Sul Corriere della Sera nello stesso giorno appaiono due articoli, uno per la selezione pre-impianto, uno per l’abolizione del termine “razza”
E’ solo il razzismo che evolve.
Razza. Un’invenzione nefasta senza valore scientifico. «Aboliamo il termine», così titola un articolo a firma di Adriano Favole e Stefano Allovio, sulla proposta di modifica della Costituzione avanzata da Gianfranco Biondi e Olga Rickards:
Da decenni, antropologi e genetisti non smettono di ricordarci che gli esseri umani condividono il 99,9% del patrimonio genetico e che il restante 0,1% non rimanda necessariamente a distinzioni discrete e misurabili fra popolazioni; coloro che studiano il patrimonio genetico degli esseri umani indagano la variazione statistica di singoli gruppi di geni, una prospettiva in cui la nozione «classificatoria» di razza non ha più diritto di cittadinanza.
La differenza di quello 0,1% non viene ritenuta sufficiente a determinare una differenza di classificazione. In realtà la differenza sarebbe del 10% in quanto secondo la stessa corrente di pensiero siamo al 99% scimmie, quindi all’interno di Homo sapiens la differenza sarebbe dello 0,1% sull’1%, quindi del 10%. Ma a parte queste precisazioni, quello che emerge è che ciò che distingue un essere umano è la corrispondenza del patrimonio genetico al 99%.
Secondo articolo: Diagnosi preimpianto degli embrioni«Vogliamo un secondo figlio sano», stavolta a firma di Margherita de Bac:
«Il più grande desiderio è avere un secondo bambino. Non per me ma per dare un fratello a mia figlia Ilaria, gravemente ammalata di fibrosi cistica. E lo vorrei in salute, questo bambino. Le sembra una grande pretesa, la mia?».
No, non lo è. Rosita è sposata con Walter, portatore sano, come lei, della terribile malattia genetica trasmessa inconsapevolmente alla primogenita che ora ha otto anni e vive tra casa e ricoveri. L’unico modo per non rischiare di mettere al mondo una seconda creatura sofferente è la diagnosi preimpianto degli embrioni, vietata in Italia alle coppie fertili. Però Rosita e il marito non si sono arresi. Dopo una lunga battaglia giudiziaria condotta anche in Europa, con un ricorso alla Corte per i diritti dell’uomo di Strasburgo vinto nel 2012, hanno ottenuto a settembre 2013 dal Tribunale civile di Roma una sentenza che ordina alla Asl Rm A di eseguire l’esame.
La Corte per i diritti dell’uomo ha stabilito nel 2012 che l’embrione non è un essere umano, solo così Rosita e il marito possono pensare di avere con certezza un second figlio sano, se infatti l’embrione fosse un essere umano questo “diritto” sarebbe impossibile da esercitare in quanto la sorte deciderebbe comunque secondo le sue regole e ai genitori resterebbe solo l’opzione di fare una scelta eugenetica sopprimendo l’eventuale figlio malato.
Appare qui evidente una contraddizione: se la condizione per essere considerati esseri umani risiede nella comunanza del 99,9% del DNA tra le varie popolazioni, come è possibile che un individuo con il 100% di DNA in comune con i suoi genitori umani non sia considerato anch’esso un essere umano?
Non si possono usare due criteri in base alle convenienze e piegare la ragione verso conclusioni preconfezionate, se la richiesta di eliminare il termine “razza” dalla costituzione si basa sulla percentuale di DNA in comune, allora anche l’embrione è un essere umano.
Viceversa, se la comunanza al 100% del DNA non è ritenuta sufficiente a classificare un individuo come appartenente ad una determinata specie, tanto più una differenza dello 0,1% potrà essere “scientificamente” ritenuta valida per discriminare tra diverse razze.
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108 commenti
Dinanzi a certi problemi non riesco ad avere risposte definitive. Se è vero che un embrione è un essere umano, è pure vero che una coppia di genitori che ha già un figlio affetto da fibrosi cistica ha tutta la mia comprensione se prende certe decisioni, senza arrivare al punto assurdo di tacciare nessuno di razzismo…
Io, ma sono io, in quel caso ricorrerei all’adozione, ma non posso imporre il mio pensiero.
E sono anche convinto che è pure un’aberrazione voler rischiare di mettere al mondo un figlio affetto dalla malattia solo per il desiderio di avere un figlio… Problema grosso, anzi grossissimo, insomma.
Se poi si ragiona che la legge consente l’aborto di feti affetti dalla malattia e non consente la diagnosi preimpianto alle coppie fertili, allora mi cascano le braccia…
La comprensione la condividiamo, la risposta però non può essere l’eliminazione del malato. Siamo anche d’accordo sulla contraddittorietà della legge sull’aborto e quella sull’analisi pre impianto, una contraddizione che mette in luce il fatto che quando si perde la strada della ragione non si può che cadere in contraddizione.
Il fatto è che il legittimo e fondato considerare l’embrione persona umana (e a scanso di futuri equivoci, la penso così anch’io!) non è condiviso e accettato da tutti… Magari, proprio per questo esistono chilometri di dibattito, no?
Ponevo l’accento sull’incoerenza della legge che consente di abortire un feto (e a scanso di futuri equivoci, preciso che non sono d’accordo: sono contro l’aborto!), ma non di attuare una diagnosi preimpianto, di fatto sacrificando gli embrioni malati a vantaggio di quelli sani (una sorta di “aborto” fuori utero)… A questo riguardo molti – che hanno il diritto di pensarla diversamente da lei (e da me) – obiettano che la ragione sarebbe consentire la diagnosi preimpianto per garantire la coerenza di fondo (equiparando così l’embrione al feto)…
Come facilmente intuibile, non è in questo nostro blog che possiamo dirimere la questione in modo definitivo, qui ognuno può dire la sua, ma per favore non ergiamoci a rappresentanti della vera ragione e della vera civiltà.
Guarda Giuseppe che le stesse cose che dici per la diagnosi preimpianto sulle malattie vale per altre cose come la scelta del sesso del figlio.
Perchè impedire la diagnosi preimpianto sul sesso del nascituro se poi la legge consente l’aborto non appena i genitori vengano a conoscenza del sesso del feto (basta che la donna non ne dica il vero motivo)?
Scusa, ma proprio non capisco la domanda… Puoi essere più chiaro?
Oggi voglio dare voce ad una delle maggiori fautrici del passaggio da aborto non legale ad aborto legale. Emma Bonino, che ha promosso qui in Italia, l’aborto con tutti i mezzi.
Cosa dice ora la Bonino (che ha scoperto di avere un tunore)?
Dice : “io non sono il mio tumore”. Cioè: io non sono la mia malattia. Colei che ha favorito l’aborto terapeutico. Terapeutico! Dove si guarisce la malattia facendo scomparire il malato, perche si associa il malato con la malattia. O peggio, la madre è malata perché ha dentro di se la malattia(il bambino) che non avrebbe diritto nemmeno a essere chiamato malato, ma solo malattia.
E di fronte a queste parole di Emma Bonino, il caro Giuseppe cosa dice? Che capisce che è pura aberrazione mettere al mondo un figlio malato. Ma come? Mettere al mondo? Se gli diagnosi una malattia, è già di questo mondo. Non si diagnostica una malattia ad un’idea, ma ad una persona, ad un figlio. Non aiutare un figlio che già c’è, questa è aberrazione. E lo dico dai miei 38,5 di febbre che ancora nn vanno via. Ritorno a letto in buon ordine e vi lascio continuare, saluti.
Davvero efficace questa riflessione sulle parole di Emma Bonino, ci sarebbe potuto venire fuori un articolo, chissà, pensaci.
Auguri di una rapida guarigione (NB anch’io sto a casa in malattia, per questo ho fatto una raffica di interventi, da domani tornerò alla normalità…).
Caro Max, ti auguro di guarire presto, perché la febbre ti ha impedito di comprendere quel che ho scritto…
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Posso capire il tuo livore nei confronti della Bonino, ma che c’entra riguardo a quanto avevo scritto io?
Quando poi scrivi “E di fronte a queste parole di Emma Bonino, il caro Giuseppe cosa dice? Che capisce che è pura aberrazione mettere al mondo un figlio malato…”.
E di fonte a che? Vedi, in realtà non mi contrapponevo affatto a quanto dichiarato dalla Bonino (e come potevo, dal momento che non era presa in ballo?), e invero scrivevo: “E sono anche convinto che è pure (nel senso di “anche”, ché rischiamo che non lo capisci un’altra volta) un’aberrazione voler rischiare di mettere al mondo un figlio affetto dalla malattia solo per il desiderio di avere un figlio…”, che è ben diverso. Concordi?
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Infatti precisavo che, dal mio punto di vista (piuttosto di mettere al mondo un infelice), è preferibile un’adozione, quindi nemmeno procreare. Ti è chiaro questo semplice passaggio?
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E la finisco dicendoti che susciti persin tenerezza quando infervorato, e scontatissimo, scrivi: “Non aiutare un figlio che già c’è, questa è aberrazione”. Seriamente, Max, quale genitore sano di mente non ama più di se stesso e non aiuta nel bisogno chi è sangue del suo sangue? Ma guarda un po’ che scherzi combina la febbre!
Vedo che la febbre è contagiosa, provocando incomprensione anche a te. Livore per la Bonino? Le sono grato, gratissimo per le parole che ha usato. Spiega, la Bonino, che un conto è parlare di diritti sulla pelle di altri (i bambini ancora non usciti dal ventre materno), un conto è essere dentro il teatrino della vita e allora uno fa tutti i distinguo, molto giustamente.
