Emilio del Giudice (1940-2014)
La scomparsa di Emilio del Giudice un grande fisico e grande uomo.
Il suo insegnamento.
In memoria di Emilio del Giudice
di Giorgio Masiero
Si è spento venerdì scorso, improvvisamente e prematuramente, Emilio del Giudice, uno dei più grandi fisici italiani. L’ho incontrato l’ultima volta due settimane fa a Milano, ad un seminario sul bosone di Higgs organizzato da Lucia Urbani Ulivi, docente di Filosofia della mente e di Istituzioni di metafisica all’Università Cattolica. La verve esibita da del Giudice anche in questa occasione non poteva a nessuno dei convenuti far presagire l’imminente epilogo.
È impossibile descrivere a chi non ha conosciuto Emilio la sua personalità mediterranea, profonda e leggera allo stesso tempo, seria e faceta, curiosa e tuttavia mai superficiale. Ma soprattutto umana a 360 gradi, dove la grande preparazione tecnica non faceva aggio – come accade, ahimè, in molti ricercatori dei nostri giorni – ad una cultura umanistica e ad un pensiero interdisciplinare solidi, e a comportamenti etici e sociali con aneliti (utopistici, secondo il pensiero unico dominante) verso una società più giusta, governata da una “repubblica delle lettere”, come platonicamente si esprimeva. Insomma in lui il rigore distaccato dello scienziato si coniugava con la passione dell’uomo integrale.
A me del Giudice ha insegnato, attraverso le pubblicazioni, i libri e le conferenze, che la rivoluzione quantistica della fisica contemporanea non consiste nell’interpretazione di Copenaghen, stancamente ripetuta nei cliché delle riviste di divulgazione (“e perfino dalla maggioranza dei fisici”, faceva notare con un’occhiataccia, nonostante quella interpretazione fosse ormai “da mezzo secolo falsificata” dai fatti), ma consiste nella caduta del principio galileiano d’isolamento dei corpi, che si rivela nell’entanglement quantistico e nei processi sincronici ad esso collegati.
La meccanica classica si fondava sul concetto di corpo isolato, qui ed ora, cosicché un sistema complesso si voleva spiegabile con l’aggregazione di monadi microscopiche isolate tra loro, interagenti sotto l’influsso di forze esterne. È il benemerito vecchio metodo riduzionistico che però, come tutti gli strumenti, non va assunto a principio metafisico, ma solo tenuto finché è utile. La spiegazione classica, materialistica e riduzionistica, valida fino all’800, entrò in contraddizione con gli esperimenti atomici all’inizio del secolo scorso, finendo per rivelarsi solo l’approssimazione valida nella scala macroscopica di una teoria fondamentalmente più vera, valida a tutte le scale, dall’infima particella all’Universo intero: la Teoria Quantistica dei Campi. E questa teoria, oggi la più simile alla cosa, si occupa invece di “campi” appunto, ovvero di oggetti immateriali che si estendono nello spazio e nel tempo, e che nei processi di reciproca interazione, là dove il “fenomeno” si manifesta ai nostri sensi o agli strumenti (che sono protesi potenziate dei nostri sensi), solo là appaiono in forma granulare – i “quanti” del campo –, perché solo là dove avviene lo scambio di energia-impulso il baratto si svolge in unità non suddivisibili. Ma nella sua ontologia fisica invece – cioè nella realtà –, il campo non consiste di materia (inerte, resistente, localizzata ed isolata, come vuole la definizione di materia da Aristotele a Laplace), ma è un’onda infinitamente estesa nello spazio-tempo, con una “fase” di oscillazione, che ne permette in certe condizioni la “risonanza” con altri campi. E la risonanza produce l’esaltazione dei risultati dell’interferenza, in un’armonia letteralmente cosmica.
La consapevolezza della quantizzazione dei campi non è in contraddizione col realismo come nei primi anni della quantizzazione – quelli anni ’20-‘30 della “Meccanica Quantistica” – avrebbero voluto i nuovi idealisti “danesi”, educati filosoficamente dagli epistemologi del circolo di Vienna, ma al contrario ha dimostrato negli anni maturi (’40-‘50) di esigere un paradigma realistico di interconnessione (e quindi di necessaria solidarietà) globale, tutta opposta alla visione di singole particelle, atomi, cellule, corpi e… individui umani, egoisticamente collidenti in incessanti urti casuali, nei quali a prevalere infine sono sempre i più “forti”, secondo il vecchio principio della selezione naturale.
