Manifesto anonimo apparso a Roma nel mese di gennaio.
Chi si stupisce che la scuola dia sempre meno una formazione culturale deve sapere che questo è considerato desiderabile nella società che si va realizzando.
Ed è ovvio che non lo si possa dire chiaramente.
«Gli studenti non sanno l’italiano» La denuncia di 600 prof universitari, così titolava il Corriere della Sera del 4 febbraio scorso, una notizia che giunge pochi giorni dopo quella dell’abbassamento dei requisiti minimi per l’ammissione all’esame di maturità, come leggiamo infatti su Repubblica del 17 gennaio: “Esame maturità, basterà la media del 6 per essere ammessi“, il primo atto della neo ministra Fedeli. Questo significa che ad esempio per essere ammessi alla maturità scientifica si potrebbe avere 4 in matematica, 4 in fisica e 4 in italiano e 4 in scienze ma avere 10 in condotta e 10 in educazione fisica. La legge precedente prevedeva molto più giustamente che ci fosse il 6 in tutte le materie.
Ma adesso i prof. universitari lanciano l’allarme sull’ignoranza degli studenti che arrivano dalle scuole superiori, un allarme che sorprende solo chi finora stava guardando da un’altra parte o dormendo, un’analfabetismo funzionale (quello di chi legge ma non capisce il testo) pari al 70% era stato denunciato tempo fa dallo scomparso Tullio De Mauro. Al riguardo mi è anche capitato sotto gli occhi un tweet di Alberto Bagnai inviatogli da un docente universitario:
Dal meraviglioso mondo della riforma Berlinguer (Berlinguer, CHIARO!?). Ovviamente è un docente universitario a scrivermi. pic.twitter.com/8oHuRA2AC8
— Alberto Bagnai (@AlbertoBagnai) 5 febbraio 2017
I colpi inferti alla scuola sono molti, ma chi pensa che si sia trattato di incidenti di percorso in cui è incappato in buona fede chi cercava di migliorarla è un ingenuo, nella società liquida anarco capitalista l’istruzione è un male da eliminare.
Lo aveva detto chiaramente Aldous Huxley nel suo romanzo programmatico “Il Mondo Nuovo” del 1932, nella distopia i bambini venivano spaventati con scoppi e scosse elettriche quando si avvicinavano ai libri e ai fiori:
«Essi cresceranno con ciò che gli psicologi usavano chiamare un odio ‘istintivo’ dei libri e dei fiori. I loro riflessi sono inalterabilmente condizionati. Staranno lontano dai libri e dalla botanica per tutta la vita.» Il Direttore si rivolse alle bambinaie: «Portateli via».
Uno degli studenti alzò la mano; e benché capisse molto bene perché non si poteva permettere alle caste inferiori di sprecare il tempo della Comunità coi libri, e che c’era sempre il rischio che essi leggessero qualcosa capace di alterare in modo non desiderabile uno dei loro riflessi, tuttavia… ebbene, non riusciva a comprendere la faccenda dei fiori.
La spiegazione della fobia dei fiori la lasciamo alla lettura del libro, cosa che si raccomanda fortemente.
Intanto mettiamoci bene in testa che siamo tutti considerati caste inferiori. Sono pochi gli individui alfa della distopia huxleyana e loro non frequentano le scuole degli altri, loro studiano quello che a noi dicono di non studiare.
Non sorprende che anche Orwell indicasse nella sua distopia la distruzione della scuola come mezzo per governare, ricordiamo che uno dei tre slogan del suo romanzo era “L’ignoranza è forza”.
La risposta da dare è quindi quella di Gramsci: “istruitevi perché avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza.”
Oggi studiare le materie tradizionali è l’atto più rivoluzionario che si possa compiere.
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Consiglio di non usare termini come “rivoluzionario” o altri, ormai usurati dall’ abuso progressista. Del resto dalle rivoluzioni nate da questa linea di pensiero sono sortite lacrime e sangue senza fine. Anche la citazione di Gramsci non fa che ricordarmi il teorico dell’ occupazione ideologica della cultura. Cosa purtroppo realizzata in pieno! Il ministro dell’ istruzione con la licenza media è il timbro su questa occupazione: i gramsciani con questa mossa affermano che la cultura vale nulla! L’ ideologia è tutto! Se domani, o forse già oggi , decideranno che due più due fa cinque, questo deve essere! Dunque se hai l’ insufficienza in matematica questo è perfettamente funzionale all’ universo gramsciano-progressista che ci governa, ci controlla, ci dice come dobbiamo essere e cosa dobbiamo pensare per essere considerati bravi e buoni.
Mi perdoni il prof. Pennetta per queste mie parole che non pretendono di aggiungere nulla al suo articolo peraltro splendido!
a parziale scusa degli studenti posso far notare una inesatezza nel testo dell’esercizio. infatti il prezzo della tela è detto 3,50 Lire mentre andrebbe chiarito che si tratta di Lire al metro.