Altri prima di lei dicevano che il malato non è la malattia. Ora lo dice anhe la Bonino. Poi mi chiedi..”quale genitore sano di mente non aiuta il sangue del suo sangue?” Eh, caro mio, milioni di genitori che scelgono ogni anno di far buttare nel cestino dell’organico, il proprio figlio.. Venuto non come loro volevano. Il semplice passaggio non mi è chiaro, aiutami.
Ti faccio tenerezza? È una raffinata tattica, è il modo per farti abbassare la guardia.
Prendo atto, caro Max, del tuo “sono grato” alla Bonino… In altri tempi, immagino, sarebbe stato un vero scoop, direi.
Che poi lei intendesse spiegare, con quanto sostenuto, quello che le attribuisci tu, è un altro paio di maniche.
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Se ti chiedevo ”quale genitore sano di mente non aiuta il sangue del suo sangue?” era riferendomi al tuo perentorio e scontatissimo “Non aiutare un figlio che già c’è, questa è aberrazione”. Chiaro che mi riferivo a quel tuo “figlio che già c’è”… E adesso mi rigiri le carte in tavola, affermando, altrettanto scontatamente, che ci sono milioni di genitori che abortiscono. E allora? So anch’io che ci sono, non sono d’accordo con loro (sono contro l’aborto!). Ma con la tua logica che confonde fischi con fiaschi come la mettiamo?
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Sul “semplice passaggio” che non ti è (ancora) chiaro (?!) vengo generosamente in tuo aiuto e ribadisco quel che penso e cercavo di farti capire che penso…
Dal mio punto di vista (piuttosto di mettere al mondo un infelice),
è preferibile un’adozione,
quindi è preferibile nemmeno procreare,
cioè non concepire,
rinunciare umilmente ad avere un figlio naturale.
In questi casi, per me è meglio adottare un bambino/a che già esiste,
si può essere padri e madri felici anche in questo caso.
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Chiaro adesso?
E spero che sia scesa la febbre.
Ciao Giuseppe,
scrivi:”Che poi lei intendesse [emma bonino]spiegare, con quanto sostenuto, quello che le attribuisci tu, è un altro paio di maniche.”
Non ho mai detto che lei ‘intendesse’ spiegare. A volte, ed è questo il caso, si spiega (si comunica) qualcosa malgrado le intenzioni del comunicatore.
Nessun girare carte in tavola. Brutto, quando non ci si capisce, usare questo termine. Avevo scritto un articolo sulla comunicazione buona, che non ti dirà niente in più rispetto a quello che sai, ma ti dirà qualcosa in più di me. Mai girare le carte, capita di non capirsi, e allora ci si spiega.
Ho capito quel che hai detto ne, nel passaggio successivo, e la pensiamo nello stesso modo. Ma chiamare infelice uno che non sta bene come te è un attribuire ad un altro le tue emozioni. Mio cugino per esempio è felice, felicissimo. Sa che la vita è dura, ma cosa ha a che fare con la felicità il fatto che la vita sia dura? Fare della salute l’unico parametro per decidere sulla felicità di una persona lo trovo… aiutami tu, lo trovo..
Bene, ci siamo chiariti:
1) la Bonino spiega “indirettamente”;
2) su girare le carte in tavola non prendertela troppo, è solo un modo di dire per far capire che si parlava di una cosa e ne hai tirata fuori un’altra, ma prendo atto che non era tua intenzione;
3) se sull’adozione che risolve tanti magoni la pensiamo allo stesso modo, evviva!
Riguardo alla presunta infelicità di malati con serie patologie, senz’altro la misuro sulla mia pelle, come se le avessi io (e penso che sarei infelice). Ma se tu dici che possiamo anche ipotizzare che uno seriamente malato può anche essere felice, non ci metterei la mano sul fuoco, ma accetto questa possibilità.
Notte.
Scusate, OT grosso come una casa, ma non resisto: “Pilota arso vivo. Ira dell’Islam moderato: ‘Crocifiggete i jihadisti’ “
Rispondo qui a Giuseppe: se è a rischio la vita della donna, salverei la donna. Se è a rischio la vita della donna, non il suo umore.
Questo, se fossi il marito di quella donna. Se io fossi quella donna, dovrei trovarmici per darti una risposta.
Capisco che usi le parole giuste… Salveresti la vita di quella donna (che banalità inutile aggiungere “non il suo umore”, come a dire che ci sono donne che abortiscono per capriccio: sei bravo a prendere le distanze quando giustamente dici che non sei quella donna, ma altrettanto bravo a giudicarle, eh?, convinto come sei che molte lo fanno per capriccio, quelle birichine).
In soldoni, per tradurre, da marito di quella donna, se fosse in pericolo la sua vita, decideresti per l’aborto, la soppressione del feto… Sono d’accordo con te, anch’io farei questa scelta (considerato che quel feto non avrebbe grosse speranze di vita, come precisavo nel caso posto in luce, un vero caso, purtroppo). Per tanti, ancora purtroppo, solo un caso limite che non fa regola…
Ma scusa Giuseppe, lo spirito della tua domanda era proprio questo: se la donna sta rischiando la vita. E allora se io lo sottolineo che è la condizione sine qua non, tu mi dici che giudico le donne? Ma per favore. Preciso che l’unico caso possibile è il rischio della vita fisica della donna, perché è in ballo la vita fisica del bambino.
Le braccia non cadono ahimè soltanto di fronte alla legge italiana che consente l’aborto del feto malformato o affetto da gravi patologie ma non consente la diagnosi preimpianto, cadono di fronte all’immensa ipocrisia che ci connota da sempre come paese.
Si applaude alla chirurgia prenatale / fetale, espressione di una tecnologia d’avanguardia che garantisce a molti bimbi che fino a qualche anno fa non avevano chance di poter sopravvivere e non si accetta l’idea di utilizzare lo stesso strumento, la tecnologia, per evitare di mettere al mondo creature il cui destino di estrema sofferenza è già tracciato.
Del resto, perché meravigliarsi? Si consente l’aborto ma si rende complicato il reperimento dei farmaci che lo eviterebbero sul nascere con il solo fine di umiliare chi non desidera una gravidanza frutto di un errore.
La Commissione Europea ha dato il via libera alla somministrazione senza ricetta medica della pillola dei cinque giorni dopo e da noi è ancora in pieno svolgimento la sceneggiata sul come somministrarla.
L’ipocrisia semmai mi sembra quella di chi chiama “evitare di mettere al mondo” la soppressione di una vita.
La pillola abortiva non può essere un prodotto da banco come un’aspirina, questo dovrebbe essere evidente, e quindi va dato merito all’Italia che non si accoda a leggi assurde che passano solo per via della dittatura della cultura abortista.
Quindi nessuna sceneggiata, si sta solo difendendo l’ultimo barlume di ragione, e in questo il nostro biasimato paese, sempre nominato come vergogna, è l’ultimo barlume di razionalità e l’ultima resistenza della civiltà.
Oh sì certo, l’Italia è davvero l’ultimo baluardo di razionalità e di civiltà su questa terra e ha dimenticato di aggiungere che siamo anche il paese più evoluto in assoluto! Fa benissimo a goderselo questo straordinario paese.
Io ho scelto diversamente e ne sono felice.
La cultura abortista la intravvede chi la vuol vedere ovunque a tutti i costi e comunque si tratta di un personalissimo punto di vista.
Ciò che importa è che nessuno obbliga chicchessia ad abortire o a intraprendere una diagnosi pre-impianto o una qualsiasi altra metodica contro la propria volontà.
Trovo semplicemente ipocrita che chi ha già deciso di non voler dare inizio a una gravidanza a seguito di un errore subito o compiuto deliberatamente, sia costretta nei primissimi giorni a rincorrere un prodotto disponibile per evitare ben altri percorsi, dando l’impressione di chiedere l’elemosina.
Mi piacerebbe che “l’ultimo baluardo di razionalità e di civiltà” fosse altrettanto scrupoloso e attento alle donne che una gravidanza la desiderano e che spesso, in particolar modo in quest’ultimo periodo, non possono affrontarla per la situazione economicamente difficile che tutti ben conosciamo.
La maggior parte dei Paesi europei, quelli poco razionali e incivili, offre alle donne in stato interessante e ai giovani studenti diversi piani di aiuti concreti e parecchie opportunità per far convivere nel migliore dei modi il periodo di gravidanza con gli eventuali impegni lavorativi.
Da noi le donne che lavorano sono spesso costrette a firmare un foglio in bianco, che subito dopo la gravidanza si trasformerà miracolosamente nelle proprie dimissioni.
Urge dunque capire perchè l’italia ha tassi abortivi minori di tanti di questi paesi europei dove le donne sono meglio trattate che da noi…
https://helpgov.files.wordpress.com/2011/08/western-europe-abortions-20081.jpg
Forse perché molti aborti non sono registrati?
Bè certo! E prima della 194 c’erano tre milioni di aborti clndestini ogni anno in Italia. Ancora a questi argomenti siamo?
Perché, secondo lei non ce ne sono più?
perchè secondo lei non ci sono aborti illegali anche negli altri paesi europei?
quindi che facciamo? stiamo ai dati ufficiali o tiriamo ad indovinare?
Simone,
se lei ha scelto di andarsene e si trova bene buon per lei, ma non sposti la questione, su molti punti la nostra cultura “arretrata” è una resistenza alla nuova barbarie, a proposito lei in che paese ha scelto d vivere?
Riguardo la cultura abortista è singolare che lei si lamenti che uno la vuol vedere ovunque quando proprio di aborto selettivo stiamo parlando.
