Le conseguenze della mitologia postscientifica: il global warming come spiegazione di tutto

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wwf walruse

Anticamente i miti fornivano delle spiegazioni di fantasia sull’origine e la natura delle cose, poi è venuta la scienza.

Oggi i miti sono tornati, e sono più insidiosi di prima.

… il mito è la riduzione narrativa di momenti legati alla dimensione del rito, insieme al quale costituisce un momento fondamentale dell’esperienza religiosa volta a soddisfare il bisogno di fornire una spiegazione a fenomeni naturali o a interrogativi sull’esistenza e sul cosmo. 

Wikipedia

E’ la natura umana che ha bisogno di cercare una spiegazione ai fenomeni naturali o risposte sul perché delle cose, una spiegazione che è stata anticamente trovata con le narrazioni  mitologiche e relativi riti, ma che poi da Galilei in poi ha trovato un metodo per capire il ‘come’ delle cose. Adesso, dopo quattro secoli di onorato servizio il metodo scientifico sta perdendo il suo ruolo per lasciare spazio ad un nuovo bisogno di miti che spieghino tutto possibilmente in modo semplice.

Non si tratta di un’ipotesi ma di una constatazione che scaturisce da alcune notizie susseguitesi negli ultimi tempi, il caso in questione è quello della teoria del Global Warming Antropico la cui insistente pubblicizzazione ha portato ad un condizionamento di massa così consolidato che non esiste attualmente argomento che non possa essere spiegato ricorrendo al riscaldamento globale. E a complemento del mito abbiamo il rito, come quello celebrato il 21 Settembre scorso con la Climate March. Ecco una serie di fenomeni che ultimamente sono stati collegati ai cambiamenti climatici:

A- L’epidemia di Ebola: leggendo il Washington Post del 5 Agosto abbiamo appreso, seppur in forma dubitativa,  che l’epidemia di Ebola potrebbe essere stata resa più grave dai cambiamenti climatici: “Will climate change worsen Ebola outbreaks?“. Salvo poi come rimedio consigliare come rimedio acqua pulita e fognature, non la riduzione delle emissioni di CO2.

B- Perturbazioni gravitazionali del pianeta: l’ESA ha diffuso la notizia secondo la quale nella parte ovest del continente la perdita di ghiaccio sarebbe stata tale da modificare la gravità della zona. Senza però dire che nel complesso l’Antartide ha accumulato ghiaccio negli ultimi anni e che quindi la perdita della zona ovest (sempre che significhi qualcosa gravitazionalmente) è stata ampiamente compensata.

C- 35.000 trichechi sono stati spinti su una spiaggia dell’Alaska: ebbene sì, dopo aver provato con scarso successo con pinguini e orsi polari adesso è la volta dei trichechi ad essere strumentalizzati per la causa. Ma anche stavolta, nonostante l’intervento del WWF, la notizia è stata ricondotta alle giuste dimensioni da un’esperta che ha fatto osservare che il fenomeno non è nuovo ed è del tutto naturale: “Mass haulouts of Pacific walrus and stampede deaths are not new, not due to low ice cover“.

D- l’ISIS è stata favorita dai cambiamenti climatici: anche questa notizia, che a prima vista sembrerebbe provenire da  “Lercio” o altre testate goliardiche, è invece stata pubblicata sull’Huffington Post in “How Climate Change Helped ISIS“.  No comment.

Questo proliferare di spiegazioni che tendono a ricondurre qualunque cosa accada alla causa dei cambiamenti climatici sono come i sintomi di una malattia che ha colpito la scienza. Dove le affermazioni dovevano essere sostenute da solide documentazioni e prove si è fatto strada il senso del ‘verosimile’, della persuasione anziché della verità, si insiste infatti sul presunto consenso del 97% degli esperti per convincere i dubbiosi.

La scienza reale non giunge nemmeno al grande pubblico, e le notizie che invece trovano spazio sui media giungono a persone che non sono più in grado di valutarle criticamente.

Nuovi miti si fanno strada e sono più tirannici di quelli antichi, a differenza di quest’ultimi non ammettono dubbi, sotto la minaccia dell’infamante accusa di ‘negazionismo’ pretendono di essere creduti senza l’onere della prova.