Scusi ma chi sono questi gramsciani di cui parla signor Cacioppo?
In che modo il nuovo ministro dell’istruzione c’entra con Gramsci?
Il fatto che lei dica che” i gramsciani affermano che la cultura vale nulla” contrasta con la citazione in calce all’articolo :
“istruitevi perché avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza.” che guarda caso è di Gramsci. Ora, forse questo squalificherebbe questi “gramsciani” del titolo che lei conferisce loro. Ossia, forse non sarebbero poi così “gramsciani”.
Di qui come si fa a sostenere di vivere in un universo gramsciano-progressista che ci governa e ci controlla?
P.s Senza astio alcuno
Gramsci teorizzò che la conquista del potere da parte comunista doveva essere fatta tramite l’ occupazione delle strutture che producevano cultura e informazione. È quello che è avvenuto dal dopoguerra in poi : università, strutture scolastiche, libri di testo, giornali sono oggi egemonizzate dalla ideologia progressista. L’ intelligenza a cui si riferiva il teorico comunista era strumentale alla conquista del potere, e riferita ai suoi ai suoi compagni di lotta! Per Gramsci la cultura doveva essere asservita alla ideologia!
Il problema che anche ai gramsciani il potere è sfuggito di mano.Prevale piuttosto una forma di anarchia “all’italiana”.Se si fosse realizzato il “comunismo” nella scuola,cultura ecc. tutto sarebbe sotto controllo ovvero “ordinato”.Dunque anche l’istruzione funzionerebbe.Inoltre Gramsci, guardi, è più conosciuto da un non comunista come me piuttosto che “alle forze progressiste in marcia per la conquista del Sole dell’Avvenire”.Tutto è denaro,tutto è marciume.Ed è bene che i Comunisti non arrivino mai per questi signori.
Quelli che Lei chiama i “Comunisti” sono i “Progressisti” di oggi con l’ opportuno lifting dovuto al trascorrere del tempo. Per i comunisti di un tempo non era importante la cultura a meno che non fosse “comunista”,
così per l’ arte, la letteratura, anche la scienza doveva essere funzionale e asservita alla ideologia di stato.Chi osava pensare con la propria testa era un nemico del popolo. Provi oggi a dire che Trump forse non è un mentecatto paranoico, che le femministe non sono esattamente delle liberatrici della donna, che gli immigrati forse sono come tutti gli altri esseri umani: buoni e meno buoni, che l’ islam ha una radice violenta inscritta nelle pagine del Corano. Si prenderà del fascista, maschilista, razzista,
fondamentalista ecc…Tornando al discorso del ministro dell’ istruzione con la licenza media e alla progressiva distruzione di una scuola che dovrebbe essere sorgente di cultura e di crescita del futuro cittadino, tutto questo è funzionale al potere perchè ha bisogno di gente debole culturalmente che che possa essere intimidita da slogan e simili prima da me riportati
Essere Comunisti ( leggere i testi sacri del marxismo) consegue una rinuncia “ai beni materiali” “personali”! Questi che lei chiama progressisti sono coloro che studiando bene,molto bene la parola Compromesso Storico,e mettendone in atto le strategie di conquista del potere hanno portato alla rovina l’Italia(vista sia da destra sia da sinistra !) a tutto loro vantaggio.Ho troppo rispetto per i Comunisti e mai e poi mai confonderei la cioccolata con altro…..
Mi permetto di dissentire dalle sue opinioni, se vuole legga “Il libro nero del comunismo” : duecento milioni di morti, più quelli che hanno passato la vita nei ” campi di rieducazione”, più le sofferenze inenarrabili delle madri, mogli e figli. Ciò avviene ancora oggi in Cina, Nord Corea, Cuba… mi spiace ma io non ho nessun rispetto per i comunisti! È molto poco per i loro cugini occidentali che stanno demolendo scientificamente le radici della nostra civiltà!
Ho passato decenni ha combattere contro “il comunismo” in Italia.Se in Italia siamo in queste condizioni rilegga(mi perdoni la confidenza) la storia del “Compromesso Storico” in Italia.Usato dal potere bianco e rosso per fregare il Popolo.ps.Colloquiavo con Ricciardetto di Epoca su i temi che lei onestamente ricorda,già negli anni settanta!
“[..]non ho nessun rispetto per i comunisti!”
” [..]molto poco per i loro cugini occidentali che stanno demolendo scientificamente le radici della nostra civiltà!”
Ma quindi lei, se ho capito bene, ritiene di vivere in un mondo asservito ad un’ideologia post-comunista?
Che cosa intende lei quando parla di “progressisti”? Sono forse i nuovi “comunisti”? E questi nuovi “comunisti”, o “progressisti” che dir si voglia, sono per caso le stesse persone che sostennero Mao Tse Tung? Stalin? Erano materialmente presenti in quei luoghi e in quei tempi? Quali sono le “radici” della nostra civiltà?
Non credo che queste generalizzazioni da tifoserie contrapposte possano servire a qualcosa se non a semplificare eccessivamente un’analisi che è invece oltremodo complicata.
