Se davvero l’idea di multiverso si sta affermando, allora stiamo abbandonando la scienza galileiana.
Non tratta però di un ritorno alla filosofia, la direzione è quella del pensiero magico rinascimentale.
Di Multiverso andrà ad occuparsene il mensile “Le Stelle” in edicola il 30 maggio, ne dà notizia il giornalista scientifico Piero Bianucci sulle colonne della Stampa con un articolo intitolato, in modo del tutto azzardato, “Ognuno di noi ha un sosia ma in un altro universo“. Diciamo subito che se si va diffondendo un basso livello di cultura scientifica lo si deve anche a titoli come questo che puntano all’effetto disinteressandosi alla qualità del messaggio: come si fa ad affermare in modo così deciso che ognuno di noi ha un sosia in una altro universo?
Tale affermazione trae origine dalla contestabilissima teoria dell’esistenza di innumerevoli universi paralleli al nostro, teoria nota appunto col nome di multiverso. Si tratta di una teoria che prende spunto a sua volta da un’altra teoria, quella delle stringhe, che ammetterebbe fino a 10^500 differenti universi. Qual è il grande difetto della teoria delle stringhe? Quello di non essere né verificabile né confutabile, insomma, in poche parole il suo difetto è di non essere una teoria scientifica.
Non stupisce quindi che nell’articolo di Bianucci si esalti in differenti punti la figura del mago rinascimentale Giordano Bruno che aveva proposto l’idea di “infiniti mondi” che anticipa in qualche modo proprio quella del multiverso. Leggiamo infatti nell’articolo di Bianucci:
L’infinito – nello spazio e nel tempo – veniva scacciato dal mondo fisico (e persino matematico) in quanto attributo esclusivo di Dio. Lo imparò a proprie spese Giordano Bruno, mandato al rogo nel 1600 per le sue tesi eretiche, comprendevano anche quelle sull’infinitezza dell’universo e dei mondi…
L’infinità dell’universo e dei mondi abitati nel 1600 costa la vita a Giordano Bruno, messo al rogo a Roma in piazza Campo dei Fiori.
Purtroppo l’articolo di divulgazione scientifica compie un’opera di disinformazione proponendo lo stereotipo di un Giordano Bruno condannato per la sua visione dell’Universo e non per ben altro, come gli atti del processo testimoniano.
L’articolo di Bianucci diventa quindi di divulgazione magica, Giordano Bruno infatti non fu neanche lontanamente uno scienziato come il suo contemporane Galilei (quali le sue scoperte?) e la sua concezione dell’Universo era legata a quella esoterico-cabalistica che solo per via della divinizzazione del sole, culto di origine egizia, poteva trovare una preferenza per il sistema eliocentrico di Copernico. Ma l’autore non si limita a questo e si spinge oltre:
Lo imparò a proprie spese Giordano Bruno, mandato al rogo nel 1600 per le sue tesi eretiche, comprendevano anche quelle sull’infinitezza dell’universo e dei mondi.
Tuttavia, come Lucio Russo (Università La Sapienza di Roma) ha dimostrato, anche l’dea perdente – universo infinito – è rimasta viva e vegeta, sia pure sotto traccia.L’universo infinito, almeno sotto la forma attenuata di indeterminato / illimitato ricompare in modo esplicitò con Nicolò Cusano…
Come si può constatare qui è talmente tanto il desiderio di dimostrare quanto fossero oscurantisti i tempi di Giordano Bruno, che Bianucci compie un errore così grossolano da risultare, per la coincidenza degli opposti di Cusano, addirittura sublime. Pur di mostrare che il pensatore nolano fu condannato per i suoi pensieri sull’infinito, l’autore dell’articolo riscrive la storia (o fa affidamento sull’ignoranza di chi legge) e invertendo la freccia del tempo giunge ad affermare che le idee sull’infinito che Bruno sostenne alla fine del ‘500 ricompaiono nel ‘400 con Nicolò Cusano…
In conclusione va detto con chiarezza che la teoria del multiverso è indimostrabile (come si potrebbe dimostrare l’esistenza di qualcosa che è al di fuori dell’Universo?), ed è derivata da quella, anch’essa indimostrabile, delle stringhe.
Appoggiare questa teoria significa dunque andare contro il metodo scientifico sperimentale moderno iniziato con la rivoluzione scientifica di Galilei e tornare ad un pensiero magico pre-scientifico del quale era esponente Giordano Bruno.
Ma come sappiamo il multiverso è funzionale a rendere plausibile il verificarsi dell’assurdamente improbabile eventualità di una nascita della vita, e della sua evoluzione, a partire dalle leggi della fisica attualmente note, e per questo motivo non verrà facilmente abbandonato.
Noi scegliamo la scienza.
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68 commenti
Non potrò mai dimenticare cosa disse il mio professore di Letteratura italiana quando stavo al liceo, durante una lezione dedicata al periodo storico del ‘500-‘600:
“Pensate, un uomo, Giordano Bruno, solo per aver detto che l’Universo era infinito, venne messo al rogo!”, e disse ciò con tono drammatico e con successiva pausa di silenzio luttuoso. Stimavo tanto quel professore e mi fece amare la letteratura anche se dopo ho scelto di studiare per una laurea scientifica, ma ora che mi sto facendo una cultura di controinformazione, provo un’amara sensazione che scaturisce dall’unione di sapori opposti: la meraviglia di riscoprire tante cose e il rimorso delle prese per i fondelli.
Eh sì, il famoso rogo.
Peccato che nessuno scrittore del tempo abbia mai parlato di un fatto così grave. Neppure i cronisti romani così diligenti nel prendere nota delle più piccole cose. Neppure Marco Antonio Valena che nei suoi diari annotava diligentemente tutti i supplizi avvenuti in Campo de’ fiori.
Neppure gli storici del tempo, in particolare di quelli della storia d’Italia e di Roma ne hanno mai fatto menzione, nonostante il 1600 attirasse un sacco di gente a Roma essendo un Giubileo.
Ma neppure un fra Paolo Sarpi, nemico di Roma, quando ricordava i supplizi di condannati a Roma, nomina mai il Bruno. E neanche è presente negli elenchi dei morti stilati dai protestanti, ingrossati a piacimento in ottica antiromana.
E che ci sia solo una lettera -sulla cui autenticità si dubita parecchio- scritta da Gaspare Schopp, noto come falsificatore e dotato di poca lealtà.
Insomma, chiaramente un fatto storico indubitabile appurato con metodi ‘scientifici’, giustamente da sbandierare oggi dove trionfa questo tipo di scientificità senza la benchè minima prova.
E poi, magari avesse detto solo che l’universo è infinito! Ne ha sparate tante, ma tante altre di assurdità anche pericolose.
Sono moltissime le idee di Bruno rispolverate al giorno d’oggi. E tutte guardacaso presenti e propagandate nelle varie massonerie del mondo.
Grazie dell’approfondimento, frank10, non sapevo dell’indifferenza in cui venne trattato all’epoca l’evento della morte di Giordano Bruno!
Sei studente/professore di Storia o altro?
Mi piacerebbe farti altre domande, magari senza ingombrare questo articolo di Pennetta con commenti che NON c’entrano con Giordano Bruno e l’idea di multiverso, grazie.
In verita’, pare che i reali motivi del rogo per Bruno fossero talmente gravi da dover essere secretati:
http://www.kattoliko.it/leggendanera/modules.php?name=News&file=article&sid=124
Un ateo massone, Firpo, ha ricostruito la vicenda, trovando un corresponsabile, un tale monaco Celestino da Verona, che si autoaccuso’ e chiamo’ a correita’ anche il Bruno.
caspita, non sapevo, Frank10 poi citarmi le fonti per favore?
Grazie.
@htagliato, no non sono storico, mi sono solo documentato anche sul Bruno, dato che viene troppo spesso sbandierato come un martire della scienza e altro, quando in realtà scienziato non lo era affatto ed emerge la figura di una persona piuttosto squallida.
Siccome è falsa l’affermazione che è stato condannato per aver sostenuto un’ipotesi scientifica come l’universo infinito, ho voluto aggiungere che forse è falsa perfino l’ipotesi del rogo.
@Piero:
Quindi un massone, notoriamente una persona affidabile e veritiera, sostiene che c’è stata un’accusa gravissima che però, guarda caso, è stata subito secretata e quindi nessuna sa di cosa si tratti!
E allora come si fa a dire che è a causa di questa accusa che non si sa cosa sia, che è stato condannato al rogo?
Ma poi, anche ci fosse stata una secretazione da parte ecclesiastica di parte del processo, questo benedetto rogo sarebbe avvenuto in pubblico nella piazza. E come mai nessuno del tempo ne parla?
Cos’è, anche i protestanti e gli anticlericali del tempo si sono secretati la bocca?
Comunque sia è una cosa molto strana e sospetta che non ci sia nessuna fonte storica di nessun tipo che attesti il presunto fatto.
Dall’articolo che hai linkato, che il Bruno fosse ‘ebbro di Dio’, mi pare abbastanza ridicolo, almeno considerando la parola Dio nei termini corretti, ma forse era solo “ebbro”;
che poi sia stato un uomo di “ricchissima cultura”, “il vigore e la genialità filosofica di questo personaggio”, sono assurdità.
Piuttosto è uno che mescola un sacco di teorie/filosofie del passato, assolutamente non sue originali, senza alcuna logica coerente, come è testimoniato addirittura da suoi ammiratori contemporanei.
