I ginecologi sono specializzati nell’aiutare a venire alla vita, per loro l’obiezione di coscienza sull’aborto è inviolabile.
La soluzione è un’altra, creare una categoria di medici specializzata nel dare la morte. Solo in quel caso le obiezioni sarebbero inaccettabili.
Il 28 febbraio è stato pubblicato sul Corriere della Sera l’articolo “Aborto: l’obiezione e la coscienza“, un reportage sull’elevata percentuale di obiettori di coscienza nelle strutture sanitarie pubbliche.
L’articolo si apre con il riferimento ad un’iniziativa del gruppo attivo su Twitter con l’hashtag #ObiettiamoLaSanzione, una realtà che si è formata in opposizione alle recenti sanzioni economiche varate nei confronti dell’aborto clandestino. Il gruppo in questione ha anche scritto su tale argmento una lettera aperta all’On. Laura Boldrini, Presidente dell’Intergruppo parlamentare per le donne, i diritti e le pari opportunità, redatta da 13 firmatarie (tra giornaliste e attiviste) e un sito.
Il riferimento ad una campagna su Twitter e ad una lettera aperta firmata da 13 persone, appare oggettivamente debole all’interno dell’inchiesta e costituisce poco più che uno spunto di colore per l’apertura dell’articolo, un incipit che mostra l’orientamento della testata.
A seguire vengono riportate diverse opinioni sull’argomento supportate da quattro interviste in video di cui tre critiche verso l’obiezione e una a favore. Da esse emerge una critica generalizzata verso gli obiettori di coscienza che vengono accusati dagli intervistati di accampare argomenti pretestuosi. Tra gli obiettori appare invece diffusa una tendenza alla riservatezza e a non parlare degli argomenti dei non obiettori.
Curiosamente la prima intervistata, un medico non obiettore, nasconde il proprio volto, per quale motivo dato che in Italia non si corre alcun rischio a dichiararsi abortisti?
http://youtu.be/nUt6_FbCThQ
Nel video sono evidenti le accuse agli obiettori di essere in malafede, accuse riportate anche da un secondo non obiettore intervistato:
http://youtu.be/ZdEPr2Scz9w
Ben altro emerge invece dalle dichiarazioni dell’unico obiettore intervistato:
http://youtu.be/Pm0WF6_iaLA
Di particolare rilievo le cause riportate su uno dei nuovi motivi per cui l’obiezione è in aumento:
Grazie ai progressi nelle tecniche ecografiche, quello che avviene nell’utero è sempre più chiaro a chi sta dall’altra parte del monitor. Il ginecologo, più che il medico della donna, diventa il medico del feto; e il feto, più che un feto, un bambino. E così l’ivg diventa una procedura sempre più sgradita.
Insomma l’obiettore si accorge, grazie alla tecnologia, che quello che va ad eliminare non è un oggetto ma un bambino.
Ma il problema sembra essere la tecnologia, non la verità che essa mostra.
E infatti la bioeticista Chiara Lalli vorrebbe la fine della possibilità di obiettare:
«Agire secondo coscienza è un diritto. Ma esistono anche gli obblighi professionali», avverte Chiara Lalli, filosofa e bioeticista che ha dedicato diverse pubblicazioni al tema dell’aborto. «Si diventa ginecologi per libera scelta — aggiunge — e non per costrizione. In casi simili è legittimo appellarsi alla coscienza per sottrarsi a una parte del proprio lavoro?
Alla filosofa va fatto notare che si diventa ginecologi per far nascere bambini non per farli a pezzi, e che quindi l’obiezione è più che lecita e il diritto di esercitarla non può essere violato.
Semmai, secondo la logica, dovrebbe essere istituita una nuova specializzazione medica la “necatologia” nella quale dovrebbero confluire tutti coloro che si vogliono specializzare nel dare la morte, gli abortisti e, in un futuro prossimo, gli esecutori di eutanasia.
Allora, e solo allora, sarebbe inaccettabile l’obiezione di coscienza.
