Studenti e docenti scendono in piazza per protestare contro i tagli, ma sanno cosa stanno fronteggiando?
Quelle che vengono presentate come spiacevoli decisioni dovute a contingenze economiche, sono invece l’impalcatura su cui si costruisce il progetto di una scuola asservita alle élite.
Neanche per chi ci lavora e conosce la situazione dall’interno è facile districarsi nella serie di provvedimenti che ruotano intorno alla scuola, e tanto meno capire quale sia il modello verso cui ci stiamo dirigendo. E’ allora possibile provare a farsi un’idea andando a vedere cosa accade nel modello culturalmente dominante in occidente, in Inghilterra, il Paese le cui mode e tendenze prima o poi finiscono per affermarsi in tutto il mondo.
Quello che accade nella scuola inglese è stato efficacemente descritto in un articolo intitolato Niente scuola, siamo inglesi pubblicato il 30 settembre scorso sul Sole 24ORE:
Quello della scuola inglese è un mito da sfatare: solo un certo provincialismo italico ci fa pensare che sia un modello imbattibile e da imitare. Non parliamo qui dei curricula e della didattica, ma del sistema scolastico. L’eccellenza inglese molto probabilmente è migliore dell’eccellenza italiana, perché è una scuola più moderna nei contenuti e più agile nei metodi di apprendimento. Ma nel Regno Unito l’istruzione d’eccellenza è quella privata.
Nella pubblica il livello è così basso che ogni anno si moltiplicano gli appelli e le campagne per la scolarizzazione: un bambino di 11 anni che esce dalla primaria pubblica ha lo stesso livello di preparazione di un bambino di 7/8 anni della privata.
Nell’articolo viene dunque segnalata una crescente separazione tra le classi sociali, viene dipinta una realtà dove la scuola statale è progressivamente svuotata e impoverita mentre le scuole riservate alle classi sociali elevate forniscono alti standard di preparazione che aprono le porte verso gli studi universitari e i posti dirigenziali.
Ma arrivati a questo punto non bisogna far l’errore di pensare che le scuole private inglesi siano come quelle italiane, da noi la scuola privata non è una scuola elitaria, la scuola cattolica in particolare ha le sue radici nell’800, nell’istruzione quasi sempre gratuita offerta a tutte le classi sociali. E ancora oggi la scuola cattolica, che per poter operare necessita del pagamento di una retta, non rappresenta una scuola per le classi elevate più di quanto non lo rappresentino le scuole statali.
Se l’intento è poter seguire il modello inglese, le scuole cattoliche sono quindi un ostacolo, infatti, nonostante la quasi totale mancanza di sostegno statale, le rette richieste consentono la frequenza di tutte classi sociali, e in più le scuole cattoliche hanno a loro sfavore proprio quel così poco “politically correct” appellativo di “cattoliche”.
Ecco allora che parallelamente allo smantellamento della scuola statale si procede a quello delle scuole paritarie (spesso cattoliche). Il meccanismo è semplice, spingerle verso l’insostenibilità economica, in poche parole verso il fallimento. Ovviamente niente che sia così manifesto da sollevare troppe proteste, deve trattarsi di una morte naturale, una fine rispettosa dei canoni darwiniani della selezione naturale.
I punti su cui agire sono semplici: aumentare i costi e diminuire il numero degli iscritti.
Sull’aumento dei costi l’ultima mossa è stata proprio di questi giorni, il riferimento è all’introduzione dell’IMU sulle scuole paritarie, con la risibile eccezione di quelle che richiedono un corrispettivo “simbolico”, come riportato sul Corriere della Sera nell’articolo Le scuole paritarie non pagheranno l’Imu solo se la retta è simbolica.
Peccato che spese e stipendi non siano simbolici.
Sul versante della riduzione degli iscritti la crisi economica voluta dai banchieri della BCE sta già dando i suoi frutti inducendo alcune famiglie a tagliare i bilanci, ma un ulteriore “aiuto” può certamente giungere dall’inserimento delle rette nel redditometro, e c’è da stare certi che ci sarà chi, comprensibilmente, non lo gradirà.
Ma l’operazione viene completata deformando la realtà e dipingendo appunto le scuole paritarie come scuole per ricchi largamente sovvenzionate dallo Stato, anziché come scuole sussidiarie che con la loro presenza fanno risparmiare allo Stato centinaia di milioni di euro. E a dirlo deve essere una deputata del PD per “giustificare” davanti ai propri elettori il perché di un parziale finanziamento di 223 milioni alle scuole paritarie:
A festeggiare è, in particolar modo, la presentatrice della proposta Simonetta Rubinato (che ha un doppio incarico: sindaco di Roncade e deputata) del Pd:
«I relatori hanno accolto il mio suggerimento di far escludere questa somma dal patto di stabilità, trovando copertura nel fondo per la compensazione degli effetti finanziari, rendendola così effettivamente erogabile. E il governo è stato battuto. Una battaglia vinta a favore delle famiglie e in particolare della rete delle scuole paritarie che fa risparmiare allo Stato ogni anno, solo in Veneto, 500 milioni di euro».
