I due accordi sull’Ucraina e sul nucleare iraniano segnano delle linee di demarcazione, le “linee di faglia”.
Ed è proprio su queste linee che si combatte lo “scontro delle civiltà”.
Lo “scontro delle civiltà” di Samuel Huntington e la selezione naturale, da “Inchiesta sul Darwinismo”:
Lo scontro di civiltà descritto da Huntington consiste proprio in un tipo di guerra diffusa lungo i punti di contatto tra le due civiltà in contrasto; punti definiti “linee di faglia” adottando un termine che in geologia indica il punto di attrito che è all’origine dei sismi.
Le guerre di faglia sono caratterizzate dall’impossibilità di terminare con un accordo: di fatto sono guerre infinite; le uniche possibilità che abbiano termine risiedono nel ricomporsi delle diversità o nello sterminio di una delle due civiltà. Se però il ricomporsi della diversità viene escluso dall’inconciliabilità del relativismo liberale con la verità immutabile delle religioni, non rimane che una guerra infinita o, con un meccanismo pienamente in linea con la selezione naturale, l’estinzione di una delle due civiltà. Ma il non-Occidente è rappresentato da una popolazione estremamente vasta, e in questo caso non può verificarsi quanto è accaduto per i maori e i pellerossa, a meno che non si ricorra ad armi di distruzione di massa.
Questa la teoria, nella realtà attuale sono due le situazioni che emergono in questi giorni, una corre lungo la linea che delimita i confini dell’Iran e l’altra quelli dell’Ucraina che è la vera novità rispetto alla visione originale di Samuel P. Huntington in quanto una delle civiltà che resiste a quella liberista non è l’Islam ma una parte dello stesso Occidente, la Russia che si è data come riferimento la cultura tradizionale e nazionale respingendo il relativismo sviluppatosi negli ultimi anni e la cultura di ispirazione anglosassone.
In questo quadro il recente accordo di massima sull’arricchimento dell’uranio da parte dell’Iran è stato salutato come un grande successo politico dell’amministrazione Obama, questo fatto allontanerebbe dalla deflagrazione di un conflitto totale spingendo verso una cronicizzazione a bassa intensità, ma le dichiarazioni del Premier Israeliano Benjamin Netanyahu sono di chi si spinge verso la zona di crisi denunciando un pericolo al quale si può rispondere con una reazione di attacco, come lascia intravedere un articolo apparso sul Corriere della Sera: Iran, Netanyahu: «L’accordo dà loro miliardi per il terrore globale». Si tratta di un allarme già gridato fortemente dallo stesso Netanyahu all’inizio di Marzo davanti al Congresso degli Stati Uniti in un gesto di aperta sfida al Presidente Obama, in quegli stessi giorni l‘Arabia Saudita concedeva il sorvolo del proprio spazio aereo allo stesso Israele per eventuali azioni contro gli impianti in Iran. E all’indomani dell’accordo gli stessi USA lanciano un messaggio di sfiducia all’Iran testando una “super bomba” da impiegare nel caso l’accordo fallisse.
Ma la questione iraniana, passando per quella recente dello Yemen, per quella irakena, e per la siriana, rimanda subito al contesto europeo, da parte russa si fa notare infatti che riguardo alla difesa antimissile dispiegata in Europa con la motivazione di difendersi dalla minaccia iraniana (definita una “favola”), non sembra esserci nessuna intenzione di rimuoverla a seguito del buon esito degli accordi, questo rafforza presso i russi l’idea che si trattasse di un pretesto per camuffare intenzioni ostili verso di loro.
NATO missile shield to stay in Europe no matter deal or no deal with #Iran http://t.co/Tx23zT2lRD pic.twitter.com/VZNwSJrrIj
— RT (@RT_com) 4 Aprile 2015
E i russi non sembrano credere molto neanche all’intenzione di Kiev di rispettare la tregua, secondo le dichiarazioni riportate su Russia Today, tra le forze indipendentiste dell’Est prevale la convinzione che la tregua serva solo a permettere all’esercito e alle milizie del governo di Kiev di riorganizzarsi e preparare una prossima e più intensa campagna militare. Due trattati fragili e importantissimi la cui violazione potrebbe determinare il superamento della situazione di “guerra infinita” e il precipitare verso un conflitto di eliminazione dell’avversario.
