluta costruzione di significati […] si apre». Gli umani, in altre parole, devono cercarsi e costruirsi il significato al meglio che possono.” (p. 97) La conseguenza però è la delegittimazione di ogni istituzione religiosa strutturata. Qualunque essa sia non ha più alcuna legittimità speciale nell’individuare o indicare valori e comportamenti da perseguire. Per le religioni istituzionali dalla teoria dell’evoluzione consegue uno scacco non solo epistemologico ma anche etico. Le conoscenze acquisite ci mettono di fronte a una nuova rivelazione originale: quella di un individuo eticamente autonomo in senso proprio, responsabilizzato e che non può più rifugiarsi in sistemi precostituiti che facilitano una etero-direzione. I valori non sono estrapolabili in maniera deduttiva da fatti. Scopi e valori possono essere costruiti nel processo di interazione con altri viventi e nella contemplazione della tragica bellezza di questo globo terracqueo. La costruzione di valori implica che essi non debbano essere rivelati da istituzioni di alcun tipo.

A questi esponenti del clero laico scientista non sfiora nemmeno l’idea che il contrasto con le loro affermazioni sia una legittima reazione all’ingerenza in sfere che non gli competono.

Proseguendo sulla strada del conflitto snobistico dell’imposizione di non valori sulla base di una presunta legittimazione scientifica, è facilmente prevedibile che il conflitto non potrà che aumentare vedendo negli scientisti una intollerante  minoranza elitaria.

Ed è solo in questa ottica che è comprensibile l’atteggiamento da cittadella assediata che emerge nell’articolo, solo che la cittadella non è quella della scienza ma quella dello scientismo e gli assediati non sono gli scienziati, che continuano a lavorare serenamente, ma il clero laico dello scientismo. E lo sanno bene dato che certi argomenti vengono proposti su Micro Mega, una rivista che certamente scientifica non si può definire, la difesa dello scientismo è un atto politico e come tale va dichiarato.

E in questo modo tanto più si cerca di far passare il problema come ignoranza scientifica, tanto più esso si aggraverà, il confronto è politico e seguirà le vie e le modalità della politica indifferente alle grida e allo stracciarsi di vesti del clero universitario.

E il clero universitario con i suoi sponsor fa bene a preoccuparsi perché ogni élite che vuole imporre il proprio pensiero (non verità scientifiche) agli altri, prima o poi suscita una rivoluzione.

 

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Laureato in Biologia e in Farmacia, docente di scienze naturali Nel 2011 ha pubblicato "Inchiesta sul darwinismo", nel 2016 "L'ultimo uomo" e nel 2020 "Il Quarto Dominio".

28 commenti

  1. “…la difesa dello scientismo è un atto politico…”
    Non c’é niente da fare… certe “menti” partoriscono concetti ed idee non per il confronto in se stesso o per l’approfondimento in se stesso ma esclusivamente in ottica di scudo o di opposizione verso chi non può escludere a priori (ma senza incidere sulla oggettività delle proprie speculazione…) la possibilità che sussista una causa prima del tutto (come del resto la dinamica deterministica del tutto non può che portare a pensare… ma questo é un altro discorso). Paradossalmente commettendo l’errore madornale, e sistematico, di confondere speculazioni disomogenee, e in campi differenti.

  2. Giorgio Masiero on

    Questi maestri di contraddizione – dire A e non-A contemporaneamente e con la stessa certezza – mi ricordano gli oracoli delle sibille antiche: avevano sempre ragione!
    Quando recentemente ho fatto notare la contraddizione ad un estimatore di Pikaia, che in un suo commento qui in CS aveva portato 2 predizioni opposte del darwinismo a prova della sua scientificità, questi mi rispose che ciò era prova di ricchezza del pensiero darwinista!
    Che concludere? Che con sibille, aruspici e sciamani non si può ragionare. Povera scienza “difesa” da queste persone…

    • Grazie per avermi dato dello sciamano, anche se vedo che non ha perso l’abitudine di citare in maniera imprecisa fatti e affermazioni.
      Lei mi aveva chiesto un esempio di predizione scientifica fatta dal darwinismo e io gliene ho citate diverse, tutte falsificabili e testabili. Due di esse affrontavano lo stesso argomento ma in maniera diversa, una con un approccio più classicamente neodarwinista, e l’altra con l’approccio da Sintesi Estesa (vicino quindi agli scienziati citati dal sito della Third Way che lei apprezza tanto). Il che è un’innegabile dimostrazione di come il dibattito scientifico non sia fermo al 1940 (o al 1859) come lei e altri autori di CS continuate ad affermare, ma che c’è chi mette in dubbio alcuni assunti del neodarwinismo senza per questo venir radiato dall’accademia e silenziato da censure scientiste. Così procede la ricerca scientifica. Quella vera, quella dell’NIH, quella di Popper, quella di Feynman, quella di Stuart Kauffman.