19 commenti
Una breve premessa: è difficile discutere quando si percepisce una chiara posizione ideologica, ma proverò lo stesso. Definire un feto un bambino è una scelta ideologica. E’ un potenziale bambino, questo è certo.
Per questo dire che un ginecologo non si forma per “fare a pezzi bambini” è una posizione ideologica.
Va aggiunto che un ginecologo si forma anche per “fare a pezzi” feti, come nel caso di aborti necessari per salvare la vita alla madre o di decesso del feto per molteplici possibili ragioni. Quindi la frase dell’autore del testo non è solo ideologica, è anche falsa.
Non meraviglia dunque che di fronte alla presenza di persone pervase da una ideologia i medici obiettori preferiscano non apparire, perchè è sempre rischioso avere a che fare con chi è guidato da una ideologia, perchè è molto difficile ragionarci, ed è tipicamente più aggressivo di un interlocutore non prevenuto.
Ciò detto, penso che anche i medici non obiettori non gradiscano procurare aborti e non sia il loro obiettivo. Penso che molti di loro lo facciano perchè l’alternativa sarebbe l’aborto clandestino, impossibile da controllare, relativo anche a feti oltre le settimane limite, con rischi sanitari molto più gravi, emergenze, degrado sociale, esercizio illecito di atti medici, e molte altri eventi nefasti. La logica quindi è del male minore, riconoscendo utopistica l’idea che la proibizione possa essere una soluzione.
L’idea quindi di creare un percorso medico distinto per i non obiettori, suona quindi come una sorta di forzatura ideologica, come a dire che chi non è obiettore si pone come obiettivo quello di porre fine alla vita, mentre questo è, ancora una volta, falso, perchè è piuttosto una estrema ratio in una logica del male minore.
Giulio scrive:
“Una breve premessa: è difficile discutere quando si percepisce una chiara posizione ideologica, ma proverò lo stesso. Definire un feto un bambino è una scelta ideologica. E’ un potenziale bambino, questo è certo.”
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Già, la posizione ideologica però non è la mia ma la sua Giulio, si legga la definizione di feto:
“Il feto è il risultato della fecondazione nei mammiferi, non ancora giunto a termine, ma dotato già delle forme e delle caratteristiche della relativa specie. Il feto, diversamente dall’embrione, non subisce particolari modificazioni negli organi, ma questi maturano strutturalmente e funzionalmente fino al parto”
C’è altro da aggiungere? Chi ha gli occhi tappati per una posizione ideologica, io o lei?
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“Per questo dire che un ginecologo non si forma per “fare a pezzi bambini” è una posizione ideologica.
Va aggiunto che un ginecologo si forma anche per “fare a pezzi” feti, come nel caso di aborti necessari per salvare la vita alla madre o di decesso del feto per molteplici possibili ragioni. Quindi la frase dell’autore del testo non è solo ideologica, è anche falsa.”
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Quindi chi fa a pezzi (letteralmente, quindi via le virgolette per favore) un feto fa a pezzi un bambino, è solo la sua ideologia che le fa distorcere quello che accade.
Non provi a portare il discorso fuori strada, qui non si parla di aborti spontanei o per pericolo di vita della madre. E’ un tentativo andato a vuoto.
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“Non meraviglia dunque che di fronte alla presenza di persone pervase da una ideologia i medici obiettori preferiscano non apparire, perchè è sempre rischioso avere a che fare con chi è guidato da una ideologia, perchè è molto difficile ragionarci, ed è tipicamente più aggressivo di un interlocutore non prevenuto.”
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Grazie per avermi messo in guardia e avermi informato che è pericoloso avere a che fare con persone guidate dall’ideologia come lei.
“Ciò detto, penso che anche i medici non obiettori non gradiscano procurare aborti e non sia il loro obiettivo. Penso che molti di loro lo facciano perchè l’alternativa sarebbe l’aborto clandestino, impossibile da controllare, relativo anche a feti oltre le settimane limite, con rischi sanitari molto più gravi, emergenze, degrado sociale, esercizio illecito di atti medici, e molte altri eventi nefasti. La logica quindi è del male minore, riconoscendo utopistica l’idea che la proibizione possa essere una soluzione.”
