Conferenza di Rio: qual è l’Asse del male?

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Utilizzando un’espressione coniata da G.W. Bush nel 2002, una ONG ha definito come un “Asse del male contro le donne”, l’iniziativa del Vaticano di contrastare le politiche abortiste nel terzo mondo.

 

La vicenda è stata sottolineata su La Stampa e ripresa dal sito dell’UAAR.  In questo modo entrambi finiscono per trovarsi di fatto su posizioni neocolonialiste.

 

La conferenza di Rio si è conclusa il 22 giugno senza che la maggior parte dell’opinione pubblica se ne sia neanche accorta. Lo spostamento dell’attenzione sull’emergenza economica e sulla crisi in Siria ha posto in secondo piano il summit sullo sviluppo sostenibile.

Come già accaduto altre volte in passato si è registrata una spaccatura tra i paesi industrializzati e quelli in via di sviluppo, nel 2000 ad esempio, in occasione della conferenza Beijing + 5, il gruppo di paesi in via di sviluppo denominato G77 aveva fortemente protestato contro il neocolonialismo camuffato da iniziative sociali, con particolare riferimento alla cosiddetta “salute riproduttiva“:

Nella dichiarazione finale della conferenza, al punto IV, oltre ad altre iniziative ampiamente condivise, viene confermata l’inclusione della“salute riproduttiva” tra i diritti umani: «Sforzi crescenti sono necessari per fornire un uguale accesso all’educazione, alla salute, e ai servizi sociali e assicurare i diritti di donne e ragazze all’educazione e al godimento dei più alti standard ottenibili di salute fisica e mentale e di benessere attraverso tutto l’arco della vita, e così un’adeguata, conveniente ed universalmente accessibile cura della salute e servizi includenti la salute sessuale e riproduttiva»

Alcuni Paesi in via di sviluppo, riunitisi nell’organizzazione denominata G77, percepiscono però la “salute riproduttiva” come un mezzo per veicolare controlli malthusiani della popolazione. Alla conferenzasi parla di “colonialismo sessuale”

Da “Inchiesta sul darwinismo”,   pag.195

Stavolta sembra che preannunciandosi nuovamente una pressione sui cosiddetti “diritti riproduttivi”, i paesi del G77 abbiano giocato d’anticipo per bloccare la nuova risoluzione, il coordinamento di questa manovra sembra che sia stato ad opera del delegato del Vaticano, come riassunto sul sito dell’UAAR:

A spegnere le speranze per prese di posizione davvero innovative, ha contribuito anche il Vaticano. Scrive Roberto Giovannini ieri su La Stampa che la Santa Sede ha operato un vero e proprio “blitz” per stravolgere il testo del documento finale, già concordato. In particolare, preso di mira il paragrafo 244, che parlava dei diritti riproduttivi delle donne. Come l’accesso a mezzi sicuri e poco costosi per la pianificazione familiare, per l’aborto e la contraccezione e in generale il diritto alla salute sessuale e riproduttiva, inquadrati nel contesto di una lotta per alleviare la pressione dell’uomo sull’ambiente.

L’azione dell’osservatore del Vaticano, Philip J. Bené, è consistita in una più che legittima iniziativa di coordinamento di una realtà di ben 131 paesi che, come abbiamo visto, è almeno dal 2000 che esprime la sua opposizione alle ricette malthusiane giocate sulla pelle della propria popolazione.

Ma evidentemente qualcuno ritiene che quest’impegno non sia legittimo, che i paesi non abbiano realmente il diritto all’autodeterminazione, che non abbiano il diritto di unirsi per contrastare le politiche neoimperialiste di chi afferma che bisogna barattare i figli con la CO2 (vedi CS-I nemici dell’umanità). Sempre sul sito dell’UAAR leggiamo:

Rachel Harris, esponente della Ong Women Environment and Development Organization, che sostiene i diritti delle donne nei paesi in via di sviluppo, parla di un vero e proprio “asse del male contro le donne” che ha spaccato in maniera trasversale paesi in via di sviluppo e quelli più avanzati per una presa di posizione all’insegna dell’arretratezza e del confessionalismo. Come accade nei singoli stati, come Italia o Usa per citarne alcuni. Ancora una volta, un’alleanza tra religioni sulla pelle delle donne.

La Women Environment and Development Organization, una ONG con sede a New York, si arroga il diritto di stabilire cosa vogliono le donne dei paesi in via di sviluppo, assumendo di fatto una posizione di arbitraria ingerenza nelle questioni di paesi sovrani dei quali contrasta l’azione dei legittimi rappresentanti.

 

A questo punto si rende necessario rimettere le cose nella loro giusta prospettiva.

Il G77 che oggi riunisce i rappresentanti di ben 131 paesi del mondo, ha legittimamente il diritto di unirsi in una risoluzione contro qualsiasi politica debba essere applicata nei paesi interessati.