Del Giudice ha dedicato tutta la sua vita di ricercatore a mostrare come la condizione di risonanza in cui tutto l’Universo è immerso come un solo corpo e in cui, all’interno, sono immersi il rapporto tra l’uomo e la natura ed i rapporti dei singoli uomini tra loro, implichi anche scientificamente un’etica ed una politica non relative, ma naturali, non individualistiche, ma comunitarie, perché così risultano profondamente iscritte nelle leggi dell’Universo, e non come vorrebbe l’ideologia. Nessun uomo si può salvare da solo, né contro o senza gli altri uomini, né contro o senza il resto del mondo animato ed inanimato. In questa visione non c’è, se non per la scienza accademica ancella dell’industria o autoreferenziale, quella separazione insuperabile tra l’inorganico ed il vivente, che è l’ultimo frutto avvelenato del liberalismo economico e del positivismo che gli fa da spalla. Nell’ideologia della tecno-scienza baconiana, ciò che viene venduto come progresso del potere dell’uomo sulla natura non è altro che il potere esercitato da pochi uomini sui molti attraverso lo strumento della natura. Ecco allora che Emilio del Giudice ha affrontato nella sua vita un viaggio scientifico fuori da ogni condizionamento e pregiudizio, un viaggio motivato solo dalla ricerca della verità che lo ha portato dai quark e dalla cromodinamica quantistica all’omeopatia e alla memoria dell’acqua, dalla fusione fredda all’azione dei campi elettromagnetici deboli negli organismi viventi, che sono alla base dei loro complessi fenomeni di autorganizzazione. Quello di del Giudice fu evidentemente un viaggio contro corrente, che gli procurò anche ostracismi e disprezzi, ben diverso dal tran tran pacifico di colleghi più interessati alla loro carriera burocratica che alla verità e accomunati dal tacito patto “vivi e lascia vivere”.
Del Giudice era un laico, ma niente affatto settario, bensì aperto al mistero sempre con gli occhi spalancati di un bambino. Io da credente spero e prego che egli contempli finalmente in beatitudine e pienezza ciò che ha genialmente intuito nello specchio appannato della ragione terrena.
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41 commenti
Una triste notizia questa della scomparsa di Emilio del Giudice, una persona di grande spessore, sotto tutti i punti di vista.
Mi sarebbe piaciuto conoscerlo e invidio a Giorgio questa fortuna che ha avuto.
Personaggio senza dubbio affascinante.
Dato che parliamo di “campi”, ho sentito parlare anche del “campo morfogenetico” di Rupert Shaldrake per quel che riguarda la biologia. Una specie di accumulatore di conoscenza di intere specie (dato l’intreccio di tutti con tutto).
Mi par di capire che anche del Giudice se ne possa essere interessato.
Cosa ne pensate?
Delle ricerche di Emilio del Giudice (e di altri), che collegano la TQC all’autorganizzazione e all’informazione presenti nella materia inanimata, spero di trovare il tempo di parlare in un futuro articolo.
Per intanto, frank10, alla Sua domanda sul campo morfogenetico proposto da Shaldrake, o di altri campi (per es. l’NGE di J. Shapiro) per spiegare l’evoluzione e/o la morfogenesi dei viventi, la mia risposta è che essi sono al momento delle assunzioni meritevoli di considerazione in ambito scientifico, come ipotesi di lavoro, e in quanto tali infinitamente superiori al “caso” del darwinismo che è una categoria filosofica incontrollabile sperimentalmente, e tuttavia attendono di essere tradotti in campi fisici operanti nello spazio-tempo.
Aspetto insomma di conoscere la loro lagrangiana. In assenza, rimangono congetture.
Anche io ho avuto modo (anche se solo per pochi giorni in occasione di un congresso scientifico) di apprezzare le qualità umane e scientifiche di Emilio Del Giudice e concordo parola per parola con Giorgio sul bellissimo ritratto che ne fornisce nel suo pezzo.