Ma esiste un rischio di degenerazione rapida del conflitto di faglia quella che viene introdotta dalla dottrina USA del Prompt Global Strike (PGS), l’idea cioè che si possa colpire con armi convenzionali di precisione qualsiasi obiettivo in qualunque paese del mondo nell’arco di una sola ora. E non è stato rassicurante il test missilistico effettuato dagli USA i 23 Marzo con il lancio di un missile balistico intercontinentale Minuteman da una base in California.
La Russia si sente minacciata da una tale possibilità e tramite le agenzie di stampa sta moltiplicando i messaggi nei quali dichiara di essere pronta, con qualsiasi mezzo, a fronteggiare questa eventualità:
Russia boosts air/missile defense in face of US Prompt Global Strike capacity http://t.co/bCljRjbwPt pic.twitter.com/RsInhUY8PW — RT (@RT_com) 5 Aprile 2015
Russia is still ready for war – even #nuclear http://t.co/jpgX4TJdnT pic.twitter.com/gLCOJkqXX5 — Russia Insider (@RussiaInsider) 6 Aprile 2015
La direzione che prenderà la crisi dipenderà dalla strategia che verrà attuata dalle parti in gioco, ciascuna al tempo stesso potenzialmente parte aggredita e potenziale aggressore, una situazione che sarebbe destinata a volgere al peggio se fosse attuata la Teoria dei giochi che valse a John Nash il Nobel per l’economia nel 1994, quella secondo la quale non ci si può mai fidare dell’avversario e l’unica scelta possibile è non fidarsi dei trattati e possibilmente colpire per primi. L’idea venne sviluppata da Nash quando lavorava alla RAND Corporation, un think tank che si occupa di sviluppare metodi decisionali in politica e in campo militare e che venne assunta come linea di condotta dagli Stati Uniti durante la Guerra fredda.
La visione di Huntington quindi non lascia che due possibilità, o una guerra “infinita” lungo la linea di faglia che si estende dall’Iran all’Ucraina, o un tentativo di abbattere le civiltà non allineate con una prova di forza.
In ogni caso la scelta è la guerra, cronica o acuta, non sono previste alternative. Almeno finché in Occidente prevarrà la filosofia della selezione con un unico modello socio economico globale e non quella della collaborazione in un mondo multipolare.
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Ed ecco allora che la lotta per mantenere la pace si deve articolare qui da noi nei termini di una lotta alla colonizzazione culturale da parte dei modelli americani, questa lotta ha innanzitutto il merito di resistere a una menzogna e cioè che l’intero Occidente (qualsiasi cosa sia) sia ormai uniformato al relativismo – nichilismo – buonismo delle autoproclamate elites (elite a dire il vero con scarsissimo spessore culturale rispetto alle loro antenate illuministe e positiviste), e come corollario il rendere impraticabile una guerra di ‘civiltà’ proprio perchè tale ‘civiltà liberale’ semplicemente non esiste e non raggiunge la maggioranza del popolo.
Torno ora da una bellissima vacanza con la famiglia nel Cilento (stavamo proprio nel paese di Castellabate, luogo incantato reso famoso dal film Benvenuti al Sud) dove si percepiva in maniera fisica, dal modo di scherzare dei gitanti di Pasquetta, all’atmosfera dell’affollatissima Veglia Pasquale, dai discorsi che si sentivano per le strade fino alle onnipresenti e curatissime edicole mariane che le aree di resistenza sono robuste e agguerrite o, per dirla con Nicolas Gomez Davila: ‘La modernità non è un destino ineluttabile, il mondo è pieno di depositi clandestini di armi’. Credo che notizie come quella recentissima della proposta di alcuni deputati francesi di ‘cambiare i nomi’ dei paesi francesi con riferimenti cristiani (e.g. St. Cyr, St. Marie de la Mere…) in nome di una totalmente falsa ‘angoscia provocata ad appartenenti ad altre religioni’ dia la misura come queste elites stiano ormai sragionando e che quindi sentano oscuramente la loro scarsa efficacia…
Bellissima l’immagine che hai dato del Cilento, io potrei darne altrettante della Puglia, a dimostrazione che quello che viene ritenuto “vecchio” e superato da alcuni è invece una vera civiltà da difendere.