Le ONG, che ricordiamo significa Organizzazioni non governative, non rappresentano legittimamente nessuno, e quindi neanche i diritti delle donne. Se qualcosa rappresentano questa deve essere identificata negli interessi economici di chi eroga loro i finanziamenti. Chi sono?

Saperlo è di fondamentale importanza per capire quale sia veramente l’ “Asse del male”.

 

 

 

 

 

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Laureato in Biologia e in Farmacia, docente di scienze naturali Nel 2011 ha pubblicato "Inchiesta sul darwinismo", nel 2016 "L'ultimo uomo" e nel 2020 "Il Quarto Dominio".

6 commenti

  1. Ieri con mia madre e fratelli e sorelle sono andato a Padova per una visita al Santo in occasione dell’anniverario di matrimonio dei genitore. Famiglia numerosa, 3 fratelli e 3 sorelle, abiamo colto l’occasione per visitare una cugina e fare finalmente la conoscenza con i suoi figli, una femminuccia di poco più di 1 anno ed un maschietto con un po’ di ittero e dei piedi da campione del mondo di nuoto pinnato, di 1 mese.
    E’ stato bellissimo e la cosa più bella era la percezione della gioia dei genitori e dei nonni.
    Non riesco a capire come si possa pensare di migliorare la condizione umana limitando questa grande gioia che sono i figli. Verrebbe da pensare che questi signori e queste signore considerano il progresso come inversamente proporzonale alla gioia.

    Va da sé che le cose non stanno così e che il nodo vero sta nella concezione che hanno del progresso.
    I paesi emergenti, o quelli affondanti, che sono molti di più, purtroppo, hanno diritto al progresso ed i loro cittadini hanno diritto ad una vita dignitosa, a cibo e acqua, a garanzie di istruzione e salute inclusa quella riproduttiva.

    La vera salute riproduttiva però non è quella della possibilità di accedere a mezzi antifecondativi a basso costo o peggio ancora a strutture abortiste, bensì quella di garantire informazione igienica e sanitaria, l’accesso a strutture adeguate per il parto, la neonatologia, la pediatria, medicinali a costi adeguati ecc. in modo quei bambini possano crescere senza AIDS e altre infezioni, vengano nutriti ed istruiti adeguatamente, cioè vengano date loro uguali possibilità, speranze, opportunità, mezzi, assistenza, opportunità che hanno i bambini del “primo” mondo.
    La vera salute riproduttiva è togliere dagli occhi di quelle madri che non hanno più lacrime il velo di tristezza e rassegnazione mentre assistono impotenti alla morte per fame, sete e malattia dei loro bambini.

    Le politiche proposte da cere organizzazioni e che purtroppo hanno preso piede diffusamente fra la gente non mirano a risolvere il problema attraverso la cura della malattia e l’eliminazione delle sue cause ma piuttosto attraverso l’eliminazione del malato, più o meno la stessa politica applicata sempre più spesso presso i nostri ospedali con i pazienti anziani (tanto ormai hanno fattto la loro vita, basta “stabilizzarli” e sedarli in attesa della morte; costa molto meno che curarli).

    Il tutto è evidentemente causato da un colpevole rifiuto di ammettere che il sistema politico-finanziario-sociale attuale ha fallito e deve essere riformato. Questo si chiama egoismo e non solidarietà.
    Anche un idiota capisce che è tutto funzionale alle politiche neocoloniali ed al ritorno della schiavitù a livello globale.

    Non basta cambiarle nome, la schiavitù rimane sempre la schiavitù.

    E’ terribile che tanta gente che si ritiene “buona”, “giusta”, “progressista”, “solidale” eccetera non veda, non capisca, non abbia nemmeno il più piccolo dubbio.

    Nel mio piccolo considero questo argomento come l’ultima diga, fatta breccia nella quale sarà aperta la strada ad ogni nefandezza travestita da diritto e progresso.

    Qui si incide veramente nella carne viva

  2. “Verrebbe da pensare che questi signori e queste signore considerano il progresso come inversamente proporzonale alla gioia.”

    sono d’accordo. in piu’ secondo me loro non parlano quasi mai di gioia ma di benessere.

    e io penso che mentre la gioa vivifica , il benessere addormenta.

    • d’accordo con te, non ci avevo mai pensato in questi termini, molto bello!

      • Enzo Pennetta on

        Valentino,
        non solo sono anch’io d’accordo con te, ma sono anche colpito dalle tue interessanti considerazioni che approfondiscono e rendono più chiaro ciò di cui si parla.

  3. L’asse del male è quello di coloro che affermano che l’evoluzione non ha scopo, perché uno scopo è qualcosa di mediocre, qualcosa da “mercato”, e riducono l’uomo ad un semplice animale, oppure al cancro del pianeta perché lo rovina con le sue costruzioni. Questo è il vero asse del male antiumano.

  4. Pingback: Al summit Rio+20 vittoria contro lobby antinatalista | UCCR

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