Fabiola Gianotti, appena chiamata a dirigere il CERN, è autrice della voce “esperimento” sullo Zingarelli 2015.
Ma la sua definizione lascia molte perplessità.
Sulla Stampa di ieri 10 novembre è stato pubblicato un articolo a firma di Piero Bianucci intitolato “Cos’è un esperimento per Fabiola Gianotti“, si parla di un’iniziativa della Zanichelli di inserire nel suo dizionario Zingarelli 2015 delle definizioni date dai massimi rappresentanti delle varie materie, per dare quella di “esperimento” ci si è rivolti alla neo direttrice del CERN di Ginevra Fabiola Gianotti che vien così riportata nell’articolo:
“Sembra una parola lontana, appartenente all’ambiente ristretto del mondo scientifico. Eppure è così vicina alla vita di tutti i giorni. Facciamo esperimenti in ogni momento della nostra vita, quando ci cimentiamo con una nuova ricetta in cucina, mettiamo alla prova la fedeltà di un amico, assaggiamo un chicco d’uva dal fruttivendolo. Sperimenta un bimbo appena nato che ha i primi contatti con il mondo, e continuiamo a voler sperimentare alla fine della nostra vita quando, chiudendo gli occhi, ci chiediamo come sarà il ‘dopo’. Per me, personalmente, in quanto fisico, l’esperimento rappresenta il mio approccio con le meraviglie della natura e il modo per appagare la mia curiosità e la mia sete di conoscenza.”.
Quello che appare evidente è che non si tratta di una vera definizione di “esperimento”.
Quella che abbiamo letto sulla Stampa e che verrà riportata e letta sullo Zingarelli è una riflessione sull’esperimento, una sorta di approccio sentimentale e a tratti poetico, ma non una definizione. Un sano approccio alla scienza sperimentale richiede qualcosa di diverso, per la scienza l’esperimento è qualcosa di ben preciso, è ciò che pone la linea di demarcazione tra la scienza sperimentale e ciò che non è scienza sperimentale.
Confrontiamo adesso quanto sopra riportato con la definizione che compare sul dizionario Treccani:
Nel linguaggio scient., operazione o sequenza di operazioni con cui si intende riprodurre, simulare e determinare concettualmente un fenomeno, in modo che le sue condizioni siano note e riproducibili (di solito in laboratorio) e quindi la procedura sperimentale risulti ripetibile, al fine di corroborare o smentire un’ipotesi, per lo più sulla scorta di valutazioni quantitative: esperimenti di fisica,di chimica; un e. ad alta quota, a bassa temperatura; gli e. di Mendel; e. mentale, quello eseguito in una situazione immaginaria perché non ottenibile con i mezzi di cui si dispone, ma con parametri e grandezze rigorosamente definiti, per saggiare un principio o una legge scientifici in casi limite o in un nuovo contesto; per l’e.cruciale, v. experimentum crucis. Il termine è talvolta usato come sinon. di esperienza, soprattutto quando acquista il valore di prova di una teoria, di un principio, ecc.
La differenza non è poca: l’esperimento è ciò che viene compiuto per corroborare o smentire un’ipotesi. Questa è l’essenza del metodo scientifico sperimentale.
Ma se invece viene fatto passare che l’esperimento scientifico è un “approccio con le meraviglie della natura e il modo per appagare la mia curiosità e la mia sete di conoscenza“, il metodo scientifico sperimentale viene snaturato e si aprono le porte a spiegazioni che appagano la curiosità ma che non necessariamente sono scientifiche. Se proviamo a usare la stessa definizione per il termine “mito” vediamo che è pericolosamente adatta anche in questo secondo caso:
Un approccio con le meraviglie della natura e il modo per appagare la curiosità e la sete di conoscenza.
Anche gli antichi miti spiegavano la realtà della natura, appagavano la curiosità e la sete di conoscenza, ma non erano la scienza moderna.
