Da una fonte insospettabile l’invito a superare l’uso di un termine ormai svuotato di significato.
E involontariamente viene effettuata la denuncia del motivo per cui esso viene ancora impiegato.
Eugenie Carol Scott è un nome che non è noto al grande pubblico, si tratta di un’antropologa che è stata direttore esecutivo del National Center for Science Education (NCSE), l’ente statunitense che dovrebbe promuovere l’educazione scientifica ma che sin dal suo logo si dichiara più che altro in difesa del darwinismo e della tesi del Global Warming Antropico.
E.C.Scott ha recentemente annunciato che entro la fine dell’anno si dimetterà da direttore esecutivo del NCSE, una posizione dalla quale ha promosso una visione dell’evoluzionismo che ha avuto, e ancora avrà, importanti ricadute in ambito scolastico negli USA. Se da un lato la Scott può essere annoverata tra i più decisi sostenitori della teoria darwiniana e una delle più accese nemiche del creazionismo, al tempo stesso può la stessa può essere certamente presa come esempio di una critica interna al darwinismo che recepisce una delle principali obiezioni che da sempre giungono dal versante antidarwinista. Eugenie Scott ha infatti affermato che non si dovrebbe più chiamare la biologia evoluzionistica con il temine “darwinismo” in quanto ormai i cambiamenti sono stati così tanti rispetto alla teoria iniziale che l’utilizzo di tale termine ostacola la corretta comprensione dello stato attuale della materia.
Ma non solo, la dott. Scott ha dichiarato che l’utilizzo del termine darwinismo per via di quella desinenza in “-ismo” diventa uno strumento in mano ai creazionisti che in questo modo rappresentano l’evoluzione come “una pericolosa ideologia, un -ismo, che non deve trovare posto in una aula di scienze“.
Su una cosa siamo d’accordo, la teoria dell’evoluzione è oggi così diversa da quella di Darwin che non ha più senso chiamarla “darwinismo”, ma su chi ne tragga vataggio da tale situazione c’è qualcosa da dire. Il darwinismo inteso come ideologia è una realtà che andrebbe insegnata come tale e che non andrebbe confusa con la teoria dell’evoluzione di Darwin che ne è stata, e ne è tuttora, la “giustificazione” scientifica.
A differenza di quanto sostiene E. Scott, il termine darwinismo non deve quindi essere eliminato, al contrario, dovrebbe essere mantenuto ma non per indicare la teoria dell’evoluzione, bensì quell’ideologia che interpreta la società umana in termini di “conservazione delle razze favorite nella lotta per la vita“, come recita il titolo dell’opera principale di Darwin.
Chiarito questo punto va detto che, a differenza di quanto sostenuto dalla Scott, non è ai creazionisti che fa comodo usare il termine “darwinismo” per fuorviare il dibattito, sono infatti i sostenitori della teoria neo-darwiniana che hanno tutto l’interesse a fuorviarlo cercando anche pretestuosamente lo scontro con i “creazionisti”. Riducendo infatti ogni critica ad una posizione creazionista, e quindi antiscientifica, si mette in atto un espediente che ha come scopo quello di evitare di riconoscere come legittime determinate critiche e quindi di evitare di dover dare delle risposte.
Eugenie C. Scott con ogni probabilità resterà dunque inascoltata, il nome di Darwin e tutti i termini da esso derivati costituiscono di fatto un marchio internazionale, un vero e proprio “brand” sul quale da un secolo e mezzo si è investito facendone un prodotto di successo.
E nessuno rinuncia ad un famoso marchio di successo. Neanche se ormai è una scatola vuota.
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Articolo pubblicato anche sul sito UCCR
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39 commenti
“E nessuno rinuncia ad un famoso marchio di successo. Neanche se ormai è una scatola vuota.”
http://equilibriarte.fastmedia.it/articles/1322
Vai mai a sapere…
Grazie Leonetto!
Potrebbe essere il nostro riferimento nell’ “arte” per far comprendere cosa è oggi la teoria darwiniana.
Ho riletto ora il commento del darwinista Massimo del giorno 20, ore 20.41: inessenzialita’ in scienza del processo matematico di misura, inessenzialita’ del controllo sperimentale, inessenzialita’ di applicazioni tecniche, importanza di un buon racconto. Questo e’ per lui il darwinismo.
Aggiungo anche illogicita’, perche’ a questo punto non capisco perche’ mi si chiede di dimostrare matematicamente le mie tesi antidarwiniste, quando non si assegna valore alla matematica (e neanche alla prima legge della fisica, quella dell’entropia…).