Di qui, se “provi oggi a dire che Trump forse non è un mentecatto paranoico, che le femministe non sono esattamente delle liberatrici della donna, che gli immigrati forse sono come tutti gli altri esseri umani: buoni e meno buoni, che l’ islam ha una radice violenta inscritta[..] si prenderà del fascista, maschilista, razzista,fondamentalista ecc..” e se invece non sei cattolico sei comunista, progressista (nel senso denigratorio che il termine sta assumendo in questi utimi anni), se ritieni che il fatto che gli omosessuali si uniscano in matrimonio non sia un danno per nessuno, sei un lobbista della teoria del gender se non addirittura un anormale e così via ecc. Il clima è teso e pesante per tutti, a prescindere dalle idee o opinioni professate, giustappunto perché si fa di tutta l’erba un fascio, come si dice, e si è alla costante e disperata ricerca di un nemico cui contrapporsi, in antitesi al quale si forma la propria identità.
O perlomeno secondo me.
Indro Montanelli vs Ricciardetto.
Compromesso storico.Tutto fantasia ?
E cosa significa Progressisti ? E chi sono i comunisti in Italia ?
Tutto nasce nei lontani(per chi è giovane lontanissimi) anni sessanta.
Non facciamo finta di niente !….tifoserie contrapposte……ah ah ah ah…
“[..]rilegga(mi perdoni la confidenza) la storia del “Compromesso Storico” in
Italia.Usato dal potere bianco e rosso per fregare il Popolo.”
“Questi che lei chiama progressisti sono coloro che studiando bene,molto
bene la parola Compromesso Storico,e mettendone in atto le strategie di
conquista del potere hanno portato alla rovina l’Italia(vista sia da
destra sia da sinistra !) a tutto loro vantaggio”
Questo spiega forse in parte la sua chiosa finale :” Non facciamo finta di niente !….tifoserie contrapposte……ah ah ah ah…”.
A parte il fatto che “tifoserie contrapposte” non si riferiva a politci o a veri o presunti poteri forti, da quello che lei scrive mi sembra di capire che ritiene il popolo (con la P maiuscola lo scrive lei,), che però non è chiaro cosa sia, vittima di una complessa strategia di conquista e mantenimento del potere, che a quanto pare nascerebbe col Compromesso storico e forse ancor prima, negli anni sessanta-Anni sessanta che sarebbero lontani, anzi lontanissimi, per me che sono giovane.
Però non spiega bene quello che intende.
Non capisco nemmeno che significa “Indro Montanelli vs Ricciardetto”.
E’ una pagina di storia complessa,molto complessa,quel periodo a cui faccio riferimento.Capisco che lei è giovane e il mio linguaggio è da persona che ha vissuto su la sua pelle gli ultimi 50 anni.Vedrà che leggendo un pò,anche su wikipedia,tradurrà facilmente le mie parole.A sua disposizione e con stima.
Le radici della civiltà occidentale sono sostanzialmente quello che ci ha dato il cristianesimo, che piaccia o no! Le radici dell’ odierno progressismo e del politicamente corretto vengono dall’ illuminismo e dal “socialismo scientifico”, convenientemente aggiornate dai sessantottini che oggi occupano, con boria e altezzoso senso di superiorità, cattedre e chiacchiere televisive. Non conosco la sua età, ma ricordo negli anni settanta le marce dei suddetti che inneggiavano a Mao per le strade! Erano per il voto politico perché l’ ideologia veniva prima del sapere e della cultura!
Certamente il cristianesimo fa parte delle radici della civiltà occidentale, io di cero non lo nego, né me ne dispiaccio. Ma anche Illuminismo e tutto quel che ne consegue ( rivoluzioni francese e americana ad esempio) sono parte di quelle radici.
Non nego nemmeno che, se lei con questo termine intende la continua edulcorazione di qualsiasi concetto, la paura di dire quel che si pensa e il mal simulato mascheramento di una reale rabbia di fondo, il politicamente corretto sia un cattivo prodotto del 68.
Sono nato negli anni Novanta io
La sinistra attuale non ha niente a che vedere con il comunismo, basta vedere quali sono le categorie difese, siamo passati dai proletari ai gay col conto in banca da ameno sette zeri che possono permettersi di sfruttare le proletarie di paesi poveri per comprarsi un bambino.
Caro Giuseppe purtroppo si è avverata la previsione di Augusto del Noce quando diceva che i comunisti si sarebbero trasformati in un partito radicale di massa.
Gramsci sarebbe inorridito a vedere la sinistra attuale.
Pienamente d’accordo Enzo.Povero Gramsci pugnalato alle spalle ! Su Augusto Del Noce altre volte ho concordato con te(e con la realtà dei fatti attuali).Gli eredi del Compromessostorico hanno imposto alla nostra nazione leggi talmente stupide che se esiste un inferno spero che abbiano un posto in prima fila..
