Sulla falsificabilità o corroborabilità del darwinismo
di Michele A. Forastiere, Alessandro Giuliani e Giorgio Masiero
(Tratto dall’articolo “Sulla falsificabilità o corroborabilità del darwinismo – On the falsifiability or corroborability of Darwinism”, Atti della Fondazione Giorgio Ronchi, Anno LXVIII, n. 2 – Marzo-Aprile 2013, pp. 249-262)
Com’è noto, il darwinismo ha una doppia connotazione: una scientifica ed una filosofica. Nella prima, esso si candida (oggi sotto le dizioni neo-darwinismo o Sintesi Moderna) come una teoria scientifica atta a spiegare l’evoluzione delle specie per mezzo esclusivo di due agenti: il caso e la selezione naturale – quest’ultima intesa nella sua accezione più ampia, che include per esempio anche la selezione sessuale. Nella seconda connotazione, invece, esso è una corrente del naturalismo, con un particolare accento posto sull’evoluzione come motore non solo delle trasformazioni naturali, ma anche di quelle sociali, psicologiche e culturali.
In questo lavoro sottoporremo il darwinismo “scientifico” ad un’analisi di probabilità epistemologica. A scanso di equivoci, qui non si fa una critica all’evoluzione in sé, ma solo alla specifica teoria darwiniana dell’evoluzione, in quanto pretendente ad essere una spiegazione scientifica di quel fenomeno naturale, che osservato sperimentalmente con gli strumenti della paleontologia e della biochimica rivela soltanto una successione asincrona di comparsa di diverse specie.
Il darwinismo “scientifico” è indifferente ad ogni insieme di credenze
Prima di procedere all’analisi epistemologica, vogliamo ribadire un fatto che dovrebbe essere ovvio, ma che nel caso del darwinismo – proprio per l’ambivalenza scientifico‑filosofica con cui il termine è adoperato – si tende qualche volta a dimenticare: nessuna teoria scientifica può validare o confutare una concezione filosofica. Ciò significa che là dove il darwinismo si presenta come una teoria scientifica dell’evoluzione, esso non ha nulla da dire, in particolare, riguardo al teismo/ateismo. Nei confronti del darwinismo “scientifico” il dibattito filosofico può riguardare solo una questione: la sua pretesa di scientificità. In altre parole, spetta alla filosofia stabilire se il darwinismo scientifico abbia o no un criterio di falsificabilità sperimentale. E proprio gli scienziati fautori del darwinismo come teoria scientifica dovrebbero essere i primi a tenersi alla larga dal trarvi conclusioni filosofiche, proprio per non prestarsi, in questo modo, alle critiche di non scientificità della teoria da parte degli scienziati del fronte opposto. Diverso è ovviamente il caso per il darwinismo filosofico, che per sua natura si presta allo studio delle sue relazioni con le concezioni compatibili o contraddittorie, ma che non sarà qui trattato.
L’indifferenza filosofica del darwinismo “scientifico”, oltre che derivare dalla disgiunzione tra il dominio della scienza naturale e quello della filosofia, risulta evidente anche dall’analisi diretta delle assunzioni della Sintesi Moderna. Questa teoria dell’evoluzione biologica ha un grande vantaggio oggettivo: è l’unica di cui la biologia dispone per “spiegare” l’evoluzione delle specie. Altrettanto oggettivamente va detto però, che essa non ha alcuna spiegazione per la prima – in ordine temporale – evoluzione (l’abiogenesi), né per l’ultima (la comparsa di Homo sapiens e del linguaggio simbolico insieme ad esso[i]).
Analizziamo dal punto di vista epistemologico l’Affermazione Centrale dell’Evoluzione (ACE) della Sintesi Moderna, che è esprimibile come segue:
ACE: “Ogni genuina innovazione fenotipica (vale a dire, ogni evento macroevolutivo, corrispondente alla comparsa di nuovi organi, funzioni o gruppi tassonomici) è dovuta alle sole mutazioni genetiche casuali, affiancate dagli usuali meccanismi microevolutivi (amplificazione e fissazione tramite la selezione naturale).”
Qualche considerazione preliminare è necessaria. Una genuina innovazione fenotipica coincide, per definizione, con l’introduzione di nuova informazione nel genoma di una specie all’interno del suo habitat. Il concetto di “nuova informazione” non va qui inteso in termini puramente sintattici, alla Shannon, per evitare il paradosso della fragola avente un numero di geni superiore all’Homo sapiens: crediamo che anche il più fervente ‘deep ecologist’ si tratterrebbe di fronte ad una battaglia per l’uguaglianza di diritti tra uomini e fragole! Considereremo allora la variazione d’informazione in termini semantici, non per il numero di geni, ma per la presenza di nuove funzioni, anche in relazione a nuove o mutate condizioni vitali degli organismi considerati. Anche se la scelta semantica ci costringerà ad essere meno rigorosi, possiamo immaginare qualche caso paradigmatico di “aumento di informazione semantica” come il caso in cui qualche tratto preesistente venga cooptato a svolgere una funzione imprevista, in dipendenza di circostanze nuove (exaptation). D’altro canto, per la Sintesi Moderna la responsabilità delle mutazioni genetiche come fonti di innovazione è principalmente da ascrivere agli errori casuali di trascrizione del DNA, per effetto di composti chimici mutagenici, o della radioattività naturale, o di altri fattori non deterministici. Secondo l’ACE, la fonte di innovazione evolutiva è riconducibile in ultima analisi all’azione del caso, dipendendo in maniera cruciale da eventi accidentali e imprevedibili (casuali e/o contingenti).
Epistemologicamente, l’ACE va vista come una proposizione relativa all’evoluzione biologica, il cui valore di verità non è al momento conosciuto. È ovvio, infatti, che le cause di ogni genuina innovazione fenotipica avvenuta nel lontano passato della Terra sono al momento sconosciute e tali rimarranno verosimilmente per sempre. Per la Sintesi Moderna l’ACE è VERA, mentre per i critici del darwinismo di tutte le denominazioni essa è FALSA.
L’ACE ha la pretesa di essere un’assunzione scientifica e come tale deve poter essere corroborata o falsificata dalle evidenze sperimentali: indicheremo con il simbolo pSM la stima di probabilità epistemologica di ACE in base alle evidenze sperimentali disponibili. Trattandosi di una probabilità, pSM è compresa tra 0 e 1. È evidente che per la Sintesi Moderna pSM è (circa) uguale a uno, in funzione delle evidenze finora disponibili; mentre per gli antidarwinisti è (circa) uguale a zero. Ogni dato risultato scientifico nel campo della biologia evolutiva (ma non solo: anche della biochimica, della paleontologia, della paleoantropologia, ecc.) potrà dunque essere interpretato per indicare una variazione di tale valore di probabilità, nell’intento di corroborare o di falsificare la Sintesi Moderna.
Ora, situiamo le proposizioni sull’evoluzione all’interno di qualche più vasto insieme di credenze – che potremmo definire “metafisiche” – sulla Realtà. Per semplicità, ci limiteremo a considerare gli insiemi duali teismo/a-teismo, anche se sono possibili altre classificazioni. Qui si parla, chiaramente, di insiemi di credenze sufficientemente “rispettabili” dal punto di vista scientifico, in quanto non aventi problemi a convivere con il metodo galileiano. Osserviamo subito che l’ipotetica conoscenza di un valore attendibile di pSM non può confutare, in sé, nessuno dei due insiemi di credenze. Per esempio, il teismo – in particolare cattolico – non ha problemi ad accomodare alcun tipo di teoria evolutiva: esistono sia darwinisti sia antidarwinisti, credenti; ed è altrettanto vero che esistono sia darwinisti sia antidarwinisti, atei.
Diagramma di Venn dei vari paradigmi scientifici e insiemi di credenze.
SM = “Sintesi Moderna”; SM = “Critica al neo-darwinismo”;
RD = “Riduzionismo-determinismo”; OF = “Olismo-Finalismo”;
T = “Teismo”; AT = “A-teismo”
È un errore quindi, da qualunque parte, ritenere che l’indicazione di un valore di probabilità epistemologica faccia ipso facto propendere per uno dei due insiemi di credenze, confutando l’altro. In altri termini, è epistemologicamente scorretto sostenere una presunta scientificità (o imparzialità) della propria interpretazione, in modo da poterla usare per confutare un insieme di credenze opposto al proprio.