A questo punto che ragioniamo a fare? Mi pare che la scientificita’ del darwinismo sia stata egregiamente negata dal nostro darwinista…
La difesa della teoria darwiniana viene spinta ad oltranza, fino a demolire lo stesso concetto di teoria scientifica se necessario.
E’ incredibile, è come confrontarsi con i seguaci di una religione che non vuole riconoscere di essere tale.
Non ci si comprende perché si parte da assunti di base troppo diversi. Bisognerebbe innanzitutto intendersi sul concetto di scienza.
Se la filosofia, la forma di pensiero più giovane nella storia dell’umanità, ha la pretesa di un approccio nichilista e continuamente ridiscusso verso il reale, la scienza invece si muove con un dogma consolidato, un pregiudizio di base: il naturalismo (o fisicalismo).
Calandoci nella biologia evolutiva, si hanno una serie di fatti storici, e l’aspetto essenziale di una ipotesi è che sia naturalista. Questa è la differenza fondamentale con il mito e la religione. Tali ipotesi vengono confrontate con una gran mole di dati a disposizione per testare la loro validità. Questa mole di dati è sempre stata molto parziale, lungi dal poter fornire una ricostruzione integrale degli avvenimenti. Con il progresso tecnologico, la quantità dell’afflusso di dati sta aumentando esponenzialmente e da qui la necessità di rimettere sempre più spesso mano sulle ricostruzioni. Da un altro lato diventa sempre più massiccio l’utilizzo di simulazioni attraverso software matematici. Si tratta di modelli non generali estremamente semplificati, trovare una teorizzazione matematica di tutta la teoria dell’evoluzione sarà probabilmente l’ultima tra le grandi imprese. La matematica si può usare a prescindere dalla biologia per dimostrare l’impossibilità dell’abiogenesi per combinazione casuale di lipidi ed amminoacidi. La matematica non si può usare per definire la reale probabilità dell’abiogenesi o di un processo evolutivo perché i modelli con cui effettuare tale dimostrazione, estremamente complessi, si riescono per ora solo a immaginare, o si abbozzano in versioni estremamente basilari e grossolane. Per quanto riguarda il II principio della termodinamica, si sa benissimo che non è proibitorio nei confronti della formazione delle strutture biochimiche, in quanto le proprietà di auto-organizzazione degli atomi sono note.
Correzione della quarta frase:
*Calandoci nella biologia evolutiva, si hanno una serie di fatti storici, e se si formula un’ipotesi per spiegarli, l’aspetto essenziale è che sia naturalista.
(poi si pensa al minor numero possibile di assunzioni ecc..)
@ Massimo
“La matematica si può usare … per dimostrare l’impossibilità dell’abiogenesi per combinazione casuale… La matematica non si può usare per definire la reale probabilità dell’abiogenesi o di un processo evolutivo perché i modelli con cui effettuare tale dimostrazione, estremamente complessi, si riescono per ora solo a immaginare…”.
Appunto, Massimo!
Chi di noi nega che un’abiogenesi ci sia stata, dato che “prima” la vita non c’era sulla Terra e “poi” a un certo punto compare? Anche la tanto vituperata dai darwinisti Genesi fa nascere l’uomo da un grumo di fango!!
Quello che noi neghiamo, con la forza della matematica dalla nostra parte (che Lei riconosce), è che ciò sia avvenuto per caso (come anche oggi invece il darwinista Fantoni, un prof che insegna ad una pubblica Università e quindi pagato da tutti, vuol farci credere citando nientepopodimenoche “duemilamilioni di anni” di prove chimiche avvenute nel solito brodo primordiale…), ed invece noi crediamo (con la forza della matematica e della logica) che l’abiogenesi può essere avvenuta solo per qualche legge iscritta nella fisica e nella chimica della materia, che non abbiamo ancora scoperto!
La capisce finalmente la differenza di ragionamento? o siamo i soliti creazionisti come fa comodo a Fantoni e soci?!
Questo lo so benissimo, ma vorrei far notare che si possiedono già numerosi scenari del tutto ipotetici, chimicamente plausibili, per la formazione di qualcosa di simile alla vita a partire da sostanze che erano presenti sulla Terra primordiale. Sono solo “storie”, ma è da qui che si deve partire. E’ una delle grandi sfide della chimica quella di verificare l’effettiva possibilità di questi fenomeni, ma i finanziamenti sono sempre bassissimi proprio perché non c’è un utile tecnologico.
Io sono una di quelle persone che quando vede la magia non è soddisfatta, ma vorrebbe conoscere il trucco, per questo sostengo che uno dei bisogni umani sia quello di comprendere la nostra storia a partire dalla materia inanimata, anche se la conoscenza di tutta questa storia non avrà ricadute pratiche. Altre persone, che si accontentano di vedere la magia, forse trovano più gratificante continuare a vedere un alone di mistero dietro i fenomeni biologici. Io mi oppongo a chi taglierebbe volentieri la ricerca in questo campo.