Saranno le mie ascendenza marchigiane che, a dispetto di Giacomo Leopardi,che viene considerato il più illustre figlio di questa terra (che però a ben vedere lui non apprezzava minimamente), spingono ad un legame con ‘il terragno’ a volte imbarazzante e a una scala di valori molto differente da quella della Magna Grecia (basti dire che il massimo complimento che un marchigiano può fare di qualcuno è ‘entra garzò .. esce padrò’ che vuol dire ‘entra da garzone e diventa padrone dell’azienda’ che indica una netta scelta di campo per il ‘self-made man’ piuttosto che per il colto e raffinato intellettuale)ma io , pur sentendomi vicino nel cuore agli ‘scienziati contro-corrente’, poi mi fanno quasi sempre venire i nervi.
Insomma la teoria dei campi quantistici è intererssantissima e potrebbe avere delle implicazioni incredibili in biologia, soprattutto per quel che riguarda il ruolo dell’acqua nelle strutture, non solo, ma la biologia offre dei sistemi modello che sembrano fatti apposta per sperimentare sul campo ‘in soldoni’ questi concetti (basti pensare ad organismi come l’Artemia salina che possono stare ‘in animazione sospesa’ per anni (quando la loro vita metabolicamente attiva è di poche settimane) e ‘tornare alla vita’ con processi tutto-o-nulla appena il livello di idratazione supera una certa soglia e poi di nuovo disidratarsi, aspettare anni, e riprendere lì da dove si era smesso) . Ora ai teorici (e lo dico con tutto l’affetto possibile per Emilio) tutto questo affascina ma si limitano (l’ho constatato in tante, troppe, occasioni)a enunciare questi aspetti come linee di principio senza mai sporcarsi le mani ed esporsi con dati reali, ipotesi testate in maniera statisticamente congrua (la statistica è tipico mestiere terragno), tradurre i principi come l’entanglment (per carità affascinanti e suggestivi, passerei ore a sentirne parlare specialmente sorseggiando un buon vinello) in maniera magari rozza e imperfetta ma tale da suggerire a qualche ‘garzò’ come il sottoscritto di mettere su un esperimento che provi (oppure dimostri inutile) una costruzione tanto bella.
Fino a che dura questo stato di cose ci sarà sempre una malia nel sentirsi ‘controcorrente’ che ci giustifica ed esalta..(chissà perchè non ho mai sentito nessuno scienziato definirsi con orgoglio conformista e mainstream).
Un caro saluto ad Emilio se ha tempo da lassù di leggere questa cosa e magari rispondermi da par suo…
Carissimo prof.,
ho i suoi stessi “nervi” riguardo i “teorici”, anche nel mio campo e’ piu’ o meno la stessa cosa.
Pensi che teorie su sistemi operativi “strong” Real-Time sono state espresse anche 40 anni fa (certo, anche su spinta del progetto Apollo e dei vari sistemi di controllo d’armi), ma soltanto pochi anni fa hanno cominciato ad essere implementati e fare la loro comparsa sul mercato.
Come quelli che per fare il ponte di Messina si limitano a tracciare due lineette tra la sponda calabra e quella siciliana, lasciando i “dettagli” del progetto agli ingegneri che devono occuparsi di metterli in pratica.
Un altro esempio sotto gli occhi di tutti è Internet.
Avevano progettato lo stack OSI bello modulare incapsulato sicuro ma c’era già il TCP/IP quindi perché “sporcarsi” le mani con una volgare implementazione?
Disse il mio prof che c’era una azienda di Pisa a via S.Maria che stava tentando di fare questo ma poi rinunciò .
e adesso ci sono tutti i problemi di sicurezza col tcp
Eh sì, Alessandro e Piero, come piacerebbe anche a me che Emilio intervenisse in questo dialogo!
Molto, molto più modestamente di lui, io posso tentare di spiegare come e perché ce l’avesse prima di tutto con i biologi molecolari, quelli del paradigma atomista che colonizza il genoma e tutta la biologia e anzi, tutta la scienza moderna al punto da voler farne linea di demarcazione – basta leggerli tutti i giorni sulla grande stampa e anche sulle riviste peer per view piene di just so story – tra la scienza vera e il mito.
Per del Giudice, la TQC doveva servire in biologia prima di tutto come esempio scientifico di opposto paradigma, a rimuovere l’ossessione per la molecola, per il gene locale, per l’elemento isolato e a rivolgere invece l’attenzione all’incredibile concatenazione dei processi biochimici, alla loro “cooperazione” finalizzata a quel progetto grandioso che è la vita.