L’ACE non è né corroborabile, né falsificabile
Passiamo ora ad esaminare la questione se il darwinismo sia falsificabile sperimentalmente. Se la risposta fosse negativa, dovremmo escludere la scientificità della teoria ed ammettere solo l’esistenza della sua connotazione filosofica tra gli altri sistemi. Se la Sintesi Moderna è una teoria scientifica, si dovrebbe dire che tutto ciò che ogni data ricerca fa è di aumentare o diminuire la stima della probabilità pSM.
Però, le cose non vanno così, sia sul lato della corroborabilità sia su quello della falsificabilità. Per esempio, gli esperimenti di Lenski sui batteri[ii] vengono tipicamente usati per corroborare la Sintesi Moderna, mentre, come vedremo, il loro effetto epistemologico è più plausibilmente nullo; all’opposto, qualcuno si è servito degli studi che dimostrano una qualche “prevedibilità” o “ripetibilità” dei meccanismi evolutivi[iii] per indicare la tendenza opposta, mentre tali ricerche mirano soltanto a evidenziare la non‑casualità di specifici eventi microevolutivi. Va detto che questo errore è comune, trattandosi dell’interpretazione di lavori scientifici, compiuta all’interno di un dato insieme di credenze (relative al solo paradigma scientifico interpretativo, o più in generale metafisiche).
Vediamo gli esempi concreti a cui accennavamo sopra. Riguardo alla ricerca sui batteri di Lenski (di norma portati a sostegno della Sintesi Moderna), un antidarwinista potrà rigettare la conclusione che gli eventi genetici “random” osservati costituiscano la prova di innovazione genuina, argomentando che essi in realtà comportano perdita di informazione genetica[iv]; dunque, potrà legittimamente dedurne che tale ricerca, di fatto, non corrobora efficacemente la Sintesi Moderna.
Analogamente, un darwinista potrà rigettare la conclusione che eventi microevolutivi non‑casuali confutino l’ACE, ipotizzando che i meccanismi genetici osservati siano stati selezionati in modo darwiniano nel lontano passato.
Di fatto, questa operazione di neutralizzazione epistemologica potrà essere sempre compiuta: tuttavia, non sempre potrà essere ritenuta epistemologicamente corretta. L’operazione di neutralizzazione fatta nel secondo caso esaminato, per esempio, risulta giustificata solo supponendo che la Sintesi Moderna sia già corroborata al di là di ogni possibile falsificazione, ovvero che essa sia la teoria dell’evoluzione definitiva.
Ma vediamo di chiarire meglio quest’ultimo aspetto.
Allo stato attuale, i lavori generalmente portati a sostegno della Sintesi Moderna sembrano essere soprattutto ricostruzioni di linee filetiche (vale a dire, l’individuazione di possibili antenati in comune tra specie oggi divergenti o l’identificazione di un possibile “missing link” in una linea filetica). L’impressione, in realtà, è che spesso si tratti solo di plausibili narrazioni selezionistiche, eventualmente corroborate da ritrovamenti fossili e osservazioni geologiche, ma che di fatto non sono in grado di aumentare il valore della probabilità epistemologica pSM: esse, infatti, non possono fornire informazioni sui concreti meccanismi biochimici che hanno portato alla comparsa delle innovazioni[v]. Traspare inoltre sovente la convinzione che non ci sia effettivamente bisogno di andare oltre la plausibilità di una certa ricostruzione, dando per scontato che “evoluzione” sia sinonimo di “evoluzione secondo la Sintesi Moderna”; salvo, naturalmente, essere smentiti da qualche successiva ricerca. Ricordiamo, a titolo di esempio, il caso dell’Ichthyostega, per lungo tempo ritenuto un genuino “missing link” tra pesci e tetrapodi, che un recente studio ha invece dimostrato essere un pesce atto esclusivamente al nuoto[vi]. A questo proposito, va ricordato che la documentazione fossile è intrinsecamente incompleta, e che in genere i “missing link”, quando ritrovati, non vanno a riempire “buchi” nella linea filetica di una data specie, ma piuttosto di un intero macro-gruppo tassonomico. Insomma, secondo la lezione di Gould, si colgono solo sporadici resti di un grande cespuglio, i cui innumerevoli rami per la maggior parte non sono giunti fino a noi. E sebbene ciò serva sicuramente ad avvalorare il fatto generale dell’evoluzione, in sé non è sufficiente a corroborare la Sintesi Moderna: non fosse altro che per l’impossibilità pratica nell’individuare con certezza l’antenato comune del gruppo – che per la teoria neo-darwiniana deve essere esistito – visto che si trovano solo “parenti” più o meno alla lontana dello stesso. Si guardi per esempio al caso del Gerobatrachus hottoni, un anfibio vissuto nel Permiano, affrettatamente ritenuto da alcuni l’“anello di congiunzione” tra il gruppo delle salamandre e quello delle rane[vii]. Un’analisi più approfondita ha tuttavia mostrato che G. hottoni apparteneva con ogni probabilità alla famiglia degli Amphibamidae dell’ordine dei Temnospondyli, di cui oggi non esistono discendenti, mentre gli anfibi moderni deriverebbero tutti dai Lepospondyli, una sottoclasse di vertebrati imparentata con questi ultimi abbastanza alla lontana[viii].
Perciò, i lavori del tipo descritto si limitano in realtà a proporre congetture selezionistiche sull’effettivo percorso evolutivo che ha portato a uno specifico evento macroevolutivo, senza tuttavia fornire prove incontestabili a favore del meccanismo evolutivo della Sintesi Moderna, cioè dell’ACE.
Passiamo ora ad esaminare i lavori di valenza opposta, quelli cioè che vengono citati per confutare l’ACE. Si tratta spesso di ricerche biochimiche, genetiche o epigenetiche che evidenziano il fatto che gli eventi microevolutivi hanno caratteristiche molto più deterministiche e meno gradualistiche di quanto assunto nel neo-darwinismo, e tendono a suggerire pertanto che qualcosa di analogo possa valere anche per molti eventi macroevolutivi. Possiamo menzionare, a titolo di esempio, alcune recenti ricerche sulla divergenza genomica[ix], sui meccanismi regolatori dell’espressione dei geni[x], sulla sintesi proteica[xi], sul “DNA spazzatura”[xii]o sulla multifunzionalità del codice genetico[xiii]. Benché questo genere di ricerche possa essere sempre ricondotto nell’alveo della Sintesi Moderna, il costo epistemologico di tale operazione non è nullo. Questi studi infatti, mostrano chiaramente che tutti i complessi meccanismi microevolutivi moderni sono altamente perfezionati e adattati a molteplici esigenze. Volendo rimanere nell’ambito dello schema interpretativo neo-darwinista, ciò implica che nel passato tali meccanismi devono essere inizialmente comparsi in modo casuale, per poi essere selezionati e fissati in ogni popolazione. Ora, considerando che tutta la documentazione fossile indica che la complessità della vita multicellulare a partire almeno dal Cambriano non è mai stata inferiore a quella osservata oggi, e che dunque le forze microevolutive e macroevolutive all’opera nell’ultimo mezzo miliardo di anni devono essere state all’incirca quelle attuali, se ne può logicamente dedurre che il meccanismo evolutivo rappresentato dall’ACE sia stato attivo principalmente in epoche remote, in particolare nella popolazione dello sconosciuto antenato comune di tutti i viventi (UCA, Universal Common Ancestor)[xiv]. La neutralizzazione epistemologica di questo genere di lavori, pertanto, è legittimamente proponibile solo supponendo che la Sintesi Moderna sia già stata scientificamente accertata – cosa non vera, dato che al momento non si ha nessuna informazione attendibile sull’UCA.
Atteso che, per le restrizioni del dominio epistemologico delle scienze naturali, nessuna ricerca – e, per estensione, lo schema scientifico cui essa afferisce – può essere usata per confutare un insieme di credenze filosofico, la domanda che poniamo a questo punto è: esiste un criterio oggettivo, ovvero indipendente da ogni pre-assunzione sulla probabilità epistemologica pSM, per stabilire se una data ricerca ne fa aumentare o diminuire la stima?