  3. Armando Serafino on

    Micro Mega effettivamente è davvero un covo di scientisti. Quasi nessuno di loro è uno scienziato e dovrebbe far riflettere….
    Tranne uno come Veronesi di cui basta leggere questo pomposo e ideologico articolo proprio su micromega per rendersene conto in modo palese come la scienza possa diventare oggi pura religione.

    • GIUSEPPE CACIOPPO on

      Veronesi, quando era ministro, affermò che il cinquanta per cento dei prof. avevano avuto a che fare con la droga !!! Questo senza citare da quale statistica provenisse tale affermazione, con grave sprezzo del ridicolo e nessuna considerazione sulla intelligenza altrui!

      • LUIGI MOJOLI on

        Veronesi avrebbe fatto meglio a citare la fonte. I dati, volendo si trovano.
        In 30 secondi ho trovato: … emerge dallo studio ESPAD Italia dell’Istituto di Fisiologia Clinica del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Pisa (Ifc-Cnr) che ha coinvolto 30mila studenti italiani tra i 15 e i 19 anni ed è condotto dalla Sezione di Epidemiologia e Ricerca sui Servizi Sanitari Ifc-Cnr …
        Visto che gli insegnanti di domani sono ex studenti di oggi avranno pure avuto a che fare con la droga grosso modo in uguale proporzione degli studenti.
        Quanto agli insegnanti di oggi occorre rifarsi a indagini epidemiologiche di 20 o 30 anni fa, quando erano studenti. Speriamo che qualche storico se ne occupi.
        Incidentalmente: Veronesi non mi era molto simpatico ma non cestinerei la sua affermazione tanto per mettermi tranquillo. O per fare l’offeso.

  4. Simon de Cyrène on

    Come ben sottolienea Giorgio, in realtà è impossibile sostenere un posizione genuinamente scientista contemporaneamente ad una concezione logica e genuinamente scientifia del mondo reale.

    Però la soluzione al problema è citata nell’articolo stesso qui sopra: a queste persone interessa solo una cosa e cioè il poter giustiificare i propri comportamenti intimi immorali, anti-umani e anti-etici. È qui che risiede il fulcro del loro unico vero problema: nel sentirsi male con la propria coscienza nelle loro scelte (im-)morali.

    È la ragion per la quale non è utile parlare con loro a livello scientifico, quando la ragione profonda delle loro deviazioni dalla logica e dal discorso scientifico vero, risiede in un profondo rifiuto del bene personale, umano e sociale: questo ultimo andrebbe scandagliato, ma la piazza pubblica non è il miglior luogo per questo approccio delle radici del loro problema.

    • Giorgio Masiero on

      In nome della relatività (povero Einstein!), Rovelli è arrivato nei giorni scorsi sul Corriere a giustificare l’Isis. Ecco un altro scienziato scientista che fa male alla scienza più di mille “creazionisti”.

  5. Claude Liszt on

    La pubblicazione me l’ha passata un collega di università, che mi ha chiesto un parere in merito. E, dopo averla letta, mi è parso fin troppo evidente un problema in ordine al metodo espositivo, con salti frequenti da un piano all’altro, che in questo articolo del prof. Pennetta si sottolinea.
    Chissà perché, ma leggendolo mi è tornato alla mente il famoso saggio di Julien Benda…