Ecco dunque la verità, con le scuole paritarie lo Stato risparmia cifre ingenti e il loro sostegno sarebbe un’operazione molto vantaggiosa per le finanze, un sostegno che potrebbe essere fatto di esenzione IMU, di esclusione dal redditometro e di detrazione almeno parziale delle rette versate, fatto di cui si gioverebbero le famiglie, non le scuole.
Invece in questi giorni vengono additate le scuole paritarie come origine dei problemi per la scuola statale, e così con provvedimenti penalizzanti si potrà giungere in tempi relativamente brevi alla chiusura delle realtà più fragili. Potranno invece resistere solo le scuole dove va chi può spendere cifre rilevanti, sarà allora che la scuola paritaria per ricchi, quella che adesso è un’eccezione, sarà realizzata.
Anche noi potremo allora avere scuole private per le élite, scuole da 40.000 euro l’anno:
Ecco un altro grappolo di numeri che fanno riflettere: negli ultimi tre anni cinque super scuole da sole hanno mandato a Oxbridge (Oxford e Cambridge) più studenti che altri 2.000 istituti meno blasonati tutti messi insieme. Di queste cinque super scuole, quattro sono private (Eton, St Paul’s, Westminster e St Paul’s Girls). La retta di Eton (che è la boarding school più esclusiva del Regno) è sulle 35mila sterline l’anno, 40mila euro. Le altre sono day school di Londra, con tasse scolastiche variabili dalle 19mila alle 25mila sterline annue (da 23 mila a 30 mila); sport, musica e attività extracurriculari esclusi.
Una definizione di “Guerra” di Sun tsu, del V secolo a.C. è quella che la identifica con l’inganno:
Sun-tzu intuì che ingannando l’avversario sulle vere intenzioni, sui piani, sulle forze e sulle proprie manovre lo si induce a prendere decisioni sbagliate e quindi a essere sconfitto da se stesso.
Gen. F. Mini – Perché siamo così ipocriti sulla guerra?
Speriamo che la protesta non prenda direzioni sbagliate, che non porti la scuola verso il punto prefissato da altri, da chi non vuole che assolva alla sua funzione.
.
.
.
.
16 commenti
E QUALCUNO alla CEI dice pure “Giu’ le mani da Monti“…
Saranno bravissimi esegeti, conosceranno a menadito 30 lingue morte che non si sa neppure piu’ come si pronuncino, ma di politica non ci capiscono una beneamata m…
http://www.tempi.it/imu-agesc-rimarranno-aperte-solo-le-scuole-paritarie-per-ricchi#.ULRztu-NREI
Gli attacchi contro le scuole paritarie sono solo ideologici, come dicevi tu per impedire che vengano insegnate verità scomode o politicamente scorrette e con un livello di istruzione superiore. Non sia mai che il popolo ragioni un po’ troppo.
La riprova sta proprio nel fatto -scandaloso- che lo Stato riuscirebbe a risparmiare 6 miliardi di euro (!) già da ora. In tempi di crisi economica, voler spendere di più è una follia.
http://www.ilgiornale.it/news/cultura/quanti-luoghi-comuni-sulla-scuola-paritaria-854499.html
«Quanto spende la Repubblica italiana per ogni allievo, per tutti i servizi d’insegnamento? ». Risposte: 6116 euro per la scuola dell’infanzia, 7366 euro per la primaria, 7688 per la secondaria di primo grado, 8108 euro per la secondaria di secondo grado. Ecco invece la spesa dello Stato per ciascun studente di scuola non statale: 584 euro per la scuola dell’infanzia, 866 per la primaria, 106 per la secondaria di primo grado, 51 per la secondaria di secondo grado.
Già ad oggi, grazie alla frequenza da parte di più di un milione di studenti delle scuole paritarie (di cui oltre 800mila in paritarie cattoliche), le casse statali risparmiano 6254 milioni di euro. Conclusione: «È dunque economicamente strategico per lo Stato incrementare le risorse economiche affinché il sistema paritario possa sostenersi e le famiglie italiane possano sceglierlo». Mentre «ogni riduzione in Legge Finanziaria sul sistema paritario comporta in realtà un incremento di spesa per lo Stato di oltre 10 volte la cifra risparmiata ».