Sulla base delle interpretazioni date finora alla vasta fenomenologia esistente, la risposta a tale domanda apparirebbe negativa.
L’impossibilità di corroborare o falsificare la Sintesi Moderna con un’evidenza empirica anche solo immaginabile ha origine in nuce dall’inosservabilità sia del caso (più esattamente, della contingenza), sia della selezione naturale, che sono i due agenti proposti dalla teoria per spiegare l’innovazione biologica. La contingenza del neo-darwinismo è una forma di caso inaccessibile a priori ad ogni indagine statistica: non è né predicibile né misurabile, come sono invece, per esempio, il caso della meccanica quantistica e il caso della teoria della probabilità. La contingenza del darwinismo non è “affezione”, per usare il termine classico con cui Galileo indicò i dati misurabili delle cose, ma “essenza”, ed in quanto tale non va “tentata” nel processo scientifico. Nemmeno la selezione naturale è un’affezione: un esempio evidente della sua inosservabilità è rappresentato dall’exaptation, un meccanismo che rende infalsificabile qualunque congettura selezionistica usata per spiegare una data macromutazione. Attraverso l’exaptation, infatti, è possibile giustificare a posteriori la presenza inspiegabile in termini selezionistici di ogni carattere che si rivelerà adattativamente vincente in una situazione imprevista, interpretandola come il “semplice” riutilizzo di un qualche carattere preesistente e già adattato a svolgere un’altra funzione. L’effetto complessivo di tale operazione, dal punto di vista epistemologico, è quello di allontanare il focus analitico dallo specifico fenomeno evolutivo sotto osservazione, rimandandolo a un momento (indeterminato e, con ogni probabilità, indeterminabile) del suo passato. L’exaptation è una sorta di “rimozione del problema”, che finisce con scaricare ancora sulla contingenza (impredicibile e infalsificabile) un evento altrimenti inspiegabile dall’ACE.
Da quanto fin qui detto, si deve ritenere che la Sintesi Moderna non è una teoria scientifica dell’evoluzione, almeno se col termine s’intende verificabile e smentibile dall’esperimento. La sua inefficacia predittiva e la sua sterilità applicativa ne sono conseguenze. Riteniamo che sia fondamentalmente questo il motivo per cui esiste oggi una corrente di ricercatori, tradizionalmente darwinisti, che cercano di integrarla arrivando ad una Sintesi Estesa[xv](che inglobi in particolare i risultati dell’epigenetica[xvi]), anche se non vi è ancora un consenso condiviso[xvii] tra tutti.
Probabilmente il motivo di questo indebolimento della confidenza nella Sintesi Moderna dipende dal fatto che essa appare sempre più poggiare su una sorta di “rinvio” a eventi casuali avvenuti nel passato remoto, per i quali non esistono ancora dati certi o teorie affidabili; oltretutto, appare sempre più evidente che lo “sguardo all’indietro”, necessario alla sua corroborazione o falsificazione, debba essere portato alla massima distanza possibile dal presente, addirittura agli inizi dell’evoluzione biologica – insomma, ai confini stessi dell’applicabilità dello schema darwiniano.
Inoltre la Sintesi Moderna, come paradigma di sfondo, è diventata inadeguata per comprendere i problemi presenti della ricerca biologica di punta, ormai soprattutto indirizzati verso lo studio delle interazioni tra gli elementi in gioco (geni, proteine, metaboliti) piuttosto che ad un’accurata disamina degli elementi stessi. Non a caso, il concetto di epistasi, che nel neo‑darwinismo ha un ruolo marginale (ogni gene è immaginato svolgere un ruolo a sé stante essenzialmente indipendente dagli altri) è invece al centro dell’attuale dibattito incentrato sulla biologia dei sistemi[xviii].
Potremmo perciò ricavare da queste considerazioni il suggerimento che, anche nell’ottica di chi continua a credere nella scientificità del darwinismo, sia necessario superare il confronto tra diatribe, e passare ad esaminare temi che in qualche modo sono stati arbitrariamente esclusi dall’unica teoria disponibile dell’evoluzione, ma che appartengono con tutta evidenza ai fatti dell’evoluzione. Temi, come il problema dell’abiogenesi e della comparsa del linguaggio simbolico nella specie Homo sapiens sapiens.
[i] Forastiere M.A., Masiero G., “’Effetto Ramanujan’, l’esigenza di un nuovo approccio al problema dell’evoluzione umana”, Atti della Fondazione Giorgio Ronchi, Anno LXVII, n° 6, novembre-dicembre 2012, pp. 861-872
[ii] Blount Z.D., Barrick J.E., Davidson C.J., Lenski R.E., “Genomicanalysis of a key innovation in an experimental Escherichia coli population”, Nature, vol. 489, pp. 513–518 (27 September 2012); http://bms.ucsf.edu/sites/ucsf-bms.ixm.ca/files/20121011.strauli.nicolas.pdf
[iii] Patrick T. McGrath P.T., Xu Y., Ailion M., Garrison J.L., Butcher R.A., Bargmann C.I., “Parallel evolution of domesticated Caenorhabditis species targets pheromone receptor genes”, Nature, vol. 477, pp. 321–325 (15 September 2011); http://www.nature.com/nature/journal/v477/n7364/full/nature10378.html
[iv] http://www.enzopennetta.it/2012/11/escherichia-coli-e-vera-evoluzione-seconda-parte/
[v] V. per es.: Thewissen J. G. M., Bajpai S., “Whale Origins as a Poster Child for Macroevolution”, BioScience, n° 51, vol. 12, pp. 1037-1049 (2001).
[vi] Pierce S. E., Clack J. A., Hutchinson J. R., “Three-dimensional limb joint mobility in the early tetrapod Ichthyostega”, Nature, n° 486, pp. 523–526 (2012);
http://www.nature.com/nature/journal/v486/n7404/full/nature11124.html
[vii] Casselman A., “Frog-amander” Fossil May Be Amphibian Missing Link, National Geographic News, (21May 2008); http://news.nationalgeographic.com/news/2008/05/080521-frog-fossil.html
[viii] Marjanović D., Laurin M., “A reevaluation of the evidence supporting an unorthodox hypothesis on the origin of extant amphibians”, Contributions to Zoology , vol. 77, n° 3, pp. 149–199 (2008);
http://dpc.uba.uva.nl/ctz/vol77/nr03/art02
[ix] Reuveni E., Giuliani A., “A Novel Multi-Scale Modeling Approach to Infer Whole Genome Divergence”, Evol. Bioinform. Online, n° 8, pp. 611-622 (2012); http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3503470/pdf/ebo-8-2012-611.pdf
[x] Cianfrocco M.A., Kassavetis G.A., Grob P., Fang J., Juven-Gershon T., Kadonaga J.T., Nogales E., “Human TFIID Binds to Core Promoter DNA in a Reorganized Structural State”, Cell, Vol. 152, n° 1, pp. 120-131 (17 January 2013); http://www.cell.com/retrieve/pii/S0092867412014924
[xi] Tompa P, Rose G.D., “The Levinthal paradox of the interactome”, Protein Sci. , vol. 20, n° 12, pp. 2074-2079 (December 2011); http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/21987416
[xii] Santoni F.A., Guerra J., Luban J., “HERV-H RNA is abundant in human embryonic stem cells and a precise marker for pluripotency”, Retrovirology, 2012, vol. 9:111 (20 December 2012);
http://www.retrovirology.com/content/pdf/1742-4690-9-111.pdf
[xiii] Subramaniama A.R., Panb T., Cluze P., “Environmental perturbations lift the degeneracy of the genetic code to regulate protein levels in bacteria”, Proceedings of the National Academy of Sciences of the United States of America (PNAS), 10.1073/pnas.1211077110 (31 December 2012);
http://www.pnas.org/content/early/2012/12/28/1211077110
[xiv] Ved. per es. Makino D.L., Baumgärtner M., Conti E., “Crystal structure of an RNA-bound 11-subunit eukaryotic exosome complex”, Nature, n° 494 (2013);
http://www.nature.com/nature/journal/vaop/ncurrent/full/nature11870.html
[xv] http://rationalwiki.org/wiki/Extended_evolutionary_synthesis
[xvi] Jablonka E., Lamb M., “Soft inheritance: Challenging the Modern Synthesis”, Genetics and Molecular Biology, vol. 31, n°2, pp. 389-395 (2008); http://www.scielo.br/pdf/gmb/v31n2/a01v31n2.pdf
[xvii] Dickins T.E., Rahman Q., “The extended evolutionary synthesis and the role of soft inheritance in evolution”; Proc. R. Soc. B, doi:10.1098/rspb.2012.0273 (2012);
http://rspb.royalsocietypublishing.org/content/early/2012/05/10/rspb.2012.0273.full.pdf
[xviii] Breen M.S., Kemena1 C., Vlasov P.K., Notredame C., Kondrashov F.A., “Epistasis as the primary factor in molecular evolution”, Nature, vol. 490, pp. 535–540 (25 October 2012);
http://www.nature.com/nature/journal/v490/n7421/full/nature11510.html
27 commenti
Direi che questo e’ un ottimo articolo, ma perche’ fino ad ora nessuno lo ha commentato?
