All’incendio della Città della Scienza è seguito un acceso interessante dibattito.
Chi piange la perdita della CdS dovrebbe riflettere sul fatto che la Scienza è stata spesso ridotta in cenere proprio da chi dice di difenderla.
Adesso che la CdS è diventata cenere, è finalmente un simbolo che rispecchia lo stato delle cose.
Il 5 marzo scorso un rogo ha distrutto la Città della Scienza di Napoli, subito sono seguite le comprensibili manifestazioni di costernazione per questo danno al patrimonio museale, tra i primi siti ad esprimere il proprio disappunto per l’accaduto è stato Pikaia con un articolo dello stesso giorno intitolato Tragedia a Napoli, che inizia così:
Perdiamo un’eccellenza europea nella comunicazione della scienza, un progetto di riqualificazione che aveva dato speranza a Napoli e all’Italia intera. Ricordiamo tutti le sezioni espositive dedicate alla biologia e all’evoluzione, le tante belle Mostre ospitate e promosse, gli incontri e le manifestazioni, la passione e l’amore che tutti gli operatori mettevano nel loro lavoro.
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Meno prevedibile è stata invece una serie di commenti di segno opposto, come quello pubblicato sul Ribelle, giornale fondato da Massimo Fini, intitolato Napoli, Città della Scienza andata in fumo. Per fortuna, nel quale a firma di Francesco De Marco si leggono invece considerazioni come la seguente:
Oggi siamo felici che gli Dei abbiano ridotto in cenere quell’idiozia clientelare chiamata Città della Scienza, una orribile struttura post moderna piena di nullità pseudo scientifiche.
Un monumento alla demenza giacobina, che però si trasforma in furbizia quando diventa orticello privato dei succitati parassiti, nel quale fioccano gli stipendi, le consulenze, gli incarichi a tema. “Ti posso pvesentave il dottov Capocchia, è il divettove del compavto di futuvologia della Città della Scienza. Sai, i suoi studi sulla incidenza del sale mavino sulla pvessione avteviosa degli anziani delle popolazioni meditevvanee, sono all’avanguavdia.
Domani c’è un’incontvo con una equipe della Berkeley University per compavave i dati con quelli del clima della Califovnia”. Branchi non controllati di questi deficienti occupano con dei capannoni osceni uno degli scenari più belli del mondo. A sinistra il Capo di Posillipo e poi Partenope e Neapolis fino a Sorrento. Di fronte Capri.
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Quello che nel primo articolo era descritto come un esempio di eccellenza e come qualcosa che “aveva dato speranza a Napoli” è per altri una “orribile struttura post moderna piena di nullità scientifiche“. Affermazioni che mostrano una spaccatura netta tra le posizioni di chi se sente alfiere della scienza e quelle di chi osserva dall’esterno e grida che là dove si dichiara esserci splendore c’è invece degrado.
E ancor più severo è stato l’intervento apparso sul Foglio a firma di Camillo Langone che titola Dovevano bruciarla prima:
C’è qualcosa di pietoso nel rogo della Città della Scienza napoletana. Non è propriamente un’eutanasia (troppo pliniano, troppo spettacolare l’evento) ma certo è la fine di un’agonia. La Città della Scienza si dichiarava eccellenza ma era una poveracciata che non pagava gli stipendi, che non pagava i fornitori, che non pagava nessuno nella migliore tradizione partenopea e parte italiana…
Il sindaco De Magistris ha riesumato lo stile “piezz’ ’e core” di Filomena Marturano: “Oggi migliaia di ragazzi e bambini di Napoli si sono svegliati piangendo per la distruzione di Città della Scienza”. Manco avessero bruciato vivo Babbo Natale. Ce li vedo proprio, i piccoli napoletani, disperarsi per le sorti della scienza. E’ vero che i padiglioni arrostiti di Bagnoli erano frequentati pure da scolaresche ma la gitarella fuori porta mirava alla comprensione del funzionamento di telescopi e caleidoscopi, sai che spasso.
Si tratta in entrambi i casi di fortissime critiche rivolte da chi stando al di fuori di un sistema divenuto autoreferenziale può indicare che qualcosa non va, che la “scienza” è stata deformata e ha perso la sua bellezza, tanto che si arriva ad esultare per il rogo del suo museo, cosa che non avverrebbe se a bruciare fosse stato un museo di arte, anche il più discusso.