Quando si indaga l’abiogenesi, la matematica è l’ultima cosa, se non abbiamo neanche chiara l’idea dei fenomeni chimici alla base della vita, siamo ancora più distanti dai modelli matematici. Iniziamo a chiarire l’entità di questi fenomeni, come dicevo prima, in questo ambito tutto parte dalle storie, purché siano coerenti con il naturalismo e con i pochi dati a disposizione, di qui si procede.
@ Massimo
La ricerca di questi modelli per l’abiogenesi, Massimo, tesa ad addomesticare il caso non tanto con la sterilità della selezione naturale, ma con qualche meccanismo fisico-chimico, … ebbene questa sì che è ricerca scientifica seria! E prima o poi dovremo parlare di questi modelli con i nostri lettori…, ma intanto, Massimo, per mia curiosità, mi può dire che cosa c’entra tutto ciò col darwinismo?!
Perché, vede, io conosco sull’origine della vita
1) il darwinismo “assiomatico” di Bohr, secondo cui la vita non si può spiegare e va assunta come un postulato; e
2) il darwinismo “serendipico” di Monod, secondo cui la vita è stato un gran colpo di c. per una vincita uscita al casinò di Montecarlo; e
3) il darwinismo “magico” di Kauffman, secondo cui la vita è sorta per un “incanto”; e
4) il darwinismo “culinario” del prof. Fantozzi dell’università Insipienza, per cui mescola un peptide di qua con un aminoacido di là e prova e riprova in 2.000 milioni di anni (ma non ne sono bastati 200 milioni dal LHB?) qualcosa salterà fuori; e
5) il darwinismo “metafisico” di Koonin, il quale essendo uno che ha studiato matematica con Kolgomorov e fisica con Landau, a differenza di Fantozzi sa fare i conti e conosce la fisica e capisce che neanche nei disneyani fantastiliardi di anni ciò potrebbe accadere, e così s’è preso il tempo, lo spazio, la materia e l’energia e la logica infinite del Multiverso per far accadere il miracolo.
Anche il Suo procedere, Massimo, che coincide col mio, lo vogliamo chiamare darwinismo?!
Se è così, se per darwinismo s’intende tutto e il contrario di tutto, allora anch’io sono un darwinista (come piccola mente appartenente necessariamente al Sistema Mentale Totale darwiniano) e proporrò al prof. Pennetta di formare una sesta corrente, quella dei
6) darwinisti “razionali ed ecumenici”.
PS. Lei, Massimo, ha un concetto da scuola elementare della matematica. Se solo conoscesse, anche alla lontana, i diversi modelli di abiogenesi su cui oggi si fa ricerca, vedrebbe che fisica, chimica e informazione sono così integrate dalla matematica (la stessa parola modello implica un insieme di strutture omomorfiche, o no?), che … Lei Si risparmierebbe di dire certe sciocchezze.
L’abiogenesi non c’entra granché col darwinismo, è stata un’espansione spontanea del discorso sui calcoli probabilistici.
E’ chiaro che la matematica sta alla base della biochimica ma quello che intendo dire è che nemmeno una descrizione qualitativa dell’abiogenesi è stata definita con esattezza.
Nella teoria dell’evoluzione la matematica viene senz’altro utilizzata: statistica, algoritmi per ricostruire l’evoluzione molecolare ecc.., ma trovare la “formula dell’evoluzione” che riassuma tutte le possibilità di sviluppo da una cellula a ciò che vediamo oggi non è certo all’orizzonte. Lo stesso quando si parla dell’abiogenesi: non conosciamo nemmeno il fenomeno e quindi è presto per modellizzarlo matematicamente.
Darwin aveva ignorato, Massimo, il problema dell’abiogenesi (e assunta alla Bohr la vita come data), non il darwinismo moderno! Anzi, dopo la scoperta del Dna, il problema dell’abiogenesi è divenuto inseparabile dallo stesso problema dell’evoluzione.
Sulla matematica (e il positivismo) stendiamo un velo.
Mi chiedo: parlerebbe con tanta leggerezza di medicina o di geologia o di esegesi biblica? crede che la biologia non richieda studio e preparazione? E allora perché non Si prende un periodo sabbatico per studiare, e utilizza questo sito per fare domande, anziché per affermazioni ingenue?
Perché inseparabile? Ad esempio si può parlare di come è avvenuta l’evoluzione degli uccelli senza conoscere come ha avuto luogo la nascita della prima cellula?
In realtà a voler separare il discorso sull’abiogenesi sono i darwinisti perché il primo costituirebbe un problema troppo grande.