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Ma quello che davvero continua a sfuggire e che è invece semplicissimo, è che non ha senso la frase “nessuno obbliga chicchessia ad abortire o a intraprendere una diagnosi pre-impianto o una qualsiasi altra metodica contro la propria volontà”, allora chiariamolo una volta per tutte, la volontà della madre finisce dove iniziano i diritti di un altro essere umano, quindi l’aborto selettivo lede i diritti di quella persona che la cultura abortista, con dei funambolismi logici, vuole relegare al livello di non-persona.
Quindi il problema non che nessuno obbliga qualcuno ad abortire (e ci mancherebbe!) ma che qualcuno obbliga una persona a non-nascere, il debole da difendere, e che come dimostra il suo intervento nessuno difende, è il figlio. Chiaro adesso?
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Che poi quando si comincia a non usare più la logica si cada in altri errori logici è confermato da questo suo ragionamento: “Trovo semplicemente ipocrita che chi ha già deciso di non voler dare inizio a una gravidanza a seguito di un errore subito o compiuto deliberatamente, sia costretta nei primissimi giorni a rincorrere un prodotto disponibile per evitare ben altri percorsi, dando l’impressione di chiedere l’elemosina.” Il punto è che chi ricorre alla pillola abortiva ha GIA’ dato inizio ad una gravidanza, cosa significa quindi la farse “chi ha già deciso di non voler dare inizio a una gravidanza” in questo contesto? Chi ha deciso di non voler dare inizio a una gravidanza ricorre agli anticoncezionali, non alla pillola abortiva.
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Per concludere sono infine d’accordo che la legislazione a tutela delle madri (possiamo dire in generale della famiglia?) sia carente e che altrove si possono trovare leggi migliori, ma anche peggiori, vogliamo parlare del “benefit” del congelamento degli ovuli alle donne della Apple affinché non rompano con le loro gravidanze mentre lavorano per quei modernissimi e civilissimi fari del progresso che è sono Facebook e Apple?
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Ma tornando a noi confermo che ha perfettamente ragione quando dice che le madri e le famiglie non sono tutelate come altrove, ma del resto le forze progressiste hanno storicamente rinunciato a difendere il proletariato e si sono trasformate nel Partito Radicale di Massa che ha messo al primo posto i diritti all’aborto, alla selezione degli embrioni, del gender, dell’utero in affitto (qui addirittura promuovendo lo sfruttamento delle donne povere), delle adozioni gay ecc…
E allora il proletariato, e chi più proletario di una donna con figli e forse anche sola, se la può prendere in quel posto.
Ma non lamentiamo che la colpa è dell’Italia arretrata e poco moderna, semmai è dell’Italia progressista.
Solo una domanda: c’è un qualche caso, in cui lei, Pennetta, ammette che possa sussistere la necessità di abortire?
Rispondo con un’altra domanda:
in quale caso è ammissibile sopprimere un essere umano?
Provi solo a immaginare il caso di un feto con una gravissima patologia neurologica che garantisce una sopravvivenza di pochi mesi e di una madre con grave deficit nutrizionale e immunitario che è a rischio di vita nel caso decidesse di portare avanti la gravidanza… Lei che farebbe?
Alle 20.02, Giuseppe chiede:”Lei che farebbe”, riferito al prof. Pennetta. Io ti darei del ‘radicale’, nel senso del Partito Radicale. 😉 Perchè è il loro stile : portare esempi al limite estremo dove uno si sente di dire: “Bè, in questo caso..”
Anche per questo è passata la legge in Italia e altrove. Casi estremi. Poi quando si fa la legge, i casi estremi scompaiono e lo possono fare tutti, per qualunque motivo. Missione compiuta!
Resta una risposta dare… Che siano casi limite non significa che non esistono.
Tu, Max, oltre a darmi del radicale, che faresti in quel caso?
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C’è chi risponde tranquillamente: “Lascerei proseguire la gravidanza, non si sa mai. Magari la madre sopravvive e il bambino nasce; quando il piccolino morirà, poi, il buon Dio lo accoglierà in paradiso, e la donna intanto non avrà commesso peccato”.
Le rispondo a fine pagina.
Rispondo così: sono contrario all’eutanasia.
Per il resto Max ha sollevato un argomento verissimo, con i casi limite si sono veicolate eccezioni che poi sono diventate norma.
Per principio si dovrebbero evitare i casi limite in quanto fuorvianti, rappresentando i casi con una curva gaussiana si dovrebbero insomma tagliare le code.
A casa mia, questo modo di rispondere si chiama nascondere la testa sotto la sabbia… Come a dire: i casi limite non esistono, e se esistono sono cavoli loro!
Perché avrei messo la testa sotto la sabbia?
Ho risposto che sono contrario all’eutanasia, quindi è chiaro che a mio parere si dovrebbe portare avanti le cure per entrambi.
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Ma se ci pensiamo bene il problema non è cosa farei io, cosa può importare?
Il problema è come si pone lo Stato di fronte alla vita delle persone? Può lo Stato scegliere tra la vita di due individui?
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Nei casi limite i singoli agiscono in maniera imprevedibile, e comunque continuo a ritenere che le “code” falsino il dibattito, le faccio un esempio:
cosa farebbe lei se fosse un cecchino della polizia che tiene sotto mira un terrorista che sta per sparare sulla folla, ma tra lei e il terrorista in quel momento c’è un bambino che rischia di essere colpito, però il bambino è il figlio del terrorista che questi si è portato lì apposta per farsene scudo, però quel bambino non è veramente suo figlio in quanto era stato rapito da un’altra famiglia, però se non uccide il bambino e il terrorista quest’ultimo potrebbe uccidere degli altri bambini…
Insomma mi sono spiegato, questi sono i casi limite e il perché mi rifiuto di trattarli spero che si sia capito.
Gentile professore, per la stima che ho per lei e per il suo sito, ritengo doveroso intervenire per fare alcune precisazioni.
La sentenza della Corte di Strasburgo “Costa e Pavan vs Italia” non afferma che l’embrione non e’ un essere umano, ma che il concetto di “bambino” non puo’ essere equiparato a quello di “embrione” (“Tout en soulignant que la notion d’« enfant » ne saurait être assimilée à celle d’« embryon »” si veda il punto 62 della sentenza http://hudoc.echr.coe.int/sites/fra/pages/search.aspx?i=001-112992#{“itemid”:[“001-112992”]} ).
La differenza e’ sostanziale. Infatti la Corte non entra nel merito “biologico”, ma in quello “filosofico”, essendo il concetto di “persona” (e conseguentemente quello di “bambino”) prettamente un concetto filosofico.
Ovviamente io sposo il magistero della Chiesa Cattolica quando afferma che “Ad ogni essere umano, dal concepimento alla morte naturale, va riconosciuta la dignità di persona.” (Dignitas Personae n.1), ma questo non toglie (purtroppo!) che la definizione del concetto di “Persona” sia di pertinenza della filosofia, come la stessa Istruzione appena richiamata afferma al n. 5 sottolineando che:
“Se l’Istruzione Donum vitae non ha definito che l’embrione è persona, per non impegnarsi espressamente su un’affermazione d’indole filosofica, ha rilevato tuttavia che esiste un nesso intrinseco tra la dimensione ontologica e il valore specifico di ogni essere umano”.
E’ chiaro che la Corte di Strasburgo si rifa’ ad una diversa concezione filosofica della persona umana: mi piacerebbe pero’ sapere quali sono le sue fonti ispiratrici (ma temo di saperlo gia 😉 ).
bè quando di una donna incinta si dirà che è ‘portatrice di embrione’ e non che aspetta un figlio potrò dare ragione alla Corte.
Questo è proprio il messaggi dell’immagine dell’articolo, trovo che finalmente si riesce a fare della comunicazione efficace e non da dilettanti.
Grazie Amedeo, la precisazione è importante in quanto tra l’altro implicherebbe in tal caso un forte colpo verso il riduzionismo di cui tante volte abbiamo parlato qui.
Allora i figli dello scientismo scoprono che non tutto è decidibile dalla scienza, però abbiamo visto che la scienza di sicuro non può stabilire che un embrione non è un individuo della specie umana, e questo è già molto.
A questo punto, almeno per il principio di precauzione, si dovrebbe convenire sul fatto che dall’embrione alla morte siamo di fronte ad un essere umano.
Separare poi il concetto di “persona” da quello di essere umano è davvero pericoloso in quanto apre alla categoria delle “non persone”, che essendo filosofica può includere chi ci pare, basta cambiare i parametri delle definizioni, e allora altro che nazismo…
E in effetti questo e’ il problema che sta portando alle deliranti affermazioni di Singer & Co.
Se non si riconosce un valore in se’, assoluto (ab-solutus, quindi senza vincoli di sorta) all’essere umano, allora (tertium non datur) l’essere umano ha un valore relativo, dipendente quindi dal pensiero dominante, dalla maggioranza di turno, da qualche ideologia alla moda o da fantasie scientiste di qualche scienziato “illuminato”.
Di conseguenza cosi’ come esistono le “persone” esistono anche le “non-persone”: basti pensare all’aborto, appunto, ma anche all’eutanasia tra cui quella infantile che in Olanda ha gia’ preso piede.
Giusto il riferimento a Peter Singer, colgo solo l’occasione per ricordare che questo signore sostiene i diritti degli animali e al tempo stesso la legittimità del cosiddetto “aborto post partum”, ancora una contraddizione logica.