Non possiamo dunque utilizzare per le spiegazioni nelle classi di liceo la definizione di esperimento di Fabiola Gianotti, nonostante l’autorevolezza della fonte. E speriamo che al CERN, e in tutti i laboratori del mondo dove si fa ricerca, per esperimento si intenda altro. A volte però, leggendo alcune affermazioni fatte su argomenti scientifici sembra proprio che l’approccio sia quello poetico e non quello galileiano.
Sarebbe auspicabile che le persone di riferimento per la scienza facessero un uso più rigoroso delle possibilità che si aprono a loro di diffondere un corretto approccio al metodo scientifico sperimentale.
26 commenti
Gli esperimenti in corso al CERN sono 25 e si chiamano ACE, AEGIS, ALICE, …, LHC, …, TOTEM, UA9. Che cos’hanno in comune? Lo studio della materia attraverso l’uso di acceleratori di particelle. Si fanno ipotesi (matematiche), se ne calcolano le conseguenze (matematiche), le misure (cioè i numeri) fornite dagli acceleratori testano le ipotesi. Fine. L’obiettivo comune? Capire la materia oscura, i primi istanti dell’Universo, l’antimateria… per affinare l’attuale teoria della fisica chiamata Modello Standard.
Quando “assaggiamo un chicco d’uva” o “in punto di morte ci chiediamo come sarà dopo”, non stiamo facendo un esperimento scientifico, ma viviamo la vita da umani. Se poi Gianotti, facendo il suo lavoro al CERN, “appaga la sua curiosità e sete di conoscenza”, buon per lei. Ma non è pagata per questo, bensì per dirigere 25 complessi programmi e progettarne di nuovi.
Perché Gianotti ha fatto questa “confusione” di termini, Enzo? Non certo per ignoranza. Penso che ce lo potrebbero spiegare bene i nostri esperti di comunicazione. Io direi che, da nuovo direttore del CERN, vuole avvicinare il mondo della ricerca scientifica a quello del cittadino medio che paga le tasse e che vuole essere rassicurato che il CERN non vive sulla luna.
Sono d’accordo, la definizione data dalla Gianotti serve per “vendere” un’emozione, proprio come fanno i ubblicitari.
Se fosse stata rilasciata in un’intervista in cui si parlava di lei non ci sarebbe stato nulla da dire, il problema è che stiamo parlando di una definizione che finisce in un dizionario.
Anche le case editrici, Enzo, devono vendere i loro dizionari. Come ben spiega sotto Marco. Qui, nella società governata dal mercato, la verità è diventata una merce rara.
Per questo mi piace CS, non ha scopo di lucro e scrive quello che pensa. Può essere sbagliato, ma è ciò che pensa.
PS. Comunque, aspetto di leggere nel dizionario la definizione definitiva della Gianotti di “esperimento”!
Vendere un vocabolario ai tempi di Internet non deve essere facile, gli uomini di marketing della Zingarelli avranno pensato di farlo appaltando alcune definizioni a “vip” della scienza, conosciuti anche al grande pubblico (ps: c’è anche il nostro Prof Odifreddi nel gruppo). Dico una stupidaggine: quanto ci voleva a partire con la definizione “arida”, poi tirare una bella riga rossa e sotto mettere le considerazioni più “poetiche” degli scienziati in questione (che sono sicuramente degnissime e interessanti e aggiungono valore, quando messe al posto loro)? Magari può essere un suggerimento per la prossima edizione 😉
Caro Pennetta, mi permetta di essere ancora una volta in disaccordo…
Direi che ha perso la buona occasione di evitare una polemica proprio inutile, che rivela che non ha voluto capire poi molto dello spirito che ha animato la Zanichelli nel proporre le definizioni d’autore in questione.
Come sempre, lasciamo ai lettori di CS l’ultima parola, magari invitandoli a leggere quello che viene proposto al seguente link, preso tra i molti, che riassume il tutto…
http://www.agi.it/spettacolo/notizie/da-mina-ad-armani-nello-zingarelli-55-definizioni-dautore
Con un po’ di sana ricerca in rete la questione apparirà chiara a tutti coloro che avranno voglia di capire bene.