E poi egli rimproverava, giustamente a mio avviso, la sottovalutazione che viene normalmente riservata in biologia all’acqua, come se il suo ruolo si limitasse a quello idraulico di mezzo di trasporto per le altre molecole “più” degne di studio (le proteine, le vitamine, gli ormoni, ecc.) e al massimo di solvente. E qui, da fisico, egli ha fatto con le sue ricerche alcune scoperte, che hanno superato la prova del controllo numerico sperimentale: dalla base elettrodinamica dell’azione a lunga distanza delle molecole organiche al ruolo dei domini di coerenza dell’acqua nella formazione della cellula, dal meccanismo di formazione della membrana cellulare al codice elettromagnetico di riconoscimento tra molecole.
Ma sul tema dell’importanza dell’acqua (rivelataci da pionieri come del Giudice) nel fenomeno vita spero di tornare con un articolo approfondito.
Ciao a tutti, avete toccato argomenti scientifici estremamente interessanti, quella visione d’insieme e sistemica che “connette” ogni cosa nell’Universo : ogni singola particella subatomica e sub-nucleare, molecola organica e inorganica e ogni meccanismo/sistema biochimico non è altro che un’organo nel grandissimo meccanismo dell’Universo (MacroCosmo + MicroCosmo) e che permette a ognuno di noi di scegliere le “vie” in modalità liberamente arbitraria. Del resto l’Entanglement quantistico (uno dei grandi misteri della Fisica) è un fenomeno scientifico maledettamente serio, verificato sperimentalmente che rafforza l’intuizione della matrice d’interconnessione Universale che è stata predisposta per il libero arbitrio, cioè permettere la “scelta” il bene o il male ? E questo E.Del Giudice lo aveva più volte intuito, descritto anche in alcuni dei suoi sviluppi/impianti matematici in relazione alla complessità della biochimica della natura e degli esseri umani. Ormai l’Interconnessione di ogni cosa nell’Universo ci viene dettata e ispirata dalle Equazioni come viene intuito ormai da decenni da grandi fisici, a tal riguardo mi piace menzionare il grande Richard Feynmann (uno dei padri dell’Elettrodinamica Quantistica) il quale spesso descriveva questi concetti…
Grazie, Pietro. E’ proprio come tu dici, anche se i biologi molecolari del 21° secolo, fermi alla fisica del 19°, non lo sanno!
Mi intriga molto questa storia dell’ acqua,finora nel mainstream l’hanno sempre ridicolizzata con le storie dellee calorie negative, con la supposta memoria (e la confusione con l’omeopatia non ha certo aiutato)
Spero, Piero, di riuscire a fare un articolo sull’acqua, ed in particolare sulle intuizioni geniali di del Giudice a riguardo…
Mi rifiuto di leggere oltre “uno dei più grandi Fisici Italiani”.
Del Giudice era uno che non ha mai fatto nulla di importante nella sua vita e dopo non aver pubblicato nulla di minimamente rilevante in 20 anni ha iniziato ad avallare ogni teoria strampalata senza la minima base fisica.
È stato fondamentalmente cacciato da Fisica perché i suoi sproloqui non erano più ritenuti scienza.
Noto in dipartimento come “il signore degli spettri” e sistematicamente sfottuto da ogni studente.
Ricordo ancora grandi aneddoti, come quando entrò nel laboratorio di spettroscopia gamma per chiedermi se poteva misurare interazioni nucleari nell’ordine degli eV. Oppure quando in biblioteca iniziò a tenere uno pseudocomizio su come il fotone abbia massa e il tempo fosse discreto. Gli abbiamo chiesto l’unica cosa che uno scienziato può chiedere “quindi cosa ne conseguerebbe per le trasformazioni di Lorentz e il tensore metrico?”, la risposta è stata che non lo sapeva calcolare, lui “dava l’idea”. Beh di gente che dà l’idea è pieno internet… come diceva Feynmann, il problema non è formulare una ipotesi, è capire cosa questa ipotesi implica, ed è questa la differenza fra lo scienziato e l’average joe.
