Sulla Repubblica: ancora “profezie” per il 2050. Altro che i Maya…
Nell’articolo apparso il 28 agosto su La Repubblica intitolato “2050, tutti vegetariani ecco la dieta del futuro” stavolta è il turno di un gruppo di scienziati svedesi ad esercitarsi con le profezie per l’ormai fatidico 2050, e in alternativa a quelli che pronosticano un’umanità decimata ci prospettano tutti a dieta vegetariana forzata.
Il problema prospettato è il solito: saremo troppi e sarà impossibile che ci sia da mangiare per tutti, quindi sarà necessario rinunciare almeno alla carne:
Entro quarant’anni diventeremo tutti vegetariani. Non per scelta, bensì per necessità: altrimenti non ci sarà abbastanza cibo per sfamare la crescente popolazione terrestre. Frutta e verdura anziché bistecche e prosciutti. Ecco la dieta dei nostri figli o nipoti, se vorremo nutrire l’intero pianeta.
E così dei ricercatori ci informano del fatto che saremo 9 miliardi rispetto ai 7 attuali, ma assorti come sono a giocare con i loro modellini matematici, ci raccontano quello che avviene nei loro computer e si dimenticano di dirci che la realtà è ben altra. La realtà è che già adesso ci sarebbe da sfamare i 7 miliardi e anche i 9, basterebbe che si smettesse di utilizzare i raccolti per fare biocarburanti e si vietasse la speculazione, come ci informa un interessantissimo articolo apparso su Climate Monitor: Sull’orlo del disastro.
E così dopo l’immancabile allarme della Sibilla ferragostana, Giovanni Sartori (CS-Sartori: non ci sono più le mezze stagioni…), continua l’allarmismo…
4 commenti
Se ne parla anche qui: http://giulianoguzzo.wordpress.com/2012/08/28/saremo-troppi-e-affamati-la-solita-balla-demografica/
Un articolo utile e ben impostato.
Giuliano Guzzo ha messo su un blog interessante, adesso abbiamo una voce in più.
Gli auguro buon alavoro.
Se non l’avete ancora fatto, consiglio di leggere questi due articoli su Il Foglio:
http://www.ilfoglio.it/soloqui/14734
http://www.ilfoglio.it/soloqui/14738
Grazie,
per fortuna c’è ancora qualche giornale che pubblica articoli pieni di buon senso e non proni di fronte al “verbo” scientista.