Logicamente invece non può essere estraneo lo sviluppo dei viventi alle dinamiche della nascita della vita.
Cosa facciamo, ipotizziamo meccanismi diversi per la nascita della vita e per le sue trasformazioni?
Il caso vale solo per l’evoluzione?
Perché, Massimo, dal 28 febbraio 1953 si sa che le mutazioni del fenotipo sono causate da precedenti mutazioni del genotipo e quindi l’evoluzione riguarda basicamente il Dna, che è molto simile in tutti i viventi. Qui sta la chiave della speciazione e la prima evoluzione è stata l’abiogenesi, per i darwinisti moderni. O Lei pensa invece a un salto ontologico?
No son d’accordo, però io considero teoria dell’evoluzione delle specie e teoria della nascita della vita come due campi di studio distinti, e mi pare che sia così nel mondo della ricerca. Il darwinismo appartiene al primo campo, ed ha vita indipendente da esso. Se per dire domani entrassimo in contatto con degli alieni immortali super-intelligenti e ci svelassero di aver costruito loro la prima cellula e poi averla abbandonata, tutto quello che si sa sull’evoluzione non subirebbe il minimo cambiamento.
(distinti non vuol dire nettamente separati e non comunicanti, nulla lo è in scienza, e meno che mai in questo caso)
Sull’abiogenesi e il rapporto con il neodarwinismo rimando a:
http://www.enzopennetta.it/2012/12/la-complessita-fondamentale-della-vita/
http://www.enzopennetta.it/2012/10/la-panspermia-il-fallimento-di-una-teoria/
http://www.enzopennetta.it/2012/10/la-panspermia-il-fallimento-di-una-teoria-seconda-parte/
http://www.enzopennetta.it/2012/10/radio-globe-one-recensione-13-10/
Ora abbiamo certamente più volte ricordato quanto riassume il prof.Masiero in maniera efficace:
http://www.enzopennetta.it/2013/06/non-chiamatelo-darwinismo/#comment-16064
In particolare il punto sull’assioma di partenza,sul fatto siam qui quindi la vita ha avuto origine…
E certo in virtù di tutto ciò il neodarwinismo è appeso a nulla e comunque non è certo amputato del primo pezzo(chissà poi quanto grande..)che le cose comunque funzionano.Cosa più cosa meno che non riesce assolutamente a spiegare non cambia certo le cose..
Quindi per me personalmente è irrilevante al fine della critica al neodarwinismo aggancoiare o meno l’abiogenesi,tanto non funziona per nulla lo stesso..
Gli posso ‘dar buono’ il dire :”Non si sa come sia avvenuta per ora diamo per scontato che sia avvenuta” anche perchè altrimenti sembraq che il resto scorra meglio,sia scientifico o peggio funzioni!
Ad ogni modo Enzo ha ragione quando dice:
“Va respinta infatti con decisione l’artificiosa distinzione tra teorie sull’origine della vita e teoria sull’evoluzione: come potrebbe il poderoso e ancora sconosciuto meccanismo che ha portato al sorgere della vita a partire dalla materia inorganica, essere estraneo alle successive trasformazioni della vita stessa? Cosa facciamo, ipotizziamo meccanismi diversi per la nascita della vita e per le sue trasformazioni?
Il caso vale solo per l’evoluzione?”
In effetti poi il neodarwinismo va inteso non come teoria dell’evoluzione,ma come teoria sull’origine della vita e delle ‘specie’sulla Terra.’Evoluzione’ è fin troppo confusivo,Darwin e Wallace non parlarono di evoluzione, proposero una teoria volta a spiegare l’origine delle specie secondo discendenza con modificazioni per selezione naturale.Ci si riferiva ad evoluzione per indicare lo sviluppo embrionale(non a caso la teoria di Haeckel venne considerata LA prova dell’evoluzione). Si parlò di evoluzione solo successivamente con Spencer e si andava ad indicare con quel termine in buona sostanza una graduale trasformazione nel tempo che porta ad una condizione di progresso e miglioramento;un processo di trasformazione, graduale e continuo, per cui una data realtà passa da uno stato all’altro (quest’ultimo inteso di complessità maggiore ) attraverso cambiamenti successivi.
Per i vari processi microevolutivi che portano,hanno portato e possono portare a degenerazione ,estinzioni,formazione di nuove sottospecie e varietà non serve certo il neodarwinismo,già tutti i naturalisti contemporanei di Darwin cercavano in tal senso.
