A fine luglio avevamo parlato della complessità irriducibile come criterio di falsificabilità della teoria neodarwiniana.
Pochi giorni dopo nientemeno che M.Piattelli Palmarini affermava esattamente le stesse cose.
Contrariamente a quanto si vuol far credere la teoria è sempre più debole.
Il 27 luglio scorso su CS appariva l’articolo intitolato Darwin’s Black Beast, una riflessione che a sua volta prendeva spunto dall’articolo Complessita’ irriducibile, la sconfitta dell’evoluzionismo di Fabrizio Fratus sul quotidiano online La Voce, in cui si affrontava l’argomento della “complessità irriducibile“.
Fratus nel suo articolo riproponeva la definizione data da Behe:
La definizione di M. Behe relativa alla complessità irriducibile è questa: «Un singolo sistema composto da diverse parti interagenti che contribuiscono alla funzione di base, e per il quale la rimozione di una qualunque delle parti causerebbe la cessazione del funzionamento del sistema».
Nell’intervento su CS veniva poi ricordata un’affermazione dello stesso Darwin che poneva proprio gli argomenti della complessità irriducibile come “criterio di falsificabilità” della teoria:
Se potesse dimostrarsi che esista un organo complesso, il quale non possa essere stato prodotto con molte modificazioni successive e piccole, la mia teoria sarebbe completamente rovesciata. Ma io non posso trovarne un solo caso. […]
Per scoprire i gradi transitori pei quali questo organo è passato, noi dovremmo riportarci alle più antiche forme primitive, che da lungo tempo rimasero estinte.
C. Darwin – L’origine delle specie, Zanichelli 1864 – pag. 149-150
Questo è l’unico vero criterio di falsificabilità della teoria neo-darwiniana, purtroppo il suo limite è che non è facile giungere ad una dimostrazione definitiva che un determinato sistema sia impossibile da realizzare gradualmente, come dimostra il noto esempio della trappola per topi (che può funzionare solo se sono presenti tutti i pezzi) proposto proprio dai sostenitori della complessità irriducibile.
Ed è altrettanto noto che da parte dei sostenitori della teoria neodarwiniana si è ritenuto di poter dimostrare che neanche la trappola per topi è un esempio di complessità irriducibile (vedi CS-Amici del CICAP: che ne direste di proporre il darwinismo nell’ora di religione?).
Solo tre settimane dopo, il 18 agosto, su Il Foglio veniva pubblicato l’articolo intitolato Il totem darwinista: Piattelli Palmarini replica a nuove, vecchie accuse, un articolo che a sua volta era la replica a quello pubblicato la domenica precedente su il Sole 24ORE a firma di Armando Massarenti e nel quale in occasione della ripubblicazione del saggio “Gli errori di Darwin” di J. Fodor e M. Piattelli Palmarini, veniva duramente criticato l’autore definendo la pubblicazione “un aggiornamento grottesco” e dichiarando che quello sollevato è solo un “falso dibattito” inscenato da M.Piattelli Palmarini accusato di schivare le critiche di Telmo Pievani.
Ma a quanto pare sono Massarenti e Pievani a schivare le repliche che a sua volta M. P. Palmarini ha pubblicato su testate come il Corriere della Sera, il Sole 24ORE e Scienza in rete.
Ma perché tanta acredine nei confronti di questo libro e dei suoi autori? La spiegazione la fornisce lo stesso P. Palamarini nell’intervista al Foglio:
Il vero torto è stato dunque quello di aver infranto il paradigma e la cappa di conformismo culturale che lo sorregge, che poi è lo stesso “torto” di chiunque che, a partire dal livello di P.Palmarini per finire agli autori e ai commentatori di blog come questo, osa dire le stesse cose.
Ma particolarmente importante è anche quanto viene detto riguardo al criterio di falsificabilità della teoria:
Massimo Piattelli Palmarini riporta dunque lo stesso passaggio di Darwin sulla “complessità irriducibile” di cui avevamo parlato a Luglio, sostenendo che non solo esistono casi di organi impossibili da spiegare con la selezione naturale, ma che ne “esistono a iosa”.
