Boncinelli: una filosofia suicida

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La copertina dell’ultimo libro di Edoardo Boncinelli

 

E’ stato pubblicato il nuovo libro di Edoardo Boncinelli, in esso si fa un elogio dell’errore.

 

Gli errori però sono soggetti alla selezione naturale, la via verso il miglioramento dunque non è altro che la riproposizione del feroce meccanismo economico malthusiano.

 

Ma vedere negli errori la via verso il progresso  è proporre anche una filosofia in ultima analisi suicida, come dimostrano le prime reazioni all’articolo apparse in rete.

 

L’argomento non è certamente nulla di nuovo, da quando nel 1942 si affermò la Sintesi moderna dell’evoluzione, il caso e quindi l’errore è divenuto il motore del mondo. Quello che viene dunque riportato nell’articolo La vita si evolve per errore, pubblicato sul Corriere della Sera il 9 febbraio scorso, rispecchia fedelmente la visione neodarwiniana dell’evoluzione:

L’aspetto più paradossale (in apparenza) è come questa catena di eventi e processi biologici necessiti – perché l’evoluzione non si arresti – di errori di «copiatura» nella trascrizione dell’informazione dal Dna all’Rna messaggero, cioè nella fase intermedia verso l’attivazione delle proteine e del differenziamento cellulare. La copia-Rna è infatti una strategia, «appresa» in milioni di anni, per prevenire danneggiamenti del genoma; ma l’errore (raro come quello di una dattilografa ogni 500 mila cartelle) è alla base di quelle «mutazioni» necessarie nell’adattamento degli organismi all’ambiente.

 

Certamente una strategia basata sull’errore (sempre che questa sia veramente la via seguita dall’evoluzione) non può essere che una via che lascia dietro di sé un scia di vittime, e di questo c’è consapevolezza, l’articolo infatti prosegue così:

Certo, le mutazioni sono anche responsabili (dal nostro punto di vista) di derive patologiche: in termini brutali, presiedono alla varietà cromatica di una farfalla e al cancro. Ma ci ricordano come la vita (in quanto evoluzione dei genomi più e prima che dei relativi organismi) sia una tessitura di continuità e variabilità, di conservazione e incessante riorganizzazione della materia.

E così riaffiora, anche se non nominata, la vecchia e feroce visione malthusiana in cui i meno adatti (i poveri) sono degli incidenti di percorso che la natura provvederà a correggere (eliminare n.d.r.).

Lo stesso giorno della pubblicazione l’articolo è stato poi immediatamente ripreso dal sito greenreport.it con un post intitolato Un clamoroso errore ci salverà, e nel quale possiamo leggere quanto segue:

La visuale della scienza può aiutare l’evolversi dell’attuale modello economico verso uno ecologicamente sostenibile. La tesi è coraggiosa, ma la presentazione del nuovo libro di Edoardo Boncinelli “La scienza non ha bisogno di Dio”, pubblicata oggi sul Corriere della Sera, ne crea come minimo i presupposti genetici e filosofici.

 

Un’affermazione di grande chiarezza e lucidità, alla faccia di chi dice che la questione evolutiva sia solo attinente alle scienze naturali. E giungiamo dunque alle implicazioni socioeconomiche di questa teoria:

Ed eccoci al modello economico: quello attuale è figlio di una strategia cresciuta con l’evolversi delle capacità umane. Con una serie di copiature di se stesso ha generato una patologia che sta distruggendo come un cancro le risorse del pianeta. Contemporaneamente mette a rischio la vita stessa dell’uomo, sia impoverendolo nell’oggi che minando il futuro delle prossime generazioni.

Coloro che muovono le leve di questo sistema non sono capaci di far altro che copiarlo, ma la nostra speranza è che l’avanzare della cultura della sostenibilità di cui ogni giorno noi diamo riscontro si produca quell’errore nella copia che permetta di evolverci. Se la cultura della sostenibilità sarà “errore” generato dall’attuale modello economico, contribuirà invece a riorganizzarne uno capace di non depauperare le risorse e quindi sopravvivere.