L’immagine invece di un Occidente (come dici bene “qualsasi cosa sia”) uniforme e caratterizzato da un’adesione al nichilismo e al rinnegamento della sua tradizione è effettivamente una creazione dei media, il pericolo è adesso che la realtà virtuale riproposta continuamente sia scambiata per quella reale e, in un processo di attrazione, trasformi veramente il mod di vedere di intere fasce di popolazione.
Ma sono assolutamente d’accordo che esistono vaste aree di “resistenza” che solo adesso stanno prendendo consapevolezza del fenomeno, sono fortemente convinto che stiano formandosi delle linee di faglia che Huntington non aveva previsto, delle faglie interne allo setsso Occidente. Ed è qui che si giocherà una battaglia importante.
Il test missilistico è normale routine, ne viene fatto più o meno uno all’anno da tutte le nazioni che possiedono ordigni di quel tipo (inclusi i francesi per esempio, quand’è stata l’ultima volta che avete sentito di un test di un SLBM francese? Mai? Perchè non ne frega nulla a nessuno, appunto).
Sulla questione ABM i Russi strillano come aquile ma anche qui, andando al di là della propaganda delle due parti, la questione è semplice: durante la guerra fredda solo le due superpotenze o loro strettissimi alleati erano in grado di sviluppare missili balistici o, peggio ancora, anti-balistici, e quindi il genio poteva essere tenuto nella bottiglia da un accordo bilaterale. Oggi quelle tecnologie sono accessibili a quasi qualunque nazione industrializzata che voglia dotarsene, e la vecchia politica non appare più praticabile: dunque li costruiremo e ce li punteremo reciprocamente contro, ma l’equilibrio del potere non cambierà eccessivamente… nemmeno il più pazzo dei generali rischierebbe una guerra atomica contro la Russia sentendosi “protetto” da qualche sparuta decina di intercettori, che peraltro funzionano ancora abbastanza male.
Camillo, mi sembra che il pericolo sia nella tensione crescente, nell’accumulare uomini e mezzi a stretto contatto, così si generano situazioni che possono sfuggire di mano.
Faccio un esempio concreto, nel 1983 si sfiorò un conflitto nucleare per via di una esercitazione NATO durata 10 giorni (Able Archer 83) e che i Russi temettero che fosse una vera e propria preparazione ad un attacco.
All’inizio di Marzo per 10 giorni tutta la classe dirigente russa è scomparsa dalla scena pubblica, voci abbastanza affidabili dicono che si sia verificato un nuovo caso Able Archer.
Questo è il pericolo di un conflitto acuto, ma anche quello cronico è una tragedia che è difficile accettare.
Chiedo scusa, ma l’articolo che ha postato (mi dispiace di fare, spesso, il Bastian Contrario su questo blog) e’ pieno zeppo di inesattezze, quando non veri e propri strafalcioni.
A parte i consueti, ormai, e(o)rrori sul linguaggio tecnico, informatico in particolare, mi sembra anche piuttosto dubbioso in termini geopolitico/militari.
l’NSA avrebbe dirottato il traffico internet tra il Texsas e il Regno Unito, e lo avrebbe dirottato in Ucraina? E a che scopo, di grazia? Anzi, avrebbe fatto proprio un cattivo scherzo al suo paese, rischiando di svelare piani segreti. Magari (per loro) i servizi russi potessero mettere le mani su tutto il traffico che passa in occidente. E poi bisognerebbe vedere la topologia BGP, mi sembra strano tra Texas e UK mettere in mezzo l’Ucraina, ma sara’…
A parte che poi gli ordini di strike nucleari li dovrebbero trasmettere per via satellitare, semmai, e non dall’ADSL di un funzionario del Pentagono.