E Del Giudice non era più uno scienziato da anni, e che avesse seguito in quanto tale era pericoloso più che illuminante, portando avanti un’idea parziale, spettacolarizzata e fondamentalmente malata di scienza, e articoli come questo diffondono quel pericolo.
Personaggio singolare, interessante e comunque condoglianze per l’uomo, per carità. Ma non sentirò alcuna mancanza dello scienzato, anzi, che la smetta di diffondere pseudoscienza dall’alto del titolo che aveva è solo un bene.
Lei è certamente giovanissimo, Andrea, per emettere un giudizio così severo su uno scienziato, basandosi sui ricordi goliardici che ogni studente conserva con amore sui propri professori. Lo sa quanti ne ho io riguardanti i miei insegnanti, in particolare proprio colui che pochi anni dopo la mia laurea avrebbe vinto il premio Nobel per la fisica?
La mia esperienza diretta, nel campo del merchant banking (ed in particolare nel wealth care), m’insegna che hanno avuto più applicazioni le idee geniali di del Giudice che 10.000 anni-uomo spesi dai fisici teorici nella teoria delle stringhe o del multiverso.
Allego, solo per i nostri elettori, un cv sintetico di Emilio del Giudice:
Nato a Napoli 1 Gennaio 1940, laureato in Fisica all’Università di Napoli il 14/12/1961 con 110/110 e lode, specializzato in Fisica Teorica e Nucleare presso l’Università di Napoli nel Luglio 1965 con 70/70 e lode.
Borsista INFN nel 1961-62, Borsista MIP nel 1961-62 e 1963-64, Ricercatore INFN dal 1/6/1964 al 27/10/1970.
Professore incaricato presso l’università di Napoli dal 1966 al 1976.
RICERCATORE INFN PRESSO LA SEZIONE DI MILANO DAL 2/11/1976 AD OGGI. Cioè fino a venerdì scorso, Andrea!
Visiting Scientist al MIT di Cambridge, Mass. (USA) – Center for Theoretical Physics dal 1969 al 1972. Visiting Scientist al Nieis Bohr Institute di Copenhagen dal 1974 al 1976.
HA SCRITTO CENTINAIA DI PUBBLICAZIONI SULLE RIVISTE SCIENTIFICHE INTERNAZIONALI.
Le auguro sinceramente, Andrea, di avere una carriera come quella di Emilio.
Non sono ricordi goliardici, la questione Del Giudice era relativamente seria nel dipartimento.
Comunque da quando sono diventato membro della commissione III (struttura del nucleo sperimentale) e IV (teorica) dell’INFN Milano (nel 2007 in III e nel 2009 in IV) Del Giudice non era nel registro degli iscritti, quindi non so su che base e’ valutata la sua associazione fino a poco fa a INFN Milano.
In ogni caso non e’ quello il punto, il punto e’ che i “piu’ grandi Fisici Italiani” sono ben altri, alcuni dei quali svezzati a Milano se proprio si vuole rimanere locali. E il fatto che venga appellato con tali sperticate lodi, proprio in virtu’ della sua carriera accademica degli ultimi anni, un personaggio che a causa di quella non ha guadagnato un coccodrillo neppure in mailing list infn o unimi francamente mi suona come il tredicesimo rintocco dell’orologio. Del Giudice non era uno scienziato da diversi anni, e non e’ stato compianto in quanto scienziato dai colleghi scienziati dell’INFN Milano e questo e’ un fatto.
Poi liberi di dimissionare la mia esperienza come Golardia, per quanto mi riguarda mi auguro una carriera (e specialmente una conclusione di carriera) ben diversa da quella di Del Giudice.
La vita di Del Giudice, piu’ che quella di “uno dei piu’ grandi Fisici Italiani”, in mio parere assume i connotati di una parabola tragica. Iniziata sulle orme dei grandi maestri e conclusasi in una spirale di progressiva irrilevanza scientifica fino a sfociare alla cialtroneria, forse per catturare ancora la luce dei riflettori.
Personalmente ricordero’ il “signore degli spettri”, che a me ha insegnato non tanto la Fisica, ma come la carriera di uno scienziato sia pericolosamente costellata di scelte difficili che rischiano di portare lontano, lontanissimo dalla via intrapresa.