E allora sembra proprio che se prima la CdS non riusciva a rappresentare la scienza, quella vera, ma solo la sua narrazione favolistica, adesso con le sue rovine fumanti, con le sue ceneri, la Città della Scienza è diventata un vero monumento, qualcosa che con la sua presenza ricorda all’Uomo come la Scienza sia stata ridotta in rovina da chi l’ha voluta strumentalizzare e ridicolizzare.
La scienza è stata incenerita da chi ha messo il caso onnipotente all’origine della complessità, da chi ha proposto la teoria non dimostrabile del multiverso, da chi ha elevato la contingenza a spiegazione di qualunque cosa, da chi parla di alieni nel naso e di origine aliena della vita sulla terra, da chi l’ha strumentalizzata per imporre una visione materialistica della realtà, da chi l’ha piegata alle logiche del profitto, e da chi la vorrebbe blindare dalle critiche nelle scuole imponendola come dogma.
Questi sono i veri incendiari della scienza, quelli che adesso piangono per l’incendio della Città della Scienza.
E allora ecco la proposta: lasciamo che resti così. Sarà un monumento di rara efficacia, un monumento che ci ricorderà che la scienza può essere distrutta proprio da chi dice di volerla custodire e difendere.
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27 commenti
Questa “analogia”(è corretto? scusate ho un piccolo lapsus, ma non mi pare nè metafora,nè metonimia,nè antonomasia,nè sineddoche,nè allegoria,nè simbolo o altro..) che fai Enzo la vedo molto efficace e rispecchiante la realtà dei fatti,quantomeno dovrebbe far riflettere.
Ciao Leonetto, grazie per la tua consueta precisione!
Accolgo la tua analisi e credo che il teermine “analogia” possa andare benissimo… 🙂
A parte gli scherzi lo stato in cui versa la cultura scientifica è davvero analogo alle cenerei della CdS.
“La scienza è stata incenerita da chi ha messo il caso onnipotente all’origine della complessità, da chi ha proposto la teoria non dimostrabile del multiverso, da chi ha elevato la contingenza a spiegazione di qualunque cosa, da chi parla di alieni nel naso e di origine aliena della vita sulla terra, da chi l’ha strumentalizzata per imporre una visione materialistica della realtà, da chi l’ha piegata alle logiche del profitto, e da chi la vorrebbe blindare dalle critiche nelle scuole imponendola come dogma”.
Uno sfogo duro, amaro, ma estremamente lucido. Grazie per quello che continua a scrivere prof. Pennetta!
Colgo inoltre l’occasione per ringraziare anche il prof. Masiero per i suoi notevoli interventi sull’ articolo “Compatibilità tra scienza e fede, l’ira degli atei”, da poco pubblicato sul sito UCCR.
Grazie Lucio, con l’occasione mi associo ai ringraziamenti per l’encomiabile opera di Giorgio Masiero.
La mia “opera” è piccola, quasi nulla, rispetto a quella messa in piedi con questo sito dal prof. Enzo Pennetta, da cui tanto ho imparato e alla cui vigna sono felice di dare un contributo.
Troppo buono Giorgio!
La verità è che da soli non si va da nessuna parte… solo con il lavoro di tutti noi si può costruire qualcosa.
Quello scientifico e quello religioso non sono campi sovrapponibili (e del resto la compatibilità o incompatibilità tra i due campi è ininfluente ai fini dei risultati che può raggiungere la scienza), e infatti quando a qualcuno, qui su CS, scappa di sovrapporli (per le più diverse ragioni) c’è sempre qualcuno che alla fine puntualizza “Qui si fa scienza, qui si è OT”, salvo poi continuare a portare avanti un equivoco di fondo.
Noto, però, che quando lo scienziato credente parla di universo non nato dal caos (ma da un’entità creatrice) e di finalismo del creato (riassunto nell’homo sapiens), allora sovrappone scienza e fede senza problemi, salvo poi porre molte resistenze quando gli si chiede di prendere una posizione chiara riguardo ai dogmi di fede (nella fattispecie quelli cattolici!), che, se davvero fossero creduti, come la fede lo obbliga, lo dovrebbero mettere in grande difficoltà (si dice sempre che la fede ha il primato sulla ragione e tanto più lo ha, per chi crede, sulla scienza). Ma in questo caso lo scienziato credente, che dicono abbia più sprint, probabilmente rinnega in laboratorio quei dogmi (non la fede ma i dogmi che fanno parte di essa). E fa bene.