Mi domando perché i cattolici non sfruttano l’enorme capacità mediatica che avrebbero a disposizione, anche se latente, per sbugiardare a voce alta una menzogna così palese a suon di numeri, che oggi sembrano essere l’unica cosa che conti.
Come mai, cattolici e Chiesa, siamo diventati così incapaci di compiere e vincere una battaglia culturale del tipo “vincere facile”?
frank, avrei voluto reperire e inserire io quei dati ma poi non ho fatto in tempo, grazie per aver provveduto tu!
Il link segnalato da Piero dimostra che i cattolici sanno cosa sta succedendo, allora resta la domanda: non è possibile fare più informazione corretta (come nel caso dell’articolo su Tempi) su questi argomenti?
Perché stare sempre sulla difensiva?
Perché stare sempre sulla difensiva?
Cammilleri nel link citato prospettava una guerra economica senza quartiere contro la Chiesa se non si fosse piegata…
Ma piu’ prosaicamente, credo che regni ancora, anche e soprattutto all’interno della Chiesa, la diffusa ideologia del piu’ becero catto-comunismo, per cui soltanto la Chiesa POVERA (e con povera intendono proprio senza un becco di un quattrino, manco per rammendare una tunica) possa essere degna sposa di Cristo, che dobbiamo autofustigarci, specialmente nel mondo occidentale, perche’ siamo “ricchi” (ancora per poco), che solo la poverta’ possa aprire il cuore al Cielo (come se anche tra i poveri non ci possa essere invidia, bramosia, avarizia). Basti pensare ai tanti Teologi della Liberazione.
basti pensare all’ennesima omelia in questa salsa del Card. ex-Arcivescovo Tettamanzi, che TUONAVA, no, non contro l’invasione di islamici di Piazza del Duomo, non contro le politiche abortiste, ne’ contro i “matrimoni” gay, ma contro lo SPRECO di Milano che butterebbe tonnellate di pane nella spazzatura, quando, a conti fatti, facendo un rapido calcolo, risultava che ogni milanese (e anche ogni cittadino fuori sede che lavora a Milano, non dimentichiamolo) “getterebbe” la bellezza di 35 grammi di pane.
Mi correggo:
http://www.lavocedelpopolo.it/dettagli_prima.php?get_id=4073
180 q.li di pane=18’000 Kg
Abitanti di Milano (fonte wikipedia): 1 348 769
18000/1348769=0,013345Kg=13,3grammi di pane
Scusa Piero, ma non sono d’accordo col tuo ultimo post.
Non sono certo catto-comunista e lasciamo perdere la teologia della liberazione, però che il clero oggi e in passato non sia stato spesso un gran che d’esempio anche in tema di ricchezze e ostentazione, mi pare innegabile.
Che la cattiveria si annidi anche nei poveri è tanto certo come la bontà in qualche ricco.
Che però la povertà sia stata elogiata da Gesù è un altro fatto incontrovertibile, tanto quanto gli anatemi ai ricchi. Che lui sia vissuto povero e perseguitato anche. Che abbia invitato i suoi vescovi ad imitarlo in questo, idem.
Si assiste invece a un carrierismo e a un modo di comportarsi che assomiglia troppo al modo di fare di principi-re che comandano invece che di ‘servi’ anche se ne hanno il nome.
Il problema è anche che per avere sovvenzionamenti
si deve scendere a infiniti compromessi che ti tappano
la bocca con altrettanti ricatti economici.
In questo senso una Chiesa ‘povera’ è anche più libera di dire la Verità e meno legata ai politici di turno. Certo però che se si sceglie solo la diplomazia… con inchini, sorrisi e parole suadenti anche ai peggiori criminali.
La verità è che oggi, da noi, nessuno è più disposto ad essere perseguitato.
Certo non si parla di indigenza assoluta e soprattutto i soldi ricevuti andrebbero usati in divulgazione della verità. Insomma vanno usati, anche per es. nel settore dell’istruzione.
Proprio oggi nel dominio informativo falsato in cui viviamo, andrebbero usati 24h/24h tutti i mezzi a disposizione -enormi- per controinformare.
Cosa che non viene fatta non per mancanza di mezzi ma per evidentemente ricatti. Economici o anche di corruzione ancora nascosti (vedi pedofilia e altro).
Oppure, cosa molto probabile, da un po’ ci sono infiltrati nella stessa Chiesa per distruggerla dall’interno.
