Con la crisi delle versioni politiche e socio economiche raccontate dai media, anche lo storytelling darwinista perde consensi.
La gente non capisce il darwinismo oppure comincia a capirlo troppo bene?
Brexit, ed elezioni USA, nello stesso momento in cui i media si risvegliano bruscamente dalla loro illusione di “essere” l’opinione pubblica per scoprire che in realtà hanno solo rappresentato il pensiero di una cerchia minoritaria ma autoproclamatasi illuminata, anche il darwinismo scopre che nonostante la posizione predominate all’interno dell’establishment della cultura e della divulgazione le cose non stanno esattamente come credevano.
Le analogie sono molte, i gruppi che hanno subito i rovesci elettorali sono generalmente riconducibili ad un’area fabiana che per dirla con le parole di Augusto del Noce rappresentano un “partito radicale di massa”. Chiamarli “sinistra” è fuorviante in quanto indicherebbe un’attenzione verso la classe operaia mentre invece siamo di fronte a politiche che hanno come referenti gli “investitori”, gli unici realmente tutelati dalle politiche di Bruxelles di Washington e di chi a loro si allinea. La sinistra post comunista si è dunque allineata al movimento fabiano e ha smesso di rappresentare i lavoratori e ispirarsi a Marx per diventare di ispirazione scientista attraverso una mutazione ben descritta dal prof. Giorgio Israel nel suo libro “Chi sono i nemici della scienza?” e auspicata dal prof. Peter Singer nel suo “A darwinian left”.
Che il darwinismo sia la giustificazione di una criptoideologia che si rifà al movimento fabiano (una finta sinistra in realtà radicale e filo capitalista) non è una novità essendo la tesi sostenuta sin da “Inchiesta sul darwinismo” e confermata in “L’ultimo uomo“, adesso il fatto che l’intera galassia ruotante intorno al fabianesimo (componente politica e supporto scientifico) sia scossa dalla medesima crisi appare come una conferma di questa tesi.
Dopo i rovesci elettorali dei fabiani sulle due sponde dell’Atlantico i darwinisti hanno cominciato a guardarsi intorno e a controllare quello che dicevano le indagini demografiche (quelle vere e non quelle di comodo), scoprendo che le loro idee stavano perdendo terreno. Se politicamente gli oppositori politici del fabianesimo vengono etichettati come “populisti”, nel caso del darwinismo gli oppositori vengono invece ghettizzati come “creazionisti”, ma in entrambi i casi i sostenitori di questi gruppi vengono indicati come degli “ignoranti” che non meritano di essere neanche ascoltati.
Il brusco risveglio darwinista è visibile in una doppia uscita su Pikaia di due articoli che denunciano proprio il “creazionismo” europeo, il primo è “L’ascesa dell’eurocreazionismo” del 24 novembre scorso e il secondo, a soli quattro giorni di distanza, è “Il creazionismo invade l’Europa” del 30 novembre.
La costruzione di una critica basata solo su credenze religiose è un palese artificio che consente la ghettizzazione del dissenso costruendo la falsa equazione antidarwinista=creazionista che va in parallelo con quella anticapitalista=populista.
Così come con la costruzione di un falso argomento pone sotto accusa le “fake news” come presunta causa delle sconfitte elettorali, una sorta di “false critiche” vengono additate come causa del diffondersi del dissenso nel caso del darwinismo. Da Pikaia prendiamo:
È giusto criticare chi, per esempio, definisce falsa la teoria pur ammettendo di non averla studiata a fondo.
È giusto correggere chi cita erroneamente l’evo-devo come alternativa al neodarwinismo o chi fa leva sulla presunta infalsificabilità di quest’ultimo, tirando di mezzo Karl Popper ma dimenticando che lui stesso, dopo i dubbi iniziali, ha dichiarato di essersi sbagliato e ha fatto dichiarazioni ferme sulla solidità scientifica della teoria.
Ed è ancora più giusto contrastare con forza il creazionismo, che di tutte le forme di contestazione della teoria dell’evoluzione è la più dannosa. Perché a ispirarla c’è un fanatismo non solo religioso ma anche politico e perché non esita a sfruttare una propaganda retorica ambigua ma, purtroppo, efficace, che distorce la scienza per fini ideologici.
Singolare prendersela con avversari di comodo che affermano di non sapere di cosa parlano, o ripetere come un mantra che non è vero che il neodarwinismo sia infalsificabile (e quindi non scientifico) dopo aver omesso però per anni di portare un solo esempio di criterio di falsificabilità (della teoria neodarwiniana, non dell’evoluzione Bellone, la differenza non te la devo spiegare io).
E’ comodo inoltre continuare a citare Popper ben sapendo che lui ha affrontato solo la questione della selezione naturale e non quella fondamentale dell’origine dei nuovi caratteri.