La dottrina cristiana insegna tramite il “peccato originale” che nessun uomo è esente da colpe e debolezze, nessuno può pretendere di essere migliore degli altri! L’ illuminismo, con il giacobinismo che ne segue, pretende di dividere gli uomini in buoni e cattivi. I “buoni” , con le buone o con le cattive, debbono guidare la società verso la felicità è la giustizia! Il concetto è stato ripreso da Marx e dai movimenti socialisti e comunisti del secolo scorso, con i risultati storici visti. Il progressismo odierno ha la medesima presunzione di dividere gli uomini in buoni e cattivi. La base di fondo comune è l’ astio per il cristianesimo che nega alla radice ogni umana presunzione! Da qui la necessità di tagliate le radici di questa cultura!
Quanto alla difesa dei proletari, le classi dirigenti comuniste hanno sempre amato i lussi e gli agi, anche quelli di casa nostra, con lodevoli eccezioni !
e questo E’ verissimo. Posso testimoniarlo per la scuola. L’anno di iniziè circa il 1960 quindi prima del famigerato 68. I vecchi prof vedono le nuove giovani leve parlano e discutono nel consiglio dei prof. nelle riunioni.. Tutti comunisti. Contemporaneamente vengono assunti bidelli proletarizzati, se chiedi loro un’unghia più del mansionario ti mandano letteralmente a cagare perchè non devi permetterti. Cominciano i primi scioperi della scuola e i vecchi prof.sono stretti tra il dover fare fronte comune e l’imperativo etico di sentirsi organo fondamentale dello stato che eroga un servizio importantissimo…
Allegri progressisti e padroni occulti di ogni risma, QUEI prof. sono ormai morti da un pezzo
Dati la cultura e il background del ministro della PI, l’innovazione della media del 6 la attribuisco alla sua mentalità “sindacale” sull’espansione dei diritti senza doveri, più che ad un chiaro progetto distruttivo della scuola, che dubito sarebbe in grado neanche di immaginare. Né essere ministro vuol dire oggi appartenere alle “elite”, ma solo avere dei meriti politici, ossia aver dimostrato sul campo capacità di raccolta di consenso presso i cittadini votanti. Le elite nel mondo di oggi sono altre, molto più istruite, durature e potenti, non hanno frequentato le scuole pubbliche, non fanno i galoppini ma posseggono i media, e il ministro della PI è solo un loro strumento inconsapevole.
In realtà sono d’accordo con te, figurarsi se l’attuale ministro fa parte delle elite!
Un progetto distruttivo si può attuare comodamente mettendo al timone della gente che sai che andrà dritta sugli scogli.
Sull’istruzione delle elite è esattamente quello che intendevo.
L’argomento trattato dal prof.Pennetta mi interessa molto avendo due figli in età scolare. Il problema a mio avviso è molto complesso e come tale si presta a prospettive di analisi molto variegate. Sulle riforme della scuola, forse faccio parte della classe degli ingenui a cui faceva riferimento Pennetta, a mio modo di vedere nessun disegno perverso, ma soltanto incapacità cognitiva logico-strategica di chi pur di cambiare (per dimostrare che lavora) cambia spesso in peggio. Secondo me il problema principale è di natura culturale e antropologica, siamo noi individui che ci siamo fatti infinocchiare e non siamo riusciti a coevolvere adeguatamente con i rapidi cambiamenti dei contesti e dei modelli socioculturali. La scuola è e rimane un mezzo, con tutti i suoi difetti per carità, ma noi, non potendolo cambiare, dobbiamo essere predisposti ad utilizzarlo nel migliore dei modi. Questo lo devo dire, ci sono genitori che tutti i santi finesettimana “devono” farsi le loro gite e alla sera quando tornano dal lavoro sono troppo stanchi, io ho passato intere domeniche pomeriggio a insegnare a studiare ai miei figli, per esempio, e quando erano piccoli ho sempre modificato i miei ritmi per cercare di equilibrarli con le loro necessità. Ora mio figlio grande, allo scientifico, sta raccogliendo i risultati, altro che 4. Quando ero ragazzo andavo a fare il cameriere per mantenermi gli studi, mentre altri andavano a lavorare presto e rinunciavano a studiare per avere i soldi per comprarsi la moto e alzare così le probabilità di “successo” con le ragazze. Non mi lodo per questo e non giudico nessuno, come genitore sarò anch’io pieno di difetti, ma attenzione a scaricare sempre le responsabilità sugli altri e sulle istituzioni, guardiamo prima di tutto dentro noi stessi… L’ho detta.
Ciao Fabio, come ho detto altre volte credo che la “evoluzione” della società sia tutt’altro che spontanea e quindi la nostra “incapacità” di coevolvere la rivendico come un merito.
Ma concordo sul fatto che la categoria dei genitori abbia la pesante colpa di aver scelto i propri interessi personali anteponendoli a questioni ben più importanti come la formazione e in generale la cura vera dei figli.