In particolare vorrei sapere perche’ non e’ stata espressa nessuna critica da parte dei sostenitori della sintesi moderna….
Forse di troviamo di fronte a solo due possibili spiegazioni per questo assordante silenzio:
A) Come probabilmente direbbe il Prof. Pievani l’articolo e’ totalmente sbagliato, tanto da non meritare una risposta.
B) Le tesi esposte nell’ articolo hanno colto nel segno e imbarazzano realmente i neodarwinisti che, non sapendo bene cosa replicare, cercano pertanto di ignorarle.
Ai posteri l’ardua sentenza….
Giuste considerazioni Lucio.
Per venire incontro ad eventuali difficoltà nella lettura provvedo a inserire tra gli articoli la versione semplificata che è stata pubblicata su UCCR.
Per evitare ripetizioni i commenti saranno possibili solo su questa versione più estesa.
Questo è uno dei migliori articoli letti di recente su questi temi, forse il migliore in assoluto in lingua italiana.
Grazie per aver portato alla nostra attenzione questo ottimo materiale Enzo!
Grazie Tiresias,
giro i complimenti ai tre autori.
Spero di vederlo presto tradotto in inglese e diffuso a livello internazionale.
Si, diversamente da qui sul sito UCCR si e’ sviluppato un bel dibattito circa questo articolo; meno male….
A mio modesto parere le critiche piu’ interessanti sono venute dagli interventi del Sig. Luca, critiche alle quali trovo che abbiate convincentemente risposto. Trovo pero’ che un altro utente, il Sig. Will, non abbia saputo rispondere in maniera adeguata ad un altra significativa osservazione del Sig. Luca. Gli interventi in questione sono i seguenti:
Luca: Il fatto che popolazioni indipendenti subiscano derive genetiche indipendenti si accorda bene con il meccanismo del caso. Le necessità sono offerte dall’evoluzione ambientale e climatiche, che possono essere verificate per via indipendente. Uno può anche non voler vedere tutte queste cose, ma se insistete nel parlare di scienza non potete continuare ad eluderele o addirittura irriderle. Se poi segui il dibattito che ne scaturisce, ad esempio in risposta alle mie affermazioni, é chiarissimo che il discorso si volge direttamente contro l’evoluzionismo tout court e questo dovrebbe se non altro interrogarvi.
Will: “Il fatto che popolazioni indipendenti subiscano derive genetiche indipendenti si accorda bene col meccanismo del caso”: evidentemente, Luca, la statistica non è il tuo forte. E’ l’esatto contrario, se il meccanismo fosse casuale: avremmo che, come ai casino di Macao, o di Montecarlo o di Las Vegas, che sono “indipendenti”, gli “stessi” identici risultati in termini di esiti e probabilità. Al contrario, che le derive siano diverse per ogni ambiente, suggerisce fortemente l’azione di un meccanismo chimico (ancora ignoto) fortemente dipendente dall’ambiente. Aggiungici poi l’esplosione del Cambriano…, e il caso è eliminato, come se in un casino aperto 24 h tutte le vincite avvenissero in un solo minuto.
Quanto all’evoluzionismo, è presuntuoso che tu voglia leggere la mente degli altri e offensivo che ci voglia dichiarare bugiardi: tutti noi riconosciamo che il problema scientifico dell’origine delle specie può essere affrontato più facilmente partendo dalla congettura della macroevoluzione.
Luca: Giustissimo, però questo vuol dire che il contesto é identico, che stiamo sostanzialmente parlando della stessa popolazione di dati. Stiamo invece supponendo che a Macao, Montecarlo e Las Vegas le roulettes (l’ambiente – la necessità) non siano identiche …
Personalmente trovo che l’ultima replica del Sig. Luca esponga una obiezione convincente….. Voi cosa ne pensate?
Vi ringrazio per la vostra attenzione e mi complimento ancora per il vostro ottimo articolo!
Ha ragione Will, Lucio: o è il caso, o è un meccanismo sensibile all’ambiente. Anch’io penso che l’esplosione del Cambriano dimostri che l’evoluzione è stata soggetta ad un meccanismo fisico sensibile all’ambiente, ma proprio ciò dimostra che tirare in ballo il caso è contraddittorio con le “punteggiate” paleontologiche. Il caso è il caso, e come per la roulette non cambia da periodo a periodo, né da un ambiente all’altro.
Di fronte al Cambriano l’unica via d’uscita per un darwinista può essere solo di appellarsi a vuoti paleontologici, a mancanze “per il momento” di evidenze fossili…, ma ciò confermerebbe cmq che le risultanze attuali, come x i famosi anelli mancanti, sono contro la teoria.
C’è tuttavia una ragione epistemologica ancora più profonda, che è sfuggita al dibattito in Uccr, e che annichila la scientificità del darwinismo (anche senza Cambriano). Ma ora ho un impegno di lavoro, e ci ritornerò più tardi.
scusate,ma io credo che se Lenski avesse trovato nei suoi batteri un “nuovo” gene correlato a una “nuova” funzione,allora si che la teoria di darwin sarebbe smentita (e falsificata).
voi fate riferimento a concetti, come quello di “perdita” che in biologia hanno poco senso…basta sostituire il termine “perdita” con quello di “cambiamento”.
per fare un esempio classico, nell’uomo una patologia chiamata “anemia falciforme” e’ provocata da una singola mutazione puntiforme nel dna codificante emoglobina.
ora,il globulo rosso che ne deriva ha “perso” la classica forma a lente biconvessa ed a “acquisito” quella falciforme,con proprieta’ fisiologiche e fisiopatologiche del tutto diverse. Si tratta insomma di un vero e proprio “carattere” pregno di importanti conseguenze (per me che faccio l’anestesista molto superiori a quelle di un uomo con 6 dita,per fare un esempio). ora,che questo gene (e lo stesso discorso vale per il gruppo sindromico delle talassemie) sia ritrovato proprio nelle aree un tempo infestate dalla malaria rende conto della “contingenza” che in quelle aree deve aver operato.