La teoria neo-darwiniana dovrebbe quindi ritenersi scientificamente confutata, ma la paura del “creazionismo” impedisce che questo accada:
L’articolo finisce con un’ultima affermazione di Piattelli Palmarini, il darwinismo dei Pigliucci e Pievani vincerà “sociologicamente, non scientificamente“. Una situazione che da sempre andiamo dichiarando.
E’ vero, questo sta avvenendo perché le forze in campo sono estremamente impari, ma abbiamo la presunzione di sostenere che andrà a finire diversamente di come immagina P. Palmarini: il darwinismo perderà sia scientificamente che sociologicamente.
24 commenti
Una dimostrazione della irriducibile complessità “presente a iosa” negli organismi biologici consisterebbe, equivalentemente, nel dimostrare matematicamente che l’integrazione di tante microevoluzioni intra-specie in termini di differenze genetiche non può portare ad una macroevoluzione nemmeno tra due sottospecie.
Questa dimostrazione matematica esiste, ma sta incontrando per la sua pubblicazione la strenua opposizione della “cappa di conformismo culturale” diffusa nell’ambiente scientifico.
Sono sicuro anch’io però, come te Enzo, che la fine del darwinismo è segnata. Quando avverrà? Quando comincerà ad emergere una teoria scientifica alternativa, una pars construens, che non obblighi tutto il mondo ad abbracciare “l’orrore del creazionismo”… (Con questo non voglio dire di abbandonare la pars destruens contro una teoria ottocentesca decrepita!)
Si conferma così, quanto sia epistemologicamente ingenuo il falsificazionismo di Popper e come avesse ragione Imre Lakatos a dire che il progresso scientifico si attua attraverso la competizione non solo di teorie scientifiche, ma anche di programmi di ricerca, che costituiscono lo sfondo concettuale generale (la visione del mondo) delle teorie stesse. Una teoria viene scartata, per Lakatos, non quando un’osservazione empirica la falsifica, ma quando
1) è già pronta una nuova teoria;
2) questa, rispetto alla precedente, ha maggiore contenuto empirico e
3) sa incontrare il favore dell’establishment per la sua Weltanschauung.
Lo sviluppo della scienza scaturisce insomma dalla competizione tra programmi di ricerca (che oggi coinvolgono sempre interessi economici: politici, accademici, farmaceutici, editoriali, ecc.) in cui prevale la concezione che appare nel medio-lungo termine più adeguata a spiegare i fatti. Il falsificazionismo di Popper è ingenuo e insoddisfacente, perché concepisce lo sviluppo della scienza come una serie di successivi duelli tra una teoria e fatti. Ma le cose non stanno in questo modo, in quanto la lotta tra il teorico e il fattuale avviene sempre per lo meno a quattro: tra due teorie in competizione, i gruppi scientifico-economici che le supportano e, anche per ultimi, i poveri fatti! Una teoria non viene scartata appena qualche fatto la contraddice, ma soltanto quando la comunità scientifica ha a disposizione una teoria migliore delle precedente. Così, la gravitazione di Newton (che da molti anni già si sapeva essere in contraddizione con i fatti sperimentali, per es. nella precessione di Mercurio) venne accantonata solo dopo che apparve la teoria della relatività generale di Einstein. In assenza di rivali, una teoria viene mantenuta anche se è falsificata in qualche esperimento: basta che almeno parte delle sue previsioni teoriche ricevano conferma e che implichi una visione del mondo accettato dai più.
Grazie Giorgio per questo tuo intervento che sottopone alla nostra attenzione riflessioni di primaria importanza.
Comincio anch’io a pensare che la visione di Popper sia un po’ troppo ottimistica, che non basti mostrare l’errore per convincere che la strada è sbagliata.
Ma siamo d’accprdo sul fatto che mostrare l’errore sia un lavoro che va fatto instancabilmente, altrimenti non si preparerà il terreno fertile per una nuova proposta.
Ma ci sono diversi segnali, e tu Giorgio ne conosci alcuni, che una nuova teoria che soddisfi tutti i criteri di scientificità, possa presto affacciarsi… se solo glielo consentiranno.
