Gilbert Keith Chesterton
La teoria di Darwin si capisce studiando Darwin.
Il darwinismo si capisce leggendo Chesterton.
Gilbert Keith Chesterton nacque nel 1874, otto anni prima della morte di Darwin, nella sua vita poté quindi respirare l’aria della rivoluzione darwiniana e verificare quali conseguenze ebbe sulla società il pensiero di quel suo grande connazionale le cui opere si erano così diffuse in tutto il mondo.
Le implicazioni sociali e antropologiche dell’evoluzione per selezione naturale erano all’epoca al centro di intensi dibattiti e confronti in tutta Europa, ma era solo nella società inglese che l’opera di Darwin poteva essere pienamente compresa nelle sue profonde radici e implicazioni, e fu proprio in Inghilterra che il dibattito uscì dall’ambito scientifico e filosofico per approdare a quello letterario.
E quando questo avvenne si trattò di un confronto tra giganti.
Nei primi anni del ‘900 Chesterton prese posizione contro la teoria del superuomo nietzschiano che allora era sostenuta da Bernard Shaw, alle sue opere egli rispose con Eretici, in cui negava che per l’uomo potesse valere il principio della competizione. Ma era proprio nella teoria darwiniana che pochi decenni prima la competizione era stata eletta a legge di natura e affermata con il nome di selezione naturale.
Per Chesterton ciò che è prezioso nell’uomo non è nella sua capacità di perfezionarsi, ma quello che in un’ottica evoluzionista sarebbe eliminato come “difetto”, come leggiamo proprio in Eretici (1905):
Il signor Shaw non riesce a capire che ciò che è prezioso e degno d’amore ai nostri occhi è l’uomo, il vecchio bevitore di birra, creatore di fedi, combattivo, fallace, sensuale e rispettabile. E le cose fondate su questa creatura restano in perpetuo; le cose fondate sulla fantasia del Superuomo sono morte con le civiltà morenti che sole le hanno partorite.
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Sempre in Eretici, Chesterton si rivolgeva anche a H.G. Wells nei cui scritti la tensione verso il superuomo si realizzava con l’eugenetica (fondata dal cugino di Darwin, Francis Galton) e nell’utopia di un governo mondiale.
Ma il confronto nella letteratura tra darwinismo e antropologia cristiana avrebbe coinvolto in seguito anche lo scrittore Aldous Huxley che fu fortemente criticato da Chesterton in un articolo apparso su The Illustrated London News il 17 luglio 1920. Successivamente anche C.S. Lewis si unì alle posizioni di Chesterton accusando A. Huxley e H.G. Wells di scientismo.
A. Huxley nel 1932 avrebbe poi scritto il romanzo Brave New World, nel quale si prefigurava una società governata dai principi dell’eugenetica.
Ma l’opposizione ad un’antropologia darwiniana, basata su una natura “con i denti e gli artigli insanguinati” per usare un’espressione di Tennyson, si intreccia in Chesterton con la storia britannica, come emerge nel saggio Una breve storia dell’Inghilterra, dove egli si rivolge ancora a H.G. Wells e a G.B. Shaw indicando nella loro ideologia qualcosa di simile all’utopia diThomas More, ma più ingenua e al tempo stesso più irriverente, soffermandosi in particolare sugli aspetti di quest’ultima che potevano rimandare all’eugenetica.
Ed è così che giungiamo ad un’affermazione che potrebbe apparire incomprensibile per chi si è formato sui manuali scolastici: se per conoscere la teoria dell’evoluzione bisogna studiare gli scritti di Darwin, per avere la giusta comprensione di quel complesso fenomeno, che non è solo scientifico, e che va sotto il nome di “darwinismo”, bisogna invece passare attraverso la lettura di Chesterton.
Articolo pubblicato su “Il blog dell’Uomo Vivo “
9 commenti
Ho già avuto modo di apprezzare il suo articolo sul sito della Società Chestertoniana Italiana. Consiglio, per chi vorrebbe approfondire le posizioni di Chesterton contro il darwinismo, il celeberrimo “L’uomo eterno”: libro che peraltro ha convertito C.S.Lewis.