Creazionismo, creazionismo… questo lo spauracchio che viene agitato per nascondere i difetti di una teoria che spiega tutto tranne l’evoluzione, ma ai sostenitori del darwinismo conviene guardare in faccia la realtà: la loro teoria convince sempre meno. Hanno contrastato aspramente, non disdegnando l’insulto personale, grandi nomi atei come Massimo Piattelli Palmarini e Thomas Nagel sperando che questo bastasse a neutralizzare le loro critiche ma hanno sbagliato i calcoli.
Gli esponenti del darwinismo prendono adesso atto che mentre si davano ragione l’un l’altro sentendosi al sicuro nel loro mondo di illusorie certezze qualcosa là fuori stava cambiando.
.
.
.
34 commenti
Tutto può essere per carità e le interpretazioni delle cose secondo il proprio background come sempre possono essere tante. La mia visione in merito per esempio è molto più semplice.
1. Non capisco perché si continui ancora a parlare di “darwinismo”, visto che Darwin ha dato il suo grande contributo scientifico oltre 150 anni fa e ora c’è invece una grande “teoria dell’evoluzione”, work in progress, che ingloba anche il suo importante contributo, ma in una visione molto più ampia e approfondita, naturalmente.
2. Non riesco a vedere una reale opposizione tra “darwinisti” e “creazionisti”, perché in realtà si tratta di due domini di pensiero completamente diversi, il primo ha comunque a che fare (anche se con i dovuti distinguo) con una natura scientifica, l’altro è ascientificità pura. Anche l’ateismo non c’entra niente con la scienza.
3. Se un “antidarwinista” lo è solo per motivi ideologici non sapendo una mazza di quello di cui sta parlando, e sugli argomenti scientifici siamo pieni di esempi, dalla nutrizione ai cambiamenti climatici, in questo senso l’ambito scientifico si potrebbe definire giustamente non democratico, nel senso che in questo caso l’opinione di un evoluzionista sul campo conta generalmente molto di più di quella di chi magari non sa nemmeno che differenza ci sia tra una cellula procariotica e una eucariotica, e quindi la parola ignoranza ci può stare tutta. Per il resto la scienza è invece completamente democratica, chi ha veramente qualcosa di serio da dire, pubblichi e si confronti con la comunità scientifica.
4. Il problema del creazionismo è un problema reale e serio e l’articolo di Bellone peraltro lo definisce molto bene, è quantomeno preoccupante percepire quante persone al mondo siano ancora così lontane da un modo di pensare e ragionare scientifico.
5. Se vogliamo parlare di scienza o di epistemologia, la biologia è scienza, così come lo è la biologia evoluzionistica. Lo dico soprattutto ai fisici e agli ingegneri, spesso abituati ad una epistemologia un po’ ristretta e rigorosa. Il modello perfetto della scienza del prevedibile è la fisica, ma ciò non significa che la scientificità di una disciplina sia espressa dalla misura di quanto sia connessa alla fisica. Anzi, più si sale sulla scala della complessità e più la fisica diventa metodologicamente inefficace.
6. Francamente, credo che la ricerca scientifica moderna, interdisciplinare, sia già molto oltre a Popper e a Kuhn messi insieme.
Solo noi di CS, Vomiero, possiamo criticare il creazionismo – come abbiamo fatto più volte – in nome del metodo scientifico. Bellone – insieme a Pikaia – ha perso questo diritto quando si rifiuta, e difende questo rifiuto, di criticare l’ateismo militante perché, dice, sarebbe alleato del darwinismo, mentre la verità è che per il darwinismo e per le sue aspirazioni scientifiche l’ateismo è solo un imbarazzo ingombrante.
Quando leggeremo su Pikaia un articolo di dissociazione dall’ateismo “scientifico” in nome di Darwin, allora questi signori avranno la credibilità per parlare di scienza e potremo confrontarci sull’epistemologia.
Commento interessante e tutto sommato equilibrato, ne approfitto per chiarire alcune cose utili per i nostri lettori.
1- Si parla di “darwinismo” perché vogliamo limitarci ai meccanismi con cui avviene l’evoluzione e non discutere dell’evoluzione in sé. Attualmente è ancora in vigore il Neodarwinismo perché la Sintesi Estesa non è ancora una teoria ufficiale. Abbiamo visto queste cose recentemente in http://www.enzopennetta.it/2016/11/levoluzione-del-gattopardo/
2- Sono i Creazionisti a contrapporsi al Neodarwinismo, a prescindere dal fatto che non sia la loro una posizione scientifica, mentre è normale che per reazione il Neodarwinismo si difenda. Non è una contrapposizione che si gioca nel mondo dei paper ma su altri piani, ciò non toglie che i creazionisti possano avere ragione su determinati punti, a prescindere che tale ragione sia stata sottoposta a peer-review.
3- SE un “antidarwinista” lo è per motivi ideologici, allora quanto dice è banalmente vero. SE non lo è, è un altro paio di maniche.