  6. paolo magris on

    Sul rapporto creazionismo-scienza, andrebbero fatti alcuni chiarimenti.
    Per prima cosa, bisogna sfatare questo mito, assai diffuso , del “creazionismo” che minaccia la “scienza “.In sè il creazionimso, essendo una posizione religiosa, e non scientifica, non può , by definition, minacciare qualsiasi teoria scientifica, dal momento che si basa su una fede nel sovrannaturale, impossibile da provare scientifcamente. Tuttavia la storia del mondo, e quindi anche della scienza, è condizionata anche da “fatti” di qualunque tipo, sociologici, psicologici, artistici ecc. che possono, per vie traverse, dare un contributo al dibattito scientifico. E uno di questi “fatti” è stato proprio il movimento creazionista biblico americano, su cui è facile, da europei strutturati, storcere il naso o esprimere al massimo derisione divertita. Questi rozzi texani, animanti certo da un totalizzante credo religioso, intuendo, tra i primi, che il darwinismo dominante fosse un colosso d’argilla, si sono messi all’opera, hanno studiato , si sono informati, letto riviste e libri di biologia, e hanno cominciato, con devastante efficacia, a porre pubbliche obiezioni e domande all’establishment evoluzionista, riuscendo a mettere in crisi i più gettonanti cattedratici, che, messi di fronte a domande sensate, hanno cominciato a vacillare. Il caso più eclatante è quello di Kent Hovind, pastore protestante e insegnante di liceo, che grazie ad una indubbia abilità verbale, in epici dibattiti pubblici ha letteralmente fatto a pezzi i più illustri scienziati darwinisti americani, ai quali , peraltro, va dato onore di non rifiutarsi a confronti anche con outsider senza “prestigio” accademico riconosciuto. Dubito che in Itallia succederebbe lo stesso. (Hovind poi, in un incredibile processo per una semplice irregolarità fiscale, ha fatto 10 anni, dico 10, di carcere di massima sicurezza, ma questa è un’altra storia). Tutto questo per dire che è anche grazie agli ingenui creazionisti americani se, negli
    ultimi anni, si è spalancato un vero dibattito, se sono state divulgate le incredibili falle delle pretese darwiniste, delle quali io, per esempio, a scuola nulla ho saputo, studiando la teoria come fosse plausibile e provata allo stesso modo delle leggi di gay-lussac o dell’energia cinetica. Se dobbiamo qualcosa ai creazionisti americani è proprio questo: l’aver fatto in modo che le critiche al darwinismo non rimangano chiuse nelle segrete stanze delle accademie, ma diventino qualcosa di noto e accessibile a tutti. Da questo punto di vista, con tutti i suoi problemi, la società americana, è molto più dinamica di quella europea.

  7. paolo magris on

    Sul
    rapporto creazionismo-scienza, andrebbero fatti alcuni chiarimenti.
    Per
    prima cosa, bisogna sfatare questo mito, assai diffuso , del “creazionismo” che
    minaccia la “scienza “.In sè il creazionimso, essendo una posizione religiosa, e
    non scientifica, non può, by definition, minacciare qualsiasi teoria
    scientifica, dal momento che si basa su una fede nel sovrannaturale, impossibile
    da provare scientificamente. Tuttavia la storia del mondo, e quindi anche della
    scienza, è condizionata anche da “fatti” di qualunque tipo, sociologici,
    psicologici, artistici ecc. che possono, per vie traverse, dare un contributo al
    dibattito scientifico. E uno di questi “fatti” è stato proprio il movimento
    creazionista biblico amricano, su cui è facile, da europei strutturati, storcere
    il naso o esprimere al massimo derisione divertita. Questi “rozzi” texani,
    animati certo da un totalizzante credo religioso, intuendo, tra i primi, che il
    darwinismo dominante fosse un colosso d’argilla, si sono messi all’opera, hanno
    studiato, si sono informati, letto riviste e libri di biologia, e hanno
    cominciato, con devastante efficacia, a porre obiezioni e domande
    all’establishment evoluzionista, riuscendo a mettere in crisi i più gettonanti
    cattedratici, che, messi d fronte a domande sensate, hanno cominciato a
    vacillare. Il caso più eclatante è quello di Kent Hovind, pastore protestante e
    insegnante di liceo, che grazie ad una indubbia abilità verbale, in epici
    dibattiti pubblici, ha letteralmente fatto a pezzi i più illustri scienziati
    darwinisti americani, ai quali , peraltro, va dato onore di non rifiutarsi a
    confronti anche con outsider senza “prestigio” accademico riconosciuto.
    Dubito che in Italia succederebbe lo stesso. (Hovind poi, in un incredibile
    processo per una semplici irregolarità fiscale, ha fatto 10 anni, dico 10, di
    carcere di massima sicurezza, ma questa è un’altra storia). Tutto questo per
    dire che è anche grazie agli ingenui creazionisti americani se , se negli
    ultimi anni, si è spalancato un vero dibattito, se sono state divulgate le
    incredibili falle delle pretese darwiniste, delle quali io, per esempio, a
    scuola nulla ho saputo, studiando la teoria come fosse plausibile e provata allo
    stesso modo delle leggi di gay-lussac o dell’energia cinetica. Se dobbiamo
    qualcosa ai creazionisti americani è proprio questo: l’aver fatto in modo che le
    critiche al darwinismo non rimangano chiuse nelle segrete stanze delle
    accademie, ma diventino qualcosa di noto e accessibile a tutti. Da questo punto
    di vista, con tutti i suoi problemi, la società americana, è molto più dinamica
    di quella europea.