Nessuna contraddizione, in realtà: Singer NON sostiene i diritti degli animali, poichè un utilitarista (quali egli è) semplicemente non crede nei diritti, nè degli animali nè degli uomini. Cito da Animal Liberation:
“I am not convinced that the notion of a moral right is a helpful or meaningful one”…”the language of rights is a convenient political shorthand. It is even more valuable in the era of thirty-second TV news clips…”
Insomma, tutto è riducibile ad un rapporto costi-benefici e quando il signor Singer sembra prodigarsi in favore degli animali, in realtà ciò a cui sta puntando è l’abbassamento dell’uomo a livello dell’animale. Non stupisce quindi il fatto che chieda (in maniera lucida e coerente, bisogna dargli atto di questo almeno) di esser preparati ad accettare la sperimentazione anche su neonati con danni cerebrali (e forse anche sani), in quanto si troverebbero ad uno stadio di sviluppo mentale pari a quello di certi animali adulti (emblematico il paragone che fece col maiale…). Tantopiù che un soggetto umano sarebbe proprio la “cavia” ideale da usare nella sperimentazione…
Insomma, contraddizione non c’è, ma -purtroppo- la faccenda ha tinte molto più fosche di quanto non si possa immaginare.
Ancora peggio di quanto pensavo, ma adesso che ci penso avrei dovuto capirlo prima.
guardate che la 194 la pagate anche voi con le vostre tasse,finanziando il sistema e approfittandovene quando siete malati. se pensate che sia una legge omicida ,siate coerenti e andatevene da questo paese. troppo comodo chiamarsi fuori a parole quando si accettano di fatto le regole che ci siamo dati. un po’ troppo persino per dei cattolici “cristianisti”.
Sempre più palese mi sembra l’intento di mutare questa attuale società in un enorme formicaio, dove le vite dei singoli individui non contano.
Chissà cosa avranno da dire quegli animalisti che pongono questioni morali sulla disinfestazione (e si, lo fanno sul serio) sulla questione. Probabilmente, essendo misantropi, reputerebbero ben più gravosa la morte di una cimice, rispetto a, come lo chiamano in molti, “un gruppo di cellule”, come se loro non lo fossero.
Ma scusa, che associazioni di idee ti fai? Adesso uno, se è animalista, dev’essere per forza abortista? Va bene che esistono gli steccati ideologici, ma cerchiamo di ragionare con un criterio che eviti di fare di tutta l’erba un fascio, per favore!
Esisteranno animalisti che sono a favore dell’aborto come contro, così come esisteranno credenti che magari in certi casi l’aborto lo farebbero, altri, sempre credenti, che sono a favore della contraccezione artificiale, e non credenti etici che propugneranno solo i metodi naturali… E via discorrendo, ognuno con le sue idee e con la sua idea di coscienza.
Scusate questa miriade di esempi, ma è solo per stigmatizzare la ideologica presa di posizione del nostro buon Mirko.
Chiedo venia per l’incomprensione. Ovviamente, non tutti gli animalisti (tra i quali mi annovero pure io, essendolo in quanto ammiratore degli animali e disprezzatore delle crudeltà non necessarie verso di loro) sono estremisti, e non tutti si pongono simili dilemmi sugli insetti; generalizzare è sempre sbagliato. Con quel commento intendevo ricollegarmi ad un topic (abbastanza sgradevole) da me visitato, dove, per l’appunto, alcuni animalisti, che sapevo essere abortisti convintissimi, dibattevano, in modo molto polemico, sulle disinfestazioni. Purtroppo, la rete spesso divulga il peggio di loro.
Chiarissimo Mirko! E grazie, davvero, per la precisazione
Da agnostico fondamentalista (no, non e’ vero: da rispettoso delle cose umane, ma non c’e’ tanta differenza) l’aberrazione che vedo non e’ tanto sulla questione morale quanto sul fare giurisprudenza su “sacchetti di plasma” che hanno totale capacita’ di essere vita, eppero’ tramite via legislativa, ci si diverte a dire “tu si’ tu no”.
Non ha fatto molta notizia lo “scambio” all’ospedale Pertini, ma vatti ad affidare allo Stato e ti trovi che, se ti scambiano gli ovuli, poi non hai diritto sul tuo vero figlio. Semplicemente qui si stanno discutendo argomenti che non hanno una vera implementazione formale, e’ chiaro che si vuol arrivare a dotare lo Stato di facolta’ sovraumane, piu’ che favorire persone con desiderio di figli.
Non parliamo poi della corruzione: immaginatevi la corruzione legata alla gestione di “sacchetti di plasma” che hanno TUTTE le potenzialita’ per diventare vita.
Mentre invece, tempo fa, leggevo che la UE aveva dato il via libera a brevettare una “sottospecie” di embrioni, ma per fortuna (almeno da quanto riportato dai giornali) questi erano impossibilitati a diventare vita.
E non saprei neanche proporre una soluzione! La tracciatura fallisce anche attualmente, nel caso dei pacchi. E’ impossibile assicurare una tracciatura ferrea una volta che dai la vita e la morte in mano ad uno Stato. Uno Stato come l’Italia poi!
Ma siamo sempre li’, troppi discorsi sono tabu, bisogna per forza accettare il mainstream senza possibilita’ di critica.
Attendo fremente commenti da parte di qualche “progressista”, vediamo se ne esistono che sappiano guardare i problemi implementativi in faccia, con rispetto della garanzia che nessun umani si debba MAI trovare come “carne ignota venduta dal Parastato a qualche parassita”.
Ma i film distopici non insegnano nulla? “The Island” dice nulla? Ok, discutiamo di modernita’, ma vecchio o nuovo che sia bisogna sapere se si e’ in grado di offrire solide garanzie o solo garanzie a chiacchiere. Semplicemente non vedo modo di poter parlare di etica e morale quando i problemi sono nella banale garanzia dell’implementazione.
Vorrei far notare un aspetto finora assente nei commenti e cioè il modo con cui si pretende di dimostrare che le razze non esistono e cioè che tra un cinese diciamo e un africano esiste più o meno la stessa distanza genetica che tra due cinesi. Questo e’ vero però non dimostra che le razze non esistono ma solo che l’appartenenza a una razza non dipende dalla distanza genetica. Obbiettivamente il figlio di genitori cinesi è immediatamente distinguibile a occhio dal figlio di due genitori africani per colore della pelle forma degli occhi ecc e a causa del fatto che la popolazione mondiale è ben lontana da un miscuglio casuale a Pechino si incontrano molte più persone con pelle chiara e occhi a mandorla che ad Accra.
Questo è un fatto a cui noi diamo il nome di razza che IN SE (A MENO DI NON AVERE LA COSCIENZA SPORCA) non implica alcun giudizio di valore. Come cristiano so che siamo tutti peccatori e fratelli in quanto figli di un unico Padre e basta li non è che per non avere la tentazione di essere razzista (cioe di associare alla razza giudizi di valore) ho bisogno dell’ evidenza che non esistano tipi umani riconoscibili ma bensi un continuo indistinto. Esiste una eredità che non si misura con le sole sequenze di DNA alla base delle razze ? Evidentemente si visto che paro paro lo stesso avviene per le razze canine dove un alano e un barboncino sono geneticamente indistinguibili. Questo è razzismo ? Chiaramente no in quanto non ha niente a che vedere con il mio giudizio sulla persona. Perché abbiamo bisogno di discutere sulle ovvietà ? Io un’idea ce l’avrei ma ho già scritto abbastanza
Che musica, che logica! Grazie, Alessandro.
Mi chiedo: ma come mai non ci sono arrivato da solo? Risposta: ormai i giornali d’opinione, le riviste scientifiche, i media in generale sono causa di generale stordimento.
Io credo, caro Alessandro, che tu abbia ragione.
Molto spesso nel voler essere politicamente corretti siamo anche assolutamente banali. Riconoscere le differenze fenotipiche evidenti non è affatto razzismo, razzismo è invece attribuire a queste differenze di forme valenze del tipo: più intelligente, più puro, più bello, più nobile, più più.
Mi accodo e mi associo.
Grazie Giuseppe grazie Giorgio purtroppo le parole perdono il loro senso originario e noi ci troviamo offuscati da pensieri parassiti .. è un pericolo serio purtroppo.
Per il dr. Pennetta.
«Riguardo la cultura abortista è singolare che lei si lamenti che uno la vuol vedere ovunque quando proprio di aborto selettivo stiamo parlando».
Io non mi lamento, mi limito a rilevare due punti di vista diversi, entrambi legittimi.
Nel caso da lei descritto per me non si tratta di aborto selettivo, ma dell’utilizzo di una tecnica sofisticata oggi disponibile, che consente di evitare a quella coppia di mettere al mondo un’altra creatura ammalata di fibrosi cistica e non mi sembra una pretesa esagerata o di un mero capriccio, trattandosi di una malattia genetica ereditaria mortale e non di una malformazione cui sopperire nel tempo con interventi mirati, come accade nel caso di molte disabilità anche gravi.
«… Allora chiariamolo una volta per tutte, la volontà della madre finisce dove iniziano i diritti di un altro essere umano, quindi l’aborto selettivo lede i diritti di quella persona che la cultura abortista, con dei funambolismi logici, vuole relegare al livello di non-persona».
Spiace, ma anche qui non concordo con lei.
E poiché si tratta di chiarire le illustro a mia volta il mio punto di vista.
La maternità per quello che noi maschi possiamo capire e permetterci di giudicare è una condizione psicologica e morale, prima che fisica. Le femmine della nostra specie, non sono gatte o cavalle, non devono essere considerate “incubatrici” o “fattrici” depositarie di qualcosa di superiore che, nel momento della fecondazione dell’embrione non appartiene più a loro. Se una donna non vuole diventare madre, nessun prete, nessun imam, nessun politicante, nessun marito può avere il diritto di costringerla a farlo, soltanto perché è scattato un meccanismo biologico di riproduzione che non è maternità se e fino a quando come tale non è stata accettata.
Negare il diritto ad abortire legalmente non vuol dire eliminare gli aborti, perché le donne sono e restano esseri pensanti e coscienti con la loro volontà intatta anche quando nutrono un embrione che soltanto grazie a loro può diventare una vita.