Se un antico greco poteva dire senza grossi problemi di non credere che fosse Giove a lanciare i fulmini, i contemporanei non possono godere della medesima libertà verso le calamità causate dalla CO2. 

Queste le conseguenze della mitologia post-scienifica.

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Laureato in Biologia e in Farmacia, docente di scienze naturali Nel 2011 ha pubblicato "Inchiesta sul darwinismo", nel 2016 "L'ultimo uomo" e nel 2020 "Il Quarto Dominio".

8 commenti

  1. Non entro nel merito della caratterizzazione mitiologica che minerebbe la dialettica scientifica (anche se ne intuisco il senso e in qualche modo mi trovo concorde con l’Autore). Sicuramente ci sono dei settori in cui lo studio serio del rapporto fra causa ed effetto basato su robuste teorie ed evenienze sperimentali é stato bellamente abbandonato o perlomeno messo in secondo piano.
    Altro esempio di speudo scientificità, ultimamente molto in voga nei media e nella comunità di specialisti, é l’assioma ricorrente secondo cui il riscaldamento globale porta ai cambiamenti climatici che portano alla modifica della piovosità e quindi allo sviluppo delle “bombe d’acqua” (terminologia orribile) e di conseguenza all’aumento dei dissesti idrogeologici e dei fenomeni di allagamento incontrollato. Dati alla mano é effettivamente riscontrabile un leggero aumento della frequenza degli eventi di precipitazione intensa (ma non così marcato da modificare i marcatori statistici ricorrenti in modo apprezzabile), é riscontrabile un aumento dell’intensità e frequenza degli eventi di dissesto idrogeologico (ma nessuno si ricorda che il territorio é stato e continua ad essere modificato dall’attività antropica non mitigata…), é riscontrabile a volte un temporaneo aumento medio della piovosità o una variazione temporanea dei fenomeni di aridità (ma sempre all’interno di andamenti statistici rintracciabili nel passato).
    Oltre che di mitologia parlerei comunque anche di lassismo e pigrizia mentale. Come in tutte le cose la caratterizzazione scientifica seria delle evenienze e dei fenomeni necessità sempre di tempo, molta fatica, ricorrente rigore, continuo studio e soprattutto molta serietà. La spettacolarità insita in certe “fuoriuscite” in ambito scientifico é probabilmente un buon marcatore di cattiva qualità del prodotto presentato…

    • Giorgio Masiero on

      La “caratterizzazione scientifica” richiede alla fin fine una cosa sola: predizioni sperimentalmente controllabili. Niente predizioni? Solo congetture!

        • Giorgio Masiero on

          Forse le predizioni, Enzo, non interessano il popolino che si affida ai ciarlatani. Ma le predizioni affidabili/replicabili sono merce di altissimo valore nel mondo degli affari.
          Al tuo preziosissimo debunking quotidiano sulla falsa scienza, Enzo, sarebbe bello poter affiancare in CS la divulgazione delle più importanti nuove tecnologie che incessantemente entrano nel mercato. Magari nel parleremo nel workshop di sabato prossimo.

    • Beppino, mi sembra che in realtà le sue considerazioni non siano alternative alle mie ma complementari, in una società che ha alle spalle la rivoluzione scientifica il mito si costruisce e s mantiene sul lassismo mentale e la cattiva qualità delle pubblicazioni.

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  3. Caro Enzo, non sai quanto sono d’accordo. I miti ed il misticismo sono tornati ec, con una incoerenza incredibile, stavolta si sono vestiti di “scienza”.
    Fa pensare molto il fatto che questo stia continuando ad accadere in rilassato silenzio (rilassato, per i nuovi “sacerdoti” della scienza, che non rischiano piu’ nulla).
    Tanto ormai siamo ad una situazione che piu’ che scienza ricorda quelle truffe di spedire 1000 mail con una certa previsione si’/no. Poi ai 500 cui e’ arrivata la previsione giusta, si spedisce un’altra previsione.
    Insomma la scienza fatta slot machine.
    Senza che questo sollevi la minima preoccupazione nei media.

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