Verso magari ricordi in angoli del web da parte di amatori non troppo attenti (o peggio di amanti delle pseudoscienze, dove Del Giudice risquoteva i piu’ grandi successi), ma nella totale indifferenza dei colleghi che finiscono per denigrarne anche il lavoro decoroso svolto in un passato oramai troppo lontano.
La gente presente stamane ai funerali di Del Giudice a Lambrate, tra cui docnti universitari e fisici da tutta Italia, non pareva proprio pensarla come te, Andrea.
Andrea, a dispetto dell’opinione che ha di sè, lei è un ignorante. Inoltre il suo modo di argomentare manifesta chiaramente una personalità immatura, livida, saccente, prepotente. Se avrà fortuna la vita le insegnerà qualche lezione, in caso contrario non potrà considerare di possedere nemmeno un grammo della profondità umana e scientifica di Emilio Del Giudice, al quale lei sta come lo spiffero alla bora.
Bellissimo racconto della vita di un uomo straordinario che ho avuto il privilegio di conoscere e l’onore di essere suo fan … Ciao Emilio!
Grazie, Leopoldo.
Quindi Del Giudice era praticamente un deficiente……
A sentire certi giovani con la nostalgia della goliardia, evidentemente sì, Lucio!
E’ davvero triste constatare ancora una volta come negli ambienti accademici possa esistere cosi’ poco rispetto tra colleghi di lavoro. La storia, inoltre, ci insegna come non poche volte alcune idee originali, portate avanti da studiosi coraggiosi tra lo scetticismo generale, si siano invece dimostrate importati nel determinare ulteriori sviluppi della scienza. Stiamo a vedere: il tempo mostrera’ chi aveva ragione…..
Già, Lucio, vede che sciabolate si menano i fisici tra loro, i medici tra loro, ecc., anche oggi?
Ciascuno vorrebbe essere il portatore della “vera” scienza, e si dimentica che la scienza è sempre in cammino e che i suoi momenti più belli accadono proprio quando una vecchia teoria consolidata viene falsificata da una nuova, prima impensabile e controintuitiva!
Naturalmente i più belli sono i darwinisti alla Bellone o alla Boncinelli, quelli che “Einstein si può toccare, ma Darwin no!”, i quali non si accorgono che così dicendo, smentiscono per primi la scientificità del darwinismo, facendono un dogma.
Non so se vi rendete conto di una persona che, senza base sperimentale, simulativa e neppure impostazione teorica, stava portando avanti l’idea della memoria dell’acqua.
Non so se avete letto i suoi (pochi) articoli scientifici sull’argomento e confrontati con le sue parole in convegni divulgativi (che sara’ stato il vostro unico contatto con lui) e le citazioni che di lui venivano portate in siti dallo spessore scientifico ridicolo.
Mi state parlando di una falsificazione dell’interpretazione di Copenhagen, che e’ l’interpretazione quantistica senza dubbio piu’ considerata e robusta, non so se vi rendete conto cosa significhi la parola “falsificazione”.
Non so se vi rendete conto della differenza che passa fra fare scienza e parlottare su un blog.
Io faccio scienza, tutti i giorni, tutto il giorno, da anni oramai, per questo motivo sono sensibile alle castronerie.
Non si puo’ dire altrettanto di chi diffonda idee scientifiche distorte come quelle presenti in questa pagina, Del Giudice incluso.
Non sei il solo a fare ricerca, Andrea. C’e’ chi la fa alla ricerca dei marziani e non ha ancora preso un Nobel. C’e’ chi la fa anche sulla memoria dell’acqua, ed ha preso un Nobel, come Montagnier, con cui del Giudice stava lavorando. In arrivo un’importante pubblicazione.
Va bene, gran bella e profonda idea di scienza.
Aspetto liete novelle e di leggere magari un po’ piu’ di scienza che in passato allora…
Magari con una pubblicazione su Nature, come meritebbe una tale prorompente scoperta, anziche’ su Journal of Physics Conference Series no? Forse che la Peer Review non e’ altrettanto blanda nei confronti della totale assenza di protocollo sperimentale e derivazioni teoriche? Oppure perche’ il Chairman dell’editorial board non e’ lo stesso Montagnier?
brrr, puo’ darsi, Andrea, che Montagnier si compri anche quel board come ha fatto comprando tutta l’accademia di Stoccolma!