Se quindi l’opposizione ragionata alla società proposta è una mancata ‘coevoluzione’ di cui rivendico la legittimità sotto la forma di una resistenza, i genitori che dipingi, e che purtroppo sono reali, hanno la colpa di aver mancato la ‘coevoluzione’ in senso opposto, e cioè abdicando completamente al loro ruolo inseguendo un giovanilismo e un edonismo fondamentalmente irresponsabili.
In Italia non c’é gratifica per chi si impegna onestamente e onestamente cerca di migliorare il proprio ambiente di vita. C’é innanzitutto un grosso molosso chiamato Stato che é tutto fuorché Stato (nel 2017 in piena globalizzazione c’é ancora qualcuno che si arrabbia se lo Stato non “garantisce” il posto (fisso) di lavoro!!!…) e la Pubblica Istruzione ne é degna parte. Dopo decenni di adozione della Carta Costituzionale ancora qualcuno si arrabbia ringhiosamente appeso al sogno che la scuola “DEVE essere pubblica” quando ormai “tutto” il mondo (tranne qualche retaggio di regime para-comunista) sono prioritariamente i privati che “fanno” la scuola e lo Stato passa la pagnotta e “detta” le regole (con il conseguente innesco di una sana e produttiva lotta per essere i “migliori”). Una Scuola che fino a poco tempo fa lavorava ancora per essere il “postifico” per eccellenza (ci ricordiamo le tre-quattro maestre alle elementari? O ci ricordiamo quando nelle Università nascevano a quintalate più o meno improbabili “nuovi” percorsi di studio e “nuovi” esami per dare il posticino all’imboscato di turno?), Una Scuola degna figlia dell’epoca in cui viviamo, figlia del motto sessantottino “o tutti o nessuno” e destinata solo a insegnare ai ragazzi che la Società non é fatta di tante vite private che con ordine e disciplina stanno assieme per conseguire (anche) il bene comune ma che la Società é solo un grande calderone insipido e privo di prospettive dove ognuno può ineluttabilmente annegare i propri desiderata inattuati e consolarsi scaricando nell’immancabile capro espiatorio del padre-padrone Stato frustazioni ed ignavia. I ragazzi non sanno scrivere perché non é stato insegnato loro a scrivere e, soprattutto, non é stato insegnata l’importanza del senso di Comunità formata da persone con valori, voglia di fare, tranquille di essere operose perché percepiscono che la gratifica arriva non come “possibilità da imboscati” ma come “sicurezza da prestazione”. Ancorché paventato dall’articolo del dott. Pennetta NON c’é alcuna mente pensante che sta “guidando” la Scuola italiana: ci sono solo qualche migliaio di apicali imboscati con poca voglia di lavorare nelle strutture amministrative e una parte (ancora troppo significativa) di popolo, guidata da politici di bassa caratura, che ancora non si é accorta che il mondo é cambiato e non basta più sfruttare il pantalone di turno con nuove tassazioni e con nuovi vincoli burocratici per ottenere “nuove risorse” con cui immancabilmente si ritiene di risolvere i problemi della stessa Scuola.
Il mio parere è che lo Stato correttamente interpretato è un valore di cui siamo stati privati, parlo di quello Stato che nel dopo guerra ci ha fatti volare verso mete impensabili, l’IRI, l’ENI di Enrico Mattei e mille altri fedeli servitori del bene comune.
Ma quello stesso Stato non era compatibile con chi vedeva il nostro Paese come una colonia ed è così che è avvenuto un costante e lunghissimo attacco che alla fine ha logorato la vita politica e sociale premiando i mediocri e colpendo quelli validi.
E’ tutto ben raccontato nei libri, che mi sento di consigliare, di Giovanni Fasanella.
Una volta messi gli incapaci, se non proprio dei conniventi, al comando lo Stato è diventato un carrozzone e le industrie di interesse nazionale delle prede da mettere in vendita a prezzi di saldo per i rapaci internazionali.
E noi con esse.
Il problema della scarsa preparazione degli studenti che arrivano all’università è una storia vecchia, quando facevo le medie già allora ci si lamentava di come ci avevano preparato le elementari , una catena che proseguiva alle superiori, come ci avevano preparato male alle medie! , e che prosegue poi oggi in facoltà, come ci hanno preparato male le superiori!
“I colpi inferti alla scuola sono molti, ma chi pensa che si sia trattato di incidenti di percorso in cui è incappato in buona fede chi cercava di migliorarla è un ingenuo, nella società liquida
anarco capitalista l’istruzione è un male da eliminare.”
Non sono molto d’accordo, lei cita Tullio De Mauro, che però dice: “Ci sono da qualche tempo molte buone intenzioni, ma scarseggiano iniziative di sostegno paragonabili a quelle delle
istituzioni pubbliche che promuovono lo studio delle lingue di altri paesi.”
E poi, più avanti: ” [ ..] il grave analfabetismo strumentale e funzionale incide negativamente
sulle capacità produttive del paese e [..] è responsabile del grave ristagno economico che affligge l’Italia dai primi anni novanta”.
