La notizia della scoperta di “tracce” del bosone di Higgs è del 13 dicembre.
A due settimane di distanza è possibile fare qualche considerazione su un annuncio che appare un po’ frettoloso.
Come giustamente affermato dal fisico Ignazio Licata (specializzato in fisica quantistica e in fisica delle particelle) in un articolo pubblicato su benecomune.net dal titolo Particella di Dio o Bosone di Goldstone? quello che sembra prevalere in questi ultimi tempi è il sensazionalismo:
In nessun modo vogliamo sminuire il magnifico lavoro che stanno facendo sui neutrini i fisici del Gran Sasso o l’equipe del CERN. Si tratta di tappe fondamentali per la conoscenza del mondo fisico.
Vorremmo piuttosto prendere le distanze contro il sensazionalismo, gli annunci ed i comunicati stampa più veloci dei risultati
Ma cosa vuol dire che si è trovato traccia di qualcosa ma che al tempo stesso non la si è ancora scoperta? Che notizia è?
Quasi una settimana dopo, il 19 dicembre, infatti sulle pagine de La Stampa era possibile scorgere un forte sarcasmo nel titolo: Particella di Dio al Cern C’è il fumo, non l’arrosto, un articolo di Piero Bianucci dal cui incipit deriva il titolo del presente intervento:
C’è la particella di Dio. No, non ancora. Ma forse sì. Per adesso non c’è ma entro pochi mesi la troveremo (se c’è). “E’ come una tigre acquattata tra i cespugli”, scrive Barbara Gallavotti con una prosa alla Emilio Salgari / Sandokan / ennesima sigaretta. Ma che cosa sta succedendo nella comunicazione scientifica?
E proprio il giorno dopo, il 20 dicembre, su benecomune giungeva l’intervento di Ignazio Licata che inizia ponendo l’attenzione sull’importanza che ha assunto il nome nella fortuna delle ricerche scientifiche, un campo che si poteva credere immune alle tematiche del marketing:
A volte una denominazione “felice” può fare la fortuna di un campo di ricerca. Marvin Minsky ammette che se avesse proposto “scienze cognitive” al posto di “intelligenza artificiale” non avrebbe intercettato l’entusiasmo diffuso per lo sviluppo esponenziale della tecnologia (e dei profitti) del mondo della nuova information technology. In fisica è ormai noto il successo dei “black holes” di J. A. Wheeler sulle “stelle congelate” ed i collapsar della scuola sovietica…
La vicenda della “particella di Dio” è simile. Evoca, suggestiona e, come spesso accade, nasconde i termini della questione scientifica.
Riprendiamo dunque l’interrogativo apparso su La Stampa: Ma che cosa sta succedendo nella comunicazione scientifica?
La realtà sembra essere che le ricerche hanno bisogno di grandi finanziamenti e che dunque il marketing nel campo della ricerca c’entri eccome, appare in questo caso molto probabile che a premere per un’eccessiva amplificazione del tenue risultato di Ginevra possa essere stata la necessità di dimostrare che gli ingenti fondi stanziati per la realizzazione dell’LHC stanno portando ai risultati sperati.
Quella del bosone di Higgs è una vicenda da cui trarre un paio di conclusioni:
– Se non è possibile fare affidamento su una moderazione delle notizie alla fonte (ricercatori e stampa) è necessario imparare a farla da destinatari delle stesse.
– Certi termini diventano ricorrenti non perché su di essi esiste un convergente accordo degli scienziati ma perché con essi si aprono molto porte e, spesso, i cordoni della borsa. (Vedi Global warming).
7 commenti
Sono i pubbliciari, dott. Pennetta, il male delmondo… 😉
Al migliore di essi andrebbe tagliata la testa… 😉
Ok, ammetto che non sono un fan dei pubblicitari in genere.
E che ovviamente stavo ironizzando (ma non troppo 😉 )…
Caro Piero,
si capisce che lei ironizza, ma questi metodi lasciamoli da parte, appartenevano ad altri che specie verso i preti non ironizzavano affatto!
Appartenevano a quelli che in nome della dea Ragione, (contro l’oscurantismo dei secoli passati si capisce) tagliavano anche la testa al “padre” della chimica moderna, Lavoisier… e forse qualcuno in giro ce n’è ancora…
ovviamente, caro dott. Pennetta, ovviamente.
Pero’ una qualche MULTA quando fanno pubblicita’ schifose, o peggio, queste cose qui, ci starebbe tutta, e ripianeremmo in men che non si dica il deficit statale!!!