La favola della “difesa della vita” a oltranza e per principio assoluto significa soltanto spostare l’interruzione volontaria di gravidanza nella clandestinità, senza salvare la vita del feto né proteggere quella della donna. Oppure vuol dire riservare l’aborto alle donne benestanti. Non impediremmo gli aborti, che sono stati praticati sempre e ovunque dalle donne, di diritto o di rovescio, ma li riporteremmo all’oscenità dell'”aborto per censo”, nel quale le poveracce sarebbero costrette ad arrivare al parto, esattamente come gli animali, o ricorrere a pratiche orrende. Mentre le signorine di buona famiglia che avessero commesso “una disattenzione” andrebbero a farsi una vacanza da qualche parte, come accadeva trent’anni fa. E tutto questo piace molto a una ben nota categoria di individui, gli ipocriti, perché a loro interessa lasciar candida e senza macchia soltanto la facciata.
Un’ultima cosa: l’Italia progressista? Ma per piacere, lasci correre.
Simone, c’è proprio un problema di base che ha origine nel fatto che lei nega lo status di essere umano all’embrione e io invece parto dall’assunto opposto:
“Nel caso da lei descritto per me non si tratta di aborto selettivo, ma dell’utilizzo di una tecnica sofisticata oggi disponibile, che consente di evitare a quella coppia di mettere al mondo un’altra creatura ammalata “
Se l’embrione è un essere umano (e secondo la definizione della Rickards da cui prende spunto l’articolo lo è) la coppia mette al mondo 4 – 5 esseri umani, poi ne seleziona uno non malato e gli altri li sopprime. Quindi la creatura ammalata nn èvero che non è stata messa al mondo, è stata messa al mondo e subito soppressa, è un’illusione dire che non l’ha messa al mondo. Si tratta di un aborto selettivo o, se vuole, di un’eutanasia molto precoce, chiamiamo le cose col nome giusto.
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” Le femmine della nostra specie, non sono gatte o cavalle, non devono essere considerate “incubatrici” o “fattrici” depositarie di qualcosa di superiore che, nel momento della fecondazione dell’embrione non appartiene più a loro. “
Se lei considera l’embrione un oggetto il discorso vale, ma se invece l’embrione è un essere umano la donna, una volta che questo esiste, non ne può disporre in quanto si tratta di un soggetto con pari diritti. Ha detto bene, l’embrione non appartiene alla madre come fosse un oggetto: è un essere umano.
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Che negare gli aborti non elimini quelli clandestini non cambia la verità dei fatti sopra esposti. La vera soluzione è aiutare tutte le donne a portare avanti la gravidanza, e se poi non vogliono il figlio esiste la possibilità di darlo in adozione. Si tratta di diffondere una cultura della vita contro la cultura della morte, io scelgo la prima, sempre.
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Non parlo di un’Italia progressista, ma di quello che i progressisti italiani hanno fatto e stanno facendo: tradire il proletariato per abbandonato per andare dietro a battaglie del Partito Radicale.
“Se una donna non vuole diventare madre, nessun prete, nessun imam, nessun politicante, nessun marito può avere il diritto di costringerla a farlo, soltanto perché è scattato un meccanismo biologico di riproduzione che non è maternità se e fino a quando come tale non è stata accettata.”
E mi dica Simone questa ‘accettazione’ che termine ha? Fino a Quando la donna può decidere di abortire? Dalla fecondazione fino a che mese di gravidanza?
@ Domenico.
Le rispondo in fondo.
La variabilità fenotipica nell’uomo è legata in gran parte a cute e annessi cutanei che rappresentano appunto i tessuti che separano il corpo umano dall’ambiente esterno e che pertanto sono sottoposti alla maggiori pressioni adattative, ma a livello genetico questa superficie esterna conta molto poco perché dipende da una minima parte del genoma. Le razze sono nate quindi guardando alle apparenze e scambiando quella minima parte per il tutto. Comunque, originariamente era definito razzista chi pensava che una persona diversa nell’aspetto fosse anche diversa per carattere e intelligenza, in seguito il termine si è esteso in senso relativista, ossia, attualmente è ritenuto razzista anche chi ha un’opinione negativa di altre culture e civiltà. Per me questo è un abuso del termine razzista e una manipolazione a scopo ideologico. Infatti personalmente sono certo che persone di ogni aspetto e provenienza possano risultare tra le più civili, colte, sensibili e intelligenti quando hanno modo di apprendere da un ambiente sociale che le porta a sviluppare le migliori qualità umane. Trovo però lecito poter giudicare quali siano le culture e gli ambienti migliori (al momento attuale) per sviluppare queste qualità. Invece sarei facilmente tacciato di razzismo da molti se mi mettessi a criticare alcune culture o determinate civiltà. Credo che questo sia dovuto all’imperare del relativismo che ha esteso astutamente un concetto come quello classico di razzismo, legato al patrimonio genetico, sino a includere l’ambiente, la cultura e la società. Per me questo è semplicemente un abuso del termine (lo stessa cosa è avvenuta da noi e non solo da noi, col termine “fascista” che è stato rivolto a tante persone che con il partito mussoliniano, con gli eredi dello stesso o con il pensiero politico che fa riferimento al fascismo, non hanno proprio mai avuto a che fare).
Giusto Muggeridge ormai fascista è diventato sinonimo di ‘persona che si oppone a ciò che la cultura dominante chiama progresso e quindi non può che essere un rappresentante del male che nell”odierna religione civile si chiama fascismo”. Tutto ciò è semplicemente spaventoso in quanto permette un totalitarismo di tipo nuovo
il totalitarismo dei buoni sentimenti con cui è difficile confrontarsi.
Tante belle chiacchiere sul “diritto a non essere mamma”. Io non me la sento di dare sentenze a riguardo ma mi domando: che ne e’ della discussione sul mio diritto a non essere padre? Neanche qui me la sento di dare giudizi ma dato che abbiamo dei luminari che pensano che il primo sia un diritto che non necessita neanche di discussione, vorrei sentirli almeno proferire una singola parola, sul diritto simmetrico maschile.
O, tanto per cambiare, stiamo supportando la solita madonnificazione della femmina italiota? Madonnificazione che, solo a menzionarla, e’ pura bestemmia per i laicisti.
Mi scuso invece con i credenti per usare questa figura retorica ma penso sia adatta, anche se sgradevole. Infatti E’ sgradevole.
@ Fabio.
«Io non me la sento di dare sentenze a riguardo ma mi domando: che ne è della discussione sul mio diritto a non essere padre?».
Sul “diritto a non essere padre”, se non ho frainteso il suo quesito non credo sia necessaria una discussione in proposito. E’ sufficiente che l’ipotetico “padre” si guardi attorno con attenzione, prima di lanciarsi lancia in resta.
E farebbero bene ad agire in questo modo anche le donne: eviterebbero inutili rimorsi e svariati guai. I modi per riuscirci sono a portata di mano e quindi non comprendo il perché non servirsene.
Certo, nella prevenzione la simmetria c’e’. Ma io parlavo non di prevenzione ma di “cura”, insomma del “poi”. E’ a questo punto che le discussioni improvvisamente diventano asimmetriche. Curioso no? In breve posso sintetizzare: come si fa a fare una discussione con lo scopo di includere nelle parti in causa anche l’embrione (o figlio, ma non vorrei focalizzare su questo) quando non si riesce manco ad includere il padre, senza virgolettarlo, possibilmente, in “padre”?
@ Dr. Pennetta.
«La vera soluzione è aiutare tutte le donne a portare avanti la gravidanza, e se poi non vogliono il figlio, esiste la possibilità di darlo in adozione. Si tratta di diffondere una cultura della vita contro la cultura della morte, io scelgo la prima, sempre».
Ci vuol poco a esser d’accordo con quanto ha scritto: chi non lo è a parole?
E tuttavia c’è da fare i conti con la natura umana e la realtà. E la realtà insegna altro: insegna che l’umanità ha sempre prosperato sull’egoismo, continua a farlo e se ne fotte allegramente del prossimo in difficoltà.
Non riusciamo a garantire un sorso d’acqua pulita e un tozzo di pane a milioni di creature che non chiedono nient’altro se non di continuare a far parte di questo disgraziato mondo, prima di soccombere, figuriamoci se siamo in grado di aiutare le donne a portare avanti le gravidanze.
Nel frattempo evitiamo almeno di chiudere gli occhi. Messa da parte l’inutile retorica, facciamo in modo di non rifiutare a chi non desidera portare avanti una gravidanza, almeno il necessario sostegno medico per evitare alle più sfortunate di crepare dissanguate sotto le mani di un macellaio.
Non direi che è retorica, la possibilità di dare in adozione un figlio subito dopo il parto è già possibile e senza limiti.
I “macellai” poi dovrebbero essere sottoposti ad una legislazione così severa da fargli passare la voglia di fare business con la vita degli altri.
In sostanza stiamo dicendo che c’è più differenza tra me e te (te generico…) che tra noi e la scimmia?
Non so a cosa tu ti riferisca caro Contedduca ma se parli di distanza genetica globale (per quel che vale) la risposta è no, e chiaramente per tutto il resto la risposta è comunque sicuramente no ..
@ Domenico e in parte anche per il dr. Pennetta.
Secondo la nostra legge e quella di altri paesi il limite per abortire è di dodici settimane, dunque tre mesi dal concepimento, salvo condizioni di reale pericolo di vita del nascituro o della mamma.
E poiché noto un tono piuttosto polemico su quanto da me affermato circa l’importanza dell’accettazione da parte della donna, che nessuno può convincere a portare avanti la maternità se non lo desidera, riporto quanto asserito dalla Corte costituzionale tedesca, in larga parte in sintonia con la nostra Corte costituzionale, sul ritenere inutile la tutela penalistica della vita prenatale e sulle condizioni particolari della donna durante l’iniziale periodo della gravidanza.