4- La questione non è così semplice perché il Creazionismo non parte da un allontanamento dal pensiero scientifico, anzi, spesso i Creazionisti sono persone con tanto di dottorato e conoscono i limiti del Neodarwinismo meglio di noi. L’elemento fideistico si inserisce da un certo punto in poi del loro discorso, come pars costruens non-scientifica.
5- “Biologia evoluzionistica” è un termine molto vasto per cui il suo discorso in linea di principio è vero, poi però bisogna scendere su determinate questioni per testare la scientificità di certe affermazioni. In generale dei paletti devono esserci, fisica o non fisica, altrimenti per esempio come fa a dire che il Disegno Intelligente non è scientifico?
6- Ok, ma oltre in che senso? Se un’ipotesi non è falsificabile, cioè non potrà mai essere smentita dai fatti perché tautologica e/o sempre adattabile a posteriori, ce la teniamo lo stesso perché siamo andati oltre Popper e Kuhn?
2. Per la verità, HT, la contrapposizione creazionismo/darwinismo si gioca anche nel mondo dei paper. Solo che ci sono paper e paper, revisori di una corrente e revisori di un’altra…
Interessante, hai dei link a riguardo?
Perché Pikaia si preoccuperebbe tanto, altrimenti?
L’ID, nella sua pars destruens è ineccepibile scientificamente, e io non conosco nessuno in ambiente darwinista che conosca la matematica e l’informatica come loro, se no non ci sarebbero darwinisti a parlare di “tempi profondi” per giustificare catene di miracoli e ogni tanto farebbero uno straccetto di calcoli…, come quelli per es. del paper che ho commentato nel mio articolo L’interminabile attesa o quelli dei due articoli di Abel (La vita è unica?) tradotti da Forastiere che puoi trovare nella rubrica La Tavola Alta.
Troverai gli articoli di scienziati ID generalmente pubblicati sulle riviste peer per view, esattamente come per gli altri. La divulgazione invece è più schierata, o da una parte o dall’altra!
Di riassunti alla “dai retta a’i babbo perchè ha sempre ragione” del signor Vomiero che a modo suo,assieme a tutti i suoi amici si ritiene “detentore della Buona Scienza” ne abbiamo letti a migliaia.Poi cercare di rilegare la SCIENZA in un esclusivo club di Fisici e ….ingegneri! Per favore!
La SCienza è in MOVIMENTO e niente(si solo la Fine del Mondo!) potrà fermarla…..infatti la sua stessa ammissione che:..”sia già molto oltre a Popper e a Kuhn messi insieme” ! Spazzerà,con il tempo ,tutto il ciarpame ideologico,utile solo a tutti i poteri politico-pseudoreligiosi.Amen(come direbbe un mio carissimo amico).
In America,che volendo o non volendo,sul piano scientifico è la dominatrice,lo scontro tra la scienza atea rappresentata dalla Clinton e la “scienza” che potremo definire di “attesa”,cioè di un pragmatismo “all’americana” vede vincente il miliardario Trump(accusato di tutto,devo ammettere pure dai tre-quattro cosidetti Verdi americani,attualmente paladini di un tristissimo ateismo naturalistico).Vediamo nei prossimi mesi cosa si muoverà in casa dei nostri padroni.
Che vergogna,poi,senza nessun limite,i ricorsi contro la Democrazia,per il Brexit e Trump(propio vero basta avere i dollari…o sterline e tutto si può fare).Troppi sono gli interessi economici attorno alla ricerca scientifica di gruppi di potere,politicamente ben individuabili.
Che Popper sia ormai sorpassato, sono d’accordo con Lei, stó. E su questo giudizio, diciamo, demistificante dei meriti del grande razionalista, è d’accordo anche il dott. Vomiero, mi par di capire. Tra l’altro, come ho spiegato in un articolo dedicato, Popper non ha inventato nulla di suo, essendo stato tutto il suo pensiero anticipato da Duhem, quando Popper era ancora in fasce. Piuttosto andrebbe spiegato a Bellone, che del Popper (anziano) conserva stima.
Su Kuhn però il mio giudizio è molto diverso, considerando il suo pensiero epistemologico inattaccabile. Mi piacerebbe conoscere dai critici che cosa abbia detto Kuhn che oggi sarebbe non più attuale.
Per quanto mi riguarda ho citato Kuhn come “superato” perchè la sua descrizione della scienza “normale” che sfocia improvvisamente nei cambi radicali di paradigma mi sembra più consona alla scienza del secolo scorso (relatività, meccanica quantistica, biologia molecolare) più che a quella contemporanea, strutturata mi sembra verso un continuo fluttuare di programmi di ricerca multidisciplinari più o meno fecondi e/o che possono temporaneamente affermarsi sugli altri.