  8. Ci si scandalizza delle parole di Veronesi ma se si tiene conto che i proff.degli anni presi in considerazione sono stati anche exstudenti “della rivoluzione del ’68”.Ovvero il trionfo dei piccoli e grandi borghesi travestiti da “comunisti”(da ridere…)e le munizioni della rivoluzione sesso,DROGA,rock and roll….sono state consumate a tonnellate.ps.A proposito di insegnanti mi ricordo le proteste degli studenti del dott.vecchioni per il suo linguaggio(sessattottino)scurrile e volgare durante le lezioni,per esempio.

  9. viaNegativa on

    «se la scienza ha come ambito esplicativo solo i fenomeni del ‘mondo fisico o materiale’ come può pretendere di “espungere progressivamente fini ultimi e significati assoluti dal mondo naturale“?»

    L’idea di costoro sarebbe la seguente: “è vero che la scienza si occupa dei fenomeni fisici e che li spiega solo in termini materiali senza ricorrere ai fini, ma nella misura in cui essa riesce a spiegarli senza farvi ricorso, questi (i fini) rimangono, per dirla con Wittgenstein, come “una ruota alla cui rotazione non prende parte nulla”. Insomma, non potrei dire che non esistono, ma siccome non ne ho bisogno posso fare come se non ci fossero.”

    Da qui, poi, a dire “non esistono” il passo è breve, a quanto pare. Breve e ingiustificato, ma tant’è.

    A questo punto mi piacerebbe scrivere che tale questione è impostata talmente male che non val nemmeno la pena perder tempo dietro alla «bizzarrie, le stranezze, i vizi, le opinioni soggettive e le mitologie della gente ascientifica» (cit.) e afilosofica. Ma non posso. La faccenda invece È pressante e far chiarezza al riguardo un dovere.

    Io però mi taccio, ché preferisco evitarvi l’arroganza ideologica che mi contraddistingue, come è stato notato in più di un’occasione 🙂 Tuttavia confido che qualcuno che goda di maggior stima, credibilità e con miglior capacità del sottoscritto voglia proseguire il discorso. Lo leggerei con piacere.

    • Fabio Vomiero on

      Io, Via Negativa, mi riferivo per esempio ai milioni di persone che nel terzo millennio, dopo secoli di scienza moderna, credono ancora agli oroscopi, ai maghi, agli alieni che li rapiscono, all’omeopatia, alla luna per seminare, al creazionismo biblico, a certi “miracoli”, e poi si fissano con il gender, il veganismo, l’animalismo… devo continuare? Ognuno può credere a quello che vuole per carità, ma lei non è d’accordo con me che in generale, per il bene di tutti, servirebbe una forma mentis un po’ più scientifica e un po’ meno mitologica?

      • viaNegativa on

        Credo che, in generale, l’uomo debba imparare a far un miglior uso della ragione.

        Comunque l’ho citata perché, mutatis mutandis, quanto ha scritto qualche giorno fa si addice davvero bene ai signori di Micro Mega!