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Non mi interessa se i non obiettori sono contenti o no, fatti loro, qui si tratta di salvare il sacrosanto diritto degli obiettori. Altro tentativo di sviare il discorso andato a vuoto.
L’argomento del “male minore” è eticamente inaccettabile, una trappola dialettica per far passare qualunque cosa, il male se riconosciuto come male non deve essere compiuto.
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“L’idea quindi di creare un percorso medico distinto per i non obiettori, suona quindi come una sorta di forzatura ideologica, come a dire che chi non è obiettore si pone come obiettivo quello di porre fine alla vita, mentre questo è, ancora una volta, falso, perchè è piuttosto una estrema ratio in una logica del male minore.”
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L’idea è invece quella di creare una figura che ha come specializzazione quella di fare aborti e distinguerla da chi ha invece quella di aiutare a nascere, così finisce il problema dell’obiezione.
Non è quello che vi interessa?
Ma la verità è un’altra, la verità è che a lei questo non piacerebbe perché una volta scissa l’attività del medico abortista da quella di far nascere diverrebbe palese la natura inaccettabile dell’aborto.
Ciò detto, penso che anche i medici non obiettori non gradiscano procurare aborti e non sia il loro obiettivo
Questa e’ una cosa che io non ho mai capito. Perche’ non dovrebbero gradire?
Se il feto e’ “solo tessuto” che cavolo di “gradimento” dovrebbero avere?
Un podologo non fa tanti casini quando deve ripulire un piede malandato.
Perche’ un medico non obiettore dovrebbe farlo?
Giusta considerazione, comunque ribadisco che nel momento che non obiettano che gradiscano o no la cosa importa quanto sapere se l’autista dell’ATAC gradisce il traffico di Roma,
Chiamiamolo figlio allora: tutta la sua ideologia va a farsi friggere.
Innanzitutto complimenti ad Enzo per l’articolo.
Per Giulio
“Definire un feto un bambino è una scelta ideologica. E’ un potenziale bambino, questo è certo.”
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Sarebbe interessante sapere su quali basi lei, Giulio, dice una simile corbelleria.
Comunque avanti, ci informi sullo status ontologico dell’embrione e del feto, in modo che noi poveri ideologhi si possa uscire dalle tenebre della nostra ignoranza.
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“Ciò detto, penso che anche i medici non obiettori non gradiscano procurare aborti e non sia il loro obiettivo. Penso che molti di loro lo facciano perchè l’alternativa sarebbe l’aborto clandestino, impossibile da controllare, relativo anche a feti oltre le settimane limite, con rischi sanitari molto più gravi, emergenze, degrado sociale, esercizio illecito di atti medici, e molte altri eventi nefasti. La logica quindi è del male minore, riconoscendo utopistica l’idea che la proibizione possa essere una soluzione.”
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E secondo quale logica, l’impossibilità di impedire l’uccisione di bambini innocenti dovrebbe portare alla legittimazione della legalizzazione di tale barbarie?
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“Ciò detto, penso che anche i medici non obiettori non gradiscano procurare aborti e non sia il loro obiettivo.”
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E perché mai non dovrebbero gradirlo? Cosa c’è di sbagliato nel fare a pezzi un inutile grumo di cellule, un parassita (come è stato definito più volte dai supporters di Planned Parenthood)?
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Faye Wattleton, l’ex presidentessa di Planned Parenthood, nel 1997 su Ms. Magazine fu molto chiara:
“I think we have deluded ourselves into believing that people don’t know that abortion is killing. So any pretense that abortion is not killing is a signal of our ambivalence, a signal that we cannot say yes, it kills a fetus.”
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Traduco: ‘siamo degli illusi se davvero crediamo che la gente non sappia che l’aborto è omicidio. Ogni volta che fingiamo che l’aborto non sia omicidio diamo dimostrazione della nostra ambiguità, la dimostrazione che non possiamo dire si, l’aborto uccide il feto”.