L’istruzione, secondo me, in un sistema capitalistico-tecnologico come il nostro, serve sia dal punto di vista economico che sociale.
Per quanto riguarda la riforma: “La riforma Renzi/Giannini, attraverso lo schema di decreto legislativo sulla Valutazione all’esame della Camera, modifica in maniera consistente l’esame di Stato delle scuole superiori”, ma quindi il nuovo modello di valutazione degli alunni ancora non è passato? Ad ogni modo, già nel periodo 2005-2010 (quando le facevo io le superiori) l’ammissione all’esame di maturità in un modo o nell’altro te la concedevano, a consiglio i docenti si mettevano d’accordo e chi ti aggiustava la media un po’ qui, chi un po’ là..ed eri ammesso!
Se poi saltavi ad esempio le simulazioni della terza prova ( io una la mancai) non cambiava niente, ora invece:
“Gli studenti dovranno partecipare (con qualsiasi esito) alle prove Invalsi che verranno introdotte all’ultimo anno delle superiori per saggiare le competenze in Italiano, Matematica e
Inglese e avranno l’obbligo di aver frequentato almeno i tre quarti del monte ore personalizzato per l’indirizzo scolastico in questione.”
Tra l’altro queste simulazioni non avevano nessun valore, ora invece: “Per uniformare inoltre i giudizi delle commissioni a livello nazionale al diploma finale è allegato il Curriculum dello studente con i livelli di apprendimento conseguiti nella prove Invalsi.”
Io non ho un parere preciso sulla riforma, tengo a precisare, anche perché ,a quanto ho capito, deve essere ancora completata da successivi decreti del ministro, quindi non saprei proprio giudicare un puzzle non ancora completo.
Per il resto, io frequento l’università ora, e ho fatto le scuole medie e superiori tra le riforme Berlinguer , Moratti, e per finire, Gelmini; ho sempre vissuto la scuola quindi mentre dall’esterno la si continuava a criticare, a destra e a manca, e l’ambiente che ho vissuto non era unicamente riducibile ad un’accolita di buzzurri analfabeti fuoriusciti da chissà quale spelonca. Certamente di compagni in difficoltà perenne nella comprensione di un testo italiano o nella risoluzione di un quesito matematico ne ho avuti a palate (io stesso sono stato bocciato alle superiori), e non erano in pochi, ma io credo che mai come in questi ultimi anni la scuola sia frequentata da tutti, ma proprio tutti tutti, almeno fino ai primi anni di liceo o istituto professionale che sia: proprio per questo è inevitabile un abbassamento del livello qualitativo dell’apprendimento e delle competenze richieste in generale,per tentare di non lasciare indietro nessuno e di dare un minimo a tutti, che è poi quello che si prefigge l’istruzione pubblica.
Probabilmente bisognerebbe cominciare a vedere la scuola più come un luogo dove vengono fornite delle basi per un approfondimento successivo che dovrà necessariamente svolgersi in proprio, data la situazione attuale.
Secondo me, le possibilità, a partire da poche basi ma solide, per uno studio in solitaria non sono mai state così numerose come oggi.
La scuola degli anni 2005-2010 appare già lontana anni luce caro palafreniere, da fuori non riuscite a vedere ma la differenza è tanta.
La differenza tra l’aiutare uno studente con un paio di insufficienze e ammetterlo all’esame (ma nella mia scuola le mancate ammissioni non erano un’utopia) e l’ammetterlo a piena ragione con quattro materie con quattro è abissale, fatte le dovute proporzioni siamo in pratica all’ammissione automatica.
La sostituzione della terza prova con i punti dell’alternanza scuola lavoro è uno svilire il ruolo della formazione da quella culturale a quella lavorativa.
I test INVALSI poi mi spiega cosa sono?
Cosa certificano?
Un test di valutazione ha senso solo se valuta l’adeguamento dei risultati ad un programma proposto, ebbene l’INVALSI non valuta questo ma delle capacità per le quali non sai mai se la classe è pronta perché sono quelle che l’INVALSI ha deciso in quell’occasione. Questo non solo non è serio ma è ingiusto.
Concordo con De Mauro sull’analisi che ho riportato ma non sulle valutazioni successive, pensare che l’analfabetismo sia stato la causa dei problemi economici significa far ruotare il mondo intorno al proprio campo di interesse, se De Mauro è stato un grande linguista come economista stendiamo un velo pietoso.
Secondo me già nel quinquennio 2005-2010 l’ammissione all’esame di maturità era praticamente automatica, ho visto ammettere compagni di classe veramente veramente impreparati. Ma si sapeva che non avrebbero proseguito con lo studio, difatti uscivano male dall’esame (tra i 60 e i 68 punti diciamo). Qualcuno di loro ha pure tentato l’università nonstante tutto, ma si è malamente arenato. Ma cosa distingue la scuola degli anni sessanta, da quella degli anni ottanta, da quella di oggi?