Ho capito, adesso. Io ho attese più ambiziose, Vomiero, anche se ammetto che potrebbe aver ragione Lei: davanti alle contraddizioni delle due teorie fisiche fondamentali, all’impasse tragico del Cern, alla crisi della cosmologia, io mi aspetto proprio grandissime novità in fisica, invece. E ancor più mi aspetto (come Carl Woese) dalla biologia, che potrebbe nel XXI secolo caratterizzare il secolo per la nascita della vita artificiale. Dall’una e dall’altra scienza ne scaturirebbero applicazioni oggi neanche immaginabili.
Per la scienza del secolo scorso vedo facili esempi della situazione descritta da Kuhn, mentre mi piacerebbe capire con esempi attuali cosa significa il fluttuare delle linee di ricerca che si affermano temporaneamente. Se si pensa alla fisica teorica, allora la Teoria delle Stringhe, la quantum foam e la loop quantum gravity rappresentano “tendenze” che si sono affermate più per “moda” che per evidenze sperimentali, per cui se è così, non stiamo “oltre” Kuhn ma al contrario stiamo in quel limbo tra la scienza “normale” e il cambio di paradigma (non è una cosa che il filosofo non aveva previsto, è la sua durata il problema).
Se invece per fluttuazione delle linee si intende altro, allora sarebbe utile un esempio.
Certo Signor Vomiero ho già scritto abbastanza.Non siamo noi a decidere qualcosa.Direi,comunque,umilmente,e questo è in riferimento anche al Prof.Masiero ,che con tutta probabilità ci troviamo in una fase storica dove potrebbe iniziare veramente quella Rivoluzione Scientifica che tanti eccelse menti hanno sognato.Liberare la mente,nello stesso istante non lasciare che la mente galoppi senza freni.Già trovare su internet(certamente non attendibile al cento per cento) confronti di qualità(confesso:ancora rarissimi!)su tutto lo scibile umano è Rivoluzione.Questione di tempo(?).
Ma debbo ringraziare anch’io il Dott.(Ing.? pardon non ricordo) Vomiero.
Credo nella Rivoluzione,nella libertà della Mente.
Ma conosco anche gli eccessi mortali.
O le intoccabili certezze.
E ogni mente trova giovamento nella “propia verità”.
Mentre tutto è scienza solo se “l’esperimento è ripetibile infinite volte”(specialmente in Fisica…).Ma per altro francamente…..
Veramente STO’ non ho capito bene in che cosa consista la sua critica al mio scritto, se vuole essere argomentativamente più preciso magari posso tentare una risposta.
Fortuna vuole che la Fisica sia ormai Metafisica. Roba da filosofi. Gli ingegneri sono maniscalchi, cfr Croce. Ho conosciuto un Magistrato che vantava due anni di filosofia teoretica. Per fargli capire una formuletta mi ci volle una serata. Poi si impancò a spiegarla ai nostri colleghi piloti, sbagliando. Madonna di Loreto!
Rispondo anche io sinteticamente sui punti sollevati da Vomiero:
1- concordo che non si dovrebbe più parlare di darwinismo perché è una teoria che non è riuscita a superare neanche la fine dell”Ottocento, è quello che sostengo da anni.
Ma non si può neanche parlare di “teoria dell’evoluzione” perché vanno tenuti separati il fatto dell’evoluzione (come successione di taxa nel tempo) dalla sua spiegazione.
2- ancora una volto concordo. Ma ancora una volta è dal versante darwinista che questa confusione è stata fatta per prima a partire da quel 1859 in cui fu pubblicato On the origin of the species, ed è una confusione che si è continuato a fare tanto che S. J. Gould si sentì di dover proporre la teoria dei NOMA.
La presenza di Dawkins come riferimento MAI disconosciuto non aiuta molto.
3- di gente che non sa di cosa sta parlando sono pieni anche il campo darwinista e globalwarmista, è un discorso trasversale. La comunità scientifica tanto democratica in realtà non è, basta leggere il primo libro di Gould ed Eldredge o le mail trafugate dall’IPCC, o infine basta domandare a qualcuno che ha visto il proprio studio respinto da una peer review di biologia perché contrario alla teoria dominante ma accettato da una di chimica.
4- che il creazionismo sia un problema non sono invece d’accordo. In cosa un approccio creazionista danneggerebbe una ricerca scientifica? Danneggiò il lavoro di gente come Spallanzani, Newton, Pasteur o Mendel?
5- chiedere che una scienza faccia predizioni (e non retrodizioni) non è ridurla alla fisica, si chiede solo di fare predizioni.
6- la ricerca attuale mi sembra che sia nella fase di scienza “normale” prolungata, ecco perché sembra che siamo oltre la dinamica delle rivoluzioni.
Riguardo a Popper mi sembra invece che siamo oltre perché non si chiede più un criterio di falsificabilità aprendo la strada al ritorno della mitologia.