Il nostro modello socioeconomico si sarebbe dunque sviluppato come conseguenza di una serie di copiature sbagliate, un po’ come indicava la “metafora” della ricopiatura di una linea dritta cfr. CS-Un’illuminante metafora dell’evoluzione… dunque secondo questo approccio non c’è stata nessuna ideologia che abbia guidato la storia umana, nessuna meta prefissa, solo un susseguirsi di ricopiature di un modello iniziale. un metodo che comunque avrebbe prodotto un risultato fallimentare e che quindi sembrerebbe confutare la tesi di partenza.

Ma questo, secondo la medesima tesi, rappresenterebbe quei casi negativi, come quelli all’origine delle cellule cancerose, come fare allora a generare invece la bellezza di una farfalla? Evidentemente non resta che aspettare un errore positivo. La “cultura della sostenibilità” sarebbe dunque un errore dell’attuale sistema, quell’errore positivo che genererà la “farfalla”.

 

Ma cosa potrà mai produrre una società che vede i progetti, le idee, gli ideali ridotti ad “errore”?

Tutto è errore, tutto è governato dal caso, una strada che ci allontana sempre più dalle nostre radici classiche, dalla nostra stessa civiltà, una visione culturalmente (e probabilmente anche materialmente) suicida.

 

P.S.

dall’articolo sul Corriere:

…il libro non ha però nulla di antireligioso o anticlericale, come vorrebbe il titolo-spot (La scienza non ha bisogno di Dio, Rizzoli)

E se fosse stato antireligioso come sarebbe stato intitolato?

E poi:

…semplicemente, dimostra come la visuale della scienza (l’aprirsi di nuovi paesaggi cognitivi o di un nuovo modo di guardare quelli abituali) deleghi la trascendenza ad altre discipline, dalla filosofia alla teologia.

Allora qualcuno avverta Boncinelli che il titolo è errato, non avrebbe dovuto essere “La scienza non ha bisogno di Dio” ma “La scienza non si occupa di Dio“.

Un errore… ma evidentemente per chi elogia gli errori questo non ha importanza.

 

 

 

 

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Laureato in Biologia e in Farmacia, docente di scienze naturali Nel 2011 ha pubblicato "Inchiesta sul darwinismo", nel 2016 "L'ultimo uomo" e nel 2020 "Il Quarto Dominio".

16 commenti

  1. Dal darwinismo biologico al darwinismo sociale a quello economico. Sono sempre più convinto che il darwinismo sia un errore di passaggio, del quale non ci pentiremo mai abbastanza in futuro.

  2. “Un’illuminante metafora dell’evoluzione..”

    Mi sembra che contrariamente alle contestazioni che arrivarono in merito quella,la metafora, rispecchi molto il pensiero socio-economico e neo-darwinista che fanno capo entrambi a quelle idee..

    “Ma questo, secondo la medesima tesi, rappresenterebbe quei casi negativi, come quelli all’origine delle cellule cancerose, come fare allora a generare invece la bellezza di una farfalla?”

    Eugenetica?Transumanesimo?Attesa fiduciosa?

    Del resto noi ‘uomini’ ci opponiamo alla “madre-natura” curando e non facendo soccombere individui malati,meno dotati etc..
    Mi pare infatti Darwin sostenesse che :

    “Dobbiamo perciò sopportare gli effetti indubbiamente deleteri della sopravvivenza dei deboli e della propagazione delle loro stirpe” (pag.177).”

    P.S.

    “il libro non ha però nulla di antireligioso o anticlericale, come vorrebbe il titolo-spot (La scienza non ha bisogno di Dio, Rizzoli)”

    Quando ho letto l’articolo l’altra mattina quella frase suscitava non poca ilarità ..ed altro..come se un libro che sia l’elogio dell’errore possa non suscitare già le medesime cose..

    • Certamente se l’Uomo è frutto di una serie di “errori”, vuol dire che quello che esiste oggi è solo una “forma intermedia”, e che quindi ha ancora molti margini di miglioramento.
      E allora il transumanesimo è la risposta conseguente.