@Giuseppe, naturalmente dato che tu sai per certo come sono andate le cose, sei invitato a fornire i documenti storici che attestano il contrario di quanto da me riportato.
La mia fonte è un libro molto sintetico e approfondito, densissimo di contenuti: “Il vero volto di Giordano Bruno” di Pietro Balan che ha scritto a distanza di 200 anni dai fatti, quando i massoni hanno iniziato a sollevare il caso dopo secoli di silenzio.
Posterò poi una sintesi di alcune idee del Bruno, per capire meglio chi è il personaggio di cui parliamo e chi lo difende ed esalta a modello.
Una curiosita’: ma quel ’10’ nel nick sono gli anni che hai?
Ma certo che con te e’ inutile discutere.
Ma chètati un po’, va’!!!
L’ateo massone appoggiava la scelta della Chiesa nella condanna di Bruno, e in questo e’ al disopra di ogni sospetto, non ti sembra?
La condanna e’ avvenuta non per le idee di Bruno (cosa che gli atei rinfacciano sempre alla CHiesa ‘oscurantista’ secondo loro), ma per azioni ben più gravi, che forse non sapremo mai.
Quanto alla teoria per cui non ci sarebbe stato nessun rogo di Giordano Bruno, è assurdamente ridicola, al pari delle teorie della Nuova cronologia.
Magari Giordano Bruno fa compagnia a Elvis, a Kennedy e alla Monroe all’interno dell’Area 51,va’…
Perche’ ovviamente ha scoperto il filtro dell’eterna giovinezza (e i suoi compagni nell’area 51 erano dei noti vanitosi che volevano vivere per sempre)
Grazie delle offese, come sempre da parte tua del resto.
Ho riportato quello che Balan ha scritto nel suo libro, non è una certezza pure per lui, anch’io rimango perplesso, ma che sia normale che nessuno del suo tempo ne abbia mai scritto, a differenza di tutti gli altri casi, direi proprio di no.
Ma tu e Giuseppe, senza alcun dubbio sul caso, immagino abbiate caterve di documenti da citare. Siete ancora invitati a farlo.
Concludo con alcune ‘perle’ del Nolano, tratte dal libro:
-) sulla donna: “cosa senza fede, priva d’ogni costanza, destituita d’ogni ingegno, sprovvista d’ogni merito, senza alcuna riconoscenza dove c’è più superbia, arroganza, protervia, orgoglio, ira, sdegno, falsità, libidine, avarizia, ingratitudine”, “quel martello, quello schifo, quel puzzo, quel sepolcro, quel cesso, quel m…, quella carogna, quella febbre quartana, quella estrema ingiuria e torto di natura[…] giacché nel suo intimo vero e stabilmente è contenuta una flotta, una bottega, una dogana, un mercato di quante porcherie, tossici e veleni abbia potuto produrre la nostra natura matrigna”.
-)adulatore dei potenti che lo accettavano; sempre un generale disprezzo offensivo rivolto per coloro che avevano idee diverse dalle sue: il Bruno definisce sempre i suoi avversari: pazzi, bestie, asini, bifolchi, porci.
-) verso i filosofi: asini i socratici, platonici, efettici , pirroniani.
L’anima di Aristotele la fa reincarnare in un asino; lo fa definire cieco, incapace di riportare le opinioni degli antichi, si esprime in modo sconnesso, dominato dalle tenebre, delirante, a causa sua la scienza naturale e divina è finita nel punto più basso della parabola.
-) verso se stesso: mai nessuno ebbe così speciale stima di sè e franchezza nel manifestarla: “cosa bisogna fare di colui che ha trovato il modo di salire in cielo, di percorrere la sfera delle stelle, di lasciarsi alle spalle la composta superficie del firmamento?”, “Ecco adesso chi ha attraversato l’aria, penetrato il cielo, lasciate indietro le stelle, oltrepassati i confini del mondo[…] egli ha dato occhi alle talpe, illuminati i ciechi[…] sciolta la lingua ai muti[…] rinsaldati gli zoppi”, “Se questa terra invece che mandar fuori mille torvi grossi giganti, producesse altrettanti Alessandro Magno, vedreste più di cinquecento venire a corteggiare questo Diogene”
-) nella sua filosofia tutto è infinito e Uno, l’infinità della natura e la coincidenza dei contrari nell’uno, la natura non è altro che dio nelle cose etc
(a proposito di originalità/genialità del Nostro: ha preso dalla scuola di Elea, Senofane, Parmenide, Democrito, Pitagora, Plotino, è tutta una ripetizione di antiche dottrine)
-) “non solo la forma dell’Universo, ma tutte quante le forme delle cose naturali sono anime; sicché tutte le cose sono animate”, “potete capire come è possibile che molti animali possono aver più intelligenza e molto maggior lume d’intelletto dell’uomo”
-)la sua morale: “nessuna cosa è cattiva in assoluto”, poligamia, tralascio le bestialità contro la religione, la Chiesa, Gesù, proprio per rimanere su temi ‘laici’
-) magia e superstizioni, scienza e rapporto cabalistico-magico: mette in cielo fra le grandi virtù “la magia, la profezia e ogni divinazione e pronosticazione”, in medicina esalta la virtù dei numeri, delle immagini, dell’efficacia degli spiriti e dei diavoli nelle malattie, di quei bravi uomini che, come rimedi per i malati, “adoprano numeri, tempi, luoghi, segni convenienti”, dà ragione ai “negromanti, che sperano di ottenere molte cose con le ossa dei morti”, “ciò che si fa magicamente con l’applicazione di radici e sospensione di pietre e mormorazione di incantesimi”, “possono fare di più i maghi per mezzo della fede, che i medici mediante la verità”
Altro che scienziato e scevro dalle superstizioni del suo tempo!
-) coerenza nelle sue idee: [al processo:] “chiedo umilmente perdono al Signore Iddio ed alle Signorie Vostre illustrissime di tutti gli errori da me commessi”, “[se] mi sarà concessa la vita, prometto di riformare notevolmente la mia vita che compensi lo scandalo che ho dato con una differente e grande edificazione”.
Vere o false che siano le sue intenzioni: o non lo si può definire intrepido e fiero o è vile e rinnegatore di sè.
-) la sua famosissima tolleranza: [parlando di coloro che pongono la speranza nella fede anziché nelle opere] “coloro i quali credono il contrario possono giuridicamente, secondo la loro coscienza, non solo molestarli, ma anche stimare gran sacrificio agli Dei e beneficio per il mondo perseguitarli, ammazzarli ed estinguerli sulla terra, perché sono peggiroi dei bruchi e delle locuste sterili”, “soltanto questi meritano d’essere perseguitati dal cielo e dalla terra, e sterminaticome peste del mondo; e non sono più degni di miseriordia dei lupi, degli orsi e dei serpenti, il cui sterminio costituisce opera degna e meritoria, anzi avrà un merito incomparabile chi maggiormente li toglierà di mezzo”, “per questa gente perversa è una pena piccola e sproporzionata quella d’essere soltanto tolti dal commercio con gli uomini. Mi sembra più giusto che, una volta lascito il corpo, per molti lustri poi e per diverse centinaia d’anni, trasmigrando di corpo in corpo, vadano per diversa via e più volte ad abitare in porci, che sono gli animali più vili di questo mondo”.
Ecco, questo è l’eroe proposto ai nostri giorni al quale elevare monumenti e incensazioni moderne.
Per favore, vi prego di confrontarvi sui contenuti senza scivolare sul personale.
Grazie.
per quanto mi riguarda ho un libro che ritengo profetico (Bibbia) e delle evidenze scientifiche, entrambi rimandanti al Big Bang.
Quelli a favore del multi verso cosa portano?
Speculazioni pseudo-filosofiche.
Una persona razionale cosa sceglierebbe?
Come ebbi modo di dire ad un mio amico fisico, “la teoria delle stringhe è per voi come certo darwinismo per i biologi”.
Sì, adesso va a finire che arriviamo a negare che Giordano Bruno sia stato giustiziato…
Magari il nostro “cattivone” antiscientifico ha finito la sua carriera a servizio di qualche cardinalotto, servito e riverito, voluto bene anche da coloro che miravano a bruciarlo vivo, non senza torcergli la lingua prima…
Questi brutti cattivoni materialisti che vogliono vedere il marcio ovunque… eh?
ma per favore, nessuno ha mai detto questo, nè che se lo meritava, l’unica cosa che chiediamo è onestà intellettuale.
Il Bruno se non veniva giustiziato dalla Chiesa veniva decapitato da uno dei qualunque stati da cui era stato cacciato o dove era ricercato.
Semplicemente non era un paladino della scienza.
Come per il multiverso viene distorta la scienza galileiana è disposto a distorcere la storia pur di fare del Bruno un eroe?
http://www.enzopennetta.it/2012/09/giordano-bruno-il-rogo-dellintellgenza/
http://www.enzopennetta.it/2011/08/extraterrestri-la-bufala-piu-grande-e-quella-del-tg-3-parte-seconda/
Giordano Bruno era un cabalista e cultore della magia.
Tutte caratteristiche che di solito si ritrovano in ogni scienziato no?
La condanna va ricercata fra motivazioni politiche unitamente(l’hanno resa più facile)alle sue inclinazioni verso cabala,magia,esoterismo etc..
Cosa c’entra la morte e la condanna-processo di Bruno col fatto se fosse o meno uno scienziato?
Non lo era.
L’argomento è comunque multiverso e non processo a Bruno..
Guarda che il Bruno l’avete tirato fuori voi. E che ci entri o non ci entri a me andava di biasimare certi interventi. Chiaro?