Vedo comunque Massimo che sta volta ha fatto scuola Dawkins :
http://www.enzopennetta.it/2013/06/non-chiamatelo-darwinismo/#comment-16081
Mi spiace Massimo ma credo che male non sarebbe seguire i consigli del prof.Masiero:
“Mi chiedo: parlerebbe con tanta leggerezza di medicina o di geologia o di esegesi biblica? crede che la biologia non richieda studio e preparazione? E allora perché non Si prende un periodo sabbatico per studiare, e utilizza questo sito per fare domande, anziché per affermazioni ingenue?[…]Lei, Massimo, ha un concetto da scuola elementare della matematica. Se solo conoscesse, anche alla lontana, i diversi modelli di abiogenesi su cui oggi si fa ricerca, vedrebbe che fisica, chimica e informazione sono così integrate dalla matematica (la stessa parola modello implica un insieme di strutture omomorfiche, o no?), che … Lei Si risparmierebbe di dire certe sciocchezze.”
Quasi tutti convengono che dai primi miscugli di molecole organiche in sacche lipidiche si sia arrivati alle protocellule grazie a meccanismi-setaccio assimilabili a caso e selezione, quindi fenomeni analoghi a quelli dell’evoluzione delle specie.
Fatto sta che la teoria dell’evoluzione delle specie è indipendente dalla teoria dell’abiogenesi, sia storicamente che concettualmente, ma se avete continuato a dire il contrario per così tanto tempo, allora ok, come per altre cose sarebbe inutile portare una nuova idea.
Io posso avere delle lacune sparse qua e la, ma quando non si centrano queste non mi si dà a bere un qualunque discorso prolisso.
Massimo qui nessuno vuol darle a bere nulla non emuliamo nessun laboratorio simile :
http://www.enzopennetta.it/2012/10/grazie-ma-non-labevo/
Ora,io ho detto più volte non solo in riferimento a questa discussione che non ho problemi personalmente(pur essendo completamente d’accordo col pensiero di Enzo che ho riportato) a “prendere buona” l’abiogenesi come assioma di partenza per la teoria neodarwiniana,perchè intanto in questo modo viene placidamente ammesso che quel problema non è spiegabile,che l’albero sta senza radici e si può così focalizzarsi meglio sul mostrare come anche fusto e rami principali non vi siano ma solo un gran groviglio di rami a cespuglio.
Poi quanto si può spingere indietro l’ipotesi neodarwiniana?Cioè fino a che punto va considerata la vita comea assioma di partenza?Prendendo una complessa via metabolica come il ciclo di Krebs la si può ritrovare ,come molte altre, da una spugna ad un uccello..e csì questo sistema altamente complesso doveva esistere dal principio,l’antenato comune come doveva essere complesso?Come si arrivati a quella complessità?Perchè si arrivati a quella complessità senza meccanismi neodarwiniani e poi dopo si devono avere per forza meccanismi neodarwiniani?
E poi..sulla storicità..non diciamo inesattezze..
E’ ovvio che in campo filosofico e fideistico e religioso si “questionasse” fin da tempi antichi sulla nascita della vita,e che questo venisse fatto anche nel campo scientifico:
http://www.enzopennetta.it/2013/01/spallanzani-e-mendel-due-grandi-scienziati-non-amati-dagli-scientisti-approfondimento/
Ma dalla pubblicazione dell’origine delle specie la ricerca delle origini della vita è andata a braccio col neodarwinismo fino a Miller, Fox,Eiden,progetto LUCA ed in relazione a quando riassume il prof Masiero:
http://www.enzopennetta.it/2013/06/non-chiamatelo-darwinismo/#comment-16064
Non si può dire che storicamente sia stato indipendente..è falso e va rigettato.
E’ stato riaccantonato quando si è visto che diventava un problema per il paradigma,sfociando così in curiose congetture fantascientifiche..
Si possono portare infinite nuove idee,ma un’idea va argomentata non buttata là..o circondata da clichès..Se la si vuol proporre gl isi deve dare corpo..
Non dico certo che l’abiogenesi vada assunta senza che sia bisogno di una spiegazione, e nessun campo di studi biologici è totalmente indipendente, vorrei solo chiarire la distinzione tra le due problematiche: come è sorta la vita e come si è evoluta. Altrimenti si rischia di incoraggiare tesi come quelle proposte in certi video che mi furono proposti in ambienti di livello basso:
http://www.youtube.com/watch?v=HfCJ1threeI
Come se il fatto di non riuscire a spiegare l’abiogenesi basti per invalidare la teoria dell’evoluzione…
Se in passato si è creduto che il fenomeno dell’abiogenesi potesse rientrare nel paradigma, doveva essere quando non si conosceva bene la cellula, dopodiché è giusto adeguarsi ai fatti e riconoscere che i fenomeni che hanno sotteso la nascita della vita meritano un campo di indagine in parte distinto e per ora ben più misterioso.
