Un’epidemia vera diventa lo strumento per lo scontro USA Cina sulle risorse dell’Africa.
La realtà semi sconosciuta dell’Africa Command.
Un’epidemia reale ma manipolata, questa è l’analisi che sempre più si sta diffondendo riguardo ad Ebola a pochi mesi dall’esplosione del contagio in Sierra Leone. Un’analisi che non può provenire dalle autorità sanitarie ma solo da osservatori esterni che considerino una molteplicità di fattori. Il 14 ottobre scorso era proprio un esperto dell’informazione a sollevare la questione con l’articolo “Ebola, Peste nera o disinformazione?“, Marcello Foa affermava infatti al riguardo:
…osservando la dinamica della comunicazione non posso non provare un crescente disagio e constatare i rischi di un’altra contaminazione, anzi di un altro virus: quello di una comunicazione scorretta che anziché permettere al pubblico di capire cosa stia davvero accadendo, alimenta una psicosi collettiva.
Un fenomeno reale dunque, ma veicolato in modo da creare un allarme superiore al dovuto, nell’articolo le ipotesi che venivano fatte sul perché di questa amplificazione del pericolo erano due:
E i dubbi anziché placarsi aumentano. Delle due l’una:
o ci troviamo di fronte davvero a una minaccia dagli effetti potenzialmente devastanti, una nuova Peste Nera e chi sa davvero, le autorità, lo lascia intendere preparando l’opinione pubblica al peggio ma non osa ancora affondare il colpo
o si tratta dell’irresponsabile ma purtroppo non sorprendente strumentalizzazione di un virus che esiste ma la cui rilevanza è al più locale, dunque circoscritta come già avvenuto in passato. E se questo fosse il caso bisognerebbe domandarsi a quali fini. E magari, per una volta, chiederne conto ai responsabili.
Qualche giorno dopo, sempre da un punto di osservazione non sanitario, è venuta una risposta indiretta a queste domande, il 23 ottobre sulla rivista di geopolitica Limes è stato infatti pubblicato un interessante articolo dal titolo “In Africa, Cina e Usa non solo per la lotta all’Ebola“, un articolo che inizia con le seguenti parole:
L’epidemia del virus Ebola, che ha provocato la morte di oltre 4 mila persone in Africa, ha spinto organizzazioni internazionali e paesi come Usa, Cina e Cuba a intervenire direttamente per contrastarne la diffusione. Per Washington e Pechino non si tratta solo di un’emergenza umanitaria.
Emergenza umanitaria ma non solo dunque, dal punto di vista geopolitico sullo sfondo appare lo scontro tra USA e Cina per il controllo delle risorse del continente africano, e sebbene in quest momento l’Africa non rappresenti un’emergenza, come affermato in conclusione dell’articolo su Limes, è innegabile che gli interessi statunitensi siano in quella regione molto forti.
Gli USA hanno dichiarato in modo manifesto la loro attenzione regionale nel 2007 quando il 1 ottobre è stato istituito l’Africa Command (Africom) che sul sito ufficiale viene così presentato:
Un comando combattente a pieno spettro, US AFRICOM è responsabile di tutte le operazioni del Dipartimento della Difesa, esercitazioni e cooperazione per la sicurezza nel continente africano, le sue nazioni insulari, e le acque circostanti. AFRICOM ha iniziato le operazioni il 1 ° ottobre 2007 ed è diventato ufficialmente un comando indipendente il 1 ° ottobre 2008.
L’Africa in questo momento non è un interesse primario degli USA dal punto di vista della guerra guerreggiata, ma lo è certamente sotto quello delle guerre surrogate che sono parte delle guerre senza limiti. Ma il battesimo del fuoco in una guerra tradizionale Africom l’ha ricevuto con le operazioni in Libia del 2011, dalla rivista Foreign Affairs del CFR (Council on Foreign Relations) leggiamo al riguardo in “AFRICOM’s Libyan Expedition“:
Quando l’Operazione Odissea all’alba in Libia è iniziata il 19 marzo, US Africa Command – Comando combattente più recente degli Stati Uniti ‘, istituito nell’ottobre 2008 – era in gran parte non testato. Non c’era motivo di temere che AFRICOM, che guidava l’operazione, fosse di troppo recente istituzione, e il suo mandato troppo morbido, al fine di soddisfare gli standard degli Stati Uniti.