Veramente Bruno l’ha tirato fuori Piero Bianucci.
‘Voi’ chi?Io non ho fatto un commento prima di quello precedente…a quanto detto da Enzo ed altri aggiungo che un conto è Giordano Bruno un conto è la condanna di G.Bruno.
Io ho scritto chiaramente:
“Cosa c’entra la morte e la condanna-processo di Bruno col fatto se fosse o meno uno scienziato?”
Inoltre puoi criticare,biasimare o rispondere come credi ma se fai ,come di consueto,senza argomentare,dando opinioni da bar,da Barbara d’Urso è ovvio che fai una cosa inutile,che può portare molto OT,può generare flame etc etc..
A me pare che la faccenda del Multiverso sia tirata in causa (non so quanto scientificamente, non essendo uno scienziato) per risolvere i problemi che l’esistenza di questo Universo pone, fra i quali quello di avere un sacco di parametri “inaspettatamente settati” per accogliere la vita (credo sia il cosiddetto “principio antropico”). Il problema viene così eluso introducendo una specie di Super Macchina Sforna Universi: siccome gli universi sono infiniti (o comunque tantissimi) era ovvio che ne venisse fuori uno con i valori “giusti”, quindi eccoci qua. Però a mio avviso (ma vado a semplice buon senso, non essendo nemmeno filosofo) il problema non si risolve lo stesso perchè o alla base esiste una qualche tipo di legge che ha consentito la “nascita” della nostra Fucina di Universi, e allora si pongono un sacco di domande affascinanti come “Chi ha scritto quella legge? Si è creata da sola? E come accidenti ha fatto?” oppure devo pensare che la Super Macchina Sforna Universi esiste da sempre (è increata) non avrà mai fine (è eterna) ed è pure onnipotente (in quanto fabbrica infiniti mondi), il che è molto paradossale perchè per trovare un argomento contro il Dio dei cristiani mi sono praticamente fabbricato un Dio degli Atei (cui mancano solo Infinita Intelligenza e Bontà per essere uguale all’altro)…
infatti, il Multiverso per quanto infinito non sarebbe altro che un unico Unimultiverso, tra l’altro rimarrebbe sempre disattesa la domanda perchè c’è invece che non esserci.
L’ateo direbbe però che c’è un Dio in ogni universo ma non farebbe altro che dimostrare di non aver capito che Dio è fuori dall’universo e si manifesta a chi sta dentro, quindi seppur infiniti universi sempre un unico Dio.
Mi viene in mente che uno una volta ha detto che ogni uomo è un universo, che sia questa una chiave per risolvere il mistero?
Chissà cosa direbbe Occam con il suo rasoio, tanto caro ai razionalisti quando fa loro comodo.
Il multiverso non è un’ipotesi filosofica chiamata in causa per giustificare una visione filosofica. Il multiverso è una conseguenza logica e necessaria dei principi di alcune teorie cosmologiche, e va precisato che sono indipendenti dalla teoria delle stringhe, la quale è effettivamente una teoria metafisica non verificabile che ha l’unica funzione di attribuire una coerenza interna all’unione di più teorie che nei loro ambiti sono invece verificabili.
Naturalmente, il fatto che il multiverso abbia una sua logica non prova nulla sul fatto che sia reale, servirebbe un esperimento, e il buon senso direbbe che è concettualmente impossibile misurare altri universi (ma non è neanche detto..).
Dunque il multiverso resta un’ipotesi, che se pensata come “fucina di universi” sembra bizzarra. Io invece lo descriverei come uno stato fondamentale dell’essere da cui l’universo emerge spontaneamente, fatto che ha perlomeno una dimostrazione matematica. Inoltre, dal momento che in questo stato non esistono spazio-tempo e materia-energia, non sembra possibile immaginare un limite al numero di universi che possono nascere.
Corretta osservazione, in un certo senso le leggi fisiche immutabili che caratterizzano questo non luogo senza tempo sono qualcosa che si avvicina al concetto di Dio, ma con due fondamentali differenze di cui una già detta: la totale impersonalità e l’elementarità, ovvero la fisica che genera la natura attraverso poche leggi fondamentali. Mentre per Dio si intende un livello di essere superiore, l’ambizione della scienza è trovare un livello di essere sempre più fondamentale, da cui poi si sviluppa tutto. Se si dovessero trovare le leggi realmente fondamentali, domandarsi il perché di tali leggi non sarebbe più una domanda scientifica, e il compito di spiegazione dell’universo sarebbe finito. Questo non danneggia in alcun modo la religione, che si occupa più che altro del senso delle cose e non del come, o almeno così dovrebbe a mio parere.
“Ma come sappiamo il multiverso è funzionale a rendere plausibile il verificarsi dell’assurdamente improbabile eventualità di una nascita della vita, e della sua evoluzione, a partire dalle leggi della fisica attualmente note, e per questo motivo non verrà facilmente abbandonato.”
Il multiverso non è affatto funzionale alla teoria dell’evoluzione biologica, ritenuta spiegabile con le leggi della chimica del nostro universo, senza la necessità di “infiniti tentativi”.
Spiacente Massimo, ma se è servito a qualcosa leggere gli articoli del prof. Masiero non può proprio affermare che le leggi note del nostro universo non necessitino di infiniti universi per giustificare la gran botta di fortuna che abbiamo avuto ad avere quello che viene definito il “fine tuning”.
Per non parlare della necessità di quell’altra “gran” botta di fortuna necessaria per giustificare l’abiogenesi della vita.
Lei parla come se la definizione a posteriori del valore delle costanti fisiche fosse un dato empirico, che si prova a spiegare con l’ipotesi multiverso. Così non è, per quello che misuriamo le costanti fisiche sono sempre quelle. Quando si parla di eventi estremamente prossimi al big bang si entra già nel campo delle ipotesi non corroborate, e alcuni dei modelli cosmologici hanno la stessa capacità esplicativa di altri pur senza postulare l’esistenza di un big bang: l’universo bounce e l’universo emergente ad esempio.
Non capisco perché dia per vera un’ipotesi che le fa comodo per poi condannarne un’altra che segue lo stesso filo deduttivo.
“Il multiverso non è affatto funzionale alla teoria dell’evoluzione biologica, ritenuta spiegabile con le leggi della chimica del nostro universo, senza la necessità di “infiniti tentativi”
Rivedi Koonin et al…
Per me ammettere il multiverso con tutte le storie possibili significa ammettere che la biologia evolutiva non spiegi nulla.
*spieghi
http://www.uccronline.it/2013/01/30/dal-multiverso-allabiogenesi-congetture-confuse-con-teorie-scientifiche/
“Dal primo modello “cosmogonico” di Hoyle la creatività umana ne ha ideato in 65 anni 65 altri, culminati nei “multiversi” multi-livello. Un multiverso dovrebbe prendere due piccioni con una fava: eliminare la singolarità iniziale e spiegare la coincidenza (fine tuning) di una ventina di costanti fisiche, che fin dal Big Bang sembrano calibrate esattamente per permettere lo sviluppo della vita nell’Universo, dopo una decina di miliardi d’anni dal suo inizio. (La Terra ha ubbidito immediatamente). L’idea del multiverso è stata presa in prestito dal filosofo presocratico Democrito, “che ‘l mondo a caso pone” (Dante). Come mostro in un altro articolo, il fallimento scientifico della congettura neo-democritea è totale:
1) non ha partorito in oltre mezzo secolo una predizione verificabile;
2) se mai lo farà, non rispetterà il rasoio di Ockam;
3) non risolve il problema di un inizio assoluto anche del multiverso… e manco quello del fine tuning per cui l’idea fu esumata.
I multiversi, ha confessato un loro ideatore, Alex Vilenkin, non appartengono alla fisica, ma sono “esercizi di cosmologia metafisica”, buoni a riempir le pagine delle riviste peer review (ed il cv degli autori). Anche Stephen Hawking ha riconosciuto che la sua cosmogonia non è realistica, ma con lo scatto dell’idealista ha invocato l’inconoscibilità del noumeno: “Io non so cosa sia la realtà. Io condivido il punto di vista positivista che una teoria fisica è solo un modello matematico e non ha senso chiedersi se essa corrisponde alla realtà. Mi accontento che faccia delle predizioni osservabili”. Qui, però, non si contestano le concezioni filosofiche dei fisici, ma la scientificità di alcune loro congetture: dove sono le “predizioni osservabili”, se è lecita la domanda dopo 65 anni di studi pagati dai contribuenti?
C’è un altro clamoroso caso in fisica di abuso della matematica, talché la volatilità della seconda fa perdere alla prima ogni contatto con la realtà: la congettura delle stringhe (evolute in super-stringhe evolute in membrane evolventisi in super-membrane…). In 40 anni nessuna predizione: né la massa d’una particella elementare, né una costante di coupling, né il numero delle interazioni di “gauge”. Zero. Brian Greene, uno dei massimi studiosi di questa matematica non ancora formalizzata, ha detto: “Non chiedetemi se ci credo. La mia risposta sarebbe quella di 10 anni fa: no. E questo perché io credo solo a teorie che possono fare predizioni controllabili”. Si stima che più di 10.000 anni-uomo siano stati buttati ad esplorare la congettura. Può essere utile il confronto con la dozzina bastata ad elaborare ognuna delle 3 principali teorie della fisica moderna: l’elettromagnetismo, la relatività e la meccanica quantistica.