«La Corte ha innanzitutto sottolineato gli esiti fallimentari della tutela penalistica della vita prenatale predisposta ininterrottamente dal legislatore tedesco sin dal 1871: tale disciplina non ha infatti impedito che “l’aborto fosse e rimanesse un fenomeno di massa”. La principale causa di questo fallimento è stata individuata dalla Corte nella situazione di conflitto che spesso caratterizza la prima fase della gravidanza e che rende estremamente difficile orientare le scelte della donna attraverso la minaccia della pena. “In questo stadio della gravidanza la nuova vita appartiene ancora per intero alla madre e dipende in tutto e per tutto da lei. Questa dipendenza del non ancora nato fa apparire giustificata la considerazione che lo Stato ha maggiori chances di tutelarlo se agisce in accordo con la madre”: anzi, “un’efficace tutela della vita prenatale è possibile soltanto con, e mai contro la madre”. “Una donna coinvolta da una gravidanza non desiderata può essere infatti profondamente toccata sul piano esistenziale. In taluni casi essa deve modificare radicalmente il proprio programma di vita, vedendosi esposta, oltre che ai fardelli inevitabilmente connessi col progredire della gravidanza, a duraturi e incalcolabili vincoli di comportamento, a doveri precauzionali, e talora persino a rischi per la propria vita. Inoltre la donna, nelle fasi iniziali di una gravidanza non voluta, spesso non è ancora psicologicamente calata nel ruolo di madre e non sente ancora il legame con la vita che sta formandosi in lei, come accadrà invece in uno stadio più avanzato, nel quale sentirà quella vita dentro di sé. “La peculiare situazione della donna e del concepito nelle fasi iniziali della gravidanza può dunque essere motivo per rinunciare alla pena e fare invece ricorso a speciali misure protettive”.
Come vede, non è affatto azzardato affermare che non è maternità se e fino a quando come tale non è stata accettata dalla donna.
Simone riporta la sentenza della corte costituzionale tedesca:
““In questo stadio della gravidanza la nuova vita appartiene ancora per intero alla madre e dipende in tutto e per tutto da lei. “
E poi:
“Una donna coinvolta da una gravidanza non desiderata può essere infatti profondamente toccata sul piano esistenziale…”
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C’è un solo motivo per cui la Corte può fare questa affermazioni, si parte dal presupposto che l’embrione sia un oggetto.
Molto saggiamente in passato c’era la consuetudine di mettersi d’accordo sul significato dei termini sui quali si andava a confrontarsi, si chiamava “explicatio terminorum”, la conclusioni diverse tra la Corte tedesca e le sue da una parte, e quelle che sostengo oi dall’altra trovano una spiegazione proprio nel fatto che per la Corte tedesca l’embrione è un oggetto, secondo deduzioni biologiche io invece io ritengo che l’embrione sia essere umano nella prima fase dell’esistenza.
E’ semplicemente aberrante che si possa dire che “la nuova vita appartiene” alla madre, ma non lo vede che siamo di fronte ad un nuovo schiavismo? Il figlio APPARTIENE alla madre?!?
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Facciamo una prova e sostituiamo il termine gravidanza con un altro come “persona”, e vediamo cosa succede:
“Una donna coinvolta da una persona non desiderata può essere infatti profondamente toccata sul piano esistenziale…” e che si fa, possiamo sopprimere la persona? No, ovviamente, si può al massimo allontanarla (nel caso di un figlio darlo in adozione).
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E’ chiaro come se non si concorda sulle premesse è inutile confrontarsi sulle conclusioni?
@ Pennetta.
Le conclusioni della Corte sono state pubblicate nel 1993.
E’ del tutto evidente che se l’embrione fosse considerato persona fin dal concepimento l’aborto sarebbe penalmente rilevante e quindi nuovamente proibito.
Se dovesse accadere, ritorneremo al passato e quanto rilevato dalla Corte, si ripeterà in modo amplificato: «La Corte ha innanzitutto sottolineato gli esiti fallimentari della tutela penalistica della vita prenatale predisposta ininterrottamente dal legislatore tedesco sin dal 1871: tale disciplina non ha infatti impedito che l’aborto fosse e rimanesse un fenomeno di massa».
E vissero tutti felici e contenti.
Che l’aborto fosse un fenomeno di massa sarebbe tutto da dimostrare, le cifre ad esempio furono di gran lunga gonfiate durante la campagna degli anni ’70, al riguardo riporto cosa scrive il mio amico Francesco Agnoli:
” Nel 1971 infatti il Psi presenta al Senato una proposta per l’introduzione dell’aborto legale, libero, e gratuito, affermando che vi sono in Italia tra i 2 e i 3 milioni di aborti annui, e che circa 20.000 donne all’anno muoiono a causa di questi interventi. Nel successivo progetto di legge, sempre socialista, presentato alla Camera il 15/10/’71, il numero degli aborti annui rimane stabile, mentre quello delle donne morte per pratiche abortive clandestine sale, chissà come, a 25.000. Tali cifre vengono riprese come attendibili da tantissimi giornali (“Espresso”, 26/4/ 1970: tra gli 800.000 e i 3 milioni di aborti clandestini l’anno; “Corriere della sera” del 10/9/’76: da 1,5 a 3 milioni di aborti clandestini l’anno; “Il Giorno” del 7/9/’72: da 3 a 4 milioni l’anno…; “Alto Adige”, 31/10/80: da 850.000 a 1.200.000; “Corriere della sera”, 19/1/1981: 800.000). Le femministe diffondono anch’esse cifre improbabili: celebre lo slogan “Ecco cosa avete fatto voi, difensori della vita, 3 milioni di aborti clandestini, 20.000 donne morte”, che compare in quegli anni su molti cartelli durante le manifestazioni.
…..
La verità è che studi seri in Italia, in quegli anni, ve ne è uno solo, a cura del professor Bernardo Colombo, demografo dell’Università di Padova, scritto con l’ausilio di altri due professori della medesima università, entrambi docenti di Statistica, i professori Franco Bonarini e Fiorenzo Rossi. Lo studio è intitolato “La diffusione degli aborti illegali in Italia” (1977), ed è una analisi attenta e precisa di tutte le “voci” e i dati parziali sull’aborto clandestino. Colombo dimostra che le cifre proposte dagli abortisti sono false con varie argomentazioni, ad esempio sottolineando come per mantenere la media di 1 milione di aborti clandestini annui è necessario che almeno il 50% di tutte le donne italiane in età feconda abortisca esattamente 5,3 volte nell’arco della propria vita riproduttiva. La cifra che lui propone come attendibile è quella di 100.000 aborti clandestini annui tra il 1970 e il 1975, e forse anche meno. Nel 1978 entra in vigore la legge 194 sull’aborto.
Ebbene, nel 1979 gli aborti legali sono ufficialmente, né 1, né 4 milioni, ma 187.752! Come è possibile che gli aborti siano diminuiti, ora che sono legali, gratuiti, liberi nei primi tre mesi, mentre prima erano illegali e determinavano punizioni penali per il medico e per la donna? Quanto poi alle donne morte per pratiche clandestine basterebbe consultare, per esempio, il Compendio Statistico Italiano del 1974: vi si legge che in Italia, nell’intero anno, sono morte 9.914 donne tra il 14 e i 44 anni, e cioè in età feconda. Fossero decedute anche tutte per aborto clandestino, cosa assolutamente assurda, non sarebbero comunque né 20.000 né 25.000!”
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L’aborto come fenomeno di massa è quindi da iscrivere ad una di quelle abili operazioni di manipolazione del consenso di cui ogni tanto parliamo.
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Quello che importa è se l’embrione è un essere umano o no, se le conseguenze poi non dovessero piacere a qualcuno per via delle ripercussioni legislative non cambierebbe la verità sull’essere umano, e non deve cambiare in base a considerazioni di convenienza.
Simone ,
Se la donna ha una crisi psicologica di rifiuto della maternità al sesto, settimo o ottavo mese che si fa? la si costringe ad avere il figlio o le si consente di abortire?
Domenico,
temo lei abbia poca considerazione della natura femminile, ma posso sbagliarmi.
Pur non essendo uno psicologo, al quale sarebbe opportuno rivolgere la domanda, ritengo assai improbabile l’insorgenza di un rifiuto della maternità nel periodo da lei indicato.
Sono convinto che qualsiasi donna, subito dopo aver subito o vissuto volontariamente un rapporto non protetto, sappia benissimo se l’eventuale probabile gravidanza rappresenti una gioia da condividere con il proprio compagno o un evento da rifiutare sul nascere.
Una gravidanza per ciò che comporta non è proprio una passeggiata e in taluni casi può rappresentare un vero e proprio dramma esistenziale, così come lo è per chi nasce in un ambiente inospitale, incapace di esprimere il necessario amore.
E quando prevale il rifiuto, l’obiettivo in un modo o nell’altro sarà perseguito e raggiunto. Per questo giudico inutile complicare la vita a chi va in cerca degli appositi prodotti farmaceutici oggi disponibili.
Temo invece che lei abbia poca conoscenza delle cose della vita. Pensi ad una imprevista perdita di lavoro, ad una imprevista vedovanza che non le consenta più di portare avanti la gravidanza.
Ma soprattutto non sto qui discutendo di statistiche. Anche per un solo caso gradirei conoscere la sua risposta.