D’accordo con te su Tettamanzi, ma sul pane eri tu che ti lamentavi giustamente di non poterlo raccogliere per donarlo, quindi scandalizziamoci pure di quelle 18 tonnellate giornaliere in una sola città, che non sono comunque poche…
Ribaltando il problema, con 18.000Kg di pane giornaliero si potrebbero sfamare 18.000 persone ogni giorno. Non è mica poco.
Che Tettamanzi & Co. abbiano ben altro di cui preoccuparsi, oltre al pane sprecato, non c’è dubbio.
però che il clero oggi e in passato non sia stato spesso un gran che d’esempio anche in tema di ricchezze e ostentazione, mi pare innegabile.
E’ vero, ma le “ricchezze” non sono proprie, ma della carica. Mica il vescovo/cardinale/papa lascia in eredita’ gli ori ai parenti, o puo’ venere impunemente e senza chiedere delle proprieta’ della Chiesa per impadronirsene e farci i comodi propri.
E anche in ambiente “laico”, qualcuno non ha nulla da invidiare, a cominciare dal Presidente della Repubblica (in genere), che ha 24h/24h 200 lacche’ pronti al minimo ordine, un palazzo intero corredato da ori e opere d’arte sottratte al Papa, ecc ecc…
San Pietro lo hanno fatto cinquecento anni fa, ed e’ sempre lo stesso, mi pare che il ROI sia alla grande, per quanti turisti lo hanno visitato.
Che però la povertà sia stata elogiata da Gesù è un altro fatto incontrovertibile, tanto quanto gli anatemi ai ricchi. Che lui sia vissuto povero e perseguitato anche. Che abbia invitato i suoi vescovi ad imitarlo in questo, idem.
Anche questo e’ un altro mito da sfatare: pare infatti che Giuseppe non fosse uno straccione, ma un discreto “padroncino”, con alle sue dipendenze degli operai specializzati. Ebbe in appalto delle porte del Tempio se non sbaglio.
Idem per la tunica tutta d’un pezzo che vestiva
Gesu’, un gran bel pezzo d’abbigliamento.
Poi lo finanziavano delle ricche vedove, e non ha certo sputato sui soldi che riceveva, visto che servivano alla sua Missione.
E alle nozze di Cana non ha predicato, come certo avrebbero fatto certi moralisti cardinaloni di casa nostra, sullo “sfarzo”, su quello che si sarebbeo potuto dare ai poveri, anzi ha tramutato l’acqua in vino affinche’ gli sposi potessero degnamente festeggiare con tutti la loro unione.
Inutile citare da ultimo l’episodio dell’unguento della donna e le proteste di Giuda, vero?
Cosa che non viene fatta non per mancanza di mezzi ma per evidentemente ricatti.
Io invece direi proprio per sudditanza psicologica, per usare un’espressione calcistica.
50 anni di autofustigamenti sono serviti a “mettere a cuccia” anche i piu’ riottosi.
Gli scandali gonfiati ad arte dai media hanno fatto il resto.
Oppure, cosa molto probabile, da un po’ ci sono infiltrati nella stessa Chiesa per distruggerla dall’interno.
Su questo ti quoto al 100%.
D’accordo con te su Tettamanzi, ma sul pane eri tu che ti lamentavi giustamente di non poterlo raccogliere per donarlo, quindi scandalizziamoci pure di quelle 18 tonnellate giornaliere in una sola città, che non sono comunque poche…
Ribaltando il problema, con 18.000Kg di pane giornaliero si potrebbero sfamare 18.000 persone ogni giorno. Non è mica poco.
Mi aspettavo questa replica, ma e’ molto facile smontarla.
Non e’ che uno si tiene il pane per una settimana, lo colleziona, e poi lo mangia tutto in una volta.
Il pane e’ una delle poche cose rimaste veramente sincera, rivela sempre la sua eta’, per cui va fatto e mangiato ogni giorno.
Cosa faccio, prendo i miei 13 grammi di pane “sprecato” e lo porto dai preti?
E’ evidente che sono soltanto BRICIOLE, e che sommando piccole briciole per milioni di persone vengono fuori delle quantita’ che fanno impressione, ma solo sulla carta.
Come proporresti tu di recuperare quelle briciole?
E’ evidente che e’ solo una trovata propagandista demagogica, buttata li’ sui media per autocolpevolizzarci ancora una volta. E che dire se no della farina buttata sul banco per ammassare il pane? O quella rimasta nelle macchine che hanno provveduto a farlo? Quanta se ne potrebbe recuperare?
A volte mi domando cosa succederebbe se ad un tratto tutti gli occidentali morissero, cosa predicherebbero certi pretuncoli.