Il problema della vaghezza nel definire quando si passa dalla biochimica alla vita è più che altro speculativo, intanto si cerca di andare indietro più che si può. Esempi in natura di forme intermedie tra vita e non vita ci sono come per tutto: i virus, anche se la loro esistenza dipende da quella delle cellule e quindi derivano senz’altro da precedenti forme di vita.
Mah,ad occhio e croce mi pare non c’abbia capito un H di quanto detto a riguardo.
Sia di cosa stia dietro a quel “più indietro possibile”,sia circa il fatto che se si sostiene che vi sia distinzione tra come è sorta la vita e come si è evoluta si ammette placidamente che i meccanismi evolutivi non erano dietro all’abiogedrazioni fatte a riguardo.
Inoltre chissà cosa vorrà dire ‘conoscere bene la cellula’ visto che oggi la si definisce “roba molle, fatta di cose spesso che non servono, messe lì che uno si porta dietro dall’evoluzione” e per bocca di una biotecnologa con dottorato in neuroscienze e divulgatrice scientifica non del primo che passa..
http://www.enzopennetta.it/2012/06/amici-del-cicap-che-ne-direste-di-insegnare-il-darwinismo-nellora-di-religione/
Si è vista l’abiogenesi in chiave darwinista fin dopo la pubblicazione de l’Origine della specie fino a qualche decina d’anni fa e comunque non totalmente..
venendo visto come un processo che ha portato alla formazione di un sistema complesso ed organizzato (ovvero il primo essere vivente) a partire dal mondo prebiotico durato centinaia di milioni d’anni,avvenuto attraverso tappe successive di eventi che, dopo un numero “elevato di tentativi”(vedasi masiero su Tavola Alta) e grazie all’intervento della selezione naturale, hanno portato a sistemi progressivamente più complessi.
La prima tappa fondamentale doveva consistere nella produzione di semplici molecole organiche, come amminoacidi e nucleotidi,da li partirono Miller,Urey,Fox etc..Il brodo primordiale lo propose Darwin nel 1871 in una lettera a J.Dalton Hooker…
E sono molteplici i tentativi di ottenere la protocellula..secondo lei su che basi?indovini un po’ ..neodarwiniste..poi c’è chi come Craig Venter vedendo in quello un vicolo cieco propende per un metodo anti darwinista:
http://www.enzopennetta.it/2011/07/falsacattiva-scienza-8-la-vita-artificiale/
Io Massimo trovo che stia scadendo commento dopo commento fossi in lei farei un pensiero alle parole che le ha rivolto il prof.Masiero..
Caliamo un velo pietoso sull’ultima affermazione:
“Esempi in natura di forme intermedie tra vita e non vita ci sono come per tutto: i virus, anche se la loro esistenza dipende da quella delle cellule e quindi derivano senz’altro da precedenti forme di vita.”
Esistono forme intermedie…in natura..?
I virus?
A quanto detto da Leonetto aggiungo solo la conferma che essendo i virus dipendenti dalle cellule non sono forme intermedie dell’abiogenesi ma semmai dei sottoprodotti dell’esistenza degli organismi cellulari.
E allora mi unisco alla domanda: quali sarebbero le forme intermedie tra la non vita e gli organismi cellulari più semplici, le monere?
A mio parere il 90% delle discussioni riguarda definizioni discordanti, che io do quasi per buone, ma che dovrei argomentare meglio a quanto pare. Dimentico che qui si scontrano paradigmi diversi, quindi ci sarebbe la necessità di andare fino in fondo nei discorsi, così come viene fatto da voi. Magari tu Leonetto riesci a costruire discorsi articolati in un batter d’occhio, a me serve tempo che per ora non possiedo e quindi cercherò di evitare di commentare quando so di non poter essere esauriente.
Se dovessi cambiare il mio nickname, il termine “neodarwinista” non mi mancherebbe più di tanto.
In ogni caso, a leggere articoli del genere, mi chiedo sempre cosa possano centrare biologia ed evoluzione con la società. Le nostre esistenze umane si vivono in una scala temporale diversa di quella dell’evoluzione, e in condizioni del tutto singolari.
Penso che solo ideologie ingenue possano usare la biologia per giustificare la società.
E spero che non si chiami in causa il concetto di selezione, perché esso prescinde dalla biologia. Infatti vale in qualunque contesto che per avere gli oggetti migliori vanno selezionati quelli peggiori. E se la nostra società funzionasse sempre così non sarebbe (tautologicamente) migliore? Sarebbe il trionfo della meritocrazia.
La società ha già avuto momenti in cui funzionava mediante selezione, hai presente il nazismo?