Voi dite “perdita”…ma “perdita” di che? certo,il globulo rosso falciforme vive un po’ meno di quello a lente biconvessa,ma in compenso e’ piu’ resistente all’infestazione da plasmodium falciparum. e state certi che se la mortalita’ da malaria fosse stata superiore a quella che fu trovereste questo nuovo carattere con frequenza ancora maggiore,molto probabilmente.
e poi,seconda osservazione che mi sembra importante,popper o non popper,e’ importante chiarire cio’ di cui si sta parlando.
io condivido il 20% del mio dna con una pianta,il 60% con una locusta…
cioe’ quando parliamo di dna parliamo di un patrimonio che e’ estremamente simile in tutte le creature viventi,e non esiste e non e’ mai esistito un “gene dell’umano”. sono tutti in qualche modo correlati gli uni agli altri.se si trovasse una specie con un dna completamente diverso,o con geni assolutamente peculiari senza alcuna somiglianza a quelli del resto del mondo animale,allora si che la teoria di darwin sarebbe smentita,o comunque non riuscirebbe piu’ a rendere conto della natura delle cose.io penso che voi queste cose le sappiate,anche se non le scrivete,perche’ ho visto che in altri articoli avete “preparato il terreno” speculando sul dna non regolatorio. penso che vi prepariate a tirare fuori le aree non codificanti note ai miei tempi (nel precambriano della genetica anni ’90) come “sequenze alu”,ma anche in questo modo non dimostrereste granche’,per lo meno per quanto ne sappiamo del dna a tutt’oggi.
tempo fa leggevo che “non e’ possibile osservare un salto di specie”..beh anche questa e’ un’osservazione che lascia il tempo che trova. non si puo’ essere cosi assolutisti e astratti nella biologia : esistono uomini con aberrazioni cromosomiche xxxxy,down con 47 xy, ecc e in parecchi casi questi individui possono avere figli.
gli oranghi,guarda caso,hanno 48 cromosomi.
volete un esempio di come sia possibile un “salto di specie” ? facciamo un po’ di fantabiologia (ovviamente nessuno ha mai osservato i meccanismi biologici reali per quello che furono…ma…e allora? chi mai ha osservato il “big bang” o l’espansione dell’universo ?..ma non per questo quelle cessano di essere “teorie scientifiche”)…
facciamo un gioco. pensiamo a un virus con mortalita’ elevatissima,prossima al 100% (e ce ne sono). pensiamo a un virus che abbia una elettiva affinita’ per il tessuto tiroideo ( e ce ne sono). ora,immaginiamo questo nuovo amico che diventa endemico in tutto il mondo, sterminando la specie umana inducendo una “tempesta tiroidea” rapidamente letale nella sua fase acuta.
ci saranno persone,quelle “ipotiroidee”,relativamente risparmiate. i down sono tra questi,con il loro corredo cromosomico 47 xy (uomo) o 47 xx (donne).immaginiamo che questi down cominciaoa ad accoppiarsi tra di loro. guardate che esistono down fertili sia donne che uomini (un po’ meno frequentemente). ora pensate a un ovocita 24 x che si accoppia con uno spermatozoo 47 y. potrebbe vivere un 48 xy cosi formato ? e chi lo sa. certo l’elevato tasso di abortivita’ della specie umana (circa il 70 %) a qualcosa deve pur servire…e forse serve proprio a eliminare la crusca (ossia gli embrioni che non possono vivere,perdonatemi la brutalita’ del linguaggio) senza troppo spreco di risorse.ragazzi,la realta’ e’ questa. abbandoniamo l’esempio di fantabiologia e torniamo alla realta’. sapete dove’ e’ piu frequente la mutazione del gene ccr5 che consente l’immunita’ naturale all’HIV? e’ piuttosto frequente,pare,nel sud est asiatico dove intere generazioni di prositute dall’hiv sono state falcidiate. che significa “perdita” ? certo,il sistema immunitario senza il ccr5 sara’ un po’ diverso nelle difese contro gli elminti,ma avra’ il vantaggio di non essere infettato dall’hiv. il vecchio ccr5 restera’ li’,e anche se non produrra’ piu la relativa proteina…beh chissa’ forse in futuro tornera’ buono per qualcos’altro.
e poi ,e concludo,vanno viste le cose.viste con i propri occhi. andate in un parco naturale e guardate i comportamenti delle grandi scimmie,credetemi,sono impressionanti a noi nella somiglianza. l’uomo non e’ “l’Uomo”,ma e’ in continuum con questo gruppo,e uno scimpanze’ (ce ne sono anche in grado di comunicare con un rudimentale linguaggio,e in grado di avere una autocoscienza) assomiglia piu’ all’uomo che ad altre scimmie piu’ stupide.
tempo fa leggevo cose strane sulla “perfezione” dell’occhio…ora…non voglio dilungarmi,ma avendo lavorato un annetto della mia vita in uno dei piu’ importanti laboratori di neurofisiologia della visione di questo paese vi assicuro che il sistema della visione nell’uomo e’ talmente pieno di vestigia e di vie nervose ancestrali (molte ancora perfettamente funzionanti) da lasciarvi stupefatti.Informatevi un po’ meglio perche’ in quell’occasione,non ricordo se masiero o pennetta,se ne sono lette davvero di tutti i colori.
posto le mie riflessioni sia qui sia sul sito di ocasapiens. non sono pievani,ne’ un esperto di teoria evolutiva per cui critiche e osservazioni sono ben accette da entrambi i blog
saluti a tutti
ettore, un lungo intervento in cui sono stati affrontati diversi punti sui quali, forse ti sorprenderà, ci sono molte più convergenze di vedute che divergenze.
Siamo d’accordo sui fatti relativi sia all’esperimento di Lenski che nel caso dell’anemia falciforme, come ho già detto nell’intervento sviluppato qui su CS in tre articoli, nel caso dell’esperimento di Lenski la mia conclusione è che si tratti di una perdita di funzione e quindi di un cambiamento per impoverimento genetico.
La stessa cosa potrei dire dell’anemia falciforme, perché se è vero che i globuli rossi dei soggetti eterozigoti sono più resistenti alla malaria è anche vero che tali soggetti soffrono di affaticabilità e sono fortemente svantaggiati nelle attività fisiche, per non parlare degi omozigoti che addirittura subiscno conseguenze alla lunga letali. Insomma, i globuli rossi sono meno efficienti di quelli originali, si tratta di un danno che nel caso specifico della malaria ha un risvolto vantaggioso. Questo è vero.
Le caratteristiche che accomunano i due esempi sono le stesse, una perdita di funzione che in certe situazioni particolari è vantaggiosa.
Allora la domanda è: si può parlare di evoluzione?
Sembra strano ma la risposta sta nella definizine di evoluzione che si vuole adottare.
Se per evoluzione si intende (come ritengono i darwinisti) un cambiamento nella frequenza allelica, allora si può certamente parlare di evoluzione.
Solo che in questo caso noi riteniamo che si tratti di “microevoluzione” cioè una variazione all’interno dela stessa specie.
Ma a questo punto solleviamo l’obiezione che una somma di microevoluzioni possa portare ad una “macroevoluzione”, cioè alla comparsa di un nuovo caratere complesso.
La comparsa di una nuova “specie” non risolve il problema, perché la sterilità può comparire anche all’interno di una popolazioe originale che al termine di un percorso di selezione porta a due gruppi che per una serie di motivi non sono interfecondi.
Riassumendo, i cambiamenti osservati sinora sono esempi di microevoluzione, e in questo caso la teoria neodarwiniana funziona benissimo, non ho nulla da obiettare.
Quello che invece la teoria non riesce a spiegare con il meccanismo d caso e selezione sono i cambiamenti più vasti che portano ad esempio ad un nuovo organo e a nuovi Phyla.
Non ho nulla da obiettare all’idea di un progenitore comune, ma quello che i fossili dicono è che il cambiamento evolutivo non è stato un graduale accumularsi di piccole mutazioni ma un “salto” che deve avere altri meccanismi alla base e che devono ancora essere capiti.
Un’ipotesi troppo strana? Penso che la stessa cosa avrebbero detto i fisici di fine ‘800 a chi gli avesse parlato del principio di indeterminazione, della deformazione dello spazio tempo o del gatto di Schroedinger.
Un cordiale saluto
http://ocasapiens-dweb.blogautore.repubblica.it/2013/08/27/competenze-e-titoli/
Questi miei 4 commenti sono stati stranamente censurati sul sito UCCR !
Vorrei chiedere cosa ne pensa Enzo Pennetta e non solo
Anticipatamente ringrazio
alessandro pendesini – Bruxelles
È realmente possibile falsificare o corroborare il darwinismo? 25 agosto, 2013
….esistono sia darwinisti sia antidarwinisti, credenti, ed è altrettanto vero che esistono sia darwinisti che antidarwinisti, atei…Dice l’articolo !
Sarebbe interessante conoscere l’incidenza % dei credenti e atei che credono o no nella teoria dell’evoluzione, ed argomenti che giustificano il loro credo….
Vorrei inoltre chiedere ai responsabili dell’articolo cosa ne pensano degli organi vestigiali, cosiderati da archeoantropologi “relitti evolutivi” che erano funzionali negli antenati che ci hanno preceduto ma che non hanno nessuna funzione attualmente ? La loro esistenza sarebbe spiegabile nell’ipotesi di fissità delle specie ?