Se uno scienziato non cedente parla di universo nato senza intervento creatore di un’entità esterna e della specie homo sapiens come una qualsiasi specie animale, senza finalismo, allora salvati cielo. Allora subito si sollevano strali: si tratta di “religione” atea, si tratta di speculazioni non dimostrabili, si tratta di materialismo, spesso irriso come frutto di un cuore peloso.
Una provocazione. La scienza è la stessa, ma lo scienziato credente ha più vincoli di quello non credente. Rischia infatti,come detto sopra, di dover rinnegare i dogmi della sua fede sacrificandoli sull’altare della scienza (e questa non è un’inezia). Lo scienziato non credente, invece, non deve sacrificare nulla alla sua “religione”, in quanto non ha dogmi che obbligano a un’adesione così ferma.
Non so se ho reso l’idea.
Giuseppe, questo intervento mi sorprende.
Sembra che stia rispondendo in un post sbagliato, chi ha parlato di scienza e fede?
C’è solo un ringraziamento di Lucio per un articolo apparso su UCCR, ma se questo è un problema allora avrei dovuto interrompere da un pezzo tutti gli scambi su argomenti religiosi che portate aventi ultimamente.
E francamente avrei preferito che non ci fossero stati, cominciano ad essere troppi e ve l’ho anche detto chiaramente in un recente intervento.
Del tutto infondato poi il fatto che lo scienziato credente abbia dei vincoli imposti da qualche dogma: quali sarebbero?
Insisto, a quali dogmi si riferisce?
E comunque ripeto, l’articolo che stiamo commentando non parla affatto di religione, perché questo suo OT?
Mi permetto un’intrusione… Penso che Giuseppe si riferisse ai dogmi imposti/obbligati dall’adessione al cattolicesimo (per esempio: l’origine del genere umano da una coppia, l’immacolata concezione, l’assunzione in cielo di Maria Santissima anima e corpo, …). Se non quelli, quali?
Vorrà perdonarmi (spero) il prof. Pennetta, ma le faccio notare, Paolo, che lei ha dato il suo addio a CS qualche giorno fa: http://www.enzopennetta.it/2013/03/1-mendel-day-registrazione-e-commento/#comment-11813
Mi permetta di dirle (e mi rivolgo anche al Cipriani), senza nessuna offesa, che questo comportamento risulta stucchevole e poco serio, non degno di questo blog.
Deve essere tutta colpa dell’esempio dato dai telefilm americani, quelli dove i protagonisti escono di scena e rientrano innumerevoli volte.
Riusciamo a prendere sempre le mode peggiori… 🙂
Paolo, sei mio amico ma hanno ragione. Che bisogno c’era di puntualizzare quel che il prof. Pennetta aveva capito benissimo? Hai fatto una figura stucchevole,l’ha capito anche Jaques. E hai consentito al prof. di essere spiritoso e non entrare nel merito di quel che hai precisato. Amico mio, vedi troppi film americani, mentre qui sono esperti di telenovele sudamericane dove i personaggi restano in scena per sempre, sempre con le stesse battute. 😉
Forse carissimo non te se sei ancora reso conto ma direi che ti sei ritagliato un ruolo di personaggio di primo piano in quelle che chiami telenovele sudamericane(spero che non le disprezzi!).
Ma non mi fraintendere anche perchè le domande di un Uomo della Strada(come me)sono utili alla vitalità di questo sito,per esempio l’ultimissima che hai fatto al Prof.Masiero!
Hasta la vista!
Gutta cavat lapidem et repetita iuvant,sed quicumque non receperint vos, nec audierint vos, exeuntes inde, excutite pulverem de pedibus vestris in te-
stimonium illis.
Autem nullius nisi insipientis in errore perseverare est.
Cari Paolo e Giuseppe, debbo farvi notare (ancora una volta, perchè mi pare ve l’abbiano già ripetuto abbondantemente, tant’è che l’ho capito pure io…) che siete palesemente Off topic e Off Blog.
Perchè non postate le vostre domande a sfondo religioso (di così ampio spessore) su forum come, per dirne uno, Cattolici Romani? Troverete sicuramente persone a modo disposte a soddisfare la vostra insaziabile “fame di conoscenza”, se così la possiamo chiamare…
À bientôt de vous lire.