Il fatto è che la matematica è come il cappello d’un illusionista: ne esce solo ciò che ci metti dentro. Un modello, da solo, non può spiegare nulla più di ciò che l’autore vi ha postulato. Come la prestidigitazione, la matematica usa procedure precisissime e ignote ai più, che richiamano la magia; ma solo i bambini ci cascano, perché credono alla magia. Tantomeno la matematica può portare all’esistenza fisica un pensiero, o un sistema logico-formale di pensieri. “Che cosa ha soffiato il fuoco sulle mie equazioni dando loro un Universo da descrivere?”, s’interrogava un tempo Hawking, con modestia. Poi, a forza di matematizzare e astrarre, ha violato una regola aurea del metodo scientifico – “La matematica è al termine della filosofia naturale, ma non la deve generare” (Francesco Bacone) – ed è cascato nella stregoneria delle “sue” equazioni che “fanno apparire l’Universo dal nulla”…, divenendo una star degli idola theatri.
L’uomo di scienza postula l’esistenza di una realtà indipendente (la “Natura”) che si prefigge di spiegare; assegna al linguaggio logico e matematico il suo ruolo descrittivo e predittivo; osserva, intuisce, congettura; confronta le predizioni delle sue congetture con nuove osservazioni; e solo se c’è accordo conserva le congetture. Quando nel suo racconto non ci sono predizioni osservabili o non c’è accordo tra predizioni ed empiria, abbandona il racconto e ne cerca un altro. Perché la Natura sta come roccia indipendente dalla fantasia e, a differenza della letteratura, la scienza ha il compito di descriverla oggettivamente. Questa è la scienza moderna secondo i maestri fondatori: “Non più cortigiana, strumento di voluttà, né serva, strumento di guadagno; ma sposa legittima, rispettata e rispettabile, feconda di nobile prole, di vantaggi reali e di oneste delizie” (F. Bacone).
Quanta parte della ricerca contemporanea rientra nei canoni della scienza moderna?”
Apprezzo sempre molto queste dissertazioni che invitano a riflettere sul concetto stesso di scienza, tuttavia mi pare che ci siano due errori ricorrenti che vorrei far notare:
1) Il “fine tuning” presume che le costanti cosmologiche siano conseguenza aleatoria di leggi più fondamentali. Questa è un’ipotesi che rientra nell’ambito di ciò che viene criticato, ossia ciò che non è verificato sperimentalmente. Se ci atteniamo strettamente all’empirismo (anche se il metodo scientifico galileiano non funziona solo in questo modo, altrimenti la scienza non avrebbe progredito rapidamente), le osservazioni suggeriscono che queste costanti sono proprio quelle fondamentali, sono immutabili e sono forma necessaria della realtà. I possibili sviluppi del discorso sono due: quello filosofico-teologico sul perché di tali costanti oppure quello dell’ipotesi scientifica non ancora verificabile che postula una loro causa naturale più fondamentale. Quest’ultimo è lo stesso ambito in cui si colloca l’ipotesi del multiverso, e segue le sue stesse inferenze. Se si decide di escludere il multiverso dal discorso scientifico, non c’è ragione di includere il fine-tuning.
2) La teoria delle stringhe è qualcosa di ancora diverso, non va assimilata ad un modello cosmologico propriamente detto. Si tratta di una teoria metafisica, un tentativo di attribuire una continuità logica fra i diversi modelli dei vari ambiti della fisica. Continuità che nella realtà potrebbe non esserci affatto.
Sig. Massimo,
Io penso che se ci atteniamo strettamente all’ empirismo finiamo inevitabilmnete con l’accettare le idee di Hume e, di conseguenza, con il negare la validita’ del metodo scientifico (l’empirismo, infatti, nega la validita’ del principio di causalita’). Il metodo scientifico necessita invece di presupposti filosofici diversi da quelli dell’ empirismo: la fiducia che la mente umana possa comprendere il mondo fisico e quella della presenza di un ordine razionale nel mondo fisico stesso (si veda al riguardo la lettera di A. Einstein a Maurice Solovine). Non mi pare, inoltre, che nell’ articolo del prof. Masiero si commetta l’ errore di confondere la teoria delle stringhe con le ipotesi del multiverso.
Vorrei infine rivolgerle una domanda: ritiene che il neodarwinismo possa essere considerato una teoria scientifica in assenza di criteri di falsificabilita’?
Grazie per la sua attenzione.
Il punto non era tanto sul metodo scientifico quanto sul sottolineare che il fine-tuning fa parte del campo delle ipotesi.
Non mi sono espresso bene sulla teoria delle stringhe, intendevo dire che è su un piano diverso da quello delle teorie verificabili come la realtività e la meccanica quantistica, e che l’idea di multiverso non è strettamente dipendente da questa particolare sintesi logico-formale.
Riguardo al neodarwinismo, semplicemente la filosofia della scienza contemporanea lo ha classificato teoria scientifica a tutti gli effetti, quindi per riaprire il dibattito dovremmo avere le giuste competenze, almeno una laurea in filosofia. Il criterio di falsificabilità è stato proposto da Karl Popper, il quale è stato molto screditato recentemente, e in ogni caso è solo un uomo fra tanti, non vale il principio d’autorità. La questione è considerata obsoleta, ma se si vuole fare un po’ di storia della filosofia si può partire dai problemi logici del falsificazionismo: http://it.wikipedia.org/wiki/Principio_di_falsificabilit%C3%A0#Problemi_insiti_nel_falsificazionismo
Non esiste un criterio assoluto per distinguere scienza e non scienza, si tratta di un insieme di diverse sfumature. La logica classica non coglie perfettamente questo concetto, tradizionalmente un enuciato è vero oppure falso. Nelle logiche contemporanee non vale sempre il principio del terzo escluso (logica Fuzzy ad esempio).
Si può perfettamente discutere sulle evidenze che permettono di validare o invalidare in modo GRADUALE la teoria neodarwinista, ne ho proposte tante nel dibattito, ma sono sempre state rigettate invocando lo sterile mantra del rigore popperiano, ed accusandomi di non conoscere l’epistemologia spicciola.
E’ molto difficile mettere in discussione il nucleo centrale della teoria, perché mutazioni, ereditarietà, selezione sono dati di fatto. Come in ogni teoria scientifica, la falsificazione consiste in un ampliamento o in una revisione degli ampliamenti. E’ assurdo parlare delle contraddizioni del celecanto con l’intento di demolire il nucleo, sarebbe come prendere studi di questo tipo:
http://www.lescienze.it/news/2013/05/30/news/magnetar_sette_di_neutroni_anomalie_rallentamento-1674450/
per falsificare l’equazione del moto della Terra.
Anche il discorso di Kuhn sulle contraddizioni è inattuale, la scienza contemporanea ha a che fare quotidianamente con le contraddizioni.
Sig. Massimo,
Non concordo con lei quando afferma che quella del “fine tuning” sia solo una semplice ipotesi del tutto simile a quella del multiverso; e che quindi sia arbitrario escludere dall’ ambito scientifico solo quest’ ultima e non la prima. Una approfondita trattazione a sostegno della critica che le rivolgo e’ svolta nei primi paragrafi di questo articolo:
http://www.disf.org/Voci/31.asp
Per quanto riguarda invece le sue interessanti osservazioni circa il principio di falsificazione devo dire che concordo con lei nel sostenere che e’ assurdo appoggiarsi a Popper come una sorta di autorita’ aristotelica. Dissento pero’ nel dire che questo principio possa dirsi oramai obsoleto e non piu’ utilizzabile sulla base dei piu’ recenti sviluppi della filosofia. A mio modesto parere, infatti, la filosofia contemporanea e’ in grado di sviluppare trattazioni logicamente molto coerenti ma presenta una grave carenza: parte dal presupposto che il realismo sia oramai improponibile, e che sia altrettanto improponibile parlare di metafisica e di fini naturali (cioe’ di teleologia). Personalmente ritengo che queste carenze, se continueranno ad essere ignorate, non potranno che portare ad una sempre crescente confusione (come testimonia l’affermazione da lei citata circa la non esistenza di un criterio preciso che permetta di distinguere la scienza dalla non scienza).
“Per un uomo del nostro tempo, la cosa più difficile è rinunciare all’esercizio di una «esigenza critica»; il realista invece farà bene a rinunciarvi, perché la cosiddetta «esigenza critica» è la punta di diamante dell’idealismo, ed è proprio nell’idealismo che ritroviamo sempre questa «esigenza critica», non come mero principio teorico o come semplice dottrina ma proprio come impegno etico al servizio di una nobile causa. L’esercizio dell’«esigenza critica» esprime in effetti la decisione di sottomettere i fatti a quel trattamento ideologico che si rende necessario per depurarli da tutto ciò che possa resistere all’intelletto. La politica che occorre seguire per raggiungere questo risultato è di sostituire sempre il punto di vista dell’osservatore all’evidenza dell’oggetto osservato. La decostruzione della realtà va perseguita, se e necessario, fino alle sue più estreme conseguenze, e più la realtà oppone resistenza più l’idealista si adopera per decostruirla. Il realista deve invece riconoscere sempre che è l’oggetto a causare la conoscenza, e di conseguenza deve trattarlo con il massimo rispetto”. E. Gilson, Il realismo metodico.
Sig. Lucio,
Ho già letto altre trattazioni simili a quella linkata, quindi le chiedo cortesemente di indicarmi il punto in cui si parla delle prove scientifiche a favore del fatto che le costanti cosmologiche possano realmente essere diverse da quelle che sono: sarebbe il punto che mi manca.
“le costanti cosmologiche possono realmente variare?”
“cosa succederebbe se le costanti cosmologiche fossero diverse?”