Il discorso cibo e donazione di esso è stato già oggetto qua e poi è ancora più “esoterica” la cosa in tutti i suoi vari aspetti…
http://www.enzopennetta.it/2012/11/attacco-al-banco-alimentare-le-politiche-malthusiane-sbarcano-in-europa/#comment-9652
Ad ogni modo Piero il pane, si va fatto ogni giorno, ma per fortuna hanno inventato con una spesa di un pugno di dollari,al tempo dell’invenzione, il congelatore..molti fanno scorta di pane e lo congelano per usarlo quotidianamente essendo ormai in molte circostanze difficile recarsi al forno o al banco del pane ogni gorno.Questo non c’entra nulla ,solo per dire…
35 grammi di pane non so se è chiaro quanto siano…una “macina” sfornata da Banderas 😀
Un biscotto c’ha anche un suo perchè..un tozzo di pane grosso come un biscotto a testa e riempirci un sacco…che vogliamo dar da mangiare ai polli?
Con tutto il rispetto ma cerchiamo di non dire fesserie…bisogna anche avere un’idea sulle unità di misura…era come con le cavellette:
http://www.enzopennetta.it/2012/05/se-la-scienza-non-esiste-tutto-e-permesso/#comment-4770
Ah a tal proposito..35 grammi saranno una 15 di cavallette su per giù..vedcete che convengono?:D
http://www.youtube.com/watch?v=nyKhYZYrdVc
Grylls va di moda..ci vendono tutti i gadget..coltelli,torce,giacconi..stivali,dvd,riviste,libri..così li si fa dventare anche alla moda no?
Macchè croste di pane!
😀
E’ vero, ma le “ricchezze” non sono proprie, ma della carica. Mica il vescovo/cardinale/papa lascia in eredita’ gli ori ai parenti, o puo’ venere impunemente e senza chiedere delle proprieta’ della Chiesa per impadronirsene e farci i comodi propri.
Bè una volta succedeva pure… Comunque sia, carica o no, una buona moderazione e distacco dai beni del mondo è d’obbligo. E non è che si veda.
Che i laici esagerino nello sfarzo/lusso (o ruberie) è disdicevole ma non c’è nessun paragone: mica hanno fatto voto di povertà e di rinuncia al mondo come il loro Maestro per essere d’esempio agli uomini nella rinuncia evangelica alle ricchezze e cupidigie!
Anche questo e’ un altro mito da sfatare: pare infatti che Giuseppe non fosse uno straccione, ma un discreto “padroncino”, con alle sue dipendenze degli operai specializzati. Ebbe in appalto delle porte del Tempio se non sbaglio.
Idem per la tunica tutta d’un pezzo che vestiva
Gesu’, un gran bel pezzo d’abbigliamento.
Poi lo finanziavano delle ricche vedove, e non ha certo sputato sui soldi che riceveva, visto che servivano alla sua Missione.
Avevo letto di queste ipotesi su Gesù, ma poco cambia che fosse un falegname o un carpentiere. Per la tunica intera, certamente gliela avrà tessuta sua Madre, come era usanza.
Nessuno vuol sostenere che Gesù sia stato uno straccione nella più completa indigenza, né che abbia incoraggiato i suoi discepoli a fare altrettanto.
Ma spero non si voglia giungere a dire che Gesù era un ricco vestito alla moda che viaggiava da un albergo a 4 stelle a uno di cinque.
Ha sicuramente esaltato la povertà come scelta di libertà ed esaltazione dello spirito. Come esempio e rimedio per le concupiscenze terrene. L’ha vissuta e consigliata ai suoi a sua imitazione. Che poi abbia accettato poco prima di essere sepolto l’unzione prima di diventare una maschera di sangue, non direi che sia un precedente o un invito alle ricchezze. Tanto più che molto spesso gli toccava dormire sotto le stelle, peggio delle volpi.
Poi è chiaro che i soldi arrivavano come offerte e -meno male- dai ricchi del suo tempo passavano a Lui che li ridistribuiva ai poveri. Non è questo il problema, anche se la tentazione è sempre in agguato, vedi il caso del vescovo ladro Giuda.
Al giorno d’oggi, oltre ai poveri, i soldi vanno impiegati anche nella battaglia culturale dell’evangelizzazione e della controinformazione corretta.
In conclusione, per il pane, mi pare ti sbagli: non possono far riferimento alle briciole di ciascun singolo abitante di Milano o alla farina avanzata dai panettieri.
Si fa la conta per es. del pane non più vendibile a fine giornata da parte dei panettieri, bar, alberghi etc. pane ottimo e non scaduto, magari appena da riscaldare ma comunque non più da mettere in vetrina per essere comprato.
Non mi pare strano arrivare a 18 tonnellate giornaliere in questo modo. Anzi.