Caro Enzo, pars destruens e pars construens sono le due facce della stessa medaglia, la ricerca della verità, come ci ha insegnato Bacone ben 4 secoli prima di Popper e Lakatos. E già Bacone metteva in guardia contro le cause che mettono ostacoli al progresso delle scienze, primo tra tutti il potere: lo scienziato non si deve vendere come la cortigiana, né asservirsi al potere di qualcuno ma accudire con amore alla sola scienza.
Tutto quello che ho appreso sul darwinismo io lo devo a te e a questo tuo meraviglioso sito. Per questo, senza infingimenti, mi permetto di darti un consiglio: poiché hai annunciato un rinnovamento del sito, perché non prevedi una sezione “costruttiva”, dove tu e chiunque altro possa suggerire e/o inserire ricerche autenticamente scientifiche (alternative alle just so story darwinistiche, ma che siano nei canoni della scienza moderna che esclude il finalismo, e quindi alternative anche al creazionismo) sui temi dell’abiogenesi e dell’evoluzione delle specie?
Un sito di questo tipo sarebbe originale in Italia, credo unico, autenticamente scientifico (e ti libererebbe finalmente da tutti quegli sciocchi che chiamano creazionismo ogni critica al darwinismo).
Caro Giorgio,
se davvero, come dici, il mio modesto lavoro è stato utile a chiarire almeno un po’ cosa si muovesse intorno alla teoria darwiniana, quanto maggiore potrebbe essere l’efficacia di uno spazio che riportasse interventi di ricercatori e docenti universitari.
Accolgo quindi con molto piacere la tua proposta.
Quindi posso già anticipare che la novità più importante della nuova versione del sito sarà proprio uno spazio strettamente dedicato alle ricerche relative alla “pars construens”.
Altri rallentamenti per la messa al pubblico di quella dimostrazione..vabbeh..
Ad ogni modo la realtà dei fatti sembra riflettere esattamente quel modello di scienza,sulle linee guida di Lakatos,alla faccia della falsificabilità..
Però qui,lo ribadiamo,oltre la falsificabilità(comunque scientificamente importante,basilare)si incorre anche nella mancanza di corroborazione/i…il che è un’altro tasto dolente..
In effetti ad ogni modo essendo divenuto e condiviso quel modus operandi laq possibilità che il neodarwinismo possa cadere rasenta lo zero,siamo nell’ordine di probabilità dell’abiogenesi dalla non vita.
Ciò non toglie ,che anche stando così le cose non sia utile in qualche modo continuare una pars destruens.
Riguardo al creazionismo,ne abbiamo ri-arlato di recente:
http://www.enzopennetta.it/wordpress/2012/09/il-creazionismo-non-e-adatto-per-i-bambini/
E,ad ogni modo se le cose stanno in un certo modo una pars costruens non potrà mai arrivare,ma potrebbe venir intrapresa,ad ogni modo non è quello l’essenziale della pars destruens,dell’abbandono del neodarwinismo,l’obiettivo a cui si dovrebbe auspicare non è lo spianare la via ad una nuova teoria o un suo subentrare(come nel caso dell’ID,qualora avessero i requisiti di scienza che ora non hanno).Ma è piuttosto abbandonare falsi schemi ideologici e come dice il prof.Fondi nelle parole,riproposte proprio nella discussione che linko sopra:
“La mia conclusione è che la biologia e anche altre dciscipline progredirebbero meglio e più in fretta se si lasciassero alle spalle la mitologia,il vicolo cieco della mitologia evoluzionistica per riprendere il solco fruttuoso e sicuro della morfologia aristotelico-couveriano-linneiano.. ”
Quelli sono i punti principali,il resto viene dopo..la “scienza della creazione”(e non il creazionismo) è uno spauracchio che serve da collante al neodarwinismo stesso.
Ma in verità,ho avuto modo di scriverne a proposito in quell’altra occasione,la faccenda cireca il creazionismo è ben diversa e non è legata alla scienza nel modo in cui viene proposto al grandce pubblico…
Ad ogni modo,sicuramente parlando di Palmarini,non può non ritornare in mente il paragone del neodarwinismo a qualcosa che viene riempito e fatto così ingrssare fino a scoppiare nel tentativo di salvarlo..