  10. Io non amo molto l’idea di un conflitto fra razionalità e irrazionalità, quindi da questo punto di vista non sono in linea con alcune affermazioni di Warren Allmon.
    Però.
    Però che il creazionismo sia un problema è innegabile.
    Il creazionismo è un movimento politico-religioso radicato nell’evangelismo protestante di matrice fortemente conservatrice, nato agli inizi del Novecento negli Stati Uniti e cresciuto fino a diventare molto influente. Grazie agli ingenti finanziamenti di cui dispone — la sola costruzione di Ark Encounter, uno dei tanti musei creazionisti americani dove si insegna ai bambini che uomini e dinosauri convivevano, pare sia costata un centinaio di milioni di dollari — il creazionismo ha condotto svariate campagne di disinformazione scientifica e culturale, manipolando l’informazione per insinuarsi nelle legislazioni pubbliche e insegnare nelle scuole una visione della scienza sottomessa alla religione. Risultato: negli USA, più del 40% degli adulti crede che l’uomo e gli altri esseri viventi siano stati creati così come sono.
    Da un sito come CS, sempre attento alle strumentalizzazioni della scienza, mi sarei aspettato grandi critiche a questo movimento e alle sue manovre disoneste. Invece ci si limita a definirla pseudoscienza (senza dire una parola sulle sue operazioni di disinformazione e propaganda) e a derubricarla a semplice “argomento fantoccio”.
    Negli Stati Uniti, il creazionismo non è un fantoccio ma un problema serio e non vedo nulla di strano nel fatto che Allmon, scienziato statunitense, scriva un libro per attaccare un’ideologia che, nel suo paese, sta facendo danni.
    In Europa la situazione è diversa, anche grazie all’assenza di un evangelismo protestante diffuso come quello americano, e alla posizione ufficiale assunta dalla Chiesa Cattolica e da quella Anglicana, che riconoscono la teoria dell’evoluzione, e criticano creazionismo e ID.
    L’articolo di Pennetta inoltre parla di sconfinamenti di campo da parte della scienza, evitando di citare sia gli sconfinamenti religiosi, sia un passo importante dell’articolo su Pikaia nel quale Allmon afferma che “continuano ad esistere religiosi piuttosto lucidi che denunciano uno sconfinamento da parte di una hybris scientifica sconsiderata nel dominio della religione e, dall’altra, scienziati impertinenti fanno notare le continue sovrapposizioni dei domini, con conseguenze critiche per coloro che adottano credenze di matrice religiosa”.
    Di fatto, quindi, Allmon è il primo a critica gli sconfinamenti da entrambe le parti, oltre a essere giustamente severo con un problema che, ripeto, è tutt’altro che un fantoccio, visto che il creazionismo esiste, è influente e ben finanziato, e sta diffondendo disinformazione scientifica e propaganda negli Stati Uniti.

    • Simon de Cyrène on

      SI ma CS è soprattutto letta da un pubblico europeo; orbene in Europa la palma d’oro assoluta al cretinismo va senz’altro data agli approcci scientisti, i quali sono finanziati e propagandati alla grande sul nostro continente a comprova quest’articolo di Pikaia.

      Del creazionismo e dell’ID non ce ne può importare meno nel nostro contesto in quanto non avente nessuna o poca risonanza da questo lato dell’Atlantico.

      Quindi, come è forse vero che oltre oceano si deba lottare contro quegli approcci a-scientifici così anche e per le stesse ragioni dalle parti nostra bisogna sottolineare con vigore l’anti-scientificità delle affermazioni scientiste.

      • – Quando si occupa di geopolitica, CS fa analisi ad ampio raggio che spesso escono al di fuori dei confini europei, quindi non sarebbe fuori luogo criticare gli approcci ideologici e ascientifici del creazionismo.
        – Pikaia, che per inciso si regge quasi esclusivamente sul volontariato, è letta da italiani ma non si limita al panorama europeo, visto che tratta temi di ricerca globale, quindi è normale che parli di problemi di altri paesi.
        – Nel nostro contesto, creazionismo e ID non sono un problema radicato come negli USA ma non sono neanche inesistenti e privi di risonanza. Basta guardare alla Turchia, o alle derive ID delle alte sfere della Chiesa Ortodossa russa. Per non parlare di religiosi che, indipendentemente dalle posizioni ufficiali della loro Chiesa, hanno sostenuto l’ID o panzane simili.

        • Giorgio Masiero on

          Secondo me, quando Pikaia sostiene posizioni come quelle segnalate in questo articolo, fa un pessimo servizio alla scienza. Puntare la prova di mancanza di finalismo sulla scienza è l’errore uguale ed opposto a quello dell’ID che sulla scienza vorrebbe basare la prova della presenza di finalismo.
          PS. Anche CS si basa sul volontariato. A differenza di Pikaia però mette lo scientismo teologico e quello ateologico sullo stesso piano, con maggiore attenzione – è vero – verso il secondo, perché in Italia è quasi l’unico presente nella divulgazione.

