Più volte sono state segnalate le manovre speculative sui generi alimentari come origine di gravi carestie.
Adesso emerge una correlazione con rivolte e rivoluzioni.
E osservando il grafico siamo su un punto critico.
La globalizzazione, un fenomeno nel quale, che piaccia o no, siamo coinvolti. Forse era inevitabile, ma certamente è stata guidata verso la circolazione libera di capitali e merci, con l’obiettivo di realizzare un unico mercato “globale”, alimentati dalla fiducia nell’insegnamento settecentesco di Adam Smith che se ogni attore della scena economica e politica è lasciato libero di seguire il proprio vantaggio ne conseguirà, in virtù di una specie di “mano invisibile”, il bene di tutti.
E così in un’assenza sostanziale di regole ciascuno cerca il proprio profitto, ma un mercato totalmente intercomunicante è come una nave senza paratie stagne.
I compartimenti stagni sono quelle sezioni in cui una nave viene divisa per far sì che un problema che nasca in un punto non si estenda a tutto lo scafo portando all’affondamento della nave stessa. Certamente la presenza di paratie rallenta la libera circolazione all’interno dello scafo, ma il vantaggio in caso di pericolo è così grande che nessuno penserebbe mai di fare a meno di questi dispositivi.
La fiducia cieca nella libera competizione, e la contemporanea mancanza di sistemi di protezione delle diverse aree geografiche, hanno realizzato una situazione simile proprio ad una nave senza paratie e il cui carico, e i problemi, sono liberi di spostarsi da una parte all’altra.
Questa metafora può efficacemente introdurre uno studio del New England Complex Systems Institute di Cambridge, pubblicato su Technology Rewiwew, nel quale viene evidenziata un’impressionante correlazione tra l’aumento del prezzo dei generi alimentari e le rivolte nei paesi del terzo mondo: The Cause Of Riots And The Price of Food.
Nell’articolo compare un eloquente grafico che mostra la correlazione tra l’andamento del prezzo dei generi alimentari e lo scoppio di rivolte negli ultimi anni:
Lo studio è così commentato dall’autore Marco Lagi:
Questo sembra dimostrare chiaramente che, quando l’indice dei prezzi alimentari supera una certa soglia, il risultato è di problemi in tutto il mondo.
Questa non è scienza missilistica.
E ‘ovvio che la gente diventa disperata quando il cibo è introvabile. Si dice spesso che una società è a tre pasti completi dall’anarchia.
Ha ragione a ricordarlo l’autore, questa non è scienza missilistica, si parla di probabilità, ma queste non sono da sottovalutare. Come si vede dal grafico siamo ancora vicini in modo preoccupante alla soglia di rischio, e la congiuntura internazionale non lascia pensare ad un imminente ripiegamento della linea.
C’è già chi attribuisce la causa degli aumenti dei generi alimentari ai cambiamenti climatici, ma come abbiamo già visto in passato il vero problema è la speculazione finanziaria sui generi alimentari, sembra proprio che Adam Smith non avesse ragione (CS – Fame nel mondo: la “Tempesta perfetta”?; Denaro sporco: la speculazione sul mais; Oxfam: raddoppio del prezzo dei cereali nei prossimi 20 anni).
E finora non abbiamo parlato della cosa più importante: i morti per la fame nel mondo.
Ma tutto questo sarebbe facilmente evitabile vietando la speculazione sui generi alimentari e l’utilizzo del mais per ottenere biocarburanti, eppure da nessuna parte viene sollevato questo problema.
E’ come lasciare il grilletto di un’arma immensamente potente nelle mani degli speculatori… l’unica vera “mano invisibile”.
5 commenti
Questo è uno dei tanti, terribili, effetti del capitalismo selvaggio; l’esaltazione della competizione economica senza regole, l’ossessione del guadagno facile, il menefreghismo più completo nei confronti dei più deboli e disagiati, l’illusione di un mercato globale che, inevitabilmente, continua ad arricchire i Paesi più ricchi (sfruttatori) ed indebolisce sempre più i Paesi più poveri (sfruttati).
Il punto è che, come sempre, nessun governo e nessun organismo internazionale muoverà un dito fino a che la situazione non diverrà insostenibile, e il numero di morti dovuti alla fame e alle rivolte distruggerà interi Paesi e intere popolazioni. Quando, poi, questo mostro che loro stessi hanno creato, inizierà a minacciare i loro guadagni e le loro ricchezze, ovvero quando la creatura sfuggirà dal controllo del creatore, allora forse inizieranno a ragionare e a porsi delle domande per arginare il fenomeno. Ma potrebbe essere troppo tardi.
Non si capisce dove arriva la cecità davanti ai problemi e dove inizia l’uso strumentale di certi meccanismi.
Tutto può essere politica, e strategia, le politiche demografiche neomalthusiane ma anche la possibilità di stabilizzare o destabilizzare un’area con la leva finanziaria sui generi alimentari.
Al riguardo posso anticipare che per fine ottobre si sta preparando una conferenza a Firenze alla quale dovrei partecipare.
OT? prof. mi scusi ma avrei la necessità di comunicarle una cosa privatamente.
Può gentilmente fornirmi un indirizzo e-mail a cui poter scrivere?
Grazie
Certamente Valentino,
può usare il seguente: mail@enzopennetta.it
La pericolosità del momento attuale è confermata da quanto riferito da Al Jazeera:
World Bank: Food costs at record levels again
Prices now one per cent higher than previous peak in Feburary 2011 “threatening the health and well-being of millions”.
http://www.aljazeera.com/indepth/features/2012/08/201283112331806512.html