A pochi anni dall’inizio dell’attività di Critica Scientifica una nuova teoria dell’evoluzione è arrivata.
Il suo nome è TRE (Teoria delle Risonanze Evolutive)
Quando non molti anni fa abbiamo iniziato a dire che la teoria neodarwiniana, con tutte le sue sfaccettature, era una teoria insoddisfacente e abbiamo invitato a cercarne una adeguata non pensavamo che la risposta alla nostra iniziativa potesse arrivare così presto.
Una nuova teoria dell’evoluzione è stata sviluppata all’interno di Critica Scientifica ed è stata pubblicata lo scorso aprile sull’autorevole rivista peer review Physica A con il titolo “A resonance based model of biological evolution“. La notizia è stata poi ripresa tra l’altro dal quotidiano Repubblica oltre che da Canale 5 e altre testate di vario tipo.
E’ bastato che un giovane fisico accettasse la pars detruens da noi proposta e si mettesse di conseguenza a cercare una nuova pars construens coadiuvato da un ricercatore di grandi capacità e il risultato non si è fatto attendere, segno questo che il neodarwinismo ha di fatto costituto per decenni un ostacolo al progresso scientifico.
Ma uno sviluppo di questo tipo in fondo non dovrebbe sorprendere, le cose andarono quasi allo stesso modo con Niels Bohr che nel 1913 propose il suo rivoluzionario modello atomico quantizzato, la differenza è che in quell’occasione il mondo della fisica, a differenza di quanto fatto da quello della biologia per molto tempo, riconoscendo insoddisfacente il modello atomico proposto da Rutherford nel 1911, si era subito messo alla ricerca di una soluzione alternativa.
Ma le analogie non finiscono qui, la TRE ha in comune con la rivoluzione scientifica dell’atomo quantizzato l’esistenza di stati discreti nei quali le specie possono esistere, il modello di evoluzione continuo (gradualismo) diventa in questo modo semplicemente inattuabile come lo era l’atomo di Rutherford, e questo, per stessa ammissione di Darwin, questo rende la teoria darwiniana (e ogni possibile teoria neo-darwiniana) confutata:
«Se molte specie, appartenenti agli stessi generi o famiglie, fossero realmente sorte alla vita improvvisamente, il fatto sarebbe fatale alla teoria delle discendenza lentamente modificata, per mezzo dell’elezione naturale».
Tratto da: Sull’origine delle specie per elezione naturale. Ovvero conservazione delle razze selezionate nella lotta per l’esistenza, di Carlo Darwin, traduzione, col consenso dell’autore, di G. Canestrini e L. Salimbeni, zanichelli, Bologna 1864, pag. 240.
La prossima settimana l’autore pubblicherà un suo articolo qui su Critica Scientifica per presentare la TRE in esclusiva ai lettori di CS.
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23 commenti
Chi vi leggere il paper lo trova qui: http://www.academia.edu/download/51569428/Achilleresonance.pdf
Stupendo… Sono impaziente di saperne di più e di capire bene. Per esempio, nel definire confutata la teoria dell’evoluzione fino a oggi sostenuta, si intende che è stata falsificata? E se sì, non vorrebbe dire che è stata una teoria con tutti i crismi? Se così è sono doppiamente felice, perché è cosi che funziona (deve funzionare) la scienza. Naturalmente attendo adesso che il dibattito nel mondo scientifico abbandoni le ideologie di qualsiasi matrice e si faccia serio e bene. Viva!
Il darwinismo, Giuseppe, sarebbe “falsificato” in senso tecnico, se una sua predizione fosse smentita da un’osservazione. Ma siccome, come risulta, non ha mai fatto una predizione, non può essere nemmeno falsificato! Il darwinismo è un’ipotesi senza predizioni, lo chiami scienza chi si accontenta.
Ora, questa TRE non contiene la selezione naturale – che era lo strumento n. 1 del darwinismo -. Bene, fuori le tautologie! Al suo posto, pone a motore dell’evoluzione il rapporto delle specie con l’ambiente, però non in maniera continua (come Lamarck, e come Darwin), ma discreta, per salti. Attraverso il meccanismo fisico della “risonanza”. Mi sembra una novità. Potrebbe risolvere la questione del Cambriano che, ricordo, era considerata da Darwin una possibile falsificazione di ipotesi specifiche della sua teoria come la continuità e la casualità, ove non fossero risultati altri fossili (ciò che non è successo).
Aspetto di capire meglio. Soprattutto con riferimento a predizioni replicabili della TRE, almeno a livello di Gedankenexperiment.
Intanto, tante congratulazioni da parte mia ai due collaboratori di CS!
Notizia stupenda. Le novità in scienza nascono fuori dagli ambienti accademici, fuori dalle riviste che fanno i mastini dell’ortodossia.