P.S. -Al giorno d’oggi, molti fisici e matematici, si considerano gli unici veri scienziati, affermano gridando -malgrado una certa incompetenza sia in biologia che genetica- l’impossibilità dall’evoluzione. Capisco che i creazionisti possano negarla, ma trovo scandaloso ma anche pericoloso come dice giustamente Luca, che scienziati (o considerati tali) agiscano con argomenti fondati su credenze bizzarre o convinzioni personali, non conformi alla deontologia scientifica ma anche all’etica della comunità scientifica mondiale !
Non è perché i matematici non arrivano a modellare la teoria dell’evoluzione che dobbiamo considerarla falsa o che non esiste !!
Considero un vero “miracolo” i pochissimi fossili scoperti fin’ora, anche se sufficienti per giustificare l’evoluzione. Perché una tale mancanza di fossili? Semplicemente perché i terreni di habitat forestali, dove vivevano le scimmie e i loro antenati, sono acidi e sfavorevoli alla fossilizzazione !
@Wil
Saremmo tentati, se trascinati da certe convinzioni, invocare il disegno intelligente di un Grande Orologiaio creatore onnisciente. Tuttavia, esistono imperfezioni sufficienti nell’organismo umano per dubitare di una simile intelligenza e perfezione !…….. -La fisica e chimica dimostrano che a partire da particelle elementari, l’auto-organizzazione non richiede nessun intervento esterno perché possa avvenire. Delle forme rudimentali di vita, dotate di una capacità di replicarsi appaiono e si ramificano nel corso del tempo di centinaia di milioni di anni grazie al quale d’innumerevoli prove (contingenti e causali) -evolvendo dal quantitativo al qualitativo- sono possibili !
P.S. Non esiste nemmeno, propriamente parlando, una natura umana poiché non abbiamo fatto nient’altro che seguire le funzioni operative comparse prima di noi.
@Giorgio Masiero
Ritengo semplicemente grottesco paragonare le prove dell’esistenza di un ipotetico Dio, all’evoluzionismo !
Mi permetta inoltre di aggiungere che per Darwin (o darwinismo originale), la selezione naturale rendeva gli individui meglio adattati a sopravvivere e riprodursi, favorendo talune variazioni. Non poteva ovviamente sapere l’origine di questa variabilità: i geni e le mutazioni. La genetica non esisteva a quest’epoca !
I caratteri essenzialmente accidentali dei cambiamenti genetici, responsabili della varietà e la mancanza di intenzionalità o previsioni, sono attualmente pertinentemente documentati dalla biologia molecolare moderna.
Le concedo che i meccanismi dell’evoluzione sono ancora oggetto di dibattiti tra esperti, ma questi avvengono più su certi dettagli e questioni semantiche che sul processo generale dell’evoluzione.
NB.: L’evoluzione non è una teoria, contrariamente a quanto spesso si dice, a volte, purtroppo, anche da scienziati. L’evoluzione è un dato di fatto, che piaccia o no !
@Lorenzo
Un uomo non è più “riuscito” di un coleottero, un conoglio, un topo o una piovra, si è solamente adattato a qualcosa d’altro, dopo una storia diversa. In termini di successo, i batteri che esistono da 3,7 miliardi di anni, occupando tutte le nicchie ecologiche, in ogni angolo, su noi e dentro di noi, non hanno nulla da invidiarci !
La nostra epoca è almeno quanto quella degli insetti e mammiferi, e siamo probabilmente più minacciati di loro di scomparire un giorno……
Anche se l’ontogenesi di un individuo dall’incontro di due gameti fino l’età adulta solleva domande affascinanti, il cosiddetto “miracolo della vita” da un’intelligenza superiore, non è un miracolo ma semplicemente un cambiamento fatto di miliardi di anni di prove, errori e di selezione non diretta o “guidata” !
Il numero di esseri umani che hanno vissuto da 600 mila anni, testimonianza del successo della nostra specie, è stimato a 81 miliardi d’individui.
E’ esaltante capire come, con l’uso di un periodo di tempo immenso, cioé decine di milioni di anni, la natura abbia gestito questa raffinatezza adattiva. Si può anche discutere al rovescio, dicendo che se le regolazioni non avessero funzionato, non saremmo semplicemente qui per parlarne : i sopravvissuti alla selezione sono dopo tutto quelli che hanno potuto semplicemente ne più ne meno…. sopravvivere !
(mille scuse per eventuali francesismi)
1. Noi non abbiamo mai inteso in questo articolo mettere in discussione la ragionevolezza dell’evoluzione e l’abbiamo anche esplicitato con le parole: “A scanso di equivoci, qui non si fa una critica all’evoluzione in sé…”: quindi tutti gli argomenti portati a favore dell’evoluzione sono OT. Io ne potrei aggiungere altri a quelli portati sulle analogie del dna o con le scimmie.
2. Né abbiamo avuto l’ambizione (impossibile) di dimostrare che la spiegazione darwiniana dell’evoluzione è sbagliata: quindi tutti sono liberi di crederci. Credenti e non credenti, come accade. Il presidente dell’Accademia pontificia delle scienze e cristiano fervente è darwinista; il filosofo ateo vivente forse più grande nel mondo è antidarwinista.
3. Crediamo più modestamente di avere dimostrato il contrario: cioè che NON ESISTE NE’ MAI ESISTERA’ un esperimento, o un qualsiasi rinvenimento fossile, o una qualsiasi evidenza empirica, ecc. che possa dimostrare che la spiegazione di Darwin è SBAGLIATA, e ciò ne fa – secondo la definizione di scienza sperimentale – una teoria non scientifica. Ciò accade al darwinismo per l’uso del termine “chance” (caso, contingenza, fortuna, vincita a Montecarlo, ecc.) che ne viene assegnato per spiegare le mutazioni genetiche all’origine dell’evoluzione.
4. Vediamo da vicino questa “chance”. Se la parola deve avere un uso scientifico (e non metafisico, come l’aveva in Democrito, per es.), è necessario specificare innanzitutto lo spazio delle probabilità nello spazio evolutivo, e poi confrontare la scala evolutiva temporale (che segua da un modello teorico) con la scala temporale empiricamente osservata (per es., ricavata dai fossili). Perciò una teoria scientifica dell’evoluzione dovrebbe (come fa per es. la Teoria del Big Bang per l’Universo, che è scientifica proprio per questo, e non per la riproducibilità dell’evento!; o come fa la QCD per le interazioni forti e le trasformazioni che vi avvengono) concretamente mostrare ad ogni stadio evolutivo, o almeno per alcuni phyla o specie, la corrispondenza tra la possibilità teorica e quella osservata. In assenza di questo modello, NOI NON POSSIAMO SAPERE SCIENTIFICAMENTE SE LE MUTAZIONI ALL’ORIGINE DELL’EVOLUZIONE SONO CASUALI O DOVUTE A QUALCHE MECCANISMO FISICO-CHIMICO SENSIBILE ALL’AMBIENTE (come per es. l’esplosione del Cambriano porterebbe a pensare).
4. Purtroppo gran parte dei biologi evolutivi nemmeno si rende conto della necessità di un modello teorico fondativo di questo tipo (che, di necessità, dovrebbe partire dagli stadi più semplici dell’evoluzione, a cominciare dall’abiogenesi, o subito dopo con le prime forme biotiche). Dall’altro canto i microbiologi ed i genetisti si limitano ad applicare i metodi statistici su eventi frequenti e riproducibili, mentre una spiegazione scientifica dell’evoluzione richiederebbe “anche”, come per il Big Bang, di prendere in considerazione modelli con eventi rari e anche unici. Rinviare, come si fa per l’exaptation per es., sempre più indietro i tempi ricorrendo a spiegazioni ad hoc, non vela l’assenza di un MODELLO METRICO DELLA CHANCE EVOLUTIVA DA COMPARARE CON UNA STRINGA DI OSSERVAZIONI.
Giorgio Masiero
Prendo nota dei suoi commenti ;
Dovrebbe pero spiegare, intelligibilmente, cosa intende con la sua frase scritta il 26/08/2013 alle 17 :09 che dice :
«…noi non abbiamo preteso di falsificare il darwinismo, che è un’impresa impossibile, TANTO QUANTO SAREBBE FALSIFICARE SCIENTIFICAMENTE L’ESISTENZA DI DIO »…..