Gentilissimo Piero B.,
mi fa piacere trovarla su queste pagine, la ringrazio per la segnalazione de “L’uomo eterno”.
Chissà che oltre a C.S. Lewis non faccia lo stesso effetto anche ad altri…
Gentile prof. Pennetta,
quando ho cominciato ad andare a scuola, ero assolutamente convinto di quello che (ho scoperto poi) gli intellettualoidi très chic chiamavano Fine della Storia e cioe’ :
1) che i confini delle cartine geografiche sarebbero rimasti immutabili
2) che gentaglia come Hitler, Stalin, Mussolini, Pol Pot, non avrebbero potuto piu’ assumere il potere
3) che gli Stati non avrebbero cercato di influenzare, con terrorismo, minacce, golpe, ricatti o strangolamenti economici, la vita in altri Stati
4) che non ci sarebbero stati piu’ pifferai magici, che non sarebbero stati piu’ seguiti da gente “ipnotizzata”
5) che le scoperte scientifiche sarebbero state utilizzate per migliorare continuamente la condizione delle persone
6) che non ci sarebbero state mai piu’ guerre di religione o comunque “ideologiche”
7) che non si sarebbero mai piu’ potute trovare giustificazioni “scientifiche” a modi e metodi per discriminare o fare del male alle persone
8) che non avrebbero mai e poi mai fatto male ad un Papa
Ne avessi azzeccata una…
Gentile Piero,
non credo che resterà sorpreso nell’apprendere che quelle stesse cose le pensavo anche io.
Ma non eravamo degli ingenui, quelle erano solo cose ragionevoli e pensavamo che in quanto tali fossero desiderabili da tutti.
E’ vero, non ne avremo azzeccata neanche una ma credo che siamo contenti di essere stati fra quelli che la pensavano così, di non esserci, neanche adesso, schierati insieme ai folli…
Ahahah =) , è vero, è successo anche a me di condividere un simile ottimismo. Penso che faccia parte della visione romantica della civiltà occidentale democratica, che però fonda su valori facilmente spazzabili via da un soffio di relativismo.
“voi cittadini mi chiamaste propaganda”
propaganda è “l’attività di disseminazione di idee e informazioni con lo scopo di indurre a specifiche attitudini e azioni”
La domanda a questo punto e’:
Ma siamo sicuri allora che questa nostra epoca sia tanto MEGLIO del tanto vituperato Medio Evo?
In cosa ci distinguiamo in meglio?
Sul fatto che LORO bruciavano streghe & eretici (cosa da dimostrare, peraltro in misura molto ma molto minore delle varie vulgata illuministe)?
NOI uccidiamo vecchi, paralitici, handicappati, esseri non piu’ “utili” alla societa’, incapaci di produrre. E distruggiamo (alcune volte veramente, vedi Pym Fortuyn, Van Gogh) altre figuratamente (Geer Wilders, Bat Ye’or) quelli politicamente scorretti.
LORO credevano alcune cose assurde, tipo che la peste la portassero gli “untori”?
NOI crediamo ad un processo di “selezione naturale e miglioramento dei caratteri” come ad una cosa assolutamente “provata scientificamente” senza che nessuno abbia mai provato alcunche’.
LORO erano soggetti traviati dalla bieca propaganda della Chiesa Cattolica?
NOI lo siamo dal “politicamente corretto”, dalla pretesa “scienza del clima”, dal turbocapitalismo, dallo shopping sfrenato e chissa’ da quanto altro.
E potrei continuare per ore…
Credo sia stato un triste ma salutare risveglio per tutti noi.
A me non preoccupa affatto chi può dire “mi devo ricredere”, io sono preoccupato di quelli e per quelli che non si ricredono mai.
Concordo con Valentino. Avere delle illusioni infrante non è pericoloso, ciò che è veramente tale è il fatto che moltissime persone non si accorgono di nulla. Sono i famosi “utili idioti” di leniniana memoria. Ci sono persone che non si ricrederebbero nemmeno se qualcuno sgancia una bomba atomica sul loro paese, perché tanto “l’occidente ha le sue colpe, abbiamo avuto le crociate, il colonialismo, e ce lo meritiamo”. La vedo dura.