Scusate ma il ragazzo in foto scrive qui su Cs? E’ mica htaglaito?
Leggendo Htagliato ho sempre pensato: c’è un genio in quel di Napoli (probabilmente più di uno…), mi fa molto piacere questa notizia e poter vedere il nostro in questa foto. Chiedo invece chi sia l’altro ricercatore che ha sviluppato la teoria, anche se dovrebbe essere una cosa facile riconoscerlo, solo che ora proprio non riesco a ricollegare…
Ok, ho aperto ora l’articolo scientifico…è Giuliani, altro stimatissimo collaboratore di CS, e mi congratulo anche con lui e con CS che ha permesso questo collegamento tra menti molto brillanti.
Genio + interdisciplinarità!
Non vedo veramente l’ora! Sono anni che aspettavamo una “pars construens” della critica al Neodarwinismo. Complimenti agli autori!
Leggendo l’articolo di “Repubblica” apprendo che Htagliato è cresciuto a Scampia, certo, per chi non è del posto questo toponimo richiama situazioni di degrado sociale che probabilmente sono state anche molto amplificate dai media, tuttavia non dovrebbe essere l’ambiente più adatto a produrre scienza e cultura di alto livello come quella che si riscontra nel collaboratore di CS, quindi la mia ammirazione per Htagliato è ancora maggiore.
https://www.youtube.com/watch?v=yRNKNp5HMq4
Eh che bello! Un po’ di aria fresca! Congratulazioni!
Passo sotto un ponte, andando all’aeroporto, e vedo la gigantografia dell’icona dell’evoluzionismo: la marcia delle scimmie che poco a poco diventano un uomo. E penso al potere dell’ideologia.
L’evoluzione è un fatto, ci dicono. No, non è vero, dovremmo dire a voce alta. Semmai la non-evoluzione è un fatto, quotidiano, sotto gli occhi: patate danno patate, piselli piselli, cani cani, uomini uomini. Qualcuno ha mai visto qualcosa di diverso?
Che cos’è l’evoluzione? È una congettura, un’ipotesi ragionevole per spiegare la comparsa sulla Terra di una decina di milioni di specie.
Ora viene una nuova ipotesi, da un giovane napoletano, alla quale nessuno aveva prima pensato: non un passaggio graduale da specie a specie, ma per salti. Non evoluzionismo, ma trasformismo! A livello mesoscopico sarebbe accaduto ciò che accade a livello microscopico tutti i giorni nei laboratori di fisica delle particelle!
Che ci insegna tutto ciò? Intanto che, come ha detto Nadia, le novità in scienza non vengono dai circuiti accademici, sempre più autoreferenziali; e poi che in scienza, a decidere tra ipotesi diverse, c’è infine solo la corroborazione tra esperienza e predizioni.
Sarei curioso di sapere quante novità sono venute “fuori dai circuiti” della scienza e quante “dentro”, ma la polemica mi interessa poco.
Quello che mi interessa maggiormente è far notare che l’articolo, che ho letto ed apprezzo, non risolve affatto il problema qui sollevato, ovvero quello della capacità predittiva della teoria (gli autori lo dicono chiaramente nelle conclusioni). Il lavoro pone tasselli interessanti ma troppo vaghi per poter essere più predittivo di quanto già non si sappia. Il punto è piuttosto che, in modo arbitrario ma del tutto legittimo, propone un modello in cui si assume che la selezione naturale non sarebbe sufficiente a produrre un evento di speciazioni, ma chi ci vorrebbe un altro evento che entri in “risonanza” con i fattori stimolati dalla selezione naturale.
Ora, se non piaceva il modello precedente, perchè non predittivo, non vedo come mai questo debba incontrare tanti favori, a meno che il problema non fosse la capacità predittiva, ma la questione ideologica della selezione naturale, o del “caso” (tra virgolette perchè abbiamo discusso della sua connotazione caotica, piuttosto che casuale).
Il modello in effetti sposta il problema su un evento esterno, l’evento “We” e sulla complessità dell’ambiente di produrre tale evento in relazione ad una “frequenza” assunta propria della forma di vita e dipendente da vari fattori biologici, che è interessante siano elencati per la costruzione del modello.
Sarà interessante la discussione in seno alla comunità, tanto più vivace quanto questa teoria sarà capace di stimolare riflessioni e ispirare la comprensione dei fenomeni oggetto di studio, in contrasto con modelli di cui ho letto in questo sito fino ad ora, che sullo slancio di inibire certe ipotesi, finivano per inibire la possibilità di pensare al fenomeno stesso.
Complimenti al giovane fisico per la certamente soddisfacente pubblicazione, che sia la prima di una lunga serie per un dibattito proficuo.
Io aspetto di leggere gli interventi diretti dei due autori, Nando. Se anche la loro teoria non fa predizioni controllabili, la metterò alla stregua del darwinismo come speculazione. Le preferenze le lascio ai tifosi.