“Ho notato che tutti quelli che sono favorevoli all’aborto sono già nati” (Ronald Reagan)
(così come gli tutti gli schiavisti erano bianchi e i nazisti “ariani”)
La Corte Suprema USA nel 1992 ammise:
“Per alcuni aspetti critici l’aborto è dello stesso carattere della decisione di usare metodi contraccettivi… Per due decenni di sviluppo economico e sociale, le persone hanno organizzato relazioni intime e fatto scelte che definiscono la loro visione di se stessi e il loro posto nella società, confidando nella disponibilità dell’aborto nel caso in cui la contraccezione fallisca”.
La Corte Suprema fu sincera: l’aborto semplicemente “fa comodo”.
Mi permetto di suggerire questo link informativo: Argomenti laici contro l’aborto.
Mi permetto di dissentire da questa semplificazione, anche se ha come fonte l’autorevole Corte Suprema Usa… Sembra dimenticare, l’estensore, che forse è più facile indossare un preservativo o prendere una pillola che abortire. Poi non so, se qualcuno davvero fa sesso libero, “tanto poi se necessario abortisco”, forse il problema non è più aborto sì o aborto no, ma qualcosa nella testa di chi orienta la sua vita in questo modo… Secondo voi quanti potranno essere in percentuale quelli che magari ragionano in questa maniera?
quante pillole del giorno dopo o dei cinque giorni dopo vengono vendute?
Purtroppo tantissimi caro Giuseppe e ormai la popolazione che pensa in questo modo (o meglio non pensa) ha una distribuzione bimodale: c’è il picco delle ragazzine nord europee (e.g. l’Inghilterra ha tassi di mamme minorenni da paese del terzo mondo ) e le immigrate che spesso sono costrette ad abortire dai loro compagni. Dove si dimostra che l’educazione affettiva è più importante della conoscenza tecnica della contraccezione (in nord Europa di contraccezione parlano a partire dall’asilo).
Ricordiamoci sempre che ci sono quei filmati sull'”urlo” del feto abortito che sono davvero banditi da tutti i contesti perché ritenuti del tutto improponibili nel dibattito sull’aborto. In pratica non si possono mostrare perché si utilizzerebbe un’arma impropria a favore dei “pro-life”, su questi filmati c’è la censura più ferrea, quella che non si applica più né per la pornografia, né per la satira più offensiva. Questo per chi si vuole interrogare sulla questione e per chi vuole interrogare la propria coscienza è molto significativo, significa infatti che c’è una realtà, una verità, che non si è in grado di sostenere e di accettare, tanto è tremenda.
Dovrebbe sollevare qualche riflessione anche il fatto che tra chi l’aborto lo deve praticare davvero la percentuale di obiezione è alta attestandosi sul 70%.
Conoscere dunque orienta in senso contrario all’aborto, e io ho sempr epensato che per esprimere un giudizio si deve prima conoscere.
Chi vuole vietare quei documentari, perché di questo si tratta, vuole fare leva sull’ignoranza.
Ma chi bandisce cosa? E cerchiamo di essere obiettivi.
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Non ditemi che nel terzo millennio delle immagini in tutte le salse di ogni cosa vengono bandite immagini da “urlo”?
Quando sento dire queste cose mi domando se ha parlato un alieno o qualcuno che ha le pezze sugli occhi.
Andate a farvi un giro solo per fare un esempiuccio sulle immagini di un motore di ricerca alla voce “aborto”.
Vi pare che ci siano censure?
Vi pare che vengano nascoste “armi improprie”?
Va là, va là.
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Ignorante è chi vuole esserlo, io dico!
Negli Stati Uniti hanno vietato anche le sole foto di feti abortiti in manifestazioni pubbliche.
Contemporaneamente invece sembra lecito e lodevole diffondere immagini e video di macellazioni halal per vietare questa pratica.
Anche la Chiesa c’e’ cascata, infatti l’Arcidiocesi Ambrosiana ha fatto vedere i sorci verdi a quell’insegnante di religione che si e’ “permesso” di farlo vedere ai suoi studenti.
Diciamo che siamo sull’orlo dell’abisso…
Beh, guarda, mi pare scontato che un video di quel tipo non possa essere fatto passare a scuola con dei ragazzetti.
Per una volta, guarda un po’, sono d’accordo con la curia che ha preso il provvedimento di sospensione dell’insegnante. Un insegnante deve saper discernere ciò che si può e ciò che non si può proporre in classe in base all’età degli studenti.
ah ora sono ‘ragazzetti’…
Quando gli si fa invece leggere romanzi dal contenuto pornografico sono invece ragazzi che sanno decidere, distinguere e capire…
Siamo alle solite.
Sempre di tutta l’erba un fascio… E sempre cambiando le carte in tavola, senza restare sul contenuto in discussione. Non si discuteva di quel video choc su un aborto fatto vedere a ragazzetti? Tu sei d’accordo o no?
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E poi chi ti dice che io sono favorevole alla lettura di materiale pornografico a scuola? Guarda te le ideologie cosa fanno dire!!!
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Capisco comunque che su ogni questione ci siano posizioni differenti e il dibattito ci sta ed è sempre positivo.
video choc? ma l’ha visto?
Non si mostra l’aborto di quel feto risucchiato dalla cannula? Se è quello, per me e choc (mi fa star male), non so per te… Tu a quale video “non-choc” ti riferisci?
Praticamente mi sta dicendo che non l’ha visto.
Era una domanda retorica, Domenico!
Certo che l’ho visto.
Chiedevo se era lo stesso che intendevi tu e che hai ritenuto non-choccante.
Ridomando: quale video intendevi tu? Qui si parlava di quello del 1984 fatto vedere in classe poco tempo fa, visibile anche in rete.
Un paio di cose,anzitutto parlare di aborto può essere fuorviante,infatti aborto e interruzione della gravidanza sono due cose distinte e andrebbero distinte il più possibile,quantomeno parlare di aborto provocato,volendo,sempre a parte ,si può poi considerare l’aborto terapeutico(che se vogliamo poi è quasi un’ossimoro,ma lasciamo per il momento perdere).
Seconda cosa che vi sia un uomo,un individuo(almeno uno) della specie umana si ndal concepimento è cosa assodata dalla scienza da un bel po’ e tranquillamente saputa da chi abbia,esageriamo,ottenuto la licenza media.Non c’è ,ne potrebbe esserci,dibattito o discussione alcuna su questa cosa.Tuttavia siamo una società di persone e sono queste in quanto tali ad avere diritti ed obblighi.Ora dal momento che precisamente sarebbe persona chi nasce vivo e non è morto o dato per morto nessun uomo o donna che non sia ancora nato pò essere persona(quindi un soggetto di diritto,anche se esistettero in altri tempi non-persone come schiavi). Tuttavia fin dai romani esiste,per dirla brutalmente,un tipo di “psrona speciale” che è il concepito,ossia persona che deve ancora nascere,termine che ha nella sua radice tanto di scientifico quanto di metafisico.
Il punto è quando,dopo che una donna resta incinta si possa parlare di concepito.La scienza non può dire su questo,ovviamente,è una discussione sociale,etica…
La società italiana per esempio ha deciso che fino al 90°giorno non si possa parlare di concepito ma ,precedentemente a tale termine, può parlarsi solo di una condizione di tutela cedevole di fronte alle esigenze genitoriali ed ordinamentali.
Quindi essere umano persona e concepito sono cose distinte(seppur per propria morale,credo etc..possano anche combaciare),come lo sono diritto e scienza(anche per fortuna verrebbe da dire).
Come mai il 90° giorno?A parte che non è un limite ‘assoluto’,va considerato che non vi è soluzione di continuità nello sviluppo, non vi sono soglie, non vi sono livelli,niente di niente.Questo è un fatto scientifico.Così come la vita individuale umana non inizia prima della ricombinazione dei 2 patrimoni genetici (paterno e materno ed è bene sottolineare materno e paterno) del nuovo genoma dell’embrione (tot ore dopo la fecondazione).
È un limte “arbitrario” che visto un rapporto simbiotico fra due esseri umani(madre e figlio) prevede un tot di tempo più breve in cui “prevalgono i diritti”(molto brutalmente e molto fra virgolette)della madre e un restante periodo più lungo in cui sono quelli del neo-concepito ad esistere e a “prevalere” su quelli della madre.
Il limite come detto non può che essere arbitrario e un qualcosa di 90 giorni non è certo “diverso” da no di 91 giorni o da uno di 89 e così via.
Come un ragazzo di 18 anni non lo è in fondo da uno di 17 anni e 11 mesi…
Le soluzioni così sono due:O l’essere umano coincide con la persona in toto(quindi prima con concepito e poi con persona) e quindi ognuno è tale fin dal concepimento oppure c’è bisogno di fissare un limite dal concepimento fino al parto.La società ha deciso per il secondo.
A priori però non è vero che il diritto faccia l’uguaglianza fra i 3 stati che sono invece a livello di diritto ben distinti.
Come la dirimiamo?
Come te penso che il concepito fin dal primo momento sia una persona, indipendentemente da quanto possano stabilire delle regole… Diamine, il concepito è destinato in pochi mesi a diventare un essere umano! Non ci piove.
La faccenda si complica quando si stabilisce che in una società democratica bisogna orientarsi verso regole condivise o perlomeno valide per tutti. E qui nascono i problemi che evidenzi tu: legittimamente uno Stato stabilisce che il concepito non è soggetto di diritto, almeno per 3 mesi e soggetto alle decisioni delle persone che stanno fuori dell’utero: quelli dentro, per 90 giorni rischiano di non aver futuro… E la possibilità di interrompere una gravidanza secondo le regole è prevista per chi vuol usufruirne, appunto secondo le regole.
