Una nuova forma di analfabetismo va diffondendosi, quella di chi sa leggere e scrivere ma non comprende il testo o lo distorce.
Ed è una forma più subdola perché il nuovo analfabeta non sa di esserlo.
Di tredici Paesi di tutto il Mondo (Messico,USA, Germania, UK, Canada, Australia, Paesi Bassi, Irlanda etc..) l’Italia ha stabilito un primato, ma niente di cui andare fieri. L’OCSE (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico-34 Paesi membri) ha condotto uno studio in tutto il mondo industrializzato e solo lo stato del Nuevo Léon, in Messico riesce a fare peggio degli Italiani. Lo studio riguardava l’analfabetismo funzionale, basato un campione composito delle varie fasce d’età conclusosi alcuni anni fa, e la situazione non sembra essere migliorata.
L’ analfabetismo funzionale designa l’incapacità di un individuo di usare in modo efficiente le abilità di lettura, scrittura e calcolo nelle situazioni della vita quotidiana.
Un noto linguista italiano, il prof.Tullio de Mauro si è particolarmente interessato al problema,problema che l’ha portato a scrivere che :
“Soltanto il 20 per cento della popolazione adulta italiana possiede gli strumenti minimi indispensabili di lettura, scrittura e calcolo necessari per orientarsi in una società contemporanea”
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Il 33% , quindi uno su tre (un10-15 % è ad un livello inferiore), è in una condizione per cui un testo scritto che riguardi fatti collettivi, di rilievo anche nella vita quotidiana è oltre la portata delle loro capacità di lettura e scrittura, un grafico con qualche percentuale è un’icona incomprensibile, lo sono i bugiardini delle medicine (anche solo per la parte che riguarda come e quando assumere il farmaco), lo sono i libretti,i depliant di istruzioni, lo sono avvisi da Enti, lo sono ovviamente gli articoli di divulgazione scientifica. Il 33% di fronte a una pagina contenente più informazioni non è in grado di individuare la soluzione del problema. E’ il nuovo alfabetismo che avanza e che a differenza di quello classico di chi non sapeva né leggere né scrivere, si è fatto più subdolo: è quello di chi sa leggere, ma non comprende,e ad aggravare non sa di non sapere e parla e fa comunque con i risultati che poi comporta.
Capita quindi di trovare alcuni esempi di analfabetismo funzionale in commentatori sui siti e blog. Si osservano poi casi come quello di una nota giornalista, divulgatrice scientifica, che talvolta ha dato l’impressione anch’essa di non essere in grado di leggere un grafico, ma essendo giornalista sappiamo che deve trattarsi solo di un’impressione. E grafici postati un po’ a casaccio, spesso contradditori riguardo a ciò che si scrive o comunque non inerenti alle tesi esposte, sono una cosa che da parte sua, ma anche da altri, non è difficile da trovare.
La fascia più vulnerabile all’analfabetismo funzionale è quella che include i disoccupati dai 26 ai 35 anni, ma il fenomeno interessa equamente tutta la fascia dai 16 ai 65. Finita-e la-e scuola-e, le competenze tendono a diminuire, specie quando non vengono avviati nuovi processi di apprendimento legati al lavoro. E scatta quello che è l’analfabetismo di ritorno, ovvero l’analfabetismo funzionale che non si forma e si mantiene nel tempo, ma mano a mano per perdita di capacità si rafforza nel tempo. Uno dei colpevoli è l’avvento della tecnologia che spesso e volentieri si è rivelato paragonabile al dare un M16 (fucile d’assalto USA) ad un neonato.
“Non siamo più in grado di leggere una mappa stradale o di fare un calcolo? Navigatore e calcolatrice sono lì per aiutarci ,e questi sono esempi banali. E qual è un fenomeno associato? L’’azzeccagarbugli’. Insomma l’ ”illetteralismo” del nuovo millennio va a braccetto con la tecnologia e con il benessere economico. Basta avere abbastanza soldi e la soluzione del problema è acquistabile, anche online. Questo significa aggirare, non arginare il fenomeno, anzi portarlo a livelli per cui una cerchia di persone viene ad avere un certo potere, altri a non poter far altro che essere sempre più dipendenti e strumentalizzabili, indottrinabili (Educazione ideologica condotta in modo metodico, così da determinare una persuasione profonda e un’adesione acritica). E di pari passo aumenta una bizzarra follia, un’aumento compiaciuto di un’ignoranza fuori da ogni schema logico e ci sarà,applaudito,chi si chiude la bocca con colla a presa rapida:
chi si schianta contro un cactus:
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Chi 60 anni fa non sapeva leggere e scrivere non poteva votare e non era una persona ‘libera’. Oggi l’analfabeta funzionale può pur sempre votare o partecipare ai concorsi pubblici e tuttavia è lecito dubitare della sua effettiva libertà. Chi fa certa televisione, certa informazione, certa politica ha probabilmente in mente il fenomeno e preferisce, diciamo così ignorarlo.