Perché è ingenuo pensare che se fosse possibile vedere a ritroso i nostri avi, magari in linea maschile, retrocedendo per milioni e milioni di anni, ci imbatteremmo nelle forme di passaggio che hanno portato alla nostra specie a partire da ben altro?
Non è affatto ingenuo, Giuseppe, è forse l’unica ipotesi ragionevole in scienza. Ma come è avvenuto? Per quali meccanismi? Con gradualità o per salti? Ora abbiamo sul tavolo, mi pare, due scenari molto diversi…
Quel “per salti” non riesco a concepire… Ogni generazione, nell’ipotesi impossibile che sopra riportavo, dà origine a discendenza e via discorrendo, di padre in figlio, senza soluzione di continuità… Ogni figlio è portato in braccio da suo padre e ogni figlio diventa padre… Per salti che si fà?
Ottimo, ottimo.
Non vedo l’ora di leggere l’articolo.
Da quel che ho capito siamo in presenza di un meccanismo statistico finalmente sensato: alternare periodi di stabilità dove l’entropia creata dal sistema è scambiata con l’ambiente a lui esterno e da periodi dove una risonanza tra ambiente e sistema è talmente potente che permette un massivo aumento dell’entropia grazie all’avvenire di strutture complesse.
Paesaggi di montagna don ruscelli e laghi e cascate e laghi ancora piu grandi piu giu fino al mare.
Un bel tentativo per uscire dal discorso un po’ “magico” del neo-darwinismo: una speranza di finalmente cominciare a fare scienza con l’evoluzione! Ci sranno voluti 150 anni per uscire dalle fumosità ideologiche.
Bravi!
Innanzitutto complimenti agli autori, al di là dei contenuti tecnici che ancora non conosco e dell’impatto che l’articolo avrà nell’ambito della comunità scientifica, il fatto che l’articolo sia pubblicato in una rivista scientifica peer review significa che il contenuto rispetta determinati criteri di scientificità e di coerenza formale. Sulle doti, sulle capacità e sulle competenze scientifiche degli autori, mai avuto dubbi. Comunque sia, quello che volevo far notare, soprattutto ai malpensanti del sistema scienza, è che questa pubblicazione per così dire “alternativa” rappresenta l’esempio lampante del fatto che la scienza per sua natura non è affatto dogmatica, ideologica e autoreferenziale, ma al contrario, se serve e se merita, è forse l’unica forma del sapere umano sempre pronta a confrontarsi e a rimettersi in discussione.
Sostenevo anch’io che è così che funziona la scienza. Ma dobbiamo rimarcarlo, ribadirlo con forza a costo di sentirsi dare degli ingenui.
Intanto complimenti ad Achille/Htagliato (e ad Alessandro Giuliani!) a cui voglio stringere “virtualmente” la mano. E se è vero che il buongiorno si vede dal mattino.. !
Spero sinceramente che questo lavoro sia l’alba di una rivoluzione scientifica o quantomeno dell’avvio di un nuovo “programma di ricerca” in ambito evoluzionistico. In ogni caso è il tramonto del “non avete nulla di alternativo da proporre”: ora un punto di partenza c’è.
Alla pubblicazione dell’articolo, dunque.
A presto.
Più che le parole contano i fatti.Leggiamo con calma e attenzione l’articolo dell’autore.Un saluto calorosissimo ai ricercatori da stò cò frati e zappo l’orto alias Maurizzio.
Complimenti al neo dottore … e auguri per il dopo laurea 🙂 .
In attesa di leggere l’articolo, di primo acchito, mi sembra però di ravvisare una incoerenza fra sviluppo temporale della complessità delle specie viventi (2 miliardi di anni fa una prima “botta”, 500 milioni di anni fa un’altra e così via, progressione che mi pare sia “constatazione” acquisita e provata…) e l’attuazione della risonanza evolutiva (che dovrebbe essere a “frequenza” potenzialmente maggiore con specie semplici e poco complesse proprio in quanto attivata dall’ambiente esterno…). Non dovrebbe essere, paradossalmente, il contrario? A meno che gli stimoli dell’ambiente esterno contribuiscano ad agevolare la risonanza con peso diverso in funzione di specie più complesse…
Sono ovviamente curiosissimo di sentire qualcosa di questa teoria: mi sembra di capire che finalmente invochi qualche legge di natura a fondamento della spiegazione. Il darwinismo, come noto, non indica nessuna legge di natura, o principio fisico-matematico, che sarebbe sottostante ai meccanismi evolutivi, e allo stesso tempo non spiega come possano essere violate impunemente precise ed assodate leggi scientifiche come il calcolo di probabilità, l’inflazione statistica, la legge dell’informazione, etc. etc . Grande attesa!