Poiché a me risulta che l’evoluzionismo (inteso come forma evoluta del darwinismo) è relativamente falsificabile, per contro non mi risulta -come lei afferma giustamente- che l’esistenza di Dio lo sia ! Daltronde come potremmo falsificare l’esistenza di una qualsiasi ipotetica deità ad esempio tipo : Râ, Geova, Visnu, Confucio, Allah, ecc…poiché, in linea di principio, sono tutte inverificabili ?
Grazie per la risposta
Una precisazione :
L’età della terra è stimata a 4,54 miliardi di anni e la vita biologica a circa 3,8 miliardi di anni. I primi organismi pluricellulari conosciuti sono stati trovati in Gabon nel 2010 e risalgono a circa 2,1 miliardi di anni. Esiste un’altra linea temporale chiamata orologio molecolare, basata sul ritmo aleatorio delle mutazioni, il margine d’incertezza è abbastanza forte, che situa LUCA (Last Universal Common Ancestor) verso un ordine di grandezza paragonabile, ossia un periodo di 1,6 miliardi di anni. E’ ovviamente un tempo considerevole ma che ha permesso alla natura di effettuare innumerevoli prove. Il fattore tempo è ovviamente fondamentale in questo caso : immaginiamo una lotteria con 1 miliardo di combinazioni, ma che solo una è vincente, non saremmo di certo incoraggiati a giocare con una così bassa probabilità di vincere, ma un ipotetico giocatore che prenderebbe il tempo di giocare uno miliardo di volte al ritmo di un minuto per ogni numero e per otto ore al giorno, impiegherebbe 6000 anni -dico bene SEIMILA ANNI-. Ma avrebbe una probabilità del 100% di poter vincere !
Bien à vous
” a me risulta che l’evoluzionismo (inteso come forma evoluta del darwinismo) è relativamente falsificabile”
Una bella notizia, mi può gentilmente indicare come il darwinismo sia falsificabile?
PS: prima però vorrei sapere cosa intende dire quando afferma che l’evoluzionismo è una forma evoluta del darwinismo.
Sono certo, Pendesini, che con la Sua “precisazione” finale Lei non abbia inteso proporre un modello teorico specifico dell’evoluzionismo (e se le combinazioni della lotteria anziché un miliardo fossero 10 elevato ad un miliardo?!), ma solo ricordare agli studenti di statistica che frequentano CS la lezione n. 1 che ogni probabilità per quanto piccola si avvera se c’è il tempo di effettuare un numero di tentativi sufficientemente grande. Altrimenti, diceva il mio professore, si va in prigione come succede ai ladri che non hanno ben calcolato il numero di combinazioni della cassaforte e i tempi… Qui sta la differenza tra scienza e fiction, no?
Vengo alla Sua domanda, cui credevo di avere già risposto: IL RICORSO ALLA “PURA” CHANCE (qualitativa, quindi metafisica) NEL DARWINISMO PER GIUSTIFICARE LE MUTAZIONI GENETICHE, ANZICHE’ LA RICERCA DI UN MODELLO TEORICO STATISTICO DA COMPARARE CON UNA STRINGA DI OSSERVAZIONI EVOLUTIVE (cui lavorano invece i ricercatori non darwinisti nel mondo), IMPEDISCE A PRIORI DI SAPERE SE LE MUTAZIONI ALL’ORIGINE DELL’EVOLUZIONE SONO VERAMENTE CASUALI O INVECE DOVUTE A QUALCHE MECCANISMO FISICO-CHIMICO SENSIBILE ALL’AMBIENTE (ancora ignoto). Insomma, il darwinismo è una comoda fuga filosofica per sfuggire al problema di capire “come” può essere avvenuta l’evoluzione tra specie.
Ho come l’impressione che certa gente con grossi titoli : Dottore, Professore, ecc…per vedere cio’ che capita al dila della strada utilizzano il telescopio ! Quindi si lamentano dicendo : non ho visto niente di quello che dicono chi, per vedere a qualche metro, utilizzano semplicemente ma anche razionalmente gli…occhiali !
Nella scienza, una teoria è una spiegazione coerente dei fenomeni naturali sulla base di osservazione diretta e la sperimentazione. Le teorie sono logiche, predittive e verificabili. Sono aperte alle critiche e quando appaiono errate, sono modificabili o annullabili. Sulla base di questa definizione, l’evoluzione è classificata con altre teorie scientifiche, come le teorie di gravità o teoria atomica, che, come l’evoluzione, sono universalmente accettate dagli scienziati degni di questo nome.
Il dibattito tra gradualismo e dell’equilibrio punteggiato è interno alla biologia evolutiva, non rimette affatto in discussione i principi, ma cerca solo di caratterizzare le dinamiche nella scala del tempo geologico.
Il problema del collegamento mancante nella specie umana (che sarebbe un intermediario tra l’uomo e la scimmia) è stato a lungo utilizzato contro la teoria dell’evoluzione. Ma da allora, molti ominidi sono stati scoperti, in modo che il problema consiste più nel determinare quelli che appartengono al lignaggio supposto umano, o quelli di altri primati viventi, e quali sono i lignaggi estinti.
Ritengo aver perso abbastanza tempo su siti cattolici tipo UCCR (sul quale sono stati censurati senza nessun motivo, ben 49 commenti) del quale ho ricevuto, a diverse riprese degli epiteti non proprio rispettosi con chi non ho condiviso il loro “credo” o “verità assoluta”… Per non perdere troppo tempo inutilmente -quindi evitare polemiche sterili e particolarmente ambigue e confuse- mi limito a postare qualche commenti che ritengo pertinenti (see Wikipedia) :
–La letteratura scientifica moderna ha dimostrato che l’evoluzione è un “fatto” provato, confermato e supportato da una mole impressionante di prove di varia natura. Ciò è sottolineato dal fatto che al momento il dibattito non è più su “se” l’evoluzione sia avvenuta (di tutti gli esseri viventi in generale e dai primati agli “Homo sapiens” in particolare), ma su “come” questa sia avvenuta e come la vita sulla terra continui ad evolversi.
–Sul tema dei meccanismi fondamentali dell’evoluzione, nel XXI secolo, il mondo scientifico non è diviso: le scoperte di Mendel e Morgan nel campo della genetica, i progressi della paleontologia e della biogeografia hanno conferito validità scientifica alla teoria dell’evoluzione delle specie, già dal secolo precedente. Il dibattito si è spostato su un altro tema: ci si interroga sulle modalità e le dinamiche dell’evoluzione e quindi sulle teorie che la possono spiegare.
–La moderna scienza biologica considera la tesi della discendenza comune come un dato di fatto: tutte le forme di vita presenti sulla Terra sono discendenti di un progenitore comune. Questa conclusione si basa sul fatto che molte caratteristiche degli organismi viventi, come il codice genetico, in apparenza arbitrari, sono invece condivisi da tutti i taxa anche se qualcuno ha ipotizzato origini multiple della vita.
–I rapporti di discendenza comune tra specie o gruppi di ordine superiore si dicono rapporti filogenetici, e il processo di differenziazione della vita si chiama filogenesi. La paleontologia dà prove consistenti di tali processi.
–La paleontologia fornisce prove concrete dell’evoluzione, quando i fossili sono trovati nelle successioni stratigrafiche sedimentarie in abbondanza, laddove è rispettato il principio fondamentale geologico della sovrapposizione. I fossili dentro le rocce sedimentarie marine sono diffusi in tutte le parti del mondo e permettono indagini stratigrafiche molto dettagliate.
–Anche il ritrovamento di numerose forme transizionali fossili ha portato una sostanziale conferma alla spiegazione evolutiva della diversità dei viventi. Un esempio particolarmente calzante di questi particolari fossili è l’Archaeopteryx lithographica, forma transizionale tra uccelli e “rettili”, il cui primo fossile completo, in cui perfino le penne si erano fossilizzate, fu ritrovato solo un anno dopo la pubblicazione de L’origine delle specie.