Qui sorgono i problemi tra chi vorrebbe il rispetto assoluto del concepito fin dall’inizio (e che si chiede perché a 91 giorni quello stesso concepito sia già un po’ più garantito) e chi, invece, vuole avere il diritto di poter scegliere di interrompere una gravidanza, per le più diverse ragioni, quasi sempre importanti (almeno in quel momento) per chi le compie. Sono questioni impossibili da mediare, non esiste, in questo caso una soluzione che accontenti i fautori della vita a tutti i costi e coloro che invece esigono il rispetto delle regole (in questo caso quelle regimentate dalla legge 194). Potremmo star qui a discutere per sempre, senza uscirne.
Per questo è necessario, e giusto, che le regole vengano adottate, e devono essere regole rispettate da tutti.
Come la dirimiamo? Io sono per il rispetto della vita sempre (tranne quando si è costretti a scegliere per un aborto procurato terapeutico, terapeutico naturalmente per quella madre in pericolo di vita), ma non posso imporre il mio pensiero là dove le regole hanno stabilito diversamente: io mi batterò là dove posso affinché meno aborti possibili vengano procurati, ma non posso imporre che anche gli altri, che la pensano diversamente, e che rispettano le regole, si comportino come mi comporterei io… Pena l’uscire dalle regole della democrazia.
Scusi Cipriani, ma chi impone nulla? Il movimento pro-vita, con diverse sfumature, sta cercando in tutto il mondo di sensibilizzare le coscienze e cambiare le legislazioni.
E’ antidemocratico questo?
Chi impone qualcosa è solo chi impone la morte a piccoli e indifesi esseri umani, il fatto che sia legale non cambia per nulla l’intrinseca malvagità di tutto questo.
Ricordiamoci che Hitler fu eletto democraticamente e che lo sterminio di ebrei, disabili ed altri fu compiuto legalmente…
Democraticamente si può far tutto, compreso cercare di cambiare le regole. Ma ora le regole sono queste e vanno rispettate.
Anch’io sono per la vita e il movimento pro-vita riuscirà a cambiare democraticamente le regole ben vengano, sarò il primo a esserne felice. Ma per favore non mi confonda una dittatura con un paese in cui vige la democrazia… E, soprattutto, non imponga agli altri quel che pensa lei, attribuendo patenti di malvagità la dove magari sussistono solo grandi disagi.
Mah..
Il mio commento chiarisce punti su cui si era fatta confusione,esprime fatti e pergiunta non esprimo neanche una mia posizione in esso.
Va a correggere errori commessi anche da te durante quanto è emerso in questo articolo e commenti.
Questo tuo commento oltre a non essere attinente,contiene sempre errori.
Detto questo, sarebbe utile che chiarissi la tua posizione, se ti va. Altrimenti la si percepisce come assolutamente generica e… pilatesca.
Errori… Ti sarei grato che ti confrontassi entrando nel merito di quelli che reputi errori, e magari lo sono. Detto così, però, non chiarisci praticamente nulla e rimane a me la curiosità, e immagino anche ad altri, di sapere come la pensi e cosa ti riferivi esattamente
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Grazie
Ho parlato di malvagità della azione, non delle persone. E’ una distinzione fondamentale.
Resta il fatto che nella nostra civile democrazia sei milioni (finora) di esseri umani sono stati uccisi legalmente e con soldi pubblici. Siamo davvero così civili? Se ci fosse una legge, approvata democraticamente, che consentisse l’uccisione di persone disabili (nate), su richiesta dei genitori, lei avrebbe lo stesso atteggiamento?
Eh? Malvagità dell’azione? E chi compie quella malvagia azione la fa senza malvagità?
Questa magari me la spiega.
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Quella legge sui disabili che lei immagina non c’è, il problema quindi non si pone nemmeno.
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Non le resta, caro Giovanni, che battersi per cambiare le regole, siamo in democrazia, e la cosa è fattibile.
Cipriani, la distinzione tra giudizio sulla azione e giudizio su chi la compie è patrimonio della dottrina cattolica. Si possono compiere azioni di per sé cattive ma non in piena libertà, non in piena consapevolezza e spinti da circostanze avverse. Non è possibile dunque giudicare la responsabilità personale ma solo l’azione.
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Il problema non si pone… in realtà in Belgio e Olanda l’eutanasia su adulti e bambini è una realtà, e sono stati provati diversi casi in cui il soggetto non aveva chiesto di morire.
Mi piacerebbe comunque se volesse rispondere alla domanda, grazie.
Ma le pare che chi, come me, è contro l’interruzione di gravidanza, possa essere favorevole all’eutanasia chiesta da terzi?
Le chiedo allora scusa.
Il fatto è che spesso si sente questo ragionamento: “Sono contro l’aborto ma nel referendum ho votato a favore perché non posso imporre agli altri le mie idee”. La illogicità di questo ragionamento diventa evidente se al posto di “aborto” si scrive “infanticidio”, “omicidio di disabili”, eccetera.
Questo non è evidentemente il suo caso. Ma è purtroppo il caso di molti. Tanti però cambiano idea quando vengono fatti ragionare, come si vede nel film 180.
@Domenico
Poiché insiste tanto nel conoscere la mia risposta, la accontento volentieri. Le rispondo qui.
È assai probabile che io abbia poca conoscenza delle cose della vita e m’illuda, tuttavia mi piace pensare che nessuna donna giunta al settimo o all’ottavo mese di gravidanza deciderebbe di abortire per l’improvvisa perdita del lavoro o peggio, per un’imprevista vedovanza.
Se accadesse e fossimo in Italia, cercherei di darle una mano coinvolgendo altre persone disponibili e di buon cuore per trovare una soluzione, non prima però di averla convinta a portare a termine la gravidanza, spiegandole ed evitando inutili moralismi, che dopo la 24esima settimana, la creatura ha buone probabilità di sopravvivenza anche nel caso di un parto prematuro e quindi farsi forza e andare avanti.
Se invece ci trovassimo nel paese dove fino a qualche anno fa risiedevo, la Norvegia, tutto questo discorso sarebbe inutile, perché ogni neomamma che non lavora riceve seimila Euro in un’unica soluzione per i bisogni dei primi mesi. In seguito, nel caso non avesse ancora un lavoro, cosa piuttosto rara da quelle parti, dai 13 ai 23 mesi può usufruire di un assegno di settecentocinquanta Euro al mese, oltre ad avere il supporto medico garantito e un bonus per il bambino non spendibile che lo seguirà fino al compimento del diciottesimo anno di età.
Ed è per questo che ho suggerito al dr. Pennetta di goderselo questo nostro straordinario paese, da lui definito “l’ultimo baluardo di razionalità e l’ultima resistenza della civiltà”, senza dimenticare che l’Italia è considerata la culla del cristianesimo. Sì, una culla rattoppata e piuttosto vuota.
Buona domenica
2013 aborti norvegia 12,5
2013 aborti italia 7,6
Considerando che in Norvegia hanno tutto quello che lei dice, l’educazione sessuale a scuola, i ‘contraccettivi’ d’emergenza,
le auguro io buona domenica.
Un cruccio: avete notato che nessuna donna ha postato niente in questo dibattito ? Non solo avete notato che nessuna donna posta Mai niente in questo sito ? Ora io considero la teoria del gender pura spazzatura ci sono delle grandi (e benedette) differenze tra i sessi che inestricabilmente legano l’anima e il corpo. Mi sono reso conto ora che il nostro sito è del tipo di quei vecchi pub inglesi rigidamente maschili e da Chestertoniano di ferro (oltre che sposo e padre felice di due femmine di 18 e 22 anni) mi rallegro di questa rara occasione di stare (se pur solo virtualmente)tra maschi
Dai, qualche donna c’è, anche se rara invero.
Non so il motivo: forse qui, in media, si parla di argomenti poco interessanti per il mondo femminile. Anche se questo dovrebbe invece interessare anche per loro.
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La rara occasione che dici tu potrebbe anche essere vista positivamente, ma il contributo di qualche donna qui non potrebbe che essere più che utile, almeno per capire se tra noi maschietti qualche volta la spariamo grossa. Soprattutto quando interpretiamo, senza poter provarla sulla nostra pelle, una scelta impegnativa come quella dell’interruzione di una gravidanza.
Ciao Alessandro, questa osservazione è solo una conferma a quanto detto in questo articolo:
Gender: una teoria scientificamente infondata, non per caso uno degli articoli quotidianamente più letti.
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Ci sono differenze innate nei gusti di maschi e femmine, non c’è niente di male, e solo un’ideologia può negarlo, se i fatti non concordano con la teoria tanto peggio per i fatti, diceva Hegel. Tutto questo dimostra inoltre quanto sia ideologizzata e sbagliata l’idea delle quote rosa, immaginiamo che venga applicata qui nei commenti sul sito, ma anche su altri siti tematici, che dovremmo fare, per rispettare le quote rosa dovrei bannare qualcuno di voi e supplicare qualche mia studentessa o le figlie di fare degli interventi sul sito? 😯
Mah, le donne hanno dimostrato di saperci fare in settori che fino a ieri erano puro appannaggio dei maschi… Compresa la politica. E lì, per me, le “quote rosa” (che brutto modo di dire) rappresentano una sorta di risarcimento morale al mondo femminile, da sempre osteggiato da quello dei maschi.
Sulle differenze innate niente da dire, chiaro che come scaricatore di porto è più adatto il maschietto e come baby sitter la femminuccia, ma in molte professioni che si credevano tipiche maschili (avvocato, notaio, veterinario, fisico, ecc.) non mi pare possano entrare in discussione le differenze innate… Ne sapeva qualcosa e averebbe potuto dire la sua, per esempio, Rita Levi Montalcini…
Certo Giuseppe fatto sta che di donne ce ne sono pochissime qui attorno non è che volevo lamentarmene o gioire solo constatavo la naturale emergente esistenza di ‘uno stile maschile anche senza coercizioni di sorta. Insomma viva la differenza e il suo incoercibile erompere
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