Ray Waru negli archivi nazionali neozelandesi
A soli due mesi dalla conferenza di Firenze è stato confermato uno dei punti più critici dell’intervento del Generale Mini.
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Il ricercatore e regista televisivo Ray Waru esaminando nel corso di una sua ricerca gli archivi nazionali neozelandesi ha trovato le prove di qualcosa che era stato riferito dal Generale Fabio Mini nel corso della conferenza di Firenze de 27 ottobre scorso e di cui avevamo parlato in Ripensare il concetto di Guerra: video della conferenza del Gen. Fabio Mini.
Il riferimento è alla vicenda degli esperimenti eseguiti verso la fine della II guerra mondiale per provocare degli tsunami artificiali da utilizzare come arma, come è possibile vedere nel filmato:
La notizia del ritrovamento delle prove degli esperimenti è rimbalzata su diversi organi d’informazione, dal Telegraph “‘Tsunami bomb’ tested off New Zealand coast“, al New Zealand Herald “NZ, US attempted to create tsunami bomb“, anche in italia la notizia è giunta ed è stata riportata il 3 gennaio scorso dal Corriere della Sera “Quella bomba-tsunami pensata dai militari Usa“, in cui leggiamo:
…nel giugno del 1944 gli Usa assieme alla Nuova Zelanda portarono avanti l’operazione «Project Seal» per testare nelle acque della Nuova Caledonia ordigni in grado di provocare un’onda anomala alta fino a dieci metri e capace di distruggere anche una piccola città costiera.
[…]
La collaborazione militare tra Stati Uniti e Nuova Zelanda continuò per oltre 40 anni fino a quando negli anni ottanta il governo neozelandese decretò che nessuna nave armata con testate nucleare potesse entrare nelle sue acque territoriali. Gli Usa considerarono questo un affronto e declassarono il rapporto con l’antico partner, considerandolo non più uno stato alleato, ma solo un paese amico.
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La rilevanza di quanto affermato è evidente: le ricerche per la produzione di tsunami artificiali andò avanti fino agli anni ’80, e come poteva essere facilmente immaginato faceva riferimento all’uso di armi nucleari.
Ma cosa dobbiamo dedurre dal fatto che la Nuova Zelanda vietò l’ingresso di navi dotate di testate nucleari? Non ci vuole molta immaginazione per pensare che gli esperimenti proseguirono e che furono condotti con l’impiego di testate nucleari, ma dagli anni ’80, non più in Nuova Zelanda.
Questo riscontro dovrebbe spingere ad approfondire la ricerca nella direzione delle numerose denunce fatte dal generale nel corso della conferenza, fatti di cui i giornali dovrebbero occuparsi ogni giorno per non permettere che non parlandone si verifichino insabbiamenti.
Ma con una facile previsione possiamo dire che nessuna di quelle denunce avrà un seguito.
Il 3 gennaio è passato da solo 3 giorni, e la notizia degli tsunami artificiali è già scomparsa dai quotidiani.
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