Biologia: la rivoluzione scientifica mancata

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Sydney Brenner

 

In un articolo pubblicato su Science Sydney Brenner, Nobel per la medicina 2002, parla delle rivoluzioni scientifiche in biologia.

 

E propopne di denominare lo studio della biologia “Ingegneria naturale”.

 

Una denominazione che di fatto manderebbe in pensione il concetto di caso e necessità, questa sì che sarebbe una rivoluzione scientifica.

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 L’articolo nel quale Sydney Brenner ha affrontato l’argomento delle rivoluzioni scientifiche in biologia è stato pubblicato su Science il 14 dicembre scorso con il titolo The Revolution in the Life Sciences.

La notizia è stata ripresa il giorno successivo sulla versione online di Le Scienze, in un articolo dal titolo Rivoluzioni scientifiche: fisica e biologia a confronto  che mette a confronto l’articolo di Brunner sulle rivoluzioni scientifiche in biologia con uno del fisico Freeman Dyson che affronta il medesimo argomento nel campo della fisica.

 Prendendo spunto dalla teoria delle rivoluzioni scientifiche di T. S. Kuhn, Brenner indica come esempio di rivoluzione in biologia la scoperta del DNA avvenuta nel 1953, come riportato nell’articolo apparso su Le Scienze:

Una di queste rivoluzioni è stata certamente la scoperta della struttura a doppia elica del DNA da parte di Watson e Crick nel 1953. Prima di quella data, si conoscevano da una parte le leggi dell’ereditarietà formulate da Mendel, ma si ignorava quale fosse il substrato fisico in grado di codificare l’informazione sul progetto generale dell’organismo da trasmettere alla discendenza.

 Ma come esempio di “Rivoluzione scientifica” appare francamente inadatto.

Come infatti riportato correttamente all’inizio dell’articolo su Le Scienze, la rivoluzione scientifica ha come paradigma la “Rivoluzione copernicana“, della quale si afferma: “La rivoluzione copernicana è citata universalmente come il paradigma della rivoluzione scientifica, un totale rivolgimento della prospettiva sul mondo“.

 Ma quale “rivolgimento della prospettiva sul mondo” avrebbe portato la scoperta del DNA?

 Quello che venne scoperto da Watson e Crick nel 1953 non ha comportato nessuna rivoluzione scientifica perché non ha comportato alcun “rivolgimento della prospettiva sul mondo“.  Come infatti ricordato dallo stesso Brenner, la scoperta del DNA fu prevista dal fisico Erwin Schroedinger nel 1944 con il libro “Che  cosa è la vita?“, in cui ne anticipava le caratteristiche. La scoperta che le informazioni ereditarie sono immagazzinate nel DNA non cambiò le conoscenze di genetica mendeliana né la teoria dell’evoluzione che da solo 10 anni aveva visto l’affermarsi della Sintesi  Moderna. Non si trattò quindi di vera rivoluzione perché, come dicevamo, non ci fu alcun rivolgimento della prospettiva sul mondo.

La verità è che nella biologia non ci fu alcuna rivoluzione per tutto il ‘900 e che l’occasione di una vera rivoluzione fu offerta proprio dal lavoro di Schroedinger, ma questa possibilità fu persa per non mettere in difficoltà il paradigma neodarwiniano, come già evidenziato in “Inchiesta sul darwinismo“, pag. 122:

Non ci fu quindi una vera rivoluzione perché le idee rivoluzionarie di Simpson, Schindewolf e Goldschimidt furono bloccate sul nascere e l’attenzione si focalizzò sul supporto sul quale è scritta l’informazione (il DNA) anziché sulle modalità con le quali una nuova informazione viene ad emergere.

Ma, al di là delle dichiarazioni politically correct, Brenner fa poi delle affermazioni che vanno realmente nella direzione di una profonda rivoluzione in biologia:

 Se la fisica è stata tradizionalmente denominata filosofia naturale – conclude l’autore – allora la biologia può essere ribattezzata “ingegneria naturale”.

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Potrebbe sembrare solo un irrilevante nuovo termine ma, come diceva proprio Kuhn, i termini sono strettamente legati alle rivoluzioni scientifiche, e una “ingegneria naturale”, sarebbe una vera e propria rivoluzione.
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Nel termine “ingegneria naturale” è infatti contenuta l’idea di un meccanismo profondamente differente da quello dell’onnipotenza del caso proposta dal neodarwinismo, si tratta di un termine che va nella stessa direzione di quello “Fisica dei Sistemi Viventi” di cui parlava Michele Forastiere in Verso una nuova teoria dell’evoluzione.
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La speranza è che finalmente quella rivoluzione scientifica in biologia, che è stata rinviata da oltre mezzo secolo, possa adesso veramente verificarsi.
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Laureato in Biologia e in Farmacia, docente di scienze naturali Nel 2011 ha pubblicato "Inchiesta sul darwinismo", nel 2016 "L'ultimo uomo" e nel 2020 "Il Quarto Dominio".

6 commenti

  1. Mi pare che ci sia un “elefante nella stanza”, o se vogliamo un “elefante nell’articolo”: il punto – se ho ben compreso – è che se parliamo di “ingegneria naturale” dobbiamo estromettere (almeno) il “caso” dalla nota formula monodiana “Caso e necessità”.. O sbaglio? Curiosità personale (se si può dire senza “spoilerare” il libro): che avevano detto Simpson, Schindewolf e Goldschimidt per incorrere negli strali dei custodi dell’ortodossia darwiniana?

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