“da dove arrivano questi valori delle costanti cosmologiche?”
Attualmente sono domande metafisiche. Queste costanti potrebbero essere eterne per quanto ne sappiamo, le uniche reali, il fondamento della struttura della realtà. Non è più un problema della scienza verificabile chiedersi l’origine di questa struttura e la ragione per cui sia proprio questa.
Vorrei discutere due sue affermazioni:
“Personalmente ritengo che queste carenze, se continueranno ad essere ignorate, non potranno che portare ad una sempre crescente confusione (come testimonia l’affermazione da lei citata circa la non esistenza di un criterio preciso che permetta di distinguere la scienza dalla non scienza).”
Magari sono io, che non essendo un filosofo della scienza, non mi esprimo con opportuna chiarezza, fatto sta che la filosofia oggi più che mai intende sé stessa come grande strumento di semplificazione. Non è che la vaghezza del concetto di scienza sia irrisolta, lo è eccome, quel che intendevo è che non vi è un solo criterio di demarcazione assoluta, si tratta di diversi aspetti.
“L’esercizio dell’«esigenza critica» esprime in effetti la decisione di sottomettere i fatti a quel trattamento ideologico che si rende necessario per depurarli da tutto ciò che possa resistere all’intelletto.”
Non conosco il testo da cui è tratta questa citazione quindi mi tengo sul generico. Da quanto ho studiato io, la filosofia della scienza si considera generalmente realista, proprio per questo ha elaborato sistemi logico-formali che ammettono un numero limitato di contraddizioni. Con le logiche paraconsistenti, si riesce ad aggirare il temuto principio dell’Ex Contradditione Quodlibet, che porterebbe all’irrazionalismo.
L’aver accettato la possibilità della contraddizione di fronte ad una realtà che sembra essere intrinscemente contraddittoria in alcuni dei suoi aspetti più intimi, è un netto distacco dall’idealismo che vedeva il principio di non contraddizione come principale norma di razionalità. Nella filosofia della scienza, infatti, non si può che porre come norma di razionalità superiore quella di accettare l’evidenza: qualora vi sia evidenza di contraddizione, la persona razionale deve accettarla.
Precisazione
Ho scritto: “cosa succederebbe se le costanti cosmologiche fossero diverse?” E l’ho classificata come questione esterna alla scienza. Non certo perché non si sappia rispondere, ma perché la scienza si occupa di descrivere la realtà per quella che è.
L’idea del multiverso nasce in fisica (a partire dal ’48 con il modello dello stato stazionario di Hoyle e poi con i modelli oscillanti in Urss) per risolvere il problema del Big Bang, dopo il primo fallimento di Einstein stesso di correggere le sue equazioni. Che l’Universo abbia un’origine, anziché essere eterno, solleva infatti un grosso interrogativo in scienza. Tutti i primi modelli “classici” dovettero però essere abbandonati agli inizi degli anni ‘70, in seguito ai famosi teoremi di Hawking e Penrose che dimostrarono l’inevitabilità della singolarità iniziale dalle equazioni della RG.
Per giunta, in quegli stessi anni, sorse un nuovo problema in cosmologia scientifica: quello della fine sintonizzazione dell’Universo alla vita terrestre, che è un fatto altrettanto bisognoso di spiegazioni quanto la nascita dell’Universo e dello spazio-tempo in un determinato istante passato.
E’ giusto che la scienza si occupi di questi 2 problemi senza uscire dal suo metodo. E per non uscire dal suo metodo, deve sia rinunciare al disegno di un Creatore, sia proporre una teoria che sia sperimentalmente controllabile.
A partire dal ’73, iniziò una nuova fase di studio sul multiverso, fondato non più soltanto sulla RG ma su una combinazione di RG e MQ. I 2 sistemi matematici, come si sa, non sono stati unificati ancora in un unico sistema logico-formale coerente: si provò così prima con combinazioni euristiche e poi con la teoria delle stringhe, a produrre nuovi modelli di multiverso (Tryon, Linde, Guth, Hartle-Hawking, ecc.). La teoria delle stringhe (oggi, meglio, la teoria M delle “membrane”) non è una teoria distinta dal multiverso, come ha scritto qualcuno, perché il multiverso della fisica è una matematica seria, non una filosofia magica come quella di Giordano Bruno: le membrane della teoria M rappresentano gli universi del multiverso, e sono separate dal “bulk”, che è un iperspazio a molte dimensioni con struttura riemanniana. (Naturalmente la teoria M segna anche il tentativo di unificare il campo gravitazionale agli altri campi fisici).
Tutto risolto con la teoria M? Indubbiamente il multiverso risolverebbe il problema del fine tuning. Però restano 3 problemi aperti.
Primo: l’inizio assoluto anche del multiverso. C’è infatti un teorema (BGV 2003, ulteriormente aggiornato nel 2012), che prevede che anche il multiverso ha avuto un inizio.
Secondo: l’origine delle leggi matematiche che lo riguardano.
Terzo: la predizione da parte della teoria M di una predizione sperimentalmente controllabile nel nostro Universo. Una tale predizione non è ancora stata trovata. Finché non sarà stata trovata, non si potrà parlare della teoria M come di una teoria scientifica, ma solo di un sistema logico-formale matematico. E il problema del fine tuning non potrà dichiararsi risolto scientificamente.
Questi sono tutti problemi estremamente affascinanti, toccano la frontiera del reale e della sua arena teatrale (lo spazio-tempo), sono di una difficoltà enorme e, a mio parere, possono essere affrontati soltanto in un’ottica interdisciplinare di studiosi che conoscano bene due discipline: la fisica e la metafisica.
Sono d’accordo, è un discorso estremamente affascinante e io lo definisco comunque scientifico, ma visto l’atteggiamento di qualcuno di escludere dal dibattito qualunque ipotesi non del tutto corroborata, allora per coerenza non si dovrebbe parlare neanche del big bang se inteso come nascita dello spazio-tempo, poiché per quanto ne sappiamo con certezza, lo spazio-tempo potrebbe anche essere sempre esistito. I dati affermano soltanto che esso si è dilatato enormemente da uno stato iniziale piccolo, ed è un’ipotesi non verificata (ma a quanto pare verificabile) che all’inizio fosse nullo. Vi sono due modelli su cinque che offrono spiegazioni diverse: il big bounce e l’universo emergente.
http://scienze.fanpage.it/oltre-il-big-bang-5-ipotesi-su-com-e-nato-l-universo/
Un altro discorso poco scientifico sarebbe quello di determinare se i valori delle costanti fisiche del nostro universo siano i “migliori” possibili. Intuitivamente non è difficile immaginare un universo in cui le costanti che permettono la formazione degli atomi siano ancora più “stabili”, e magari si possano formare atomi complessi anche nello spazio aperto. Anche tolto ciò, non si può escludere che una combinazione di valori tale da permettere l’auto-organizzazione della materia (in modo magari molto diverso) possa aversi anche per valori del tutto differenti. Oppure esiste un esperimento per simulare infiniti universi ed escludere tutto ciò?
Riguardo la nascita del multiverso e delle leggi matematiche, altri modelli hanno descritto una struttura gerarchica di multiversi fino al livello IV, con il quale essa è definitivamente chiusa. Al livello dei dati sperimentali, possiamo dire che l’esistenza del multiverso di livello I è maggiormente provata dell’esistenza di quello di livello III? Io credo che per ora sia tutto sullo stesso piano ipotetico.
Non ho capito, Massimo, su che cosa siamo d’accordo. Io certamente mi trovo in disaccordo con Lei su molti punti dei Suoi commenti di stamane. Se Lei ne sarà interessato, vorrei affrontare i punti di disaccordo uno per volta.
1. “… escludere dal dibattito qualunque ipotesi non del tutto corroborata, allora per coerenza non si dovrebbe parlare neanche del big bang se inteso come nascita dello spazio-tempo, poiché per quanto ne sappiamo con certezza, lo spazio-tempo potrebbe anche essere sempre esistito”, Lei dice. Per definizione il Big Bang è la singolarità inevitabile (v. teoremi di Hawking e Penrose) della RG, quindi anche dello spazio-tempo. In scienza sperimentale, Massimo, occorre distinguere le ipotesi di lavoro (che sono mere congetture non corroborate), dalle teorie scientifiche (che sono sistemi ipotetico-formali largamente corroborati). Il multiverso è tuttora (a 65 anni dalla sua introduzione in cosmologia scientifica, dopo che per secoli era stata una mera speculazione filosofica) un’ipotesi di lavoro, non corroborata da alcuna evidenza sperimentale, e c’è tra gli stessi autori di modelli di multiverso chi lo considera solo un oggetto matematico/metafisico, che mai potrà essere sperimentalmente corroborato; mentre si può dire tranquillamente che nessun modello fisico come quello del Big Bang è stato a) tanto ripetutamente verificato nelle sue predizioni, b) così corroborato dai tentativi di falsificazione e c) risultato filosoficamente tanto coerente, tanto da essere divenuto in fisica parte del “modello Standard”. Naturalmente vale anche per il Big Bang la prudenza che vale per ogni teoria scientifica mille volte provata e mai smentita: tutto ciò non dimostra che esso sia sicuramente vero, ma solo che esso è la migliore spiegazione scientifica che abbiamo al momento sui primi istanti (10^-33 s) dell’Universo.