Quella è una follia che non c’entra nulla con la meritocrazia (tra l’altro anche Hitler sapeva che i dati scientifici erano contro la sua visione di razza).
Innanzitutto io parlo di una società democratica: pari diritti e dignità a tutte le persone. Vivere nella società umana comporta un prezzo, in cambio abbiamo un sacco di vantaggi tra cui (di solito) il diritto garantito alla vita.
Ora, una società ideale sarebbe strutturata in modo da selezionare sempre e solo i migliori nei vari campi, i più adatti al proprio “ambiente di lavoro”. (Non vedo come sarebbe preferibile una società dove vanno avanti i raccomandati, i fortunati, ecc..)
Le pare lontanamente che sia il modello da lei citato in ultima istanza ad essere messo in discussione su questo sito?
Perché se si critica l’eugenetica nazista, credo proprio sia un lavoro superfluo, perché non penso che ci sia ancora gente sana di mente che la sostiene.
Ok.
Ma se mi permette di fare un discorso più ampio, che in buona parte esula dal darwinismo scientifico, culturale e persino sociale, la condanna dell’eugenetica nazista, per quanto evidentemente trasversale, non è spesso supportata dai fatti.
Ripeto: qui il darwinismo sociale può entrarci poco, e il discorso scientifico è totalmente assente. Ha notato che il prof. svolge anche attività divulgativa relativamente alle politiche nazionali ed internazionali sul controllo delle nascite? Lui sostiene che le voci che ad intervalli regolari saltano fuori sull’aborto post-natale, sterilizzazione forzata, eutanasia facile per gli anziani siano dovute alla visione malthusiana del mondo, legata a doppio filo al darwinismo sociale. Secondo me ha ragione, ma anche se non fosse così e il darwinismo sociale non c’entrasse nulla, rimarrebbe comunque l’evidenza che di pratiche di ispirazione (involontaria?) nazista si tratta: cambia semplicemente il concetto di razza pura.
Ignorare la cosa o illudersi di vivere in un mondo avviato verso la felicità grazie alle conquiste della scienza, come traspare dal suo commento, serve a poco. Lei pensa che tutti abbiamo il diritto garantito alla vita? Legga il 16o commento a quest’articolo, lo riporto sotto per comodità
http://corrierefiorentino.corriere.it/firenze/dilatua/cronache/articoli/2013/06_Giugno/04/bimbo_full.shtml
” Dovevano addormentarlo…
04.06|14:38 Lettore_1868564
I medici dovevano addormentare per sempre il piccolo… Avra’ una vita durissima piena di sofferenza e frustrazioni. Pensate al periodo dell’adolescenza,quando si faranno i primi festini,si consumeranno i primi baci,le prime esperienze sessuali e lui si sentira’ escluso perchè “diverso” e giudicato uno sgorbio dai propri compagni…”
quale ideologia secondo lei ispira un simile commento in un esponente della gente comune? Non credo che costui sia un pazzo evaso dal manicomio.
A proposito, cosa intende dire con “Hitler sapeva che i dati scientifici erano contro la sua visione di razza”? Di quali dati parla, se persino James Watson dieci anni fa poté asserire, salvo poi parzialmente ritrattare per l’incipiente accusa di eresia contro i dogmi del politically correct, che i neri sono geneticamente inferiori?
Daphnos, hai evidenziato diversi aspetti pertinenti al discorso sul darwinismo sociale.
Aggiungo che una delle caratteristiche vincenti delle ideologie scientifiche è proprio quello di far credere di non esistere.
Adesso che ci penso Baudelaire diceva qualcosa di analogo….
“quale ideologia secondo lei ispira un simile commento in un esponente della gente comune?”
Il termine migliore che mi viene in mente è eudemonismo, è questa l’ideologia prevalente nel senso comune al giorno d’oggi.
Non voglio dire che la scienza sia del tutto impermeabile ai fenomeni culturali, anzi, la scienza stessa è un fenomeno culturale, e come tale riceve idee in entrata e ne diffonde in uscita, contribuisce a plasmare una visione del mondo ed è in parte plasmata dalle idee che circolano nel periodo storico.
Può pertanto d’arsi che le idee che nell’ ‘800 hanno ispirato la scoperta scientifica di Darwin siano le stesse che si sono diffuse su altri livelli culturali, ma in linea di principio bisogna ricordare che la conoscenza è eticamente neutra. L’uso ideologico della conoscenza dipende invece dalla propria volontà personale e contingente interpretazione.
Sull’aborto post-natale, non so se l’ha sostenuto anche qualche altro importante filosofo, ma sicuramente si ricorderà che è un’idea kantiana.