Chiaramente, se lei insegna in un istituto superiore può toccare con mano quella che è la situazione della scuola, paragonandola con epoche passate, io questo non lo posso fare.
Come si è arrivati allora a questa situazione secondo lei? Come può essere che tra la scuola di meno di dieci anni fa e quella d’oggi ci sia così tanta differenza? A me verrebbe da dire, come nel commento poco sopra, che non è utile a nessuna società una maggioranza di popolazione al di sotto della soglia dell’analfabetismo funzionale, se non per gli interessi di breve termine degli arringa-folle di turno forse, dubito però della loro capacità di dirigere un movimento così preciso in una società così complessa e a volte francamente imprevedibile
Ribalto la considerazione, non credo che ad una società capitalista servano lavoratori al di sopra della soglia dell’analfabetismo funzionale, a che serve se sanno capire un articolo di giornale o no quando in genere leggono solo i titoli?
A cosa serve che comprendano un testo quando in realtà fanno lavori estremamente settoriali e ripetitivi?
Tante sono le cose cambiate e posso qui solo dire alcuni spunti che mi vengono in mente.
Un’eccessiva attenzione a non creare “choc” nei ragazzi si traduce in un loro indebolimento, adesso i rimandati a settembre compaiono con una striscia bianca per la privacy e nessuno può sapere con che voti sono stati rimandati, inoltre alle medie è praticamente impossibile bocciare se no ti ritrovi in tribunale, al liceo le richieste didattiche si sono continuamente abbassate, io allo scientifico facevo la traduzione dall’italiano al latino cosa sparita da un pezzo e un errore di ortografia ti costava un 4 nel tema di italiano o giù di lì, la brutta scrittura non era accettata e adesso vedo scritti che richiedono un decifratore della polizia giudiziaria…
Il tema classico è scomparso e devi fare analisi del testo o saggio breve, tutti esercizi tecnici che non richiedono talento e non lo sviluppano.
Sono solo pennellate come dievo, il quadro è molto più ampio.
ci sono molti aspetti da tener presente…la scuola è allo stesso tempo tempo la punta dell’iceberg e il filtro dove tutto arriva. Premetto che sono insegnante.
Butto lì alcune provocazioni:
– insuccesso : …è sempre una sventura? la realtà può essere invece la migliore medicina? …si comincia alle elementari a non correggere bene tutti gli errori di sintassi etc… e si arriva alle superiori con le crisi di panico per un “4” preso in una versione di latino o l’insegnante di storia che chiede “prova a spiegare meglio, con parole tue”
– fatica : …in un’epoca in cui persino le auto si parcheggiano da sole…e ci sono gli smartphone… uno studente dovrebbe studiare? ma siamo matti? meglio imbrogliare in qualche modo e arrivare lo stesso al voto (risultato:demotivazione degli onesti se non adeguatamente supportati)
– regole : quanto male stiamo facendo ai ragazzi per amore del quieto vivere … e quanto male ci arriverà di ritorno quando saranno più grandi…cn gli studenti litigo spesso perchè faccio notare che tutti sono pronti a partecipare a manifestazioni pro legalità, meritocrazia etc… e poi imbrogliano alle verifiche con lo smartphone o costringono altri a farsi passare i risultati o i compiti alla mattina o stanno a casa quando ci sono le verifiche o non sono nemmeno capaci di rispettare un banale regolamento scolastico
– soldi : classi da 30 persone, orari ridotti , materie tagliate… tutto per risparmiare… e adesso assunzioni per “potenziamento”… è chiaro che qualcosa non torna
rimedio possibile : abolizione valore legale del titolo
PS : in una orchesta che suona bene… si nota magari quell’unica nota stonata… potete dirmi che sono matto…ma sono ottimista… ci sono ragazzi in gamba e famiglie davvero encomiabili, non disperiamo 🙂
Caro LG, che dire, quando uno la scuola la vede per davvero le considerazioni convergono alla grande.
Ho letto il tuo intervento con grande condivisione e alla fine ti avrei abbracciato! 🙂
E’ da sempre che sento parlare di distruzione della scuola, può essere che prima fosse un po’ meglio, ma non credo lo fosse di molto. C’erano meno insegnanti improvvisati, questi ora abbondano perché la scuola è stata usata per dare posti fissi a pioggia senza badare alla qualità, ma solo alla quantità. Da sempre poi sento insegnanti che si lamentano della scarsa importanza data alla propria materia. Tra i più lamentosi ci sono quelli di matematica, ma la maggior parte non sa insegnare la matematica per questo poi non ci si destreggia bene con i numeri. In Italia poi si è completamente ignoranti in economia e da qui nascono anche tante difficoltà del nostro paese che finisce per credere a tutto quello che viene propinato come facile soluzione per risolvere i problemi economici. Non so se i poteri forti stiano facendo di tutto per poter dominare un mondo di ignoranti, ma di certo se il dominio passa per l’economia dovrebbero lasciare tutto com’è, almeno qui da noi. L’istruzione come forza liberatrice è stata sempre un leit motiv di sinistra, anche se spesso questa avrebbe dovuto essere accompagnata da una buona dose di indottrinamento verso il politicamente corretto dell’epoca in questione. Al giorno d’oggi il trionfo del populismo è anche il trionfo dell’ignoranza, in pratica i maitres à penser dei movimenti populisti invitano a diffidare delle persone istruite perché c’è sicuramente sotto qualche complotto ai danni del “popolo”, l’ignoranza è da seguire, anche se secondo logica si può sbagliare da istruiti, ma non è che l’ignoranza rappresenti un rimedio contro gli errori, piuttosto rappresenta un rischio molto più elevato di sbagliare in modo drammatico e definitivo.