Naturalmente i punti a) e c) sono per una teoria scientifica i più importanti: l’espansione dell’Universo misurata da Hubble nel 1929 attraverso lo spostamento verso il rosso delle emissioni elettromagnetiche delle galassie, la nucleosintesi stellare a partire dagli anni ’50 con cui il modello poté spiegare i meccanismi che nelle stelle sono alla base della produzione degli elementi chimici, e la radiazione di fondo scoperta negli anni ’60 da Penzias e Wilson.
Così che si può dire tranquillamente che buona parte dei premi Nobel della fisica degli ultimi 70 anni sono stati assegnati ai fisici teorici e ai fisici sperimentali che, rispettivamente con le loro predizioni ed osservazioni, hanno trovato concordanza tra le prime, provenienti dalle equazioni matematiche del modello, e le seconde, provenienti dalle misure astronomiche effettuate con i telescopi situati sulla Terra o nei satelliti artificiali.
Siamo d’accordo su questo? possiamo procedere agli altri punti?
Ho solo un attimo questa sera, quindi per risparmio di tempo copio e incollo pari pari da Wikipedia, anche perché credo sia già abbastanza riassunto:
“« L’essenza della teoria del Big Bang sta nel fatto che l’Universo si sta espandendo e raffreddando. Lei noterà che non ho detto nulla riguardo ad una “esplosione”. La teoria del Big Bang descrive come il nostro universo evolve, non come esso iniziò »
(P. J. E. Peebles, 2001)
Il Big Bang è il modello cosmologico riguardante lo sviluppo e l’espansione dell’universo predominante nella comunità scientifica e che ha le maggiori conferme dal punto di vista delle prove e delle osservazioni. Con il termine Big Bang i cosmologi si riferiscono generalmente all’idea che l’universo iniziò ad espandersi a partire da una condizione iniziale estremamente calda e densa e che questo processo di espansione è durato per un intervallo di tempo finito e continua tuttora.”
Se quanto scritto è corretto, quello che si intende per teoria del big bang non comprende la singolarità. Di quest’ultima se ne parla sulla medesima pagina di Wikipedia con il sottotitolo “Formulazioni avanzate, ma non ancora consolidate, della teoria del Big Bang”:
“I teoremi di Penrose-Hawking sulle singolarità gravitazionali dimostrano l’esistenza di una singolarità all’inizio del tempo cosmico. Tuttavia questi teoremi assumono la validità della relatività generale, benché essa non sia applicabile prima del tempo in cui l’universo raggiunse la temperatura di Planck. Una trattazione della gravità in accordo anche con la meccanica quantistica potrebbe portare a soluzioni prive di singolarità.”
E’ più o meno quanto sapevo io, anche se ammetto che non approfondisco molto queste materie.
Scusate, ma il primo embrione delle teoria delle stringhe è del 1968 ( cercate Gabriele Veneziano si wikipedia ), mentre la prima ipotesi passabilmente scientifica di multiverso è di Hugh Everett III nel 1957.
Un altro caso di inversione della freccia del tempo ?
Esatto Pietro, l’ipotesi del multiverso non poggia sulla teoria delle stringhe, solo successivamente si è provato a descriverlo con questa teoria.
@ piero
Non so a chi Lei Si riferisca la Sua ironia sull’inversione del tempo. Come ho scritto, la “congettura” (non parlerei di “teoria scientifica” in mancanza di corroborazioni sperimentali) del multiverso ha attraversato 3 fasi storiche:
1. una prima filosofica, da Democrito a Cusano a Bruno;
2. una seconda in fisica, che ebbe Hoyle come ideatore del primo modello (1948), e poi Linde, ecc. Tutti questi modelli si fondavano sulla RG, intendevano superare la singolarità delle equazioni di Einstein e furono superati dai teoremi di Hawking e Penrose dei primi anni ’70;
3.una terza, a partire dagli anni ’70, con modelli che cercano di fondere la RG e la MQ. A partire dalla teoria delle stringhe e, oggi, dalla teoria M, TUTTI gli attuali modelli di multiverso si poggiano sul bulk della teoria M.
Quindi, da 40 anni, non si può parlare di modelli di multiverso a prescindere dalla teoria M e chi lo facesse dimostrerebbe di non conoscere né la teoria M né i modelli correnti di multiverso.
* … a chi Lei Si riferisca con la Sua ironia…
@ Massimo n.d.
Vikipedia può essere utile per la divulgazione, ma è meglio studiare le cose, se si ambisce ad intervenire con competenza in argomenti specialistici come è questo.
Che l’idea di multiverso risalga a Democrito (2500 a.C.), e quindi a molto prima della teoria delle stringhe siamo tutti d’accordo, e l’avevo scritto anch’io. Però, da 40 anni la congettura del multiverso si poggia sulla teoria delle stringhe (oggi teoria M), dove le “membrane” (che rappresentano gli universi del multiverso) sono separate dal “bulk”, che è un iperspazio a 8-10-11 ecc. dimensioni con struttura riemanniana.
Non ho capito, Massimo, se Lei è d’accordo o no con me che, mentre la teoria del Big Bang (fino a 10^-33 s, al momento) è una teoria scientifica corroborata (tant’è che per es. ha predetto con 10 anni di anticipo l’espansione dell’Universo “poi” osservata da Hubble e ai nostri giorni l’acceleraziuone osservata da Schmidt, o la radiazione di fondo “poi” osservata da Penzias e Wilson, ecc., ecc., con dozzine di premi Nobel per la fisica sia sul campo teorico che sperimentale), invece la congettura del multiverso resta ancora tale, e quindi solo un’ipotesi di lavoro che, da Hoyle in poi, e quindi in 65 anni, non ha meritato un solo premio Nobel, perché (un po’ come il darwinismo) non ha ancora fatto una sola predizione né ha permesso una sola applicazione.
Sono d’accordo che la teoria del big bang, che descrive lo sviluppo e non la nascita dell’universo, sia corroborata. Non sono d’accordo che l’ipotesi della contingenza delle costanti cosmologiche sia verificata. Del resto, il nostro universo con le costanti che lo caratterizzano potrebbe essere sempre esistito, in uno stato di minima energia o in un susseguirsi di dilatazioni e compressioni, per citare due ipotesi.
Tutto ciò che volevo puntualizzare è che non si può usare l’argomento del fine-tuning come se fosse un dato di fatto per poi escludere categoricamente il multiverso. Questo modo di procedere l’ho trovato su più di un sito. Va benissimo ed è interessante confrontare ipotesi, ma se si vogliono far passare le proprie preferite come assodate, condanando poi le altre nella non-scienza, allora non è il giusto atteggiamento.
Chi ha mai detto, dove sta mai scritto, che il Big Bang descrive la “nascita” dell’Universo?! Non crede, Massimo, che la fisica ci pone già grossi problemi perché possiamo aggiungercene altri di fasulli?
Il Big Bang è solo il modello scientifico attualmente più corroborato per descrivere come l’Universo si è evoluto in 14 miliardi di anni, MENO qualche miliardesimo di miliardesimo di miliardesimo… di secondo iniziale. Le pare poco una teoria così estensiva e “quasi” completa?
Il problema della “origine” dell’Universo è invece insoluto, scientificamente. E per me lo sarà sempre, per definizione di scienza sperimentale moderna, come ho scritto in diversi articoli. Che cos’è la scienza sperimentale, infatti? E’ lo studio “col metodo empirico” dell’Universo, e le frontiere del metodo empirico (l’origine vista “di qua”, già nello spazio-tempo, appunto a qualche miliardesimo di… secondo) coincidono con le frontiere dell’Universo osservabile dalla scienza. Una tautologia. Per osservare l’Universo dalla frontiera “di là” occorre la metafisica.
“Che l’Universo sia sempre esistito o sia stato creato è solo materia di fede” (Tommaso d’A.). Nessuna scienza naturale potrà mai dimostrare (con una teoria falsificabile) che l’Universo ha avuto un’origine o è eterno.
Quanto alla teoria del multiverso, questa resta da 65 anni una congettura sterile come una vergine (e quindi non è “ancora” scienza, ma solo ipotesi di studio) ed è stato Lei, mi pare, a dire che sarebbe inaccettabile scientificamente tirare in ballo il multiverso per “spiegare” la nascita della vita sulla Terra (ciò che fa Koonin insieme a tanti altri!). Ma allora Lei, Massimo, si deve mettere d’accordo con Se stesso! Perché il multiverso sarebbe buono per le condizioni necessarie (il fine tuning), ma non per quelle sufficienti (la comparsa della vita)?
“Che l’Universo sia sempre esistito o sia stato creato è solo materia di fede” (Tommaso d’A.). Nessuna scienza naturale potrà mai dimostrare (con una teoria falsificabile) che l’Universo ha avuto un’origine o è eterno.”
Ma non era stata dimostrata l’impossibilità di un universo eterno?
Penso che Lei, frank10, si riferisca al teorema BGV, che ha stabilito la chiusura del tempo passato per ogni tipo di multiverso, obbediente a certe molto larghe condizioni. Si tratta però, come per ogni “verità” matematica, di una conseguenza logica dedotta dalle assunzioni. E se quelle assunzioni, seppur “molto larghe”, fossero inesatte?
In scienza naturale, esiste alla fine un solo criterio di vera corroborazione, ed è dato dall’esperimento: Lei, frank10, riesce ad immaginarSi un esperimento per sapere se il nostro Universo c’è o non c’è da sempre?!
Evidentemente no, per il limite empirico del metodo scientifico di cui ho parlato nel precedente commento. Per questo, al di sopra di tutte le speculazioni dei Linde, Hawking, Susskind, ecc., vale l’accecante verità della proposizione metafisica di Tommaso che Le ho citato.