…nel lanciare l’intervento degli Stati Uniti in Libia, AFRICOM, guidata dal suo comandante, il generale Carter Ham, si è comportato bene. Il primo giorno dell’operazione, che ha coordinato le operazioni di combattimento di 11 navi da guerra e decine di aerei americani, sparato 110 missili da crociera Tomahawk…
E il 26 marzo, AFRICOM ha iniziato l’attività di coordinamento per distruggere mezzi corazzati, in modo efficace (se non con l’intento specifico) fornire supporto aereo ravvicinato alle forze ribelli. AFRICOM ha perso un solo aereo – un caccia F-15 che si è schiantato il 22 marzo a causa di un guasto meccanico – e non ha subito incidenti mortali.
Il comando di Africom è dunque fortemente impegnato nell’azione di contrasto all’espansione cinese in Africa, e proprio la Libia è stato un importante test in tal senso, in Libia infatti la presenza cinese era particolarmente forte, come testimoniato in un articolo di “Geopolitica” del marzo 2011. E ancora su Limes si ribadisce che questo scontro è nello sfondo della gestione dell’epidemia di Ebola:
Cina e Usa, la gara per l’Africa
Sul piano geopolitico, il rapido intervento di Usa e Cina nel contrastare l’epidemia lascia intravedere interessi che vanno oltre l’emergenza in questione.L’Impero del Centro è il primo partner commerciale dell’Africa, con cui l’interscambio commerciale è pari a 200 miliardi di dollari. Nel Continente Nero, il Dragone rosso acquista soprattutto grandi quantità di petrolio e altre risorse minerarie, necessarie per alimentare la sua crescita economica. In cambio, i paesi africani ottengono finanziamenti, aiuti e investimenti, in particolare nel settore delle infrastrutture.
USA e Cina si confrontano per il controllo delle risorse dell’Africa, un confronto che appare parte di uno più ampio tra le due potenze e nel quale va inserita anche la protesta di Hong Kong di cui si era parlato in “Guerra senza limiti: la battaglia di Hong Kong“.
Ecco che dunque l’impiego di 3.000 militari USA dispiegati dall’Africom per controllare il territorio in seguito all’esplosione dell’epidemia assume un altro significato. Un dispiegamento il cui significato va ben oltre le cifre dei militari coinvolti e che fa parte del posizionamento di un quartier generale che assicurerà una maggior operatività di Africom. Manlio Dinucci sul Manifesto scrive al riguardo:
Il presidente Obama ha annunciato che, «su richiesta del governo liberiano», gli Stati uniti stabiliranno «un centro di comando militare in Liberia». Si tratta di un «quartier generale di comando della forza congiunta», specifica il Comando Africa degli Stati uniti (la cui «area di responsabilità» copre l’intero continente, salvo l’Egitto)…
Gli interessi delle multinazionali statunitensi ed europee sono però messi in pericolo dalle ribellioni popolari (come quella nel delta del Niger, provocata dalle conseguenze ambientali e sociali dello sfruttamento petrolifero) e dalla concorrenza della Cina, i cui investimenti sono per i paesi africani molto più utili e vantaggiosi. Per mantenere la propria influenza nel continente gli Usa hanno costituito nel 2007 il Comando Africa che, dietro il paravento delle operazioni umanitarie, recluta e forma nei paesi africani ufficiali e forze speciali locali attraverso centinaia di attività militari.
Il centro di comando si stabilirà “su richiesta del governo liberiano”, un governo che riceverà dal Fondo Monetario Internazionale 49 MLN di dollari per aiutarlo a fronteggiare l’epidemia, un finanziamento che dovrà essere seguito da altri di partners internazionali.
Questa potrebbe essere la risposta alla domanda posta all’inizio su quali potrebbero essere i fini, e i mezzi, della strumentalizzazione di Ebola.
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