Chiudiamo l’OT e torniamo alla scuola.
Quello che è assurdo è non fare la voce grossa su un argomento ‘laico’, avendo i numeri per tacitare chiunque possa dire ‘A’ e anzi poter passare per salvatori della patria, facendo risparmiare 6 miliardi in tempo di vacche magre.
Se non si vince su un argomento come questo, potremo MAI riuscirci su qualunque altro?
Se è vero che temono un attacco economico e per questo tacciono, penso che di questo passo, non parleranno mai più su nulla: Chiesa RIP.
Comunque sia, carica o no, una buona moderazione e distacco dai beni del mondo è d’obbligo. E non è che si veda.
I vescovi i Cardinali ecc non sono neanche proprietari delle vesti che indossano.
Spogliare i palazzi apostolici, San Pietro di tutte le opere e di tutti gli ori basterebbe a sfamare i poveri del mondo per un giorno. E poi?
Che i laici esagerino nello sfarzo/lusso (o ruberie) è disdicevole ma non c’è nessun paragone: mica hanno fatto voto di povertà e di rinuncia al mondo
Come no?!? Il Presidente della Repubblica pontifica un giorno si’ e l’altro pure, e con lui il senatore a vita e presidente del consiglio, con relativi stipendi ed emoluenti vari, che gli italiani debbano fare sacrifici, pero’ da parte loro non se ne vedono. Pertini, almeno, non ci stava mai al Quirinale, se non per obblighi improrogabili.
Avevo letto di queste ipotesi su Gesù, ma poco cambia che fosse un falegname o un carpentiere.
E invece cambia molto: si puo’ essere moderatamente “benestanti”, vuol dire che si puo’ maneggiare denaro e “potere” non per se’ ma per gli altri, senza bramosie. Giuseppe, e con lui suo Figlio, hanno fatto cosi’.
Nessuno vuol sostenere che Gesù sia stato uno straccione nella più completa indigenza, né che abbia incoraggiato i suoi discepoli a fare altrettanto.
E invece e’ proprio questo che vanno propagandando certi pauperisti de’ noantri. E’ quello che vogliono che facciano tutti (a parte loro).
Ma spero non si voglia giungere a dire che Gesù era un ricco vestito alla moda che viaggiava da un albergo a 4 stelle a uno di cinque.
E’ questo quello che distingue l’essere schiavo della mondanita’ e l’adattarsi a quello che c’e’: un conto e’ dire “Senza un albergo a 5 stelle non mi muovo“, un altro e’ dire “Grazie che mi hai messo a disposizione la tua stanza“.
Ha sicuramente esaltato la povertà come scelta di libertà ed esaltazione dello spirito. Come esempio e rimedio per le concupiscenze terrene. L’ha vissuta e consigliata ai suoi a sua imitazione. Che poi abbia accettato poco prima di essere sepolto l’unzione prima di diventare una maschera di sangue, non direi che sia un precedente o un invito alle ricchezze. Tanto più che molto spesso gli toccava dormire sotto le stelle, peggio delle volpi.
Deve essere chiaro che l’essere “poveri” (poi il concetto e’ relativo) non puo’ e NON E’ un viatico per il Paradiso, un lasciapassare per passare davanti agli altri. Saremo giudicati per le nostre azioni, non per quello che abbiamo in borsa.
Non ha consigliato di essere poveri, ma di non prestare orecchio alle sirene della ricchezza, del piacere agli altri, dell’avidita’, dell’aridita’ del cuore, a non affannarsi ad accumulare tesori sulla terra, quando un istante dopo uno potrebbe morire. Non e’ esattamente la stessa cosa.
Ma se “povero e’ bello”, mi chiedo perche’ mai dovremmo noi togliere loro questo privilegio e farli uscire da questa condizione 🙂
Poi è chiaro che i soldi arrivavano come offerte e -meno male- dai ricchi del suo tempo passavano a Lui che li ridistribuiva ai poveri.
Questa mi giunge nuova. Devo essere distratto, non ricordo di quando redistribuiva le offerte ai poveri.
Il denaro che Gli veniva offerto non serviva certo per darlo ai poveri, ma per le loro necessita’ quotidiane.
Qualche link del sempre bravo Cammilleri:
http://www.rinocammilleri.com/2010/08/gheddo-2/
http://www.rinocammilleri.com/2010/07/gotti-2/
http://www.rinocammilleri.com/2009/08/danimarca/
http://www.rinocammilleri.com/2012/06/federalismo/
http://www.rinocammilleri.com/2012/05/gheddo-3/
In conclusione, per il pane, mi pare ti sbagli: non possono far riferimento alle briciole di ciascun singolo abitante di Milano o alla farina avanzata dai panettieri.