–Gli algoritmi genetici sono delle metaeuristiche per la ricerca della soluzione ottimale di un problema basate sulla logica del modello evoluzionistico. Studiando questo metodo si è visto come, partendo dalle ipotesi del modello evoluzionistico, si può arrivare all’evoluzione di più specie.
P.S. Ripeto -come gia noto- che i meccanismi dell’evoluzione sono ancora oggetto di dibattiti tra esperti, ma questi avvengono più su certi dettagli e questioni semantiche che sul processo generale dell’evoluzione ! Quindi mi sia concesso di suggerire a tutti coloro che non accettano l’evoluzionismo un dato di fatto scientifico, di postare un articolo sulle famose riviste : NATURE e SCIENCE dei motivi del loro disaccordo ! Dopo, ma solo dopo, potremo riparlarne ! Grazie, e buon lavoro.
“Quindi mi sia concesso di suggerire a tutti coloro che non accettano l’evoluzionismo un dato di fatto scientifico, di postare un articolo sulle famose riviste : NATURE e SCIENCE dei motivi del loro disaccordo ! Dopo, ma solo dopo, potremo riparlarne! Grazie, e buon lavoro.”
Una frase già letta altre volte, ma se ci riflette Sig. Pendesini, l’unica cosa che ne consegue è la sua incapacità di analizzare gli argomenti e replicare su quelli.
E così la sua posizione si rivela analoga a quella di chi afferma “è così perché l’ha detto il giornale”, o se vuole, in modo un po’ più elevato è un “ipse dixit”.
Proprio quello di cui la Rivoluzione scientifica ci aveva liberato.
E infatti nessuna delle argomentazioni da lei riportate entra nel merito della questione sollevata dall’articolo.
Si deve anche osservare, Enzo, che gli articoli sulle riviste scientifiche internazionali e sulla stampa universitaria specializzata di critica al darwinismo e di negazione della sua scientificita’ – firmati da Woese, Kauffman, Nagel, ecc. -, ci sono, ed anzi trovano piu’ spazio in inglese che in italiano, ma chi come Pendesini non ha argomenti, invocando il principio
(sbagliato) di autorita’, mostra di non averli letti.
Enzo Pannetta
La ringrazio per i complimenti….
Quando si parla di « darwinismo » a scuola in Belgio (e non solo), si sott’intende LA TEORIA DELL’EVOLUZIONE LA PIU’ AGGIORNATA POSSIBILE !
Cosi come quando si parla di psicologia non facciamo riferimento a Freud (il 90% di cio’ che ha scritto è stato cestinato), ma, ad esempio, alle ultime forme aggiornate di psicologia comportamentale cognitiva.
Se non ho capito che lei intendeva riferirsi al darwinismo (L’Origine delle specie) di Darwin è proprio perché considero che fa attualmente parte della storia.
N.B. Ritengo inoltre sia erroneo parlare di ” teoria darwiniana” o “darwinismo”. Darwin ha dato una spiegazione delle modifiche e alcuni dei suoi processi: la selezione naturale e la selezione sessuale. Ma la prima idea coerente di evoluzione venne da Lamarck ! Poi apparve la genetica, l’etologia ecc… e da decenni altri importanti contributi scientifici aggiornano puntualmente la Teoria dell’Evoluzione. Punto
La teoria di Darwin sarebbe probabilmente rimasta lettera morta senza il contributo della genetica. L’assenza di una spiegazione dell’ereditarietà era la lacuna principale della teoria dell’evoluzione. La conciliazione entro geni, popolazione e specie è stata soprattutto opera di Ernst Mayr che ha sviluppato la famosa teoria sintetica dell’evoluzione. Il neo-darwinismo è nato da questa riconciliazione al quale ha poi aggiunto l’analisi della selezione sessuale. La selezione naturale non poteva essere credibile finché non si pensava a un’eredità mendeliana.
Bien à vous
“La teoria di Darwin sarebbe probabilmente rimasta lettera morta senza il contributo della genetica.”
Quello che in molti non sanno è che la genetica mendeliana era talmente incompatibile con la teoria di Darwin che con la pangenesi prevedeva l’ereditarietà dei caratteri acquisiti, che fu proprio essa a decretare la fine del darwinismo (Eclissi del darwinismo).
La “famosa teoria sintetica dell’evoluzione” ha ripescato la selezione darwiniana a prezzo dell’attribuzione al caso delle novità genetiche, un costo però inaccettabile come i calcoli probabilistici del prof. Masiero hanno dimostrato.
PS: le chiedo la cortesia di evitare almeno per qualche tempo i francesismi, così, niente di particolare, mi ricordano altre situazioni non proprio entusiasmanti…
Dimenticavo : Sono pienamente d’accordo con la massima scitta nel suo sito :… “Onesto è colui che cambia il proprio pensiero per accordarlo alla verità. Disonesto è colui che (volontariamente !) cambia la verità per accordarla al proprio pensiero”….
Ma anche :
-Se la Great Rift Valley non avesse, circa 7 milioni di anni fa, diviso Africa orientale da nord a sud da una tacca che separa la foresta dalla savana, i nostri antenati primati potrebbero essere ancora arroccati su i loro alberi, perfettamente soddisfatti del loro cervello 350 centimetri ³. Da meditare !
Anche Lei, Pendesini, dovrebbe meditare sul fatto che se mia nonna avesse avuto le ruote sarebbe stata una carriola!
Scherzi a parte, a forza di “se” potremmo risalire sino alle costanti coinvolte nel “fine-tuning” per tentare di dimostrare la nostra assoluta contingenza.
Avremmo potuto non esserci, eppure siamo qua.
Questo tipo di considerazioni le lascerei pertanto da parte, non giovano ad alcunchè.
A Pendesini sfugge la cosa più importante, che anche lui ha portato argomenti all’articolo mostrando che solo un pazzo può pretendere di trovare prove contro il darwinismo.
La penso come qualcuno che tampo fa era stato bannato, o si era bannato, non ricordo bene.
La scienza è una sola, ed è la più seria garanzia che alla fine, alla fine, ma alla fine di ogni cosa, trionferà la verità scientifica che fa onore alla ricerca, all’onestà intellettuale, a ciò che è e non a ciò che dovrebbe essere.
Sul sito dell’oca ho capito che non si parla di scienza ma si fa cabaret, prutroppo: un mito (?) caduto, meglio così, tener su i palchi fa male ai palchi. Da noi qualcuno dice che a voler educare gli asini si perde tempo e si infastidisce la bestia, colossale verità.
Qui, invece, trovo un misto. Un’insalata che sa un po’ di religioso, ma non troppo in verità. E un po, forse un po’ di più, di scienza. L’importante è che il tutto, il religioso e la scienza, è mediamente servito con garbo, provocazioni a parte, che vengono fucilate.
CS, in fondo, può fare scuola. Mi auguro che sia una scuola proficua: confronto sempre, rispetto sempre, voglia di imparare cose nuove, rispetto di chi ti rispetta e, per dar l’esempio, quando si riesce, rispetto anche degli altri,quelli che provocano, cercando di capirli, da intendere perché provocano, come ho fatto io a lungo, in buonissima fede, con onestà di fondo, me lo dico e me la canto, conoscendomi.
Ho scritto di getto, senza rileggermi, lo giuro. E vi auguro buona notte.
Uno dei dieci,
mi permetto di aggiungere in coda a quanto da lei scritto, aggiungo che ho imparato qualcosa da questo confronto, anche spigoloso, che ci ha visti coinvolti.
Ho sperimentato che il gusto di sbattere una porta e chiudere il discorso quando ci si sente irritati non vale quanto quello di riaprirla e stare ad ascoltare. Che si può parlare, e vedere che per parlare va bene se si pensa in modo diverso, che questo non significa essere nemici.
Mi auguro davvero che sia come dice lei, che CS possa in qualche modo fare scuola, ma se questo potrà avvenire sarà anche per merito di chi interviene. L’ho sempre sostenuto, merito di persone come lei.
Ciò detto auguro anch’io buonanotte.
Giorgio Masiero
Posso chiederle se considera l’uomo moderno evoluto da un antenato (australopiteco) da circa 7 milioni di anni or sono ?
La ringrazio per la sua risposta
No. Trovera’ il perche’ nel mio articolo “I 3 salti dell’essere” nella rubrica Tavola Alta.