Relativamente al punto 4 è vero che il creazionismo di per sé non nuoce alla ricerca scientifica, lo faceva giusto notare anche Masiero, ma la mia preoccupazione non riguarda tanto la ricerca o la scienza, ma è orientata soprattutto verso un modo di pensare e di ragionare comuni e quindi della società, spesso estranei al metodo scientifico. E’ questo che io chiamo mitologia, come si può credere che le specie siano state create così come sono, o che la posizione degli astri alla nascita possa determinare il nostro carattere o il nostro futuro, o che l’esito di una semina possa essere influenzata dalle fasi lunari piuttosto che dalle variabili condizioni igrotermometriche, o che prendere una pasticca di zucchero possa far guarire dalle malattie (omeopatia) o che i vaccini (milioni e milioni) possano causare l’autismo o che chissà chi e chissà perché si stia prodigando per volontariamente avvelenare l’umanità e di conseguenza sé stesso con le scie chimiche o che tutta una comunità scientifica sia finemente sintonizzata nel montare ad arte, contro ogni logica, la “bufala” del riscaldamento globale antropogenico. CREDERE A TUTTO ANCHE CONTRO L’EVIDENZA SCIENTIFICA, è questo che mi preoccupa… E’ in questo senso che anche “il creazionismo”, peraltro così diffuso, secondo me E’ un problema.
Chiamare mitologia le superstizioni che nuocciono alla ricerca scientifica va benissimo, Vomiero; chiamare “creazionismo” il fissismo, come si fa dalle parti di Pikaia, significa
– intorbidire le acque, per evitare il confronto epistemologico,
– oltrepassare il limite delicato che separa la scienza empirica dalla religione (io per es., come credente evoluzionista, mi sento vagamente deriso da questi confusionari, Lei no?) e
– fare l’occhiolino all’ateismo dei siti “amici”.
In questo modo, Pikaia nuoce anch’essa al buon nome della scienza, a mio parere.
Scusate se entro nella discussione, ma volevo inserirmi dicendo sottovoce la mia. Spero di spiegarmi al meglio.
.
Il mio settore è quello umanistico, ma sento in parte questo stesso problema. Ossia: non è che una porzione (consistente, ho il sospetto) di quanto afferma il dr. Vomiero sia legato a come viene fatta oggi la divulgazione e che quindi dipenda solo in parte dalle posizioni di una frangia o l’altra di studiosi/scienziati? La mia è un’impressione e pertanto lungi da me imporla; però vedo troppo spesso che si fa salire sul carro della divulgazione persone che non sono esperte e che nel nobile compito di divulgare riducono talmente tanto i termini di alcune teorie scientifiche, i dati di dinamiche o di eventi storici che il risultato finale è di banalizzare; non parliamo poi quando si sconfina in settori che non sono di stretta competenza. Questi “non esperti” sono spesso attori, giornalisti, comici o commedianti; il più delle volte scelgono la strada della divulgazione per “riciclarsi” e avere un pubblico… pagante. Mi pare che questo arriva alla gente, alle persone: non le ricerche, non i dati, che sono costati anni di fatica e di lavoro per centinaia di ricercatori, di scienziati, di storici, ecc. Non accenno neppure alla divulgazione compiuta ad esempio dal cinema: almeno nel mio settore, quello umanistico, quando un film rispetta il dato storico, il più delle volte è noioso, secondo gli standard cinematografici (ergo, poco pubblico e, per di più, di nicchia).
.
Certo, ci si può chiedere “chi fa salire sul carro”… Spesso ci salgono da soli, ma a volte mi meraviglia che siano gli stessi professionisti (ricercatori/scienziati) a intercedere, a sdoganare questi “storytelling”: lo faranno per il prestigio (si sa, una conferenza stampa con un attore famoso che parla/divulga le tue idee ti fa andare sui giornali nazionali e quindi visibilità per te – che sei magari ostracizzato dai colleghi -, per il tuo Dipartimento, ecc.), per accaparrarsi fondi (non si contano più le cosiddette bufale archeologiche per dirottare i finanziamenti), perché ci credono veramente, non rendendosi conto che un’approssimativa divulgazione non aiuta a dipanare i miti, anzi si è artefici di nuovi…
.
Non pretendo con queste parole di aver spiegato il tutto, me ne guardo bene dal pensarlo. Però amerei che si tenesse conto che attualmente non c’è una buona divulgazione.
.
Concludo con un esempio per il dr. Vomiero, anche se non vorrei che l’esempio – come spesso accade – catturasse tutta l’attenzione, eludendo il rimanente.