Si fa la conta per es. del pane non più vendibile a fine giornata da parte dei panettieri, bar, alberghi etc. pane ottimo e non scaduto, magari appena da riscaldare ma comunque non più da mettere in vetrina per essere comprato.
Non mi pare strano arrivare a 18 tonnellate giornaliere in questo modo. Anzi.
Invece no: non so da dove l’abbiano preso quel dato, ma e’ abbastanza chiaro che ci si riferisca a quanto viene gettato (ma anche qui, che fanno, pesano la spazzatura?), e per due motivi:
1) per colpevolizzare oltremodo i milanesi, i “ricchi” per antonomasia, sul fatto che rimane roba da mangiare e che non viene consumata
2) non si capisce altrimenti cosa potrebbero fare i milanesi stessi per questo “spreco”: mangiare piu’ pane? sarebbe bastato produrre leggermente di meno
A questo proposito occorre anche precisare altre cose: che Milano ogni giorno viene “invasa” da qualche centinaio di migliaio di persone che ci lavorano, dai comuni limitrofi: diciamo 500.000?
A questi si aggiungono almeno altri 200-300.000 clandestini che non sono registrati da nessuna parte.
Quindi la gia’ ridicola cifra di 13 grammi di pane “sprecato” andrebbe dimezzata.
Infatti la quantita’ di sfrido, rispetto alla quantita’ minima acquistabile (un panino) e’ talmente ridicola, che basterebbe che ogni milanese pretendesse quei 5-6 grammi in piu’ che non ci sarebbe piu’ neppure una briciola buttata.
Quindi 18 tonnellate di pane per quasi due milioni di persone sono una barzelletta.
Devo fare i miei complimenti per i panifici della citta’: producono QUASI ESATTAMENTE quanto viene consumato!
Io mi scandalizzerei di piu’ per le migliaia di tonnellate di agrumi che ogni anno, per direttive europee, vengono schiacciati sotto i trattori, o per il grano che ogni anno viene gettato dalle navi nel Tirreno, per non farne crollare il prezzo (e non c’entra per niente il fatto che altrimenti gli agricoltori andrebbero in perdita).
@Leonetto:
Ad ogni modo Piero il pane, si va fatto ogni giorno, ma per fortuna hanno inventato con una spesa di un pugno di dollari,al tempo dell’invenzione, il congelatore..molti fanno scorta di pane e lo congelano per usarlo quotidianamente essendo ormai in molte circostanze difficile recarsi al forno o al banco del pane ogni gorno
Questa non la bevo: 7 kg di pane occupano un discreto spazio nel congelatore, dove se lo mettono? Gia’ ci sono i 5 contenitori per la differenziata in giro per casa, se poi ci mettiamo un congelatore extra large per il pane… 😉
Pero’ non mi meraviglierebbe molto perche’ molti al Nord hanno dimenticato cosa vuol dire mangiare bene, e mangiare pane appena sfornato…non ha prezzo! Per tutto il resto c’e’ mastercard! 😉
mica hanno fatto voto di povertà e di rinuncia al mondo
Come no?!?
Certo San Napolitano d’Assisi ha fatto i tre voti assieme a San Monti e San Bersani etc
Ma chi ha mai dato ragione agli immondi politici che ci ritroviamo??
Pensavo fosse chiara la differenza tra un laico ipocrita e un religioso non fedele ai suoi voti che deve dare esempio al mondo.
si puo’ essere moderatamente “benestanti”, vuol dire che si puo’ maneggiare denaro e “potere” non per se’ ma per gli altri, senza bramosie. Giuseppe, e con lui suo Figlio, hanno fatto cosi’.
Intanto sono ipotesi su fatti di 2000 anni fa, non passiamole per certezze.
Poi ci si riferisce a un periodo della vita di Gesù diverso da quello della sua missione pubblica. In quel periodo ha semplicemente lavorato per vivere e questo non è mica mai stato consigliato di non farlo. I soldi che prendeva erano per sé e la sua famiglia.
Ma quando ha iniziato la sua missione, è cambiato tutto e si è dedicato al servizio di evangelizzazione.
In particolare è chiaro il messaggio di ‘servizio’ e l’ammonimento a non imitare i ‘potenti/ricchi’ del mondo: “Tra voi non sia così”.
Che si tratti di potere o ricchezze fa lo stesso: entrambe devono essere al servizio degli altri, senza ovviamente privarsi del necessario per sè.
Deve essere chiaro che l’essere “poveri” (poi il concetto e’ relativo) non puo’ e NON E’ un viatico per il Paradiso, un lasciapassare per passare davanti agli altri. Saremo giudicati per le nostre azioni, non per quello che abbiamo in borsa.
