Oxford University: la pillola anti-divorzio

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La pillola per salvare il matrimonio sembra uno scherzo di carnevale un po’ fuori tempo, ma proviene invece dall’Università di Oxford.

 

E ha una sola controindicazione: è contro l’evoluzione…

 

 La vicenda prende spunto da uno studio del 2008 intitolato Neuroenhancement of Love and Marriage: The Chemicals Between Us, nel quale Julian Savulescu e Anders Sandberg, del fantascientifico Istituto per il futuro dell’umanità, affrontavano la questione della coppia monogamica dal punto di vista neurochimico, giungendo alla conclusione che si potrebbe contrastare la tendenza al divorzio agendo sui alcuni ormoni, e in particolare sull’ossitocina e la vasopressina.

Nonostante i comprensibili dubbi che una tale teoria ha subito suscitato, pochi giorni fa i due ricercatori hanno fatto nuovamente parlare di loro con un articolo pubblicato l’8 febbraio scorso sul Guardian e intitolato My chemical romance: can medicine cure divorce?, nel quale sono state ripetute le argomentazioni a favore della cura chimica del divorzio, argomentazioni sostenute grazie alle meraviglie della medicina evoluzionistica:

Long-term relationships are problematic for modern humans, they argue, because we aren’t built for them. We’ve evolved to successfully procreate, not to enjoy deathless romance.

During our long Pleistocene hunter-gatherer existence, life expectancy is thought to have been about 30 years. This means that, assuming we coupled off as teenagers, for the great majority of our species’ history, at least half of all relationships would have ended within 15 years.

 

Insomma le cose starebbero così, noi siamo costruiti per procreare e non per vivere una felice vita sentimentale e così, poiché nel Pleistocene i nostri antenati avevano un’aspettativa di vita di circa 30 anni e un’aspettativa di vita di coppia di circa 15 anni, noi non saremmo fatti per relazioni più lunghe e quindi se volessimo prolungare le nostre storie sentimentali dovremmo ricorrere ad una manipolazione chimica del comportamento.

La notizia è stata ripresa sulla Stampa in un brillante articolo della giornalista Barbara D’Amico intitolato La droga anti-divorzio promette unioni eterne, nel quale si intravede da subito una nota di scetticismo su questo prodotto delle neuroscienze:

Una droga per far funzionare il proprio matrimonio: non è l’ultima trovata di carnevale ma lo studio di due autorevoli scienziati della Oxford University pubblicato dal quotidiano inglese Guardian.  

Dopo aver doverosamente precisato che non si tratta di uno scherzo di carnevale, nell’articolo si sollevano dei condivisibili dubbi sull’efficacia di un tale trattamento:

Non è ancora chiaro come sia possibile che una droga stimoli le sostanze chimiche a reagire nei confronti del proprio partner e non del primo che passi per strada.”

 Non si capisce infatti perché queste sostanze dovrebbero esercitare la loro azione su di una precisa persona (il vecchio partner) e non su una eventuale nascente relazione. Di certo ci troviamo di fronte ad una specie di doping affettivo che una persona normale dovrebbe rifiutare come un’inaccettabile alterazione della propria condizione psicologica e del proprio stato di consapevolezza.

Ma c’è di più e di peggio, come acutamente fa osservare la D’Amico:

Gli scettici si chiedono tuttavia cosa ci sia di naturale nell’impedire la fine di un amore, tanto più che l’evoluzione di una specie è garantita tra gli altri fattori dalla procreazione. Sembra dunque anti-evoluzionista lo studio su una droga per garantire l’unione con lo stesso partner.

Da un punto di vista evoluzionistico la monogamia limiterebbe infatti la possibilità di procreazione e di diffusione degli alleli vantaggiosi: e se fosse questa la vera ragione per cui, secondo le convinzioni di Julian Savulescu e Anders Sandberg, saremmo programmati per relazioni non monogamiche? Si tratta di ipotesi difficili da verificare, ma davvero molto interessanti dal punto di vista delle bellissime Just so story che di quando in quando ci vengono proposte.

Comunque in ogni caso sarebbe contro natura cercare di prolungare i matrimoni in quanto ciò andrebbe contro gli interessi dell’evoluzione della specie.

Ma se dunque l’evoluzione della specie è favorita dalle relazioni brevi e multiple, gli studiosi dell’Istituto per il futuro dell’umanità  non dovrebbero evitare di mettere in circolazione la loro cura?

Comunque, almeno per il momento, sembra che le condizioni ottimali di promiscuità e procreazione poligamica utili per l’evoluzione della specie siano rispettate…

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Laureato in Biologia e in Farmacia, docente di scienze naturali Nel 2011 ha pubblicato "Inchiesta sul darwinismo", nel 2016 "L'ultimo uomo" e nel 2020 "Il Quarto Dominio".

4 commenti

  1. Se posso permettermi un piccolo O-T-non-scientifico (se è fuori luogo o rischia di offendere alcune sensibilità toglietelo pure, non è assolutamente mia intenzione): sto frequentando in questo periodo il corso prematrimoniale, abbiamo due favolose coppie-guida, sposate (fra alti e bassi della vita) da 15 e 25 anni. La pillola anti-divorzio, a sentir loro, esiste già: è bianca e te la dà il prete ogni domenica a Messa. Come molti prodotti pubblicizzati in tv è efficace solo se assunta osservando un certo stile di vita, va presa una volta a settimana per tutta la vita, possibilmente a stomaco vuoto. C’è di buono che è gratis e non ha controindicazioni 😉

    • Giorgio Masiero on

      Secondo me, Marco, il Suo intervento non è affatto OT: la “pillola” di cui Le hanno parlato al corso prematrimoniale non è meno scientificamente affidabile della proposta dei 2 di Oxford e, sul piano razionale, lo è infinitamente di più.

  2. Prima hanno distrutto il matrimonio introducendo il divorzio, ora che fanno? Cercano di risaldarlo. RIdicoli!

    • Zitto, G.T., oppure ti somministreranno la pillola che ti renderà relativista 😉 !

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