Ho letto con interesse il suo intervento in apertura di questo post, specialmente la sottile distinzione al punto 3. Tuttavia, per restare nel campo della divulgazione, Piero Angela continua a proclamare a pieni polmoni il suo refrain (almeno così mi dicono i miei colleghi di Università) che «nella scienza non c’è par condicio, la scienza non è democratica». Queste parole le ho sentite quando mi trovavo a Catania davanti a una platea di giovani universitari e di corpo docente (settembre 2016). E le risparmio le elucubrazioni del giornalista sul concetto di “democrazia” (anche perché sto tentando di rimuoverle dalla mente, da quanto erano banali e riduttive). Eravamo in un particolare contesto, non lo nego. Ma dalle parole di P. Angela evinco che esiste solo una “linea dura e pura” della scienza, che mi pare di capire corrisponde in parte come concetto anche a quanto da lei affermato all’inizio del punto 3; per Angela non trova patria questa sua affermazione: «Per il resto la scienza è invece completamente democratica, chi ha veramente qualcosa di serio da dire, pubblichi e si confronti con la comunità scientifica», come lei scrive, perché “nella scienza non c’è par condicio”. Ecco, io preferisco il suo “distinguo”, ma la divulgazione vincente è quella di P. Angela, e quella è stata ascoltata dalla maggioranza di quegli studenti universitari e da una parte del corpo docente.
.
Ripeto, sono solo mie impressioni…
Grazie Claude per il suo interessante intervento che condivido pienamente. Sicuramente nella scienza c’è un evidente problema di comunicazione e divulgazione. Ad una persona intelligente come lei di formazione umanistica, ma che apprezza la scienza, consiglierei di assistere a qualche conferenza tenuta da veri scienziati che operano direttamente sul campo. Perchè solo così ci si potrà rendere conto dei veri valori che animano il fare scienza, un’attività umana creativa secondo me per certi aspetti non troppo dissimile dal fare arte.
@Vomiero
.
Gent. Dr. Vomiero, le assicuro che non sono un habitué di incontri-palcoscenico come quello di Catania, ma mi trovavo da quelle parti e ogni tanto bisogna pur ascoltare anche queste “narrazioni” per capire come ragionano i miei studenti…
Per il resto, condivido in pieno quanto leggo nella sua risposta.
Approfitto dell’intervento di HTagliato, per fare anch’io una domanda a Vomiero, che stimo molto per la sua preparazione e onestà intellettuale: mi potrebbe spiegare in che cosa consiste il principio della selezione naturale, che – tra molti altri principi scientifici, forse anche più difficili – io non sono mai riuscito a capire?
(Naturalmente se qualche altro darwinista volesse spiegarmelo, gliene sarei grato).
Grazie prof. Masiero, come lei ben sa la stima è reciproca. Per ulteriore onestà intellettuale chiarisco anche che non sono un biologo evoluzionista, ma per quanto ne so in biologia per selezione naturale si intende l’insieme delle complesse interazioni tra organismo e ambiente, in conseguenza delle quali, alcuni individui eventualmente in possesso di caratteri (morfologici, fisiologici o comportamentali) più vantaggiosi avrebbero maggiore successo riproduttivo (fitness) rispetto agli altri, producendo così, se il carattere è ereditario, un aumento nel tempo della frequenza del carattere stesso nella popolazione. Naturalmente le implicazioni di questo concetto sono tante, come per esempio il fatto che esistano variazioni individuali ereditabili, e che la fonte principale (non l’unica) di questa variabilità sia di origine genetica (mutazioni).
Grazie, Vomiero. Quando Lei parla di “individui eventualmente in possesso di caratteri (morfologici, fisiologici o comportamentali) più vantaggiosi”, che cosa intende esattamente con l’aggettivo “vantaggiosi”?
Grazie ancora, e sappia che sono tutt’orecchi, apertissimo a rivedere le mie posizioni, perché alla mia età non trovo nulla di più soddisfacente al mondo che imparare qualcosa di nuovo.
Noto anche che i darwinisti in difficoltà, spesso tacciano di essere creazionista chiunque non la pensi come loro tanto per scampare ad un civile e razionale dibattito ed etichettare l’interlocutore utilizzando un termine che ha assunto un’accezione negativa stando alle loro definizioni.
Esattamente come è riportato in questo articolo:
http://www.enzopennetta.it/2011/10/creazionismo-la-cortina-fumogena/
Recentemente infatti, ho letto l’intervento di un omino su un social network secondo il quale Trump sarebbe stato certamente peggio della controparte in quanto “avrebbe proposto Ben Carson nel suo team governativo, che è creazionista” ovviamente non solo “dimenticandosi” che quest’ultimo è un luminare della medicina e neurochirurgia ma anche ignorando completamente le argomentazioni che espone nelle sue dichiarazioni e conferenze, in cui appare piuttosto evidente che si oppone al darwinismo e ad un certo tipo di interpretazione delle evidenze scientifiche.
Grazie per questo articolo.
Grazie Fefaz, il tuo intervento riporta sul vero tema del post, cioè sulla tattica di screditare gli antagonisti con delle etichette che impediscono di entrare nel merito delle critiche.