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Ann Furedi, direttrice della più grande clinica abortiva della Gran Bretagna, la British Pregnancy Advisory (Bpas), diceva
“We can accept that the embryo is a living thing in the fact that it has a beating heart, that it has its own genetic system within it. It’s clearly human in the sense that it’s not a gerbil, and we can recognize that it is human life.”
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Traduco: “possiamo accettare che l’embrione sia un essere vivente per via del del fatto che ha un cuore che batte, e che possiede un suo unico codice genetico. È chiaramente umano, non è un gerbillo (una specie di roditori), e possiamo riconoscere che trattasi di vita umana.”
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Peter Singer, filosofo contemporaneo e sostenitore della liceità, oltre che dell’aborto, dell’infanticidio e della pedofilia, nel suo libro Practical Ethics scrive
“It is possible to give ‘human being’ a precise meaning. We can use it as equivalent to ‘member of the species Homo sapiens’. Whether a being is a member of a given species is something that can be determined scientifically, by an examination of the nature of the chromosomes in the cells of living organisms. In this sense there is no doubt that from the first moments of its existence an embryo conceived from human sperm and eggs is a human being.”
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Traduco: “è possibile dare al termine “vita umana” un preciso significato. Possiamo usarlo per indicare la vita dei membri della specie Homo sapiens.
Se un essere fa parte di una determinata specie, questo può essere appurato scientificamente tramite un esame della natura dei cromosomi nelle cellule degli organismi viventi.
In questo senso non c’è dubbio che fin dai primi momenti della sua esistenza un embrione concepito da sperma umano e ovuli sia un essere umano.
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Ora mi raccomando Giulio, di fronte alle parole inequivocabili e non fraintendibili (potrebbero essere fraintese solo da Flavio, parole così chiare, e il qi medio umano è spaventosamente più alto di quello del trollino sempre in piedi defenestrato tempo fa da Enzo, perciò non mi deluda, Giulio) mi venga a portare la solita solfa del funzionalismo per sostenere che un essere umano può non essere persone, che a quel punto le chiederò perché non dovremmo ammazzare i malati di Alzheimer, gli handicappati gravi e così via. Perché la logica funzionalista usata per sostenere la liceità dell’uccisione dei bambini nei grembi delle loro madri porta inevitabilmente a quello, se si vuole essere coerenti.
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Davvero chiarificatrici queste frasi Vincent.
L’accusa fatta da Giulio di visione ideologizzata ne esce del tutto ribaltata: chi non ha le lenti deformanti davanti agli occhi vede le cose per quello che sono, anche tra gli abortisti. Solo che c’è chi ha il “coraggio” di assumersi la responsabilità delle proprie idee e chi si nasconde dietro ragionamenti di comodo.
Una figura del genere è esistita per secoli e non c’era nemmeno bisogno che studiasse medicina. Si chiamava: boia.
Però a pensarci bene nei civilissimi USA, patria di ogni progressismo, il boia esiste ancora.
Visto che copiamo tutto copiamo anche quello…
Ricordo, in un passato non troppo remoto, le urla di gioia (da parte dei soliti de’ sinistra) perche’ un qualche stato degli USA che adesso non ricordo non riusciva a trovare uno che facesse il boia nelle carceri, per cui le esecuzioni capitali vennero sospese.
Mai ‘na vorta che se trovassero coerenti, ‘ste persone…
Il boia rende chiare le cose, non può obiettare ma è un mestiere infamante.
Ma allora se la pena di morte è giusta, perché chi la esegue è malvisto?
Vuoi vedere che se si stabilisce una specializzazione per terminare la vita non si trova più nessuno che vuole farla?
Altro che obiezione allora.