O anche una radiazione dall’Ordine…
Mi ricordo un vecchio film con Rock Hudson, in cui faceva il pubblicitario che reclamizzava un prodotto che non esisteva. Questi gli fanno un baffo…
Una bella multa… perché no?!
Ottima idea, così ci si finanzia qualche iniziativa di seria divulgazione scientifica.
Tanto quelli di Ginevra i soldi ce li hanno…
“Ma cosa vuol dire che si è trovato traccia di qualcosa ma che al tempo stesso non la si è ancora scoperta? Che notizia è?”
Vuol dire che vi è un evento insolito e inaspettato ma non è sufficientemente insolito da escludere che potesse succedere per caso.
Facciamo un esempio: diciamo che vogliamo dimostrare che gli oggetti più pesanti dell’aria sulla terra tendono ad andare verso il basso, e non a caso in ogni direzione. Prendo un sasso, lo sollevo a mezz’aria e lo lascio. Cade. E’ dimostrato? Ovviamente no. Può essere una coincidenza, magari il prossimo va verso destra. Ne prendo allora un secondo, lo lascio e cade. E’ dimostrato? Ovviamente no. Man mano che faccio cadere sassi, la probabilità della coincidenza diventa sempre più drammatica e ad un certo punto devo decidere che preferisco credere alla teoria piuttosto che alla coincidenza.
Questo caso è esattamente lo stesso. Hanno ripetuto molte volte lo stesso esercizio e la possibilità che il comportamento delle particelle sia frutto di una coincidenza, e non della presenza del bosone di Higgs, è dell’1 su 100. Non basta, tradizionalmente, per chiamarla scoperta. La soglia tradizionale è circa 1 su 1 700 000 (5 sigma), cioè un evento che potrebbe capitare una volta nella storia dell’uomo dalla scrittura, se l’evento si verificasse una volta al giorno.
Il titolo delle Scienze significa che l’esperimento non ha ancora raggiunto la soglia per essere definito scoperta, ma l’evento è già interessante ed era il caso di comunicarlo. I singoli team di fisici in giro per il mondo avranno modo di scegliere se per loro la probabilità di 1 su 100 è sufficientemente bassa per lavorare assumendo che il Bosone esista e sia effettivamente di quell’energia, o preferiscano aspettare ulteriori studi. Data l’importanza della cosa è normale comunicare anche i risultati preliminari.
Btw, due punti sparsi:
– il nome “Bosone di Dio” non è stato dato da uno scienziato ma da un giornalista. Venne fuori da uno scienziato (Leon Lederman) che nel non trovarlo lo apostrofò in un’intervista con una tipica bestemmia americana. Il giornalista lo rinominò in modo più utilizzabile sulla carta stampata.
– l’LHC non dimostrerà di essere stato utile se il bosone si troverà. In realtà non trovarlo (o quantomeno non trovarlo nella fascia indicata di 125GeV) sarebbe molto più interessante.
Emanuele,
la ringrazio per il suo intervento che permette di mettere a fuoco più dettagliatamente quanto accaduto a Ginevra, diciamo che il suo è un tipo di messaggio che sarebbe stato meglio vedere in giro rispetto ai titoli che sono invece circolati.
Come avrà intuito l’articolo è una critica non tanto ai ricercatori, che fanno il loro lavoro, ma più che altro all’informazione scientifica che sembra un po’ affetta da sensazionalismo, cosa affermata anche nel citato articolo su La Stampa “Ma che cosa sta succedendo nella comunicazione scientifica?”.
Mi trovo poi molto d’accordo con la sua considerazione finale:
“l’LHC non dimostrerà di essere stato utile se il bosone si troverà. In realtà non trovarlo (o quantomeno non trovarlo nella fascia indicata di 125GeV) sarebbe molto più interessante.”
Il CERN è un laboratorio degli anni 50 che ha visto stagioni scientifiche straordinarie come quelle di LEP, dell’SPS con il nobel a Rubbia, della nascita del Web eccetera.
Eppure il mondo dell’informazione non si è mai mostrato così interessato a questo straordinario laboratorio. Tanto che l’ufficio stamapa CERN si è sempre più preoccupato di volantini e brichure che di comunicati stampa.
Qualcosa in questi anni effettivamente è cambiata. Dan Brown, i buchi neri, l’incidente che ha distrutto un segmento dell’esperimento, il bosone di higgs, i neutrini.
D’improvviso l’opinione pubblica sembra interessata alla scienza. Non so perchè. Mi piacerebbe avere una interpretazione.
Invece sull’imprecisione giornalistica nel riportare i risultati scientifici, non ho nessuno stupore, e nessun particolare tormento. I giornalisti si occupano di tutto e di niente, è il loro mestiere. Sta a noi l’approfondimento.