Non ha consigliato di essere poveri, ma di non prestare orecchio alle sirene della ricchezza
Il bene e il male sono in ogni classe, è un ovvietà, però non è vero che secondo lui sono uguali: ha dato una preferenza assoluta alla povertà.
Chiaramente il problema è la ricchezza frutto e causa di ingiustizia. Ed è anche troppo frequente. Difficile pensare che la povertà invece generi ingiustizie. Non si parla qui di azioni malvagie dei singoli poveri.
Leggi le beatitudini oppure trovami qualche elogio dei ricchi o della ricchezza, anche nel resto del NT.
E’ chiaro che non disprezza nessuno ma conosce bene come funzionano queste cose: il nostro egoismo ci scuserà sempre delle nostre scelte…
Al giovane ricco indica di lasciare tutto e seguirlo.
A quei pochi che riescono a maneggiare la ricchezza con giustizia gliela lascia pure, per carità. Anzi, se non fosse così, come potrebbe essere aiutato qualcuno?
Aiuto che deve comprendere il cercare di ristabilire la giustizia infranta, non solo un’elemosina.
Poi lo finanziavano delle ricche vedove […]Il denaro che Gli veniva offerto non serviva certo per darlo ai poveri, ma per le loro necessita’ quotidiane. Devo essere distratto, non ricordo
Eh già nel Vangelo c’è scritto esattamente tutto quello che ha fatto, letteralmente.
Quindi conoscendo persone ricche e frequentando infinità di persone povere e malate, se ne sarebbe guardato bene di provvedere alle loro necessità?
Cos’era un altro retore che predicava senza far corrispondere le sue opere?
Che poi mica era una novità la cura dei poveri, degli orfani e delle vedove, si va a Mosè.
Del resto, la stessa frase all’unzione: “non si è venduto per trecento denari per poi darli ai poveri?[…] I poveri infatti li avete sempre con voi” fa capire che i soldi a cui Giuda era interessato, erano in realtà destinati a loro e che era una pratica abituale aiutarli…
Sul pane:
Insomma per te i panettieri/bar/alberghi etc non hanno nessuno spreco e tutto va bene!
E’ una constatazione molto semplice: C’E’ spreco proprio in quegli esercizi e riutilizzare i (molti) resti ancora buoni sarebbe un dovere.
Che poi ci siano gli agrumi e tutto il resto di cibo da riusare, ottimo occupiamoci anche di quello. E chi non si scandalizza? Ma tirare in ballo questo per ignorare il problema del pane (che c’è in ogni città, non c’entra nulla solo Milano, l’ho già sentito da anni anche per altre città), mi sembra assurdo.
Soprattutto perché è un problema di facile risoluzione: basta favorire la donazione serale negli esercizi, come del resto sostenevi proprio tu. E ci sono già delle associazioni che passano a ritirarlo.
Non c’entrano nulla le briciole in spazzatura dei singoli milanesi.
Comunque sia, io mi fermerei qui, siamo totalmente OT.
Inutile ribadire che il futuro dell’italia, come anche quello europeo, è preoccupante. Per essere bruschi si potrebbe dire che la nostra nazione in balia della solita politica sarà presto destinata a scomparire dalle carte geografiche politiche. Chi ha la laurea e gli manca un posto fisso scappa all’estero mentre gli altri restano a morire di fame. Con la chiusura di molte aziende i posti di lavoro sono diminuiti ulteriormente ed i disoccupati sono drasticamente aumentati. Una cosa che mi da enorme fastidio del nostro paese, e per paese intendo il “popolo italiano”, è la sua mancanza di spina dorsale. Non siamo più in democrazia da anni e ora più che mai la dittatura è palese. Cosa può unirci se non il mal contento comune? Cosa manca ancora prima di un’azione collettiva volta a rovesciare il governo?
*malcontento
http://www.tempi.it/se-lilva-chiude-e-un-disastro-per-gli-operai-e-per-litalia#.ULYIre-NREI
http://www.liberoquotidiano.it/news/politica/1131872/Monti-ci-vuole-in-ginocchio—preparatevi-ad-altre-tasse.html
http://www.liberoquotidiano.it/news/economia/1132264/Crisi–Merrill-Lynch–per-Italia-potenziali-rischi-da-prossime-elezioni.html
Ottimi esempi Piero. L’innesco c’è, manca solo l’iniziativa generale. Da notare le stime nel sondaggio presente nell’articolo del secondo link. A questo punto mi chiedo quale sarà la goccia che farà traboccare il vaso.