Fino a che punto dunque può essere ingrossato?E veramente vi è un punto di limite in cui poi scoppia?
Che non si vada a riesumare il re dei saltazionisti,http://en.wikipedia.org/wiki/Otto_Schindewolf
Otto Schndewolf,che,brutalmente(aprendo in qualche modo future vie anche a Eldredge e Gould),asserì che il primo uccello(o proto-uccello,comunque diciamo uccello) uscì da un uovo di rettile come una “grossa mutazione”, vale a dire, come il risultato di un enorme “incidente” nella struttura genetica.
Inoltre salta alla mente quanto si era osservato qua:
http://www.enzopennetta.it/wordpress/2012/07/evoluzione-esiste-un-principio-di-indeterminazione/
“In effetti ad ogni modo essendo divenuto e condiviso quel modus operandi la possibilità che il neodarwinismo possa cadere rasenta lo zero,siamo nell’ordine di probabilità dell’abiogenesi dalla non vita.”
Semplicemente sublime! 🙂
Hai fatto bene a riproporre la frase di Roberto Fondi, una frase che comunque sintetizza la necessità di abbandonare la via infruttuosa (pars destruens) e quella di impiegare le energie rese in questo modo disponibili verso una nuova teoria (pars construens).
Continuando ad insistere sulla prima si potrà iniziare ad aprire qualche spiraglio sulla seconda.
Sociologicamente è da 200 anni che è vincente. Incomincia a far vedere tutto le sue storture e disumanità. Mah, dubito che senza l’intervento di Qualcuno ad oggi si riesca a sconfigere il darwinismo sociale. Lo dubito perchè si è inserito in tutti i sistemi esistenziali. Mi viene in mente l’omelia di inizio pontificato di GpII ” Aprite i sistemi economici, i vasti campi della cultura … permettete a Cristo di parlare all’uomo! Solo Lui ha parole di vita. Si! Di vita eterna!”. Soprattutto il mondo scientifico ha perso la sua anima ( con tutte le dovute eccezzioni) facendosi servo del potere e chiudendosi alla speranza ch va oltre la speranza!
Matteo Dellanoce
Concordo sul fatto che la scienza ha “orrore del vuoto”, nel senso che per abbandonare una teoria, non gli basta dimostrare che quella corrente è errata, ma deve averne anche una nuova a portata di mano.
Ed è proprio questo, nel campo della ricerca sulla vita, il limite ideologicamente invalicabile.
Semplicemente, come del resto l’umanità di tutti i tempi ha sempre saputo ed espresso nelle varie culture (solo la nostra si distingue e non certo perchè composta da elementi culturalmente più validi), la vita è stata creata.
Diversamente si dovrebbe, come minimo, dimostrare che dal non-vivo può nascere qualcosa di vivo.
Quindi confutare gli errori per far cadere l’impalcatura, è l’unica possibilità ragionevole.
Nessuno, o solo pochi vogliono ascoltare ? Non è un problema della Verità, che non cambia di una iota, sia creduta da nessuno o da tutti.
Non vinceremo noi, ma la Verità.
Noi accontentiamoci di resistere e persistere.
Benvenuto Fabio,
sottolineando la chiara separazione tra il “come” è nata la vita (di cui si occupa la scienza) e il “perché” e per “volontà di chi” sia nata (di cui si occupa la religione), siamo pienamente d’accordo sul fatto che si debba continuare insistentemente a confutare gli errori se si vuole ottenere qualche risultato.
E che alla fine non saremo certo noi a prevalere, ma la Verità.
Grazie per averlo ricordato.
In relazione a quanto detto in questo articolo,qui:
http://www.enzopennetta.it/wordpress/2012/07/darwins-black-beast/
qui:
http://www.enzopennetta.it/wordpress/2012/09/il-creazionismo-non-e-adatto-per-i-bambini/
E nei relativi commenti,vorrei dire alcune cose a riguardo,al fine di fare delle precisazioni,che credo abbia un qualche senso ed utilità fare.