Non dev’essere così difficile demonizzare una corrente di pensiero in particolare e ricondurre tutto a quest’ultima, perché le idee sono facili da collegare tra di loro.
Qui avevo fatto un esempio di possibili collegamenti alternativi
http://www.enzopennetta.it/2013/06/limpatto-del-darwinismo-sulla-societa/#comment-15377
Oltretutto, se si pone come fine della divulgazione antidarwiniana quello di costruire una società migliore, a torto o a ragione secondo me non si favorisce la credibilità del sito. L’unico fine dovrebbe essere quello di una corretta informazione scientifica, non dovrebbe esserci nessuna motivazione di carattere sociale o politico.
Guardi che su alcune cose sono perfettamente d’accordo con lei: sulla neutralità per principio della conoscenza e sull’ineluttabilità delle influenze culturali c’è poco da essere in disaccordo.
Sull’ultimo intervento mi permetto di dissentire con la sua visione del sito, non per partito preso, ma proprio perché penso che le due cose debbano essere ritenute separate. La critica -doverosa- agli aspetti tecnici e divulgativi della biologia moderna non dovrebbe inferire direttamente le ricadute sociali della stessa.
Mi lasci spiegare, con riferimento al ‘nazismo’ da me sopra citato: se un politico o un filosofo propone l’eutanasia neonatale come soluzione a svariati problemi mondiali, io la ritengo una gravissima minaccia alla dignità umana. Questo, ovviamente, indipendentemente dall’ideologia che ispira l’affermazione. Ora, il fatto che pratiche simili fossero lecite nella Germania nazista non rende, a mio modo di vedere, la cosa a tinte più o meno fosche. Personalmente, mi sento molto lontano dal politicamente corretto e dalla cultura di sinistra, e non mi piace affatto sbandierare lo spauracchio del nazismo o della dittatura a ogni piè sospinto per intimidire l’avversario. Ovvero, io credo che sia sbagliato perché è sbagliato, non perché è stato praticato dai nazisti.
E’ questo il motivo per cui mi sono sentito in dovere di ribattere quando lei ha alluso all’inutilità di combattere l’eugenetica nazista. So che il pericolo di revanscismo neonazista è nullo, quello che mi preoccupa è che alcune idee si mantengono vive cambiando nome (un po’ come lo stesso prof. Mengele). Credo che sia doveroso farlo notare, indipendentemente dalla vicinanza al neomalthusianesimo (o al darwinismo più o meno recente), che comunque per me esiste.
Un’ultima considerazione. Probabilmente l’autore di quel commento e gli altri che la pensano in modo simile, sono seguaci inconsapevoli dell’eudemonismo. Ma in questo caso, avendo una valenza collettiva, più che soggettiva, lo chiamerei direttamente “utilitarismo”, come del resto ammette senza vergogna lo stesso Peter Singer. So che l’utilitarismo è parte integrante del concetto di eudemonismo, ma forse è meglio evidenziarne il carattere politico, più di quello personale.
Non capisco esattamente cosa si critica della nostra società in questo sito e cosa dovrebbe centrare con la biologia.
Qualcosa le sarà chiarito tra un paio di giorni in un articolo che parlerà proprio delle ricadute sociali del darwinismo.
Credo di avere un commento accidentalmente cestinato… 🙁
Sei stato vittima di Akismet… il terribile antispam.
Adesso è tutto risolto. 🙂
Tornando negli Stati Uniti, Eugenie Scott, direttrice esecutiva dell’NCSE , spiega: “Le teorie del cambiamento climatico ricoprono un ruolo cruciale nella nostra missione per la protezione dell’integrità dell’educazione scientifica. Le decisioni che prendiamo oggi influenzeranno le prossime generazioni. Dobbiamo perciò garantire un rigoroso insegnamento riguardo i rischi del riscaldamento globale, per far sì che le prossime classi dirigenti siano preparate e possano prendere decisioni intelligenti e consapevoli – continua Scott -. In un certo senso questa polemica si può paragonare a quella sull’insegnamento della teoria dell’evoluzione, di 20 anni fa”.
Tornando negli Stati Uniti, Eugenie Scott, direttrice esecutiva dell’NCSE , spiega: “Le teorie del cambiamento climatico ricoprono un ruolo cruciale nella nostra missione per la protezione dell’integrità dell’educazione scientifica. Le decisioni che prendiamo oggi influenzeranno le prossime generazioni. Dobbiamo perciò garantire un rigoroso insegnamento riguardo i rischi del riscaldamento globale, per far sì che le prossime classi dirigenti siano preparate e possano prendere decisioni intelligenti e consapevoli – continua Scott -. In un certo senso questa polemica si può paragonare a quella sull’insegnamento della teoria dell’evoluzione, di 20 anni fa”.