PS. JaCques, s’il vous plaît.
Il Dio eterno dà un fondamento e un senso a tutte le cose di questo mondo,e oggi non ci si deve più scusare se si desidera una fede illuminata in Dio.Ma che dire se,alla fine,si scoprisse di essersi ingannati,sulla Fede?Io sono convinto che la mia vita è stata più felice con Dio piuttosto che senza.Tutto ciò diventerà ancora più chiaro quando,basandomi sul fondamento della vita,mi interrogherò sulla sua potenza.
Quanto amo.ammiro,stimo,invidio la Sua serenità mio Maestro.
Comunque confermo l’invito ad abbassare il tesso di contenuti religiosi degli interventi o dovrò aprire un nuovo sito intitolato “Critica Sacra”…
Critica Sacra ?
Ciao stò, era solo per mantenere le iniziali “CS”, sarebbe stato più corretto “Critica Religiosa”…. a parte gli scherzi, resta comunque il fatto che non ho nessuna intenzione di trattare questi argomenti.
Prof.fai bene,lo hai fatto capire tante volte,debbo dire che esiste la tentazione di entrare in un territorio talmente vasto da non poterne uscire,tanti sono gli argomenti concatenanti.Buonanotte.
Resto basito e perplesso anche io come Enzo perchè non credo che si possa negare che questo tuo commento non c’entra nulla con l’articolo..(non riguarda l’argomento fede neanche trasversalmente..)
Ad ogni modo si,l’idea su per giù credo si comprenda,non è che è qualcosa che non sia mai emerso dai tuoi commenti…è completamente sbagliata però ,in quanto fondata su confusione,chiamiamola così, evidente sull’argomento scienza- fede,sull’argomento fede cristiana e fede cattolica.
A quanto scrivi comunque ci sono in verità risposte su tutto in diversi articoli e commenti qui su CS.Credi di essere provocatorio o sagace o altro con certe tue uscite ed interventi,ma colgo l’occasione per fartelo presente, ma non puoi esserlo se il livello è questo..
Dici cose molto generiche,decontestualzzate,prive di contenuto e spessore e che non rispecchoiano la realtà dei fatti o la realtà storica.
Se poi,non in un OT così spudorato,si presentasse l’occasione opportuna e vuoi illustrare quello che vorresti sostenere,quindi motivarlo,portare riferimenti precisi,spiegare,argomentare etc..fallo e vedrai che verrà smontato per filo e per segno,senza proiblema,con fermezza, con calma serenità e tranquillità
Le domande di Enzo mostrano poi inequivocabilmente assieme al suo commento anche quello che il prof.Masiero ti faceva osservare e che ti dicevo ..assumi un atteggiamento di uno che tira il sasso e neanche nasconde la mano, ma scappa..
A me questo sembra anche un commento di chi fatica a mantenere una certa calma .
@ Giuseppe Cipriani
Bisognerebbe però accertarsi se almeno lei sa quali sono dogmi di fede, quali sono le verità prossime alla fede…e così via.
Io dubito.
@ Cipriani
Lei, Cipriani, non ha affatto “reso l’idea” e sono sorpreso della Sua confusione intellettuale.
1. Noi non abbiamo mai criticato gli scienziati ed i filosofi non credenti che credono che l’universo sia nato dal caos, ma soltanto coloro che IN NOME DELLA SCIENZA affermano che l’universo è nato dal caos. Critichiamo Hawking, ma non Nagel. E, nella stessa linea, abbiamo sempre criticato le posizioni di quei credenti (“creazionisti scientifici”, presenti soprattutto tra i protestanti) che IN NOME DELLA SCIENZA affermano che l’universo è stato creato da un’Agenzia intelligente trascendente. Le è chiaro questo? La prego quindi di non annoverarmi tra i creazionisti scientifici.
2. Io credo a tutti i dogmi della mia fede, nessuno escluso, e nessuno di essi considero in conflitto con la ragione, né mai la mia fede mi ha mai posto vincoli nella mia ricerca. Ne prenda atto, per piacere. Se ha qualche dogma che secondo Lei mi dovrebbe mettere in difficoltà, me lo sottoponga e Le risponderò.