Abbiamo avuto modo,nelle pagine di CS,più volte di dire qualcosa a rigurdo di una teoria scientifica,e,al di la di Popper o Lakatos,sicuramente è possibile asserire che l’idea che le persone comunemente hanno di teoria scientifica è in verità molto più vaga e “eterea” rispetto a quella che hanno gli scienziati (quelli che stanno in laboratorio in primis,o che si occupano realmente di scienza, non quelli che chiacchierano in televisione o filosofi della scienza.Infatti,per così dire,le teorie scientifiche non sono un qualcosa che abbia valore in sé, ma possono considerarsi tali quando costituiscano una base “razionale” su cui poter fare previsioni, verificabili tramite appropriati esperimenti. L’approccio dello scienziato nei confronti di una teoria scientifica è dunque molto più “laico”,più brutale,più terra-terra di quanto invece spesso lo si ritenga.Allo scienziato la teoria non serve a disquisire circa i massimi sistemi, ma per pianificare degli esperimenti verificabili oggettivamente,per avere una comprensione affidabile di un oggetto in esame.In duecento anni gli esperimenti, ispirati dalle teorie di Darwin e verificati col metodo scientifico, riguardano solo aspetti micro-evolutivi(quindi ibridazioni,speciazioni,incroci,chimere,mutazioni intra-specie(robertsonian fusion,tandem fusion etc..),trasposizioni,adattamenti all’ambiente propri di certe specie(metaprogrammazione,borrowed information),endogenizzazione,simbiosi etc…), e il ritenerli una conferma delle modificazioni macro-evolutive è soltanto frutto di estrapolazioni ideologiche, non avendo alcun fondamento veramente scientifico,per come esso andrebbe definito.
A tal proposito,infatti,oggi,il sapere umano diviene,in buona sostanza, divaricato e scisso in un binomio:sapere scientifico e sapere filosofico-teologico.
Alchè quando si va parlando di certi fatti che riguardano il campo della storia naturale si assiste spesso e volentieri a qualche scontro.
Fatto è che in verità bisognerebbe identificare una regione di mezzo fra i due saperi in cui la fede,la filosofia,la religione dicono il punto di vista e la scienza da il suo,ma tutte quante in verità sono solo ipotesi,poichè nessuna va ad avewre corroborazioni ne va ad avere le altre caratteristiche (anche falsificabilità) che sono necessarie affinchè una teoria possa dirsi scientifica e quindi accettata dagli onesti.
Quindi a questo punto allargandosi all’ID,si possono vedere alcune cose.
Inanzi tutto si può osservare che,dopo una decina d’anni dall’uscita del tomo di Behe,che potrebbe essere considerato come la nascita ufficiale dell’ID,l’ID non ha ispirato nessun esperimento realmente interessante,non ha fornito spunti “mirabolanti” per la biologia ne degni di nota.Ma con il normale passare degli anni invece sembra sempre meno quella scienza che aspirava a diventare,e che cerca di essere,restando e mostrandosi invece sempre maggiormente un prolungato esercizio di polemica.
Due astronomi, John Couch Adams e Urbain Jean Joseph Le Verrier, misurando le irregolarità nell’orbita di Urano, postularono,attraverso dei calcoli la posizione esatta dove un incognito «pianeta X» avrebbe dovuto trovarsi per “far tornare i loro calcoli”, ed infatti nel 1846 un altro astronomo, Johann Galle, puntando il telescopio verso quella posizione precisa, individuò il pianeta, denominato successivamente Nettuno.Ulteriori calcoli sul moto di Urano portarono poi a ritenere che ci dovesse essere ancora un altro «pianeta X» e vennero fatti nuovi calcoli, basandosi a quel punto sul moto sia di Urano che di Nettuno, finché Clyde Tombaugh nel 1930 riuscì ad identificare l’esistenza di Plutone.
Ed i calcoli astronomici in realtà non tornarono ancora poi la Voyager permise di correggere i dati sulla massa di Nettuno e tutto tornò.Pertanto quelli(che poi uno non sia da considerare un vero pianeta è un’altra cosa)vengono considerati gli ‘ultimi’ pianeti del nostro sistema.