Sulla comparsa della vita non mi sono pronunciato, ma sull’evoluzione non ritengo che si possa chiamare in causa il multiverso per tre ragioni:
1) La biologia offre una spiegazione più semplice (anche se non siamo d’accordo sulla validità).
2) Se l’evoluzione è avvenuta solo per una serie quasi infinita di coincidenze, la probabilità d’ora in poi sarebbe pressoché 0, eppure osserviamo tutt’ora dei fenomeni evolutivi (anche se non siamo d’accordo sul fatto che siano evolutivi).
3) Mi sono sentito in diritto di spiegare un’ipotesi con un’altra ipotesi, cioè quella del fine-tuning con quella del multiverso che genera tutte le possibili condizioni iniziali. Quando si parla di evoluzione invece, si hanno dei fatti “terreni” (i reperti fossili, le tracce genetiche, l’embriologia) spiegati con ipotesi “terrene” perlopiù verificabili: secondo il rasoio di Occam non avrebbe senso aggiungerne altre, per giunta esterne all’universo.
Tutto ciò che ho tirato fuori ora sulla teoria del big bang è stato solo per chiarire che il fine-tuning non fa parte di questa teoria o comunque fa parte solo di una sua estensione metafisica. Forse è un errore mio, ma mi sembra che questo a volte si dimentichi.
@frank10
“Ma non era stata dimostrata l’impossibilità di un universo eterno?”
L’impossibilità di un universo stazionario. I corpi celesti, gli atomi, tutto ha avuto un’origine. Le leggi e le dimensioni spazio-temporali dell’universo forse no.
L’embriologia…?
Il fine tuning di 20 costanti cosmologiche alla vita terrestre è un fatto empirico, non una teoria.
Naturalmente è giusta l’ambizione della scienza naturale a cercare di spiegare questo insieme di coincidenze. Finora la fantasia delle menti terrestri ha prodotto come ipotesi di soluzione solo il multiverso, che però per il 50% delle menti terrestri dedicate è un’ipotesi in attesa di corroborazione, mentre per l’altro 50% è a priori non controllabile e quindi un’asserzione metafisica come il creazionismo.
Io appartengo alla seconda metà: a me la congettura del multiverso non piace per una serie di ragioni che ho spiegato (non ultima, mi appare tanto ad hoc, quasi di comodo per evitare di ricercare meccanismi più difficili esistenti nel nostro Universo osservabile – un po’ come per il ruolo del caso nella spiegazione darwiniana dell’evoluzione!), e spero che la ricerca di unificazione dei campi in fisica possa dare spiragli alternativi.
@Daphnos
L’embriologia. Nello studio dello sviluppo embrionale, si è osservato che esso ripercorre in parte la storia evolutiva della sua specie. E’ una delle tante evidenze del fatto che una evoluzione sia avvenuta, il dibattito è sul come.
“Il fine tuning di 20 costanti cosmologiche alla vita terrestre è un fatto empirico, non una teoria.
Naturalmente è giusta l’ambizione della scienza naturale a cercare di spiegare questo insieme di coincidenze.”
Come possiamo parlare di coincidenze avvenute riguardo un evento che forse non si è mai verificato, ossia la nascita dell’universo? Il valore delle costanti cosmologiche è un dato empirico, chiedersi se questi valori sono stati definiti a posteriori e se realmente potevano essere diversi fa già parte della metafisica, che si spiega con altra metafisica, quella del multiverso.
Massimo, comprendo che dopo l’annuncio ampiamente pubblicizzato da parte di J. Horner di voler ottenere un “pollosauro” la falsa ipotesi di Haeckel sia stata rilanciata.
Noi però abbiamo già da molto affrontato l’argomento lasciandolo definitivamente tra le bufale della scienza.
Ecco il link che le eviterà in futuro di proporre ancora questo luogo comune:
There is no highly conserved embryonic stage in the vertebrates:
implications for current theories of evolution and development
Non mi pare che lo studio contraddica il fatto che l’embrione di un individuo ripercorra in parte la storia evolutiva della sua specie, contraddice piuttosto l’eccessiva generalizzazione dei meccanismi di sviluppo dei vertebrati, ritenuti in passato all’incirca invariati nei milioni di anni.
Jack Horner continua a sostenere che il progetto “pollosauro” sia realizzabile http://milano.corriere.it/milano/notizie/cronaca/13_maggio_6/monza-paleontologo-jack-horner-parco-dinosauri-pollosauro-2121008426604.shtml
Lui è un paleontologo, ma dubito che i suoi amici embriologi lo vogliano davvero prendere in giro, sicuramente sono convinti della possibilità del progetto!
Aspetteremo la prova dei fatti.
“Non mi pare che lo studio contraddica il fatto che l’embrione di un individuo ripercorra in parte la storia evolutiva della sua specie”
Come può l’embrione ripercorrere “in parte” la storia evolutiva della propria specie?
O lo sviluppo embrionale ripercorre tutta la storia evolutiva o l’affermazione “l’ontogenesi ricapitola la filogenesi” perde totalmente di senso.
Se inoltre l’ipotesi di Haeckel fosse giusta il modello a “clessidra” dimostrerebbe che le specie non discendono da un unico antenato e così addio al concetto stesso di evoluzione!
Massimo, le conviene accettare il fatto che Haeckel abbia commesso un grande errore, oltre ad aver fatto un grande falso scientifico.
http://www.enzopennetta.it/2013/05/la-forza-del-paradigma-i-negazionisti/#comment-15369
Proseguo il discorso nel secondo paragrafo.
Dinanzi a tanti dubbi, a tante ipotesi, a tanto rumore per nulla…
Immagino che la vita sia sorta per poter contemplare se stessa e cercare di trovare una causa diversa da quella.
Immagino un cane che si morsica fortemente la coda, pensando che sia qualcosa al di fuori del suo corpo e sentendo dolore si chiede da dove viene e più se lo chiede più le sue mandibole si serrano sul pezzo di carne e nervi che è parte di sé, ma lo stesso non capisce quel che sta succedendo…
Ecco, al di fuori della scienza, la metafora del cane sanguinante che infierisce su di sé senza costrutto dà l’idea di che cos’è tutto il resto…
“Immaginare”, Giuseppe, come fa Lei in questo commento, e “immaginare” ancora, e produrre “metafore”: tutto ciò è poesia, ma non scienza, né filosofia. Bello e divertente, … ma il vero è un’altra cosa ed esige anche traspirazione.
Altrimenti, senza sudare, si fa una scelta di fede, in un senso o nell’altro.
@ Massimo n.d.
A proposito di fine tuning, “come possiamo parlare di coincidenze avvenute riguardo un evento che forse non si è mai verificato, ossia la nascita dell’universo?”, Lei dice. Che cosa c’entra il fine tuning con la nascita dell’Universo? Nulla, ma Lei lo ignora e parla in libertà.
Prendiamo alcune di queste coincidenze, che – come TUTTE le altre – nulla hanno a che fare con l’origine dell’Universo: la fusione di elio in carbonio (3 He4 → C12) nella nucleosintesi stellare. Perché questa reazione (necessaria alla vita terrestre) avvenga, è necessaria la concomitanza di 3 coincidenze.
Prima coincidenza. La fusione diretta per collisione di 3 isotopi dell’elio è un evento troppo improbabile per dar luogo ad una significativa produzione di carbonio. Resta la strada indiretta che passa attraverso la produzione intermedia di berillio: prima 2 atomi di elio fondono in berillio (2 He4 → Be8), e poi la collisione di un atomo di elio con il berillio produce il carbonio: He4 + Be8→ C12. Perché ciò avvenga però, è necessario che l’isotopo di berillio abbia la durata di vita “giusta”, abbastanza lunga rispetto alla frequenza delle collisioni tra nuclei d’elio e alla loro durata (così da consentire anche la seconda reazione, che lo trasforma in carbonio), ma non troppo lunga da esser un elemento quasi stabile (e rendere la reazione violenta al punto da esaurire tutta la riserva d’idrogeno in berillio, senza produzione di altri elementi). Ebbene è risultato che il berillio ha una longevità di ~10^-17 secondi, che è lunga rispetto ai tempi d’urto dei nuclei di elio (~10^-21 s) ed ottimale per la produzione del carbonio e degli elementi successivi.
Seconda coincidenza. La longevità del berillio è una condizione necessaria, ma non sufficiente alla produzione di carbonio. Perché la fusione nucleare avvenga effettivamente, occorre che la somma dei livelli energetici dei nuclei di elio e berillio reagenti (7,37 MeV) sia leggermente inferiore al livello energetico del carbonio prodotto: solo così la reazione entra in “risonanza” e, con un piccolo ammontare di energia extra fornita dal calore di caldera, precipita. Ebbene, si è trovato che il livello quantico dell’isotopo 12 del carbonio è 7,66 MeV, appena superiore a quello dei reagenti! Se esso fosse inferiore, la reazione non potrebbe accadere; se la sua superiorità fosse più marcata, la reazione sarebbe rara. Con questi valori, essa accade e produce abbondante carbonio.
Terza coincidenza. La storia spericolata del carbonio non finisce qui. Sul neonato ora incombe la minaccia di una repentina eliminazione, con la sua trasformazione in ossigeno: He4 + C12 → O16. L’evento (catastrofico per l’apparizione di futuri osservatori) può essere controllato solo se il livello quantico dell’isotopo 16 dell’ossigeno è leggermente inferiore alla somma dei livelli dei reagenti (7,16 MeV). Ciò che, come Lei Massimo ormai ha desunto dal fatto di essere vivo, risulta puntualmente: 7,12 MeV è infatti il livello energetico dell’ossigeno, con un’inferiorità giusto dello 0,6%.
