Dopo che recentemente si era parlato della “impronta idrica”, sul Corriere della Sera viene proposto il “peso insostenibile” delle nostre importazioni.
Ci colpevolizzano per la tazzina di caffè che prendiamo, ma tacciono sulle politiche neocoloniali del FMI
Sono passate un paio di settimane da quando, il 18 febbraio, su CS si è parlato della campagna mobilitata intorno all’impronta idrica: Servono 200 litri d’acqua per fare un latte macchiato… Ma quanta ne serve per fare un bicchiere d’acqua?
Adesso sul Corriere della Sera l’argomento viene ripreso e ampliato con un nuovo articolo: Il peso (in)sostenibiledelle nostre importazioni, nel quale si riporta uno studio del Market Transformation-Sostenibilità e mercati delle risorse primarie, realizzato da Wwf e Sustainable Europe Research Institute (Seri).
Come emerge dall’articolo lo studio uno dei due enti che hanno condotto lo studio è il Wwf, e facendo una semplice ricerca si trova che anche le ultime pressioni sul recente concetto di “impronta idrica” vengono dallo stesso Wwf: Impronta idrica: la scarsità d’acqua colpisce 201 bacini al mondo.determinati consumi, come quello del caffè e dell’olio di palma:
Nello studio in questione si pongono sotto accusa i consumi italiani di questi generi:
Quasi 8 miliardi di metri cubi di acqua utilizzati, oltre 34 milioni di tonnellate di CO2 equivalenti emesse in atmosfera, 8,5 milioni di ettari di terra sottratti ad agricoltura e biodiversità, più di 20 milioni di tonnellate di materiali ‘biotici’ (ovvero la biomassa coltivata) prelevati dagli ecosistemi, 38 milioni di tonnellate di materiali ‘abiotici’ (come sedimenti, rocce, minerali) erosi.
Un totale che vale mezza tonnellata di risorse all’anno prelevate in natura per ogni cittadino italiano.
Ancora una volta la sensazione è che si tenda a colpevolizzare dei normalissimi consumi con cifre allarmistiche. Sarebbe sufficiente richiamare ad un utilizzo responsabile delle risorse, e invece si insiste sulla quantità in assoluto di acqua, sulla solita storia della CO2 (e perché allora non metterci anche quella prodotta dai fornelli sotto le caffettiere?), addirittura si introduce il peso dei materiali biotici esportati (che facciamo glieli restituiamo sotto forma di rifiuti alimentari?).
Insomma, come al solito fin dai tempi della fondazione del Club di Roma, l’umanità è colpevolizzata per il solo fatto di esistere.
Questi lavori sono stati condotti in vista della Conferenza Rio + 20 in programma tra il 20 e il 22 giugno 2012.
Ma scommettiamo che nella Conferenza di Rio non troveremo nessun riferimento alle politiche del FMI che impongono ai paesi in via di sviluppo di coltivare quasi esclusivamente in vista dell’esportazione per garantirsi un rientro in valuta pregiata con cui gli stessi stati possano pagare i prestiti delle banche?
No, il Wwf e tutte le realtà che si muovono intorno all’ambientalismo del FMI, della Worl Bank e di tutte le speculazioni che affamano intere popolazioni e saccheggiano vaste aree, non ne parlano mai.
Meglio colpevolizzarci per la tazzina di caffè.
(Continua)