Anche il dubitare (subdolamente) che al Cern sappiano l’esatto significato del termine, la dice lunga sul fatto che CS talvolta (purtroppo, aggiungo) ha la debolezza di proporre una sorta di gossip fine a se stesso, lontano mille miglia dallo spirito originale della testata che appassionatamente lei dirige.
Il Suo intervento, Cipriani, permette di capire il progetto di Zingarelli. La ringrazio per questo. Adesso sono sereno che quella definizione di esperimento non comparirà tra le definizioni ufficiali del dizionario (come già mi ero permesso di dubitare), ma solo in una sezione ristretta di “definizioni d’autore”.
A questo punto però devo anche confessare la mia delusione che “l’autore”, cioè lo scienziato in questo caso, anziché illuminare i lettori del dizionario con una definizione attinta alla sua arte, la fisica, si sia abbandonato ad alcune, ovvie, emozioni personali. In ciò condivido la frase finale di Pennetta, tesa a salvaguardare la specificità della scienza sperimentale dagli abusi quotidiani della divulgazione. Non sarebbe piaciuto anche a Lei che la Gianotti ci avesse detto qualcosa di particolare e poco noto del suo sperimentare rigoroso, piuttosto che le suddette banalità ?
Caro prof. Masiero, se anche posso essere d’accordo che esiste un diritto di critica verso chiunque – e convinto che se al posto della prof. ssa Gianotti fosse stato interpellato lei ci avrebbe deliziati con elevatissimi picchi di non-banalità – ritengo che la stessa abbia tutto il diritto di dare della parola “esperimento” una definizione fuori del coro, anche solo (banalmente) poetica ma sicuramente frutto di una sensibilità d’animo che alla nostra scienziata, lasciata a casa la tentazione di essere spocchiosa, fa persin onore.
Tutto ok, Cipriani, vorrà dire che mi consolerò con la definizione d’autore di “sentimento”, naturalmente affidata ad un neurologo, che la confonderà con un esperimento elettrico.
… e sappiamo, in quell’ipotetico caso, che né io e né lei ci faremo abbindolare, e resteremo convinti che “sentimento” è qualcosa di più di quel (banale) ridurlo a puro contatto elettrico tra cellule…
Caro Cipriani, ancora una volta mi sembra che lei voglia interpretare il ruolo del Candido di Voltaire, per lei non c’è mai niente da obiettare, leggendo i suoi interventi si evince che l’unica cosa che non va in questo mondo è l’esistenza di CS…
Quanto da lei segnalato migliora la situazione ma non cambia più di tanto alcuni aspetti e ne pone di nuovi, ma ndiamo per ordine:
1- quando leggo su uno dei primi quotidiani d’Italia un articolo scritto da una sua importante firma mi aspetto di essere informato correttamente con chiarezza e senza aver bisogno di fare ulteriori ricerche per sapere la verità. Il primo problema è che l’articolo sulla Stampa fornisce un’informazione fuorviante, e non è poco.
2- trovo un brutto segno che per vendere un dizionario si debba far ricorso a definizioni “griffate”, un po’ come mettere le figurine per vendere Topolino.
3- Poiché le definizioni non sono definizioni ma rielaborazioni più o meno poetiche del rapporto tra l’autore e l’oggetto della definizione (si leggano anche quelle degli altri autori), il termine “definizione” è usato in modo errato e genera confusione. Questo non dovrebbe essere fatto da chi propone un dizionario!
4- l’aver detto che ho dubitato “subdolamente” che al CERN sappiano l’esatto significato del termine è una falsità che ancora una volta è rivelatrice di una sua tendenza a fare attacchi diretti alla mia persona e non a trattare gli argomenti proposti.
Chiunque può comprendere che il senso di quanto ho detto è che capita di leggere affermazioni provenienti dal mondo della scienza che non corrispondono ad una corretta applicazione del metodo scientifico sperimentale, tanto da far sembrare che esso venga ignorato.
Il riferimento è agli innumerevoli pianeti definiti “come la Terra”, alle innumerevoli volte che si è creata la vita in laboratorio, a tutte le just so stories che circolano in tema di evoluzione, a tutti geni dell’intelligenza, della socievolezza, dell’arte e tutto quanto viene on mente, che sono stati individuati. Tutte affermazioni che violano l’applicazione di una corretta prova sperimentale.