Ecc., ecc., in una serie di altre, felici concomitanze per gli elementi chimici successivi della tavola di Mendeleev.
Lei, Massimo, parla di troppe cose che non conosce e, forse, dovrebbe essere più prudente in fisica. Si studi la conferenza di Cracovia del 1973 e poi capirà che, tutta le teorie del multiverso sorte da quell’anno in poi (compresa quella di Tegmark che Lei ha citato, mi pare, una volta) nascono proprio per risolvere il problema del fine tuning.
Per l’ultima volta, sono d’accordo che il multiverso sia utilizzato come spiegazione del fine tuning, ma non penso proprio che il fine tunig sia un problema scientifico, non so più come dirlo.
“cosa succederebbe se le costanti cosmologiche fossero diverse?”
“le costanti cosmologiche possono realmente variare?”
“da dove arrivano le costanti cosmologiche?”
Sono domande metafisiche, o forse si è arrivati all’osservazione indiretta di fenomeni di variazioni di queste costanti? Queste costanti potrebbero essere eterne per quanto lo sappiamo, le uniche reali, il fondamento della struttura della realtà. Non è più un problema della scienza verificabile chiedersi l’origine di questa struttura e la ragione per cui sia proprio questa.
Proprio queste Sue osservazioni sulle costanti cosmologiche dimostrano che Lei, Massimo, non conosce sufficientemente la fisica per parlare con competenza di questo argomento.
Sa qual e’ il difetto maggiore del modello Standard, per cui tutti i fisici teorici sono impegnati a superarlo nella ricerca di nuove unificazioni? La pletora di parametri, o costanti ivi presenti, che comprendono appunto le costanti cosmologiche!
Quindi le 3 domande che Lei ha posto, e denominato “metafisiche”, riguardano tutte proprio il cuore della ricerca fisica attuale. Ne prenda atto, per piacere.
Le faccio un esempio comprensibile da un liceale. La costante g = 9,8 della gravita’ terrestre non e’ una costante indipendente, come poteva credere Galileo (o “eterna”, per usare la Sua espressione), ma Newton ha dimostrato essere uguale a GM/R^2, dove G e’ la cost di gravitazione universale, M la massa della Terra ed R il suo raggio; e cosi’ analogamente per tutte le gravita’ degli altri corpi celesti. Infinite costanti di gravita’, tante quanti i corpi celesti, sono state cosi’ ridotte da Newton ad una sola, G.
La Gut e la Toe sono ricerche finalizzate ad un obiettivo simile, ridurre il numero (che appare eccessivo) delle decine di costanti cosmologiche del modello Standard.
Quindi per esempio la massa dell’elettrone nel nostro universo potrebbe essere una variabile che dipende da una costante più fondamentale? Cioè gli elettroni del nostro universo non hanno tutti la stessa massa?
@Massimo
Per la MQ tutti gli elettroni devono avere la stessa massa, ma la MQ non sa darsi nessuna spiegazione perché la loro massa abbia proprio il valore m = 9.11 x 10^-31. Questo numero è una costante cosmologica data, che accettiamo come un fatto (misurato), ma che a priori ci appare accidentale, nel senso che non troviamo nessuna ragione perché la massa dell’elettrone sia proprio quella. Questo di per sé, da solo, non costituirebbe un grande problema…
… però, come per la massa dell’elettrone, abbiamo tutta una serie di altre “costanti cosmologiche” – decine, e quindi troppe secondo i gusti dei fisici teorici! – di cui registriamo i valori avendoli misurati, ma di cui non sappiamo spiegarci perché nell’Universo abbiano proprio quei valori. Tali sono, ancora, la massa del protone (1.67 x 10^-27) e del neutrone e la carica dell’elettrone e la costante d’interazione gravitazionale (G = 6.67 x 10^-11) e la costante d’interazione debole (g(W) = 1.43 x 10^-62) e la costante di Planck (h) e la velocità della luce (c), ecc., ecc. L’esistenza di “troppi” valori dati per misura ma senza spiegazione (in fisica detti parametri) crea un primo grosso problema a riguardo dell’attuale modello Standard, e la frontiera attuale della fisica teorica cerca “teorie di unificazione” proprio per cercare di ridurne il numero. Però questo è ancora niente…
… c’è un problema ancora più grosso dell’eccesso di numero dei parametri, e consiste nel fine tuning. Che cos’è il fine tuning? E’, filosoficamente, il passaggio di livello esplicativo dalle accidenze alle coincidenze. E’ il fatto che se le costanti cosmologiche avessero valori “minimamente” diversi da quelli che hanno la vita non sarebbe possibile. Un problema infatti è capire se è possibile (secondo il principio di Ockam) ridurre il numero dei parametri indipendenti, facendone risultare una teoria esteticamente più gradevole dell’attuale modello Standard; tutt’altro problema, molto più grosso, e che pretende spiegazione è capire perché quella ventina di valori siano proprio sintonizzati per l’esistenza della vita! E’ come se Lei avesse una cassaforte con 20 numeri da inserire (attenzione: non scegliendo tra le 10 cifre da 0 a 9, ma numeri reali da inserire, esatti anche fino alla cinquantesima cifra decimale), e solo la combinazione esatta di questi 20 numeri reali aprisse la cassaforte “consentendo” (condizione necessaria, ma non – per quanto ne sappiamo – sufficiente del principio antropico) la vita.
Le faccio un esempio di una di queste coincidenze straordinarie, per spiegare meglio la differenza con le accidenze numeriche: 1) accade che la differenza di massa tra protone ed elettrone D è leggermente maggiore di quella dell’elettrone: D ≈ m = 9.11 x 10^-31; 2) accade che la costante d’interazione debole g(W) è collegata, in modo apparentemente accidentale, a quella di gravitazione G dalla relazione numerica: (Gm/hc)^1/4 ≈ g(W)m^2/h^3 ≈ 10^-11. Ebbene, quando sono considerati insieme questi due valori numerici, si trova che se D fosse stato minimamente minore o maggiore di quanto è, allora aut l’idrogeno sarebbe risultato assente dall’universo (perché tutto il suo contenuto di protoni sarebbe andato in elio), aut gli elementi più pesanti non sarebbero sintetizzabili nelle caldere stellari. In entrambi i casi non ci sarebbe la vita nell’Universo.
Come spiegare il fine tuning? La prima spiegazione, facile, ovvia, banale è il multiverso: ci sono 10^(10^123) scimmie – il numero è calcolato come rapporto tra il volume totale nello spazio delle fasi degli universi possibili nel rispetto del secondo principio della termodinamica e quello degli universi antropici – che inseriscono numeri a caso in altrettante casseforti. Certamente una si apre alla vita. Non a caso il multiverso è stato rispolverato in cosmologia dopo il 1973, l’anno della conferenza degli astronomi tenutasi a Cracovia durante la quale Carter ha presentato i primi risultati di fine tuning.
A Lei piace come spiegazione “scientifica”? Non discuto i Suoi gusti. A me non piace, per molti motivi che ho già detto. Cmq penso che Lei dovrebbe impegnarsi a non intervenire più sul fine tuning e sulle costanti cosmologiche con asserzioni (che corrono il rischio di essere prive di significato), prima di essersi studiato ben bene l’argomento. Tanto per cominciare, potrebbe leggersi il mio articolo “I 3 Salti dell’Essere” apparso nella Tavola Alta.
*… accade che la differenza di massa tra neutrone e protone D e’ leggermente maggiore…
Questo discorso è davvero molto interessante ma continuo a pensare che sia metafisico. E’ compito della metafisica trovare unificazioni che rendano più elegante una teoria o che possano spiegare la ragione per questi valori. Io non ho nulla contro la metafisica che fa parte della ricerca scientifica ed è uno dei suoi motori. Se però si vogliono porre dei limiti rigidi alla conoscenza scientifica come non ho fatto per primo io, allora dobbiamo riconoscere che attualmente non abbiamo prove del fatto che queste costanti possano essere frutto di un fenomeno sottostante, magari arbitrario, e pertanto ci appaiono fondamentali. Se si osserverà sperimentalmente la dipendenza di queste da un numero inferiore di parametri, allora diventeranno questi ultimi i più fondamentali. La scienza può individuare le leggi e i parametri fondamentali, può spiegare i fenomeni che comportano, ma quando ci si chiede il perché di questo ordine nella realtà, si entra in un altro magnifico campo di ricerca, in cui il multiverso è un’ipotesi valida ma di certo non è detto che sia la migliore.
“La metafisica fa parte della ricerca scientifica”, Lei dice? Questa è babele delle lingue. Non ci capiamo più.
E non è detto che con il progresso scientifico e tecnologico non si trovino ordini della realtà sempre più profondi, ma per ora ci dobbiamo basare sul livello che possiamo osservare, studiando gli altri con ipotesi metafisiche. Inoltre, non tutte le ipotesi verificabili sono ancora state confermate o smentite, quindi lo scenario potrebbe cambiare, alcuni modelli potrebbero essere esclusi.
Ringrazio Giorgio Masiero per aver dato all’interno dei suoi interventi delle importanti informazioni sul fine tuning.
Personalmente sono uscito rafforzato nell’idea che si tratti di una realtà con la quale la nostra cultura prima o poi dovrà fare i conti, e senza cercare facili scappatoie in ipotesi inverificabili come quella del multiverso.