3. Al contrario, la mia fede mi sembra dare uno stimolo in più nella ricerca della verità, rispetto ai miei colleghi atei. C’è una differenza nell’approccio alla ricerca scientifica infatti tra il credere di possedere una ragione simile a quella del Creatore della natura, e credere invece di essere in continuità con il mondo animale (anzi, con quello inanimato), senza una differenza di qualità, ma solo di “impercettibile grado” (come si esprimono i darwinisti). Con questo non faccio un’affermazione scientifica, ma filosofica. Ho sempre posto infatti ai miei colleghi atei, senza mai avere avuto una risposta, il “dubbio” che assalì Darwin negli ultimi anni della sua vita: “Mi sorge sempre l’orrendo dubbio se le convinzioni della mente umana, che si è evoluta da quella di animali inferiori, siano di qualche valore e meritevoli di credito. Chi si fiderebbe delle convinzioni della mente d’una scimmia, ammesso che ne abbia?” (Dalla lettera del 3/7/1881 di Darwin a William Graham). Lei, Cipriani, che risposta mi darebbe?
4. Il tema 3. , che a Lei preme tanto come si legge dai Suoi ripetuti interventi, è di carattere epistemologico, è stato trattato da Forastiere e me nell’articolo “Effetto Ramanujan” che è sulla rubrica Tavola Alta del sito. Perché non vi interviene lì, con un Suo articolato contro-ragionamento?
Caro Pennetta, “All’incendio della Città della Scienza è seguito un acceso interessante dibattito”. Il dibattito c’e’ stato, in questo caso, come il dibattito c’e’ sulla questione del cambiamento climatico. Se uno vuole dare ugual peso a due campane di diversa taratura, basta affidarsi alla voce di quei due o tre che inveiscono contro dieci o cento e metterli tutti sullo stesso piano. Un paio di persone la vedono come una giusta fine per un organismo che non li ha convinti. Centinaia e piu’ di altri non la pensano cosi’. Non e’ un dibattito questo, lei fa ricerca e ci stupisce il suo bias.
Gentile jaco,
mi dispiace di non poter concordare con lei sul fatto che la ragione si misuri dal numero delle “campane” che sostengono differenti tesi, se anche uno contro mille avesse ragione la sua inferiorità numerica non cambierebbe i fatti che vanno valutati alla luce della ragione e delle conoscenze.
Fatta questa premessa, il dibattito c’è stato, in quanto agli articoli sul Foglio e sul Ribelle (che non sono esattamente giornalini scolastici) ha fatto riscontro la risposta del sito Pikaia e della SIBE, e quindi è stato un momento di informazione aver riportato la cosa.
Infine il senso dell’articolo non era certo plaudire al rogo della CdS, cosa già evidente dalla lettura dello stesso, ma porre all’attenzione dei lettori il fatto che la scienza, quella vera non quella simbolica, viene ogni giorno ridotta in cenere da persone che difendono teorie false e ideologizzate e che per necessità di marketing “sparano” titoli assurdi su pubblicazioni di divulgazione scientifica.
Da qui la provocazione, che spero si sia capita, di lasciare le rovine della CdS come monumento alla distruzione della scienza.
Ecco un titolo molto chiaro che funge da contraltare alla proposta di Enzo Pennetta, un articolo di pag. 20 di “Le Scienze” del mese di Aprile di quest’anno:
“Una teoria pericolosa – Il rogo della Città della Scienza è stato sfruttato anche per attaccare la teoria di Darwin”
Ho notato che l’autore dell’articolo, Giorgio Manzi, prima chiarisce giustamente che “è pura mistificazione confondere il fatto (l’evoluzione) con la teoria”, poi spiega che le prove dell’evoluzione sono costituite da: conoscenze paleontologiche, genetiche, di anatomia comparata, embriologia, biogeografia ecc”, dice infine che “la teoria di Darwin è riconosciuta da oltre 150 danni dalla comunità scientifica”
Un mix di affermazioni vecchie e nuove, giusto?
E direi anche un mix di cose giuste e sbagliate.
In particolare:
“è pura mistificazione confondere il fatto (l’evoluzione) con la teoria”.
Giusto
“la teoria di Darwin è riconosciuta da oltre 150 danni dalla comunità scientifica”.
Sbagliato, la teoria di Darwin crollò all’inizio del ‘900 (eclissi del darwinismo) e fu recuperata tra gli anni ’30 e ’40 lasciando solo la selezione naturale delle cose che aveva detto Darwin.
E oggi è sempre più chiaro che la selezione ha un ruolo marginale.