    • viaNegativa on

      Anche io, che non sono un creazionista americano, concordo con l’affermazione della creazione dell’uomo e degli altri viventi “così come sono”. Del resto “creazione” è un concetto teologico/metafisico assolutamente non in contraddizione con l’evoluzione e l’evoluzionismo. Forse intendeva dire, Greylines, che il 40% degli americani sostiene la falsità dell’evoluzione?

      Ma la cosa non è una novità: immagino sia sotto gli occhi di tutti che lo scontro americano va ben oltre la questione teologica-filosofica-scientifica. Qui abbiamo due gruppi, ultra-crerazionisti da una parte e ultra-evoluzionisti dall’altra, con una loro storia e sociologia precise le quali affondano le radici al tempo della guerra civile che vide il Sud sconfitto, ma non disposto a perdere le proprie idee religiose ritenute “tradizionali” rispetto al lassismo liberale e modernista del Nord. Col tempo costoro fecero causa comune con i protesanti fondamentalisti contro quelle idee che avrebbero messo in pericolo la civiltà americana e la sua eredità cristiana (protestante), ossia il pericolo del relativismo anti-spiritualista che si appoggia all’evoluzionismo per portare avanti la propria imago mundi materialista.

      Ora, è chiaro che l’impostazione di questi creazionisti fondamentalisti è errata, ma è pari e contraria a quella di quegli evoluzionisti che hanno la pretesa di risolvere la questione sulla base di qualche evidenza scientifica, cosa che è impossibile. Non voglio di certo giustificare i primi (né tantomeno i secondi), ma almeno posso capire il perché di una risposta simile: alla mitologia anti-soprannaturalista/evoluzionista essi hanno risposto allo stesso modo.

      • Creazione e Creazione “così come sono” non sono sinonimi. Il primo è un concetto teologico che, come dice lei, potrebbe non essere in contrasto con quello scientifico di evoluzione. Ma chi crede che l’uomo e gli altri esseri viventi siano stati creati così come sono sta proprio negando l’evoluzione. Ed è questo che credono il 40% degli americani. Nel restante 60% sono inclusi sia coloro che credono nell’evoluzione per selezione naturale, sia coloro che credono nell’evoluzione guidata da un’entità superiore.

        Ho qualche perplessità sulla sua ricostruzione storica, più che altro perché semplifica un po’ troppo lo scontro appiattendolo su due poli estremi e perché mi sembra sminuire l’insidia del creazionismo, come se la difesa delle care vecchie “tradizioni” del Sud (dalle quali, non dimentichiamolo, è nato anche il Ku Klux Klan, con tutta la sua deriva razzista, antisemita e anticattolica) fosse una reazione equa e opposta.
        Non dimentichiamoci che il creazionismo e le sue varianti pseudoscientifiche sono esplicitamente nate come strumento di manipolazione dell’opinione pubblica, che con il tempo ha raccolto svariati appoggi politici ed economici.
        Di contro, il neodarwinismo è una teoria scientifica, nata con lo scopo di spiegare una serie di fenomeni naturali. Non la si può mettere sullo stesso piano della propaganda creazionista solo perché gente come Dawkins la usa come martello contro la religione. Non le piace Dawkins? Guardi, siamo in due. Però allora se la prenda con lui e non con la teoria scientifica che lui strumentalizza, se no sta sbagliando bersaglio.
        Io posso capire che gli stati schiavisti e conservatori del Sud fossero preoccupati dalla modernità e dal progresso, ma nella loro reazione hanno cercato di manipolare anche la scienza, generando parecchia disinformazione.

        • viaNegativa on

          “Creazione” e “creazione così come sono” sono esattamente la stessa cosa, una volta compreso il rapporto tra tempo e creazione proprio del teismo classico. Da qui il chiarimento di cui sopra.

          Certo poi che la mia è una semplificazione, ma l’essenza del conflitto sta là dove gliela ho indicata. In ogni caso faccia attenzione che io ho parlato di chi ha voluto sfruttare l’evoluzionismo per fini ideologici, non della teoria in sé, di cui non ho detto nulla. In che punto di ciò che ho scritto me la sarei presa con la teoria? Me lo indichi, per favore.