Basta verosomiglianza, spesso neanche quella e una pseudoscienza viene accettata e creduta per scienza, acriticamente, senza problemi, anche senza corroborazione, senza criterio di falsificabilità, magari appare vicina a certi argomenti (che con tutta probabilità una propaganda ha ben diffuso) e viene accettata.
Ed ecco così persone che possono essere strumentalizzate o su cui si può lucrare.
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15 commenti
Articolo illuminate Leonetto, aggiungo solo che personalmente non mi fido molto delle statistiche dell’OCSE, da quello che mi raccontano gli studenti che vanno a studiare per un periodo all’estero, in quei paesi l’istruzione è peggio che da noi.
Secondo me i test li ha letti e interpretati qualcuno con problemi di analfabetismo funzionale! 🙂 🙂
😀 😀
Non so quanto possano essere valide certe statistiche,nel senso che non so se davvero l’Italia,o meglio gli Italiani, siano veramente i peggiori.
Il fenomeno però è presente in larga scala,e anche tramite web,così come ‘per strada’,così come lavorando, si può vedere il livello degli italiani,e se all’estero sono peggio non c’è comunque da gioire..
“Male di molti consolazione per tutti”
lascia un po’ il tempo che trova.
Non so bene quanto questi dati siano affidabili ma comunque il problema esiste ed è assai serio.
Io purtroppo ci ho a che fare quasi quotidianamente.
Non è che non sappiano leggere ma ho l’impressione che siano talmente concentrati a “leggere bene” (che per loro significa non avere incertezze e non fare pause – purtroppo spesso nemmeno quelle imposte dalla punteggiatura e funzionali appunto alla comprensione-) che non hanno alcune “riserva di attenzione” per poter comprendere.
Il leggere è una faccenda meccanica e fine a sè stessa.
Questo lo vedo in ragazzi di circa 18 anni e mi domando come facciano a studiare filosofia e matematica, ma ancor più in un paio di ragazzi uno di 15 ed uno di 12 che seguo.
Il risultato, oltre a quello evidente del non capire, è che non sanno nemmeno esporre dei concetti in maniera appropriata (utilizzando strutture sintattiche corrette, per quanto elementari, e un vocabolario appropriato.
Molti vocaboli vengono utilizzati senza comprenderne il significato, a sproposito, oppure attriubuendo loro dei significati errati.
Purtroppo non c’è da stare allegri
Sarebbe interessante un’altra statistica su quali scuole hanno frequentato: magari si scoprirebbe che non ci sono analfabeti funzionali usciti da scuole private? Magari Enzo ha più dati.
E dato che allo Stato costano meno di quelle pubbliche e producono risultati migliori è un totale non-sense boicottarle?
O piuttosto è una manovra coerente con quelli che ci vogliono più livellati verso il basso per controllarci meglio.
L’Ocse nelle sue statistiche ha ottenuto risultati a favore delle scuole pubbliche,però questo non è rilevante, perchè il fenomeno comunque riguarda tanto gli uni che gli altri.
Stare a vedere chi è il più zoppo non migliora la camminata.
E’ un problema assai più ampio e più subdolo di quanto non si pensi,e non legato solo alla formazione scolastica obbligatoria,che comunque va ad avere un peso,ma che composito di diversi fattori e che può ripresentarsi anche a diversi anni dalla fine delle scuole..
Il discorso sulle scuole pubbliche,private e paritarie resta comunque su un altro piano.
Quali azioni bisognerebbe intraprendere per invertire la tendenza?
hee… Leggere,ascoltare senza capire vuol dire spesso comunicare senza ragionare e questo comporta molti problemi e quindi certamente sarebbe importante trovare ed attuare misure di arginamento,di confinamento o che riescano ad invertire il fenomeno..
Quali?
Beh sicuramente non è sufficiente solo un massiccio e finanziato programma per le scuole,ma bisognerebbe che tale programma mirasse a fornire,a ri-fornire,quelle capacità critiche e logiche che sono poi causa di tutto il resto.
Nulla di facile.
Vuol dire poi al contempo fare operazione di debunking e di informazione chiara e semplice il più possibile per combattere pseudoscienze,dileggio fine a sè stesso,clichès e luoghi comuni da parte di famiglie e media.
Nulla di facile.