Etichette che in definitiva ghettizzano e propongono un avversario moralmente e/o intellettivamente inferiore.
E infine, ripeto, la cosa interessante è che queste tattiche stanno fallendo e che quanto detto negli articoli su Pikaia mostra uno scollamento tra quello che pensano le persone e quello che dicono i rappresentanti del darwinismo.
Concordo, come già detto sopra, sul fatto che è tutto da dimostrare che essere creazionista porti qualche danno all’attività scientifica/medica.
.
PS chiarisco che il termine “darwinismo” implica gli aspetti socio economici della teoria, quando mi riferisco alla sola parte scientifica l’articolo viene pubblicato nella categoria “evoluzione”.
Chi meglio di un colorato per affrontare il drammatico problema della casa negli Usa ?
Che poi abbia la possibilità di esprimere la sua personale opinione,in un paese libero,non dittatura marxista o nazista-fascista e su uno degli argomenti incredibilmente divenuti intoccabile(pure per “legge in America!)non vedo,da ancora uomo libero essere uno scandalo irreducibile.
Le sue frasi sinceramente più che da “scienziato creazionista”sono effettivamente da Uomo libero(il suo curriculum è immenso per cui definirlo in senso negativo è veramente da fanatici di parte).Inoltre in America,nella ferocissima guerra tra credenti in una Divinità e credenti nel Dio Caso il fraintendimento darwinismo-evoluzione è all’ordine del giorno.I will believe in evolution when they show me the fossils………ps.Commentavo l’enorme abbandono di chiese ecc.nella parte est degli Usa e Canada,su un interessante articolo di Fb con “frati” e loro fedeli ma che testimoniano la guerra di religione incendiatasi negli ultimi decenni(Dio Caso contro Divinità).Certamente la teoria dell’uomo discendente da una scimmia(semplifico infinitamente)e dunque “non necessariamente dotato di una anima”viene sfruttata a fini ateistici(oramai da tantissimo tempo).
Chi meglio di un colorato per affrontare il drammatico problema della casa negli Usa ?
Che poi abbia la possibilità di esprimere la sua personale opinione,in un paese libero,non in una dittatura marxista o nazista-fascista su uno degli argomenti incredibilmente divenuti intoccabili(pure per “legge”in America!) non vedo,da ancora uomo libero sia uno scandalo irriducibile.
Le sue frasi sinceramente più che da “scienziato creazionista” sono effettivamente da Uomo Libero(il suo curriculum è immenso per cui definirlo in senso negativo è veramente da fanatici di parte).Inoltre in America,nella ferocissima guerra tra credenti in una Divinità e credenti nel Dio Caso il fraintendimento darwinismo-evoluzionione è all’ordine del giorno.I will believe in evolution when they show me the fossils……….ps.Commentavo l’enorme abbandono di chiese ecc.nella parte est degli Usa e Canada,su un interessante articolo di Fb,con “frati” e loro fedeli,ma che testimoniano la guerra di religione incendiatasi negli ultimi decenni(Dio Caso contro Divinità) .Certamente la teoria dell’uomo discendente da una scimmia(semplifico infinitamente)e dunque “non necessariamente dotato di una anima”viene sfruttata per fini anticristiani(oramai da tantissimo tempo).
Ho scritto due commenti praticamente identici.Mentro stazionavo in moderazione ho colto l’occasione per delle piccole modifiche,non rendendomi conto del “doppione”.Chiedo scusa a chi avesse la pazienza di leggermi.
Colgo inoltre l’occasione per ringraziare il Prof.Masiero per il suo equilibrato commento riferito al “significato di creazionismo”.Una storia infinita !
Forse andrebbe anche precisato il significato di “creazionismo”, che è un vocabolo sfruttato da alcuni darwinisti – Pikaia in testa in Italia – per veicolare con l’evoluzionismo anche l’ateismo, così danneggiando Darwin e il suo lascito.
Questi darwinisti usano la parola creazionismo come sinonimo di “fissismo”, cioè di specie comparse fin dalla loro origine sostanzialmente nella loro forma attuale, senza evoluzione interspecifica. Il fissismo era la concezione appartenente a tutti gli scienziati – pagani, credenti e atei – fino a Lamarck. Il fissismo insomma è il contrario di evoluzionismo.
Il creazionismo invece che cos’è? Onestamente non lo so. Lo chiedo ai darwinisti. Se esso significasse la credenza in un Creatore, causa prima di ogni creatura, faccio notare che questa credenza non nuoce evidentemente in nessun modo alla ricerca scientifica, perché non riguarda lo studio col metodo scientifico delle “cause seconde”. E che non nuoccia in nessun modo alla ricerca scientifica, né in particolare all’evoluzionismo, lo dimostrano tanti scienziati credenti di ieri e di oggi, evoluzionisti e non, darwinisti e non.