Ciao Muggeridge, non penso che la comprensione del mondo moderno e la libertà di un popolo passi attraverso lo studio dell’economia ma attraverso quello dei classici greci e latini.
Che la conoscenza (a condizione che sia della verità) sia fonte di libertà è una verità da sempre, ma adesso stiamo passando da una conoscenza di parte ad una ignoranza come fondamento sociale.
Riguardo l’economia se si è fatta delle buona matematica, se si è studiata storia e filosofia, se ne sa molto di più di tanti che scrivono sul Sole 24Ore.
Noi infatti non ci pensiamo proprio a mandarli a scuola! Tempo perso e battaglie che non si vinceranno nel breve termine, a discapito di figli che intanto crescono alla velocità della luce. Dopo cinque anni di studi e approfondimenti, abbiamo deciso di fare unschooling e ne siamo già pienamente soddisfatti. C’è poco da rivoluzionare in questo periodo storico della scuola (come pochi sanno, peraltro NON obbligatoria). Invito i rivoluzionari (veri) a dedicare il tempo, che spenderebbero in riunioni sulla carta igienica nei bagni, a tentare di cambiare il corso del fiume, a saltare il guado, a tuffarsi anima e cuore in qualcosa che finalmente sia davvero degno di essere considerato “nuovo” e “rivoluzionario”! Non vi accontentate e soprattutto non sacrificate i vostri figli sulla loro stessa pelle! Baci a tutti.
Ciao Giorgia, ti faccio i migliori auguri per la strada che hai scelto, come ci siamo detti altre volte sai che io preferisco la scuola tradizionale con la convinzione che prima o poi le famiglie cominceranno a capire e non si faranno più abbagliare dagli specchietti per allodole, allora si faranno delle classi alternative e nascerà una scuola rivoluzionaria: quella classica…
Riporto una testimonianza giuntami tramite Facebook che lascio anonima per motivi di riservatezza:
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Buonasera Professore, condivido pienamente il suo articolo: la distruzione della scuola parte dalla scuola primaria. sono insegnante da 37 anni e, per me, che vivevo con gioia l’esperienza scolastica, è diventata una sofferenza immane, un peso insopportabile.
Ho appena presentato domanda di pensione con opzione donna (drammatica per contribuzione) ma, tra la scuola e la vita, ho scelto la vita…la mia vita. Sì, perché, per chi ha a cuore la formazione dei bambini, resta ben poco da insegnare.
E’ tutto fumo ciò che si dà ai genitori, tutta apparenza celata nei vari spettacoli teatrali, open day, corsi infiniti di lingua inglese (senza che i bambini conoscano l’essenziale della lingua italiana)…
Se ci si ribella si viene demansionati da presidi incapaci e “referenti” che si prostrano al potere. Inutile pensare di trasmettere valori.
Dopo 10 anni di persecuzioni ho deciso di lasciare: non si può combattere neanche contro l’arroganza e la maleducazione dei genitori. Le ho scritto in privato perché non vedo l’ora che passino questi mesi di scuola…sono disgustata…
Condivido quanto dice la collega, come condivido il post del collega Pennetta. Sono meno convinto di lui che ci sia una precisa volontà distruttiva, anche se non lo escludo. Penso che più che altro prevalga un’ideologia che nega la realtà (la scuola non deve escludere nessuno, bisogna assicurare il successo formativo a tutti, …).
Come pure in linea generale tendo a pensare che l’evoluzione della società sia pilotata solo in parte. C’è forse qualche gruppo di potere che intende pilotarla, questo non sono in grado di affermarlo né di negarlo. Però non è possibile a nessuno riuscirci completamente.
Non tutte le ciambelle riescono col buco, o forse è più adeguato l’altro proverbio per il quale il diavolo fa le pentole ma non i coperchi.
Difatti, ad esempio, il cosiddetto populismo che sta emergendo un po’ in tutto il mondo occidentale, a mio parere non è altro che la realtà che si ribella alle ideologie che hanno inteso rimodellarla.
Con forti pericoli, indubbiamente, perché si rischia sempre di cadere nelle ideologie opposte. Pericoli che, però, tanto più si accrescono quanto più la ribellione tarda. Quindi meglio ora che dopo.
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