          • Per “creazione così come sono” intendo dire che “humans and other living things have always existed in their present form”. Quindi creati nella loro forma attuale, senza alcun processo di evoluzione.
            Sul secondo punto ha ragione, non ha parlato della teoria scientifica. Sono talmente abituato a veder confondere la critica scientifica con quella filosofica, specie qui su CS, che le ho attribuito un pensiero che non aveva formulato.

          • viaNegativa on

            Ma vede, Greylines, in prospettiva essenzialista, dove un ente è ciò che è in virtù di un set di attributi che ne definiscono la natura e le funzioni, ponendolo così in una determinata specie (logica) e separandolo da ogni altra, l’uomo, i viventi e ogni cosa che esiste è sempre esistita nella forma (sostanziale) presente, che è immutabile. Questo rimane vero anche se, ad es., l’uomo ha avuto come cause (agenti e materiali) che l’hanno portato ad essere un vivente che era non-uomo.

            Ne segue che “humans and other living things have always existed in their present form” ancora non è in conflitto nè con l’evoluzione né con l’evoluzionismo. Conflitto che invece sussisterebbe, ad es., se affermassimo che le specie viventi non sono discese le une dalle altre (qui il conflitto è con l’evoluzionismo più che con l’evoluzione se per evoluzione intendiamo semplicemente il susseguirsi di specie diverse nel tempo).

          • L’essenzialismo è stato criticato fin da Galileo Galilei ed è stato abbandonato nel pensiero scientifico moderno.
            La frase che le ho citato era quella usata nell’ambito del sondaggio nazionale i cui risultati ho riportato ed era posta in alternativa al concetto di evoluzione (guidato dalla selezione naturale o da un essere superiore). Quindi, per come era formulata la domanda, ci si riferiva all’idea di creazione senza alcun tipo di processo evolutivo.
            In conclusione, quel 40% e passa di adulti americani che ha dichiarato di credere che “humans and other living things have always existed in their present form”, intendeva dire che per loro non c’è stata evoluzione. Proprio come sostengono i creazionisti.

          • Non so che opinione abbiano di Trump i creazionisti (che non sono necessariamente ignoranti, anzi alcuni hanno un livello di istruzione anche alto). Di certo il creazionismo è tradizionalmente più vicino al partito repubblicano, come dimostrano certe espressioni di Mike Pence (attuale vicepresidente) e di buona parte dei candidati alle primarie repubblicane. Se si guarda al partito democratico, però, la percentuale di creazionisti cala ma rimane comunque significativa, il che secondo me si spiega con un calcolo elettorale: se sei un deputato dell’Alabama o dell’Arkansas, il tuo bacino elettorale è fatto in una certa maniera, e se vuoi prendere voti non puoi non tenerne conto.

          • viaNegativa on

            Noti 2 cose, Greylines:

            1. l’essenzialismo che criticava Galileo era quello dei neo-aristotelici rinascimentali, non dell’aristotelismo autentico a cui mi rifaccio io;

            2. Galilei era essenzialista anch’egli, ma di stampo platonico.

            Ma qui andiamo OT però a margine aggiungerei anche che l’essenzialismo “rifiutato” dal pensiero scientifico moderno non è mai stato confutato, bensì sostituito, in seguito a mera “stipulazione”, dal meccanicismo cartesiano/newtoniano che ha avuto l’indubbio merito di offrire una visione ipersemplificata della realtà da cui è iniziata l’impresa scientifca. Ma il meccanicismo è un mito, il mito di cui si è nutrita l’impresa scientifica nel suo costituirsi. E il darwinismo è la sua trasposizione nel mondo biologico.

            «per come era formulata la domanda, ci si riferiva all’idea di creazione senza alcun tipo di processo evolutivo.»

            E proprio per questo io le ho risposto, sin dal mio primo commento che lei forse intendeva dire che il 40% degli americani ritengono l’evoluzione una falsità (mi scusi ma il documento non l’ho letto). A questo ho aggiunto anche la mia lettura, avulsa dal contesto di quel sondaggio, in cui le ho fatto vedere come le frasi che lei ha riportato non necessarimente devono essere in contrasto con l’evoluzione e l’evoluzionismo. Dipende tutto dalla visione metafisica (consapevole o inconsapevole) che uno ha.

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