Ma e’ ridicolo che il Regno Unito inizi una guerra termonucleare contro la Russia. Infatti sono disponibili solamente 60 testate, per di piu’ degli anni ’60-’80, quando non dismesse, che certo faranno male, ma non possono competere con gli ultimi sistemi d’arma russi, continuamente aggiornati per affrontare una guerra contro gli USA.
Quanto al “malware” su che doveva girare, visto che in origine il “traffico dirottato” non si sapeva neppure a cosa e a chi era diretto? E a parte che, ovviamente, il malware non gira certo sul router (non ci gira certo nulla sul router del traffico che transita, ovviamente)
Quanto all’ Able Archer 83, contrariamente a quanto io stesso avevo detto su questo sito, non sarei piu’ cosi’ sicuro che i sovietici la pensassero cosi’.
E ancora: come farebbe un malware ad aiutare a decifrare il piano segreto segretissimo di borbandamento nucleare inglese?
Piano che, sempre secondo l’articolo, l’NSA stessa avrebbe fatto passare sotto gli occhi ucraini e russi?
Mi rendo sempre piu’ conto che, se anche fossero vere queste cose (che giudico inattendibili in toto, se non si fosse capito), che siamo governati da dei perfetti idioti.
Tanto per ricordare di quanti steroidi si faceva Kennedy prima di minacciare l’URSS, o non mi ricordo piu’ qualche capo di stato consultava sempre la chiromante prima di prendere decisioni importanti…
Piero, come avrai visto l’articolo è del 23 Marzo per cui se fossi stato certo del contenuto l’avrei inserito nel post.
Il sito non lo conosco benissimo ma in genere non dice stupidaggini, certamente stavolta non è facile stabilire la verità, ho riportato la cosa nell’intervento principalmente per indicare lo stato di pericolosa tensione di cui non ci rendiamo conto.
Speriamo tu abbia ragione caro Camillo, speriamo che questa strana guerra ideologica preventiva rimanga ideologica…
Professore, e se la smettessimo una volta per tutte di farci la guerra?
Soltanto la guerra in Iraq e’ costata 100miliardi di dollari. Pensate cosa si sarebbe potuto fare con quella somma.
Il patrimonio della famiglia Bin Laden e’, mi sembra, circa il PIL dell’Italia. Pensate invece che giurare morte al Satana USA, cosa avrebbe potuto fare questo qui per TUTTO il mondo.
Dopo la caduta del maledetto comunismo, c’e’ chi scrisse “fine della storia”. A me pare che le guerre siano aumentate a dismisura. E a lei?
Concordo in toto caro Piero, da cattolco apostolico romano penso che la fine della storia si avrà solo alla fine dei tempi e prima di allora il male sarà ahimè sempre fra noi.
Detto questo però esistono dei mezzi umani e politici per limitare il numero e l’entità dei conflitti, nel medioevo ciò avveniva attraverso il codice cavalleresco per cui in certi giorni (i.e. giovedì e domenica) erano interrotti i conflitti, lo stesso avveniva al calar del sole, poi (almeno in Europa) non c’era la leva obbligatoria e le persone in armi erano una quota tutto sommato minore della popolazione, nella modernità queste regole sono saltate, per un periodo piuttosto lungo l’equilibrio dei due blocchi aveva garantito una sorta di ‘calmiere’ ai conflitti, ora che l’equilibrio è saltato e le guerre (sotto varie forme più o meno convenzionali che vanno dal terrorismo alle ‘azioni di polizia internazionale’ e via dicendo) non solo sono aumentate ma sono anche diventate a volte difficili da identificare come tali mantenendo però il loro carico di dolore, lutti e devastazioni…
Potremmo smettere di farci la guerra ? E’ una domanda molto complessa a cui non so rispondere razionalmente caro Piero, a volte ci facciamo la guerra anche in famiglia o tra amici e le guerre civili sono spesso le più orrende…non so dirti se si tratta dello stesso problema che solo si trasferisce di scala passando da quella personale a quella mondiale oppure se i fenomeni non sono comparabili, io però a proposito sono abbastanza pessimista e ti direi ‘no, non siamo capaci di smettere’….