Se invece per creazionismo s’intendesse l’ID, abbiamo spiegato molte volte – l’ultima il 12 novembre scorso, con l’articolo Leibniz e l’errore dell’ID – che l’ID non è nella pars construens una teoria scientifica. Però la sua pars destruens è, a mio parere, un motore di tutto rispetto per l’avanzamento della ricerca evoluzionistica.
Mi accodo all’intevento di Giorgio per ricordare che lo stesso Thomas Nagel sostiene che la pars destruens dell’ID è valida e di tutto rispetto, quondi può essere impiegata anche senza essere sostenitori dell’ID.
@Vomiero – 9 dicembre 2016 09:37
Scusate se entro nella discussione, ma volevo inserirmi dicendo sottovoce la mia a quanto dice il dr. Vomiero nel suo intervento del 9 dicembre 2016 09:37. Spero di spiegarmi al meglio.
.
Il mio settore è quello umanistico, ma sento in parte questo stesso problema. Ossia: non è che una porzione (consistente, ho il sospetto) di quanto afferma il dr. Vomiero sia legato a come viene fatta oggi la divulgazione e che quindi dipenda solo in parte dalle posizioni di una frangia o l’altra di studiosi/scienziati? La mia è un’impressione e pertanto lungi da me imporla; però vedo troppo spesso che si fa salire sul carro della divulgazione persone che non sono esperte e che nel nobile compito di divulgare riducono talmente tanto i termini di alcune teorie scientifiche, i dati di dinamiche o di eventi storici che il risultato finale è di banalizzare; non parliamo poi quando si sconfina in settori che non sono di stretta competenza. Questi “non esperti” sono spesso attori, giornalisti, comici o commedianti; il più delle volte scelgono la strada della divulgazione per “riciclarsi” e avere un pubblico… pagante. E questo arriva alla gente, alle persone: non le ricerche, non i dati che sono costati anni di fatica e di lavoro per centinaia di ricercatori, di scienziati, di storici, ecc. Non accenno neppure alla divulgazione compiuta ad esempio dal cinema: almeno nel mio settore, quello umanistico, quando un film rispetta il dato storico, il più delle volte è noioso, secondo gli standard cinematografici (ergo, poco pubblico e, per di più, di nicchia).
.
Certo, ci si può chiedere “chi fa salire sul carro”… Spesso ci salgono da soli, ma a volte mi meraviglia che siano gli stessi professionisti (ricercatori/scienziati) a intercedere, a sdoganare questi “storytelling”: lo faranno per il prestigio (si sa, una conferenza stampa con un attore famoso che parla/divulga le tue idee ti fa andare sui giornali nazionali e quindi visibilità per te – che sei magari ostracizzato dai colleghi -, per il tuo Dipartimento, ecc.), per accaparrarsi fondi (non si contano più le cosiddette bufale archeologiche per dirottare i finanziamenti), perché ci credono veramente, non rendendosi conto che un’approssimativa divulgazione non aiuta a dipanare i miti, anzi si è artefici di nuovi…
.
Non pretendo con queste parole di aver spiegato il tutto, me ne guardo bene dal pensarlo. Però amerei che si tenesse conto che attualmente non c’è una buona divulgazione.
.
Concludo con un esempio per il dr. Vomiero, anche se non vorrei che l’esempio – come spesso accade – catturasse tutta l’attenzione, eludendo il rimanente.
Ho letto con interesse il suo intervento in apertura di questo post, specialmente la sottile distinzione al punto 3. Tuttavia, per restare nel campo della divulgazione, Piero Angela continua a proclamare a pieni polmoni che «nella scienza non c’è par condicio, la scienza non è democratica»: parole sentite dal sottoscritto quando mi trovavo a Catania davanti a una platea di giovani universitari e di corpo docente (settembre 2016). E le risparmio le elucubrazioni del giornalista sul concetto di “democrazia” (anche perché sto tentando di rimuoverle dalla mente, da quanto erano banali e riduttive). Eravamo in un particolare contesto, non lo nego. Ma dalle parole di P. Angela evinco che esiste solo una “linea dura e pura” della scienza, che mi pare di capire corrisponde in parte come concetto anche a quanto da lei affermato all’inizio del punto 3; per Angela non trova patria questa sua affermazione: «Per il resto la scienza è invece completamente democratica, chi ha veramente qualcosa di serio da dire, pubblichi e si confronti con la comunità scientifica», come lei scrive, perché “nella scienza non c’è par condicio”. Ecco: io preferisco il suo “distinguo”, ma la divulgazione vincente è quella di P. Angela, sia per la maggioranza di quei studenti universitari sia per una parte del corpo docente. Il mio non è un giudizio su Piero Angela, per carità, ma sulle modalità di divulgazione.
.
Ripeto, sono solo mie impressioni…