Questa oparentesi storica serve a spiegare il secondo punto sull’ID,ovvero,l’ID va postulando un ipotetico pianeta X per far tornare i conti che con la sola equazione darwiniana non tornano.Pertanto siccome non si spiega la complessità irriducibile(o meglio quella che appare come complessità irriducibile)si va a postulare un qualcosa che introdotto la risolava.Tale elemento è il “progettista intelligente”,ma meglio sarebbe dire qualcosa come “progettualità razionale”…Se si confronta il caso della scoperta dei 2 pianeti con questo dell’ID si può osservare che il dire che l’ipotetica equazione darwiniana non sia compatibile con la complessità del risultato finale non significa dire che la “progettualità razionale” (concepita come elemento mancante all’interno dell’equazione) debba necessariamente esistere…
In teoria,”in teoria”, infatti, si potrebbe anche un domani rivedere quantitativamente il peso della selezione naturale in questa equazione, col risultato di ottenere questa volta un risultato finale compatibile.
Che poi sarebbe ciò che auspica Palmarini.
Lo stesso avviene per quella sorta di creazionismo scientifico evangelico-battista che pretende quasi di elevarsi a Dio e che invade il campo della scienza e fin con troppo rischio percorre quello della fede.
Per quest’ultimi proporrei di rileggere Giobbe 38.E riquoto quanto ho scritto circa il creazionismo qui:
http://www.enzopennetta.it/wordpress/2012/09/il-creazionismo-non-e-adatto-per-i-bambini/
“Se si confronta il caso della scoperta dei 2 pianeti con questo dell’ID si può osservare che il dire che l’ipotetica equazione darwiniana non sia compatibile con la complessità del risultato finale non significa dire che la “progettualità razionale” (concepita come elemento mancante all’interno dell’equazione) debba necessariamente esistere…
In teoria,”in teoria”, infatti, si potrebbe anche un domani rivedere quantitativamente il peso della selezione naturale in questa equazione, col risultato di ottenere questa volta un risultato finale compatibile.”
In queste considerazioni è la sintesi della situazione, l’ID non propone esperimenti e la sintesi ne propone ma falliscono.
Siamo in un vicolo cieco a meno che non si intraprenda una nuova strada.
Gentile Enzo,
trovo che la strada indicata da Giorgio Masiero sia quella più convincente ed efficace. Già alcuni mesi fa mi ero permesso di suggerire come l’ampliamento a dismisura della teoria evoluzionista, sino a farla coincidere con il contrario di se stessa, fosse una delle contraddizioni più evidenti e interessanti da sottolineare per mettere in discussione il paradigma attuale. Non si può sottovalutare la dimensione sociale e culturale della scienza e del dibattito scientifico. Se l’uomo non è fatto di sola carne, la scienza non può essere puro empirismo. Credo sia importante stimolare in positivo il dibattito anche e soprattutto dal punto di vista culturale. Quale nuova teoria? quali ipotesi ardite o scompaginanti possiamo mettere sul tavolo? come riuscire ad utilizzare il pensiero laterale o quello divergente nella ricerca delle origini della vita?
Tra pochi giorni uscirà nelle sale cinematografiche il film: “Prometheus”. Tratterà, in chiave ovviamente fiction, del tema della panspermia e della possibile origine extra terrestre della vita sulla terra. Al di la dei credo, dei recinti e delle inerzie, non potrebbe essere una piccola, semplice e molto concreta occasione per aprire un dibattito che coinvolga anche un pubblico più ampio?
“Tra pochi giorni uscirà nelle sale cinematografiche il film: “Prometheus”. Tratterà, in chiave ovviamente fiction, del tema della panspermia e della possibile origine extra terrestre della vita sulla terra. Al di la dei credo, dei recinti e delle inerzie, non potrebbe essere una piccola, semplice e molto concreta occasione per aprire un dibattito che coinvolga anche un pubblico più ampio?”
In che senso e a ragion di cosa sarà un’occasione?
P.S.
Il trailer di questa nuova produzione di Ridley Scott…
http://www.youtube.com/watch?v=sftuxbvGwiU
http://www.youtube.com/watch?v=N0WUpsErUBA&feature=related
http://it.wikipedia.org/wiki/Prometheus_(film)
“Nel lontano passato, la navicella spaziale di un’avanzata razza umanoide aliena arriva sulla Terra. Uno degli alieni consuma un liquido scuro che provoca la disgregazione del suo corpo e lo fa cadere in una vicina cascata, seminando la Terra con gli elementi costitutivi della vita.”