Incentivare e promuovere il dialogo,il dibattito,la mediazione,condannare comportamenti stupidi,violenti e non esaltarli.
Nulla di facile.
Il peggio,la cosa che andrebbe più velocemente eliminata e che purtroppo la rete ha facilitato ed aumentato è la tendenza (che poi si ritrova in tutti gli aspetti)a cercare appigli facili,immediati rifiutando oltre l’immaginabile la fatica di corpo e mente.
Anche questo,forse specialmente questo non è nulla di facile da attuare.
Quanto detto da Valentino rispecchia un’esperienza comune, il livello è in costante calo e a mio parere non c’è grande differenza tra scuole italiane e straniere o fra private e statali, la vera differenza è a livello di singolo istituto.
La realtà è quella delineata in questo articolo di ottobre:
Il Sole 24ORE: niente scuola siamo inglesi
L’ignoranza è necessaria per governare un popolo “bue”, la preparazione vera secondo il modello inglese sarà appannaggio delle classi dirigenti.
Frank, c’è solo un’azione da intraprendere, quella di far capire che lavorare sodo per la propria preparazione culturale ad ampio raggio (non preparazione tecnica per una professione) è un gesto di ribellione, e quindi incitare i ragazzi alla ribellione.
Tutto ciò non mi sorprende, visto che la maggior parte delle informazioni sono ormai veicolate dalle immagini. L’informatica potrebbe peggiorare la situazione.
Una chiosa: Ricordate “Fahrenheit 451” (film Truffaut, tratto dal romanzo di Ray Bradbury)?
http://www.youtube.com/watch?v=girjSERID-8
Leonetto, non prendertela, ma prova a far leggere il tuo articolo al noto linguista che citi.
Sarei curioso di avere un suo giudizio sullo stile, sulle posizione di certe virgole e sulla costruzione di certe frasi… La cosa mi sorprende perché sono convinto che con un po’ di cura avresti potuto fare molto ma molto meglio e farti capire molto ma molto meglio…
In fin dei conti, ragazzi, questo è un giornale on line e il modo di esporre deve essere impeccabile, tipo quello del prof. Masiero e del prof. Pennetta, per intendersi. E chi i mezzi per essere impeccabile li ha, deve metterli a frutto.
Tolto questo (vedilo come costruttivo, ti prego), per il resto hai posto l’accento su un problema che, da giornalista che deve scrivere concetti anche semplici per chi non ha grossi studi e mezzi intellettuali, vivo tutti i giorni, ed è una gran scuola formativa (purtroppo).
In effetti è stato scritto più in fretta di quanto avrei voluto ,ma purtroppo a volte ci sono esigenze diverse e non si può sempre conciliare tutto. Comunque, ad eccezione di un’eventuale penuria di virgole, direi che il concetto è chiaro ed è stato recepito più che bene,e lo stile è certamente a mio parere consono all’argomento trattato ed a i concetti esposti.
Per il resto, si punta sempre a migliorare ed a cercare di offrire un servizio,nei limiti delle possibilità,più completo ed accurato possibile.
Quanto al tuo caso Giuseppe,non parlo di quello professionale,ma per quanto hai mostrato qui,hai dato prova più e più volte di rientrare nello spettro degli ‘analfabeti funzionali’. Cosa che appunto da un giornalista non mi aspetteri..rimango fiducioso per il futuro..
Sono talmente analfabeta funzionale da capire che ti ho ispirato… 😉
Mah..l’analfabetismo funzionale riguarda il non comprendere i concetti,gli argomenti,i ragionamenti logici etc..contenuti in quello che si legge(ma per esteso anche in ciò che si ascolta).E non l’avere materiale,dopo la lettura,per formulare congetture,teorie,ipotesi od avere sensazioni,percezioni su qualcuno o qualcosa in base a ciò che si ha letto.
Quindi non so se non hai capito niente in quello che hai letto nel mio articolo,se è un altro degli esempi di ‘percezioni involontarie’ oppure se sia solo un tuo consueto tentativo di fare un commento di una qualche ironia o qualcosa del genere..
Ad ogni modo , ciò che forse mi ha ispirato è semplicemente l’articolo che ho letto a riguardo.
Articolo che mi ha incuriosito su un argomento che comunque avevo già osservato…
Consolatiu, non so nemmeni io se ho capito qualcosa dal tuo articolo o se è un altro degli esempi che do a iosa di ‘percezioni involontarie’ oppure se sia solo un mio consueto tentativo di fare un commento di una qualche ironia o qualcosa del genere..
Ad ogni moddo , prendo attoche ciò che (forse?) tiha ispirato è semplicmente l’articolo che haio letto riguardo.
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