Per me sono da perseguire solo gli obiettori che vengono scoperti a fare aborti clandestini. Infatti tutta questa furia contro gli obiettori nasce dal pensare che l’obiezione all’aborto nasconda fini speculativi. Sino a prova contraria si deve supporre che l’obiezione sia in buona fede e ovviamente la si deve permettere, anche perché non si può obbligare qualcuno a uccidere degli esseri umani. La questione è vecchia e viene fuori anche per altre situazioni, tipo la vendita da parte dei farmacisti della “pillola del giorno dopo”. Ricordo uno scambio col vetero-liberale Piero Ostellino che sosteneva che andasse ritirata la licenza al farmacista obiettore perché si rifiutava di adempiere a quel servizio pubblico che comportava la concessione dal parte dello stato della licenza stessa. Questi sarebbero i “liberali”, quindi figuriamoci gli altri come possono essere. Sono cose che richiamano alla mente le peggiori dittature e che comunque stravolgono la figura del medico o del farmacista che da sempre sono quelli che si impegnano a salvare vite e non a dare morte. Di solito si cita il giuramento di Ippocrate contro queste cose, ma i fautori di questi ammazzamenti dicono che è sorpassato e di solito aggiungono che la Chiesa avrebbe ammazzato tante persone nella sua storia…cosa che non si capisce bene cosa c’entri con l’argomento, ma che dimostra che si sta interloquendo con gente che non ragiona più, accecata dall’odio dell’ideologia e dai propri pregiudizi.
Dalla Rivoluzione Francese in poi i sostenitori della libertà e dell’uguaglianza sono pronti a tagliare le teste di chi la pensa diversamente.
Adesso però anziché la ghigliottina si possono usare gli ordini professionali.
Si diventa ginecologi per libera scelta e non per costrizione. In casi simili è legittimo appellarsi alla coscienza per sottrarsi a una parte del proprio lavoro?
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La signora Lalli specula circa una attività che non conosce “direttamente” (e fin qua é anche normale…) ma che soprattutto non può provare a “fare”. Penso sia solo “operando” effettivamente il procurato aborto che emerge nel tempo, anche nel medico più “disumano” e sprovveduto eticamente, che di macelleria umana si tratta; di pura macelleria fra l’altro imposta a esseri che non sono ancora nati e ovviamente non sono in grado ne di prendere posizione ne di difendersi…
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La nuova figura di abortista/terminalista per specializzazione potrebbe avere anche senso, ma solo nella testina della Lalli. Vorrei proprio vedere come potrebbero rapportarsi nella realtà (avranno anche loro una propria vita, o no?) questi nuovi professionisti. Un conto é ammazzare un bambino nato perché la “medicina” ha deciso che non può vivere (come avviene in Olanda… pratica “molto” discutibile… ma…), un conto é ammazzare un malato terminale (si applica una sua precisa volontà e quindi si rispetta una libertà altrui… tutto molto discutibile anche in questo caso ma … ), un conto é ammazzare un vecchietto (allo stesso modo in ossequio comunque ad una libertà “altrui”…). Ma ammazzare un essere (sano) sapendo che a priori si é impossibilitati a sapere cosa ne pensa della faccenda…
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La Lalli si può mettere il cuore in pace… la percentuale di obiettori non può che continuare a salire nel tempo… Si prenda una laurea in medicina così contribuendo a dare soluzione a questo particolare trattamento “sanitario obbligatorio” con cui sempre meno medici vogliono a che fare…
Quello che stupisce è come si faccia a non fermarsi a riflettere davanti al fatto che proprio tra chi è sul campo l’orrore per l’aborto è così alto.
Ideologia e solo ideologia, quella hegeliana nel suo “tanto peggio per i fatti se non si adattano alla teoria”.
E dopo il ‘900 delle ideologie dovremmo averne le scatole piene.
Non è un caso comunque che per evitare questi orrori e imbarazzi da parte dei professionisti si sia puntato sul “pesticida umano”, ossia il farmaco RU 486, che lascia tutto sulla coscienza della madre che può (in alcune nazioni molto “avanzate”) anche abortire in casa, evitando ai professionisti non obiettori di sottoporre la propria coscienza a tutta questa violenza (come si dice; lontano dagli occhi…).
Sono quelli “dalla parte delle donne” che regalano loro la RU 486, così se ne lavano le mani.
Vergogna!
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