Ma per Giuseppe va tutto bene.
Lei evince male, prof. Pennetta (forse semplicemente travisa ed esagera i contenuti del mio intervento), perché non è vero che per me l’unica cosa che non va in questo mondo è l’esistenza di CS, semmai quel che per me non va è la propensione a dar le notizie in un certo modo…
Se, poi, quanto da me segnalato “migliora la situazione”, per me questo è già sufficiente, perché con un po’ di buona volontà tutti qui su CS possiamo allargare il raggio della conoscenza e l’approfondimento su più punti di vista, anche su aspetti apparentemente secondari ma pure di vitale importanza, proprio per dar lustro al motto di CS.
Sono d’accordo con lei che quando si legge su uno dei primi quotidiani d’Italia un articolo scritto da una sua importante firma ci si deve aspettare di essere informati correttamente, ma è altrettanto vero che chi vuol fare della divulgazione onesta, come lei si prefigge nel riportare fatti, non può affidarsi alla prima sensazione, senza minimamente approfondire, pena il peccare dello stesso peccato che ora biasima. E onestamente, se lo lasci dire, penso che l’informazione de La Stampa sia fuorviante solo per un completo sprovveduto.
La rassicuro invece sul fatto che, pure se le è parso, non era mia intenzione attaccare la sua persona, ma solo il modo di dare la notizia. In soldoni, è come dire che ho biasimato il peccato e non il peccatore.
Prendo atto, comunque, che lei intendeva retoricamente criticare (mi perdoni se non l’ho capito subito e le ho fatto dedurre che per me tutto andava bene) non tanto il Cern, ma le affermazioni provenienti dal mondo della scienza che non corrispondono ad una corretta applicazione del metodo scientifico sperimentale, tanto da far sembrare che esso venga ignorato.
Se un editore comunica che papa Francesco darà la propria definizione di “dio” da inserire nel proprio dizionario o lo stesso editore comunica che Renzi proporrà la propria definizione di “politica”, non é possibile non essere in qualche modo “compromessi” a priori nella lettura delle definizioni.
Stesso discorso per la Gianotti. E la sensazione finale rimane la perplessità, a questo punto non si sa se causata proprio dalla definizione in se intesa come prodotto culturale (che deve essere necessariamente contestualizzata) o piuttosto proprio dalla conoscenza preventiva dell’autore dello stesso prodotto culturale (che presuppone già a monte la contestualizazione della definizione).
Non sono interamente d’accordo con Lei, Beppino. È chiaro che su “Dio” o su “politica” e altri concetti simili pregni di filosofia ognuno darà una definizione carica della propria Weltanschauung. Sul significato di “esperimento” però, come mai le migliaia di scienziati che lavorano al CNR, e le centinaia di migliaia che lavorano in tutto il mondo, si danno la stessa definizione – quella riportata da Treccani, per es. -, la stessa da 4 secoli, indipendentemente da religioni, culture, lingue, ecc.?
L’esperimento scientifico non è un concetto come gli altri, ma contiene operatività, secondo protocolli a priori condivisi di operazioni e controlli numerici. E i numeri sono uguali per tutti.
Concordo in pieno con quanto detto nell’articolo; la “definizione” (se così si può chiamare), da come ho inteso, non apparirà fortunatamente fra le definizioni standard del dizionario, ma contemporaneamente non posso non sentirmi offeso da tal osceno stupro e mercificazione della scienza. Ma poi quali sentimenti? Paroline stolte campate all’aria, per attirare l’interesse della gente a cui (fondamentalmente) non importa nulla della scienza.
Chi, poi, reputa tal faccenda cosa da poco, semplicemente non ha capito niente di quel che sia la vera scienza.
La Gianotti, infine, non applicherà certo tal sorta di approccio alla sua professione (mi auguro), ma a mio dire ha già peccato di essersi venduta, tanto per ravvivare la compra-vendita di qualsivoglia liberculo.