      P.S.
      Grazie per la segnalazione

  3. Mi scusi, signor Pennetta, se ho ben capito, l’errore di copiatura, cioè la mutazione genetica, sarebbe alla base dell’evoluzione biologica. Ma nella regione intorno alla centrale nucleare di Chernobyl, dove tutti gli organismi, sia vegetali che animali, sono stati irraggiati da dosi massicce di radiazioni, deve essersi verificato un enorme numero di mutazioni genetiche in un tempo brevissimo; un po’ come se, nel giro di pochissimi anni, si potesse assistere a quello che avviene normalmente nel giro di milioni di anni. Domando: è stata osservata una qualche mutazione genetica favorevole alla sopravvivenza?

    • Non ho notizie sulle mutazioni osservate a Chernobyl, che comunque sarebbe utile analizzare, ma è ancora più significativo che dal 1910, quando i primi moscerini della frutta (Drosophila melanogaster) vennero sottoposti all’azione di mutageni, tra cui i raggi X, in oltre un secolo non sia mai comparsa una mutazione positiva.

      Questo vale anche per organismi unicellulari come Escherichia coli, nel cui caso si possono avere molte più generazioni.

      Quella dell’errore positivo, a tutt’oggi, rimane una teoria non verificata.

      • Quando, su altri siti, ho polemizzato su questo fatto, mi è stato risposto che l’evoluzione del cavallo è un esempio di macro-evoluzione.

        • Si tratta di una risposta che gioca sui soliti equivoci.

          1-Che il cavallo non sia sempre esistito siamo d’accordo.

          2-Che sia comparso con i meccanismi neodarwiniani è tutto da dimostrare.

          Inoltre fin dai tempi di T. Huxley l’evoluzione del cavallo veniva portata come una prova classica (vedi figure del cavallo piccolo che diventa via via grande) poi ci si è accorti che si trattava di un “cespuglio”, del residuo di un’ “esplosione” che complica le cose dal punto di vista del gradualismo.

          Ma ancora il caso del cavallo viene riportato come esempio di dimostrazione…

          Per vedere un confronto tra le due situazioni basta confrontare l’ingannevole figura riportata su Wikipedia e quella su un sito differente (si confronti in particolare il periodo del miocene:

          http://en.wikipedia.org/wiki/Evolution_of_the_horse

          http://www.truthinscience.org.uk/tis2/index.php/component/content/article/55.html

        • La linea dall’Eohippus all’Equus ,presentata ancora,è molto irregolare,è un po’ il discorso delle scimmie australopitecine e l’homo,mi sembra si veda bene nel link postato da proff.Pennetta:
          http://www.truthinscience.org.uk/tis2/index.php/component/content/article/55.html
          Questa sequenza è addotta per mostrare un ‘graduale’ incremento di dimensioni, ma la realtà dei fatti è che alcune varianti erano più piccole dell’Eohippus, non più grandi;è possibile riunire esemplari provenienti da fonti differenti in una sequenza che può apparire anche condivisibile, ma di fatto non vi sono le prove necessarie a far si che sia corretto il fare riferimento proprio a quello schema temporale.
          Ne parla anche nel link di cui sopra.
          Questo mostra che la sequenza è ingannatoria come quella per il genere homo.

          ================================

          Sulle mutazioni ,se vuole si può vedere i link dell’ultimo commento qui:
          http://www.enzopennetta.it/wordpress/2012/02/evoluzione-ancora-favole-da-personaggi-autorevoli/#comment-2786

    • Riccardo, vedo che ha approfondito l’argomento(certo che F. Ayala sarà contento!), e ovviamente concordo sul fatto che la teoria neodarwiniana non ha una soddisfacente capacità esplicativa.

      • @ Professor Pennetta: E’ quasi un anno che la leggo su questo blog e da quel momento ho deciso di aggiungere la biologia e l’evoluzione umana tra le mie passioni ed ho comprato moltissimi volumi su queste discipline, incluso il suo libro che ho appena iniziato a leggere.
        Non volevo diventare un esperto, ovviamente, ma volevo farmi un’idea più precisa su quest’argomento.

        • Caro Riccardo, la ringrazio per la costanza con cui segue queste pagine!

          Mi fa piacere che questa frequentazione abbia stimolato l’interesse per un approfondimento.
          Ovviamente quando vuole potrà fare eventuali domande su quanto troverà nel mio libro, oltre che altrove naturalmente.

  4. @Professor Pennetta: Sono io a doverla ringraziare perchè mi ha dato l’opportunità d’imparare cose nuove su queste discipline.

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