Perché la prima meccanica quantistica sia stata falsificata dall’evidenza sperimentale, per essere superata infine dalla teoria quantistica dei campi, e abbia trascinato con sé l’obsolescenza dell’interpretazione di Copenaghen – che non era mai stata accettata da Einstein (un altro “signore degli spettri” come del Giudice, Andrea?) – l’ho spiegato nell’articolo “Che cos’è la materia (Parte II)”, nella rubrica Tavola Alta.
Se è libero dalle Sue ricerche attuali, possiamo discuterne lì, perché qui l’argomento è OT.
NB. La pregherei anche, Andrea, di perdonare se ho usato qualche libertà di espressione cercando di divulgare senza l’uso della matematica e ad una vasta platea di lettori una materia difficile com’è la fisica quantistica!
Accostare proprio Einstein a Del Giudice e’ ridicolo Giorgio, sotto ogni punto di vista ed evidenzia proprio la differenza dell’impianto teorico straordinariamente robusto da un lato vs assente dall’altro.
Questo ha storicamente portato all’accettazione quasi nottetempo delle proposte scientifiche di Einstein, per quanto rivoluzionarie, nonostante non avesse alcuna credibilita’ accademica precostituita, mentre dall’altro ha portato alla annichilazione della credibilita’ accademica costruita in precedenza.
L’interpretazione di Copenhagen comunque include ovviamente la teoria dei campi, e anzi e’ una delle poche che e’ riuscita a espandersi per farlo.
No, Andrea, se Lei gira così la frittata, il mio dialogo con Lei si chiude qua. Io non ho paragonato Einstein a del Giudice, ma ho solo citato Einstein per contraddire la Sua dichiarazione sulla solidità dell’interpretazione di Copenaghen.
Quanto alla questione di merito su Copenaghen, La invito nuovamente a trasferire la discussione – che qui è OT – nell’altro mio articolo succitato. O, magari, meglio ancora, a proporre un Suo articolo sull’attualità di Copenaghen, che senz’altro pubblicheremo!
Ho interpretato male la frase.
Comunque grazie sinceramente per l’offerta, valutero’ con interesse la possibilita’ di scrivere un articolo a riguardo, considerato che un argomento simile va dibattuto in modo piu’ organico di quanto permettano dei reply.
Del Giudice parlava spesso di persone come te , estremamente capaci nel dettaglio ma privi di intuizioni… lo avrai sentito spesso… Sempre che tu sia realmente colui che sostieni di essere (per quel che mi risulta puoi essere il mio panettiere) nei tuoi scritti si delinea chiaramente il tuo bisogno di quella considerazione di cui , probabilmente , senti la mancanza. Un omino mediocre e frustrato perfettamente inserito nel sistema….
Bella idea: “Chi non folleggia in liberta’ con me e’ un omino mediocre e frustrato”.
Potrei usarlo la prossima volta che faccio fatica su uno dei “miei dettagli”, sparo un’intuizione abbomba e la pubblico su un Conference Series…
Tanto basta avere sufficiente tempo per girare a fare (contro)-“divulgazione” per essere considerati fra “i migliori fisici Italiani” comunque…
Non ho scritto nulla riguardo alle capacità del Professor Del Giudice , sei frustrato , fattene una ragione omino mediocre… e prova a rilassarti , se non ce la fai da solo fatti una birra al caffè Ambrosiano… sono due passi…… se vuoi te la offro io.
Grazie professore , e’ stato un onore e una gioia conoscerla e ascoltarla , ovunque ora sia , rendera’ quel posto migliore.
una notizia che mi ha colto di sorpresa ed impreparata solo pochi giorni fa mi aveva scritto..cara emy…. il mondo perde una persona strepitosa, fantastica, divertente, unica. Mi auguro che i futuri fisici o ogni essere consapevole prenda spunto da lui. grazie Emilio per ciò che ci ha dato e per ciò che ci darai……mi stringo al dolore della famiglia
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Gent. Dott. Masiero,
cerco una bibliografia del Prof. Del Giudice e, in particolare, vorrei sapere quali dei suoi libri e articoli, a parte i due volumi reperibili presso qualsiasi grossa libreria on line, è possibile trovare in lingua italiana.
Grazie
Alessandro Cocuzza
Questa mi sembra completa:
http://www.biofrequenze.it/curriculum-vitae/
e contiene anche qualche testo in italiano.