Una panspermia un po’ meno noiosa di quelle proposte da Arrhenius e Crick, e quindi certamente più efficace.
Quasi quasi quando esce domando agli studenti che ne pensano…
PS grazie per il trailer, per il momento posso solo dire che Ridley Scott è un grande! 😀
Beh apprezzo in generale i film di R.scott,certo la trama di questo mi ha richiamato l’immagine di un alieno che fa una sosta sull’antico pianeta terra per far fare i bisogni al figlio che li fa in una pozza…e dopo milioni di anni ecco che la vita si diffonde sul pianeta…
Da quel giorno si vietò la sosta su pianeti disabitati per fare bisogni ed allora nacquero gli Ufo-Grill ed è per questo che non si sono mai più visti alieni…
😀
Come ho anticipato sopra, anch’io ritengo che la strada da seguire sia quella indicata da Giorgio.
Per permettere di esporre degli interventi qualificati in tal senso confermo che sarà presto aperta un’apposita sezione sul sito.
Vedremo che tipo di messaggio sarà effettivamente contenuto nel film di Ridley Scott, per il momento mi limito a considerare come il cinema sia stato uno strumento molto efficace per veicolare determinati messaggi culturali.
Il che non vuol dire che registi, sceneggiatori e produttori ne siano necessariamente consapevoli.
http://www.pikaia.eu/EasyNe2/Notizie/L_evoluzione_e_falsificabile.aspx
😀
Parlo da persona che come sapete ha il semplice interesse per questi argomenti ma non è un “addetto ai lavori”:
ma questo articolo di pikaia non parla ancora una volta di variazioni all’interno della specie? che siano bianchi, neri o bruni mi pare che sempre di orsi si parli quindi ti chiedo in cosa questo avrebbe a che vedere con la macroevoluzione e la nascita di nuove specie?
Salve Mattia,certo li si fa riferimento a “specie” come esito di una speciazione,ovviamente non c’entra la macroevoluzione,anche se si sa che secondo il neodarwinismo e Pikaia ,di conseguenza,come vedi(anche) nel link di questo commento:
http://www.enzopennetta.it/wordpress/2012/09/il-creazionismo-non-e-adatto-per-i-bambini/#comment-7428
viene fornta una certa visione di micro e macro evoluzione,che comunque ad oggi manca di corroborazione alcuna…
Credo che questo dovrebbe rispondere alla domanda.
Ad ogni modo non c’entra nulla.
Il discorso è un altro.
E si parla di falsificabilità.
Anche riguardo a questo,quio su CS,si era già avuto modo ,mi pare anche più che in un’occasione,di dire due cose a riguardo.
Anche di recente quando si ebbe la notizia relativa al sequenziamento del gorilla:
http://www.enzopennetta.it/wordpress/2012/03/homo-gorilla-scimpanze/
In buona sostanza,per farla breve,cosa accade in questo articolo di Pikaia?
Così come si ‘gioca’ su ‘specie’,’evoluzione’ etc..lo si fa anche su falsificabilità.
Una teoria scientifica fra le sue,chiamiamole così,peculiarità oltre alla/e corroborazione/i,criterio/i di falsificabilità ha certamente(o dovrebbe avere) anche una sua certa modificabilità,dinamicità,ovvero la possibilità di essere modificata in seguito a nuove osservazioni,nuove scoperte etc..
Sono due cose distinte..
“Cambiare” l’albero non vuol dire che la teoria venga falsificata,ma semplicemente viene modificata,in modo analogo a come le mutazioni soppiantarono la ereditarietà dei caratteri acquisiti…
P.S.
Qualora ve ne sia bisogno rimando per anelli mancanti e forme transitorie al primo commento qui:
http://www.enzopennetta.it/wordpress/2012/07/darwins-black-beast/
Leonetto, nel tuo intervento hai già detto le cose più importanti su questa storia degli orsi, ma credo proprio che l’articolo su Pikaia meriti comunque un post tutto suo su CS…
ne avevo sentore…
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