P.S. Altro che pubblicità per avvicinare il lettore medio, qui ci vorrebbe veramente un mutamento antropologico dell’uomo medio.
Caro professor Pennetta, non è che si debba scrivere per forza qualcosa pur di tener in vita un blog. Con affetto e simpatia… 🙂
Caro Giuseppe, non è che si debba intervenire per forza in un blog se non si ha nulla da dire. Con affetto e simpatia…
Grazie per il suo affetto… 😉
E io che credevo che tutti i laureati in fisica fossero come McGyver…
Piero, McGyver è solo un telefilm, non lo sa? 😀
Caro Giuseppe, un blog tratta questioni di varia natura, questo ha come “core business” la scienza e l’informazione, e l’articolo in questione guardacaso parla di entrambe.
Quindi l’unico problema è che l’episodio da cui prende spunto l’articolo a lei non interessa, e allora, come osserva Wil, se non ritiene interssante l’argomento non è mica costretto ad intervenire. Semplice no?
Semplice e cristallino!
Certuni sono come i bambini, vogliono confondere la realtà con la fantasia e se gli dici che Babbo Natale non esiste si arrabbiano. Hai mai visto che intervengano in scienza?
Questo è un blog serio, continui così prof. Pennetta. Chi ama le favole si rivolga altrove.
Eh sì, cari miei, ci vuole proprio un bel coraggio a scrivere queste parole: «… Non possiamo dunque utilizzare per le spiegazioni nelle classi di liceo la definizione di esperimento di Fabiola Gianotti, nonostante l’autorevolezza della fonte. E speriamo che al CERN, e in tutti i laboratori del mondo, dove si fa ricerca, per esperimento si intenda altro».
Sapendo chi è Fabiola Gianotti, di che cosa si occupa giornalmente e cosa rappresenta nel mondo della ricerca scientifica il CERN, l’unica cosa che viene in mente è un detto napoletano, che in questo caso calza a pennello: «Pure ‘e pullece teneno a ‘tosse».
Onestamente, Simone, io ho interpretato quella frase di Pennetta come una doppia ironia: verso la Gianotti e il Cern nel senso che i loro esperimenti sono una cosa seria, ben diversa dalle boutade della Gianotti “artista”, e poi all’incontrario verso tutti quei ciarlatani che si vendono come scienziati, ma non sottopongono mai a esperimento le loro speculazioni. Lei che ci segue avrà di sicuro capito a chi mi riferisco…
Poi c’è chi magari abbonda in sense of humour e chi scarseggia!
Vede Simone, dopo aver letto il suo intervento concordo pienamente con la sua conclusione.
Lei deve essere uno di quelli che quando sentono un nome titolato si appecoronano e qualunque cosa venga detta applaudono, è una forma non tanto di referenzialità alla ‘ipse dixit’ quanto di divismo post moderno.
Io invece da libero pensatore dei titoli non so che farmene e valuto le idee in base alle conoscenze che ho e alla mia cultura, e se una persona titolata dice una sciocchezza non ho problemi a farlo notare.
Detto questo confermo che la definizione di esperimento data dalla Gianotti non è utilizzabile nell’insegnamento del metodo scientifico, quando lei avrà una classe in cui insegnare la utilizzi pure, ma non starà insegnando il metodo scientifico sperimentale.
PS si curi la tosse…
Sono pienamente d’accordo con il post, dato che gia’ avevo sottolineato la deriva “romantica” dell’approccio scientifico, dove ci si innamora non del “provare a fare le cose” ma della mistica bellezza di idee. Ripeto, idee.
Che non e’ scienza.
Poi ok leggo che in realta’ si tratta solo di una definizione d’autore, ma l’unica risposta valida a questo l’ha data Clint Easwood, circa le opiinioni 😀
Che la cara neo direttrice ha tutto il diritto di avere!
Praticamente la cosa sbagliata e’ inquadrare questo articolo di giornale come parente di un discorso scientifico, quando va invece nella direzione opposta, il misticismo.
Ma sono decenni che i media coltivano nelle persone la passione non piu’ per la scienza ma per il misticismo…