Il Nobel Werner Arber, un darwinista “conflittuale”?

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Nel corso dell’anno scolastico 2010-2011 il Vicariato di Roma ha organizzato una serie di incontri di formazione per i docenti di scienze.

Su Pikaia si auspica la “riduzione della conflittualità verso gli evoluzionisti rispettosi della scienza”.

Il riferimento sembra proprio che sia anche ad Enzo Pennetta, l’autore di questo sito e organizzatore, per conto del Vicariato di Roma, di incontri di formazione per docenti di scienze.

Ma a ben vedere chi ha bisogno di “ridurre la conflittualità” intellettuale è chi si dichiara neo-darwiniano ma nei fatti mette in dubbio la teoria.

 

Sul sito Pikaia è apparso un articolo ripreso a sua volta dal sito L’antievoluzionismo in Italia del Prof. Daniele Formenti, il contenuto viene così presentato:

Sembra auspicabile che all’interno della chiesa cattolica si riduca la conflittualità verso gli evoluzionisti rispettosi della scienza, e ciò sulla base delle scelte fatte nella nomina degli ultimi due presidenti dell’Accademia Pontificia delle Scienze

Leggendo il contenuto dell’articolo si può verificare che la “conflittualità” a cui si fa riferimento è quella del quotidiano Avvenire e proprio a questo blog con particolare riferimento alla recensione del libro Evoluzionismo e cosmologia di Michele Forastiere:

Stupisce di più leggere, ancora il 13/11, su un blog cattolico una recensione positiva ad un libro critico verso Darwin e l’evoluzionismo, scritto da un insegnante di matematica, ma anche un articolo dell’Avvenire (“Quando la scienza da’ ragione alla Bibbia”) in cui si dimostra non solo di non saper cogliere gli elementi più rilevanti di una mostra sull’evoluzione umana, ma anche di diffidare e temere ancora oggi “darwinisti” e “laicisti”.

Ma perché chi critica il darwinismo creerebbe un conflitto con altre componenti della Chiesa Cattolica? Il motivo è spiegato nel proseguimento dell’articolo:

Sembra che all’Avvenire non piaccia evidenziare che da gennaio il presidente dell’Accademia Pontificia delle Scienze (PAS) è Werner Arber, biologo evoluzionista e premio Nobel, che nel 2008 ha difeso con orgoglio la sua posizione culturale favorevole a quello che i creazionisti, ma anche gli antievoluzionisti e l’Avvenire, etichettano spaventati come “neodarwinismo” ma che semplicemente corrisponde oggi, con o senza questa etichetta, ai più elevati livelli della conoscenza umana nel campo della biologia.

E questo lo può spiegare bene anche lo stesso Werner Arber: nel suo “Statement on my view on biological evolution” del 2008 dice chiaramente, rispondendo alle insinuazioni offensive dei creazionisti USA dell’ICR, che “Io non sono né “scettico su Darwin” né un “sostenitore dell’intelligent design”. Io sostengo pienamente la teoria dell’evoluzione neodarwiniana e ho contribuito a confermare ed ampliare questa teoria a livello molecolare, tanto che ora la si può definire darwinismo molecolare”.

Werner Arber, l’attuale presidente della Pontificia Accademia delle Scienze, si dichiara un sostenitore della teoria dell’evoluzione neodarwiniana, e questo lo porrebbe come elemento di contrasto tra le scelte della PAS e quelle di altre voci cattoliche. Ma forse il vero confronto scientifico, non conflittualità, è adesso nel mondo cattolico che dimostra di non essere sotto il dominio di un’egemonia intollerante come il cosiddetto “mondo scientifico” che non esita a definire “creazionista” chiunque sostenga l’inadeguatezza della teoria neodarwiniana.

L’adesione del Nobel Werner Arber al neodarwinismo si evince dai suoi studi, che vengono segnalati nell’articolo, in opposizione al certamente ben più  modesto lavoro del sottocritto:

Per avere una prova del suo ruolo nel confermare l’attuale teoria dell’evoluzione basta scorrere i suoi lavori scientifici, molti dei quali riguardano scoperte sull’evoluzione nei batteri; anche per questo se qualcuno si azzardasse a scrivere nel 2011, senza poterlo dimostrare con risultati diversi e migliori da quelli ottenuti da premi Nobel (come richiesto dal metodo scientifico), che è “smentita definitivamente l’evoluzione dei batteri”, Arber stesso lo riterrebbe probabilmente indistinguibile da un creazionista..

Ma andiamo a vedere come il neodarwinismo viene confermato e sostenuto neo lavori scientifici di W. Arber:

 

Come appare dalla figura sopra riportata, le idee di W. Arber sono effettivamente in linea con l’ipotesi neodarwiniana delle mutazioni casuali all’origine dell’evoluzione molecolare. Questo conferma dunque le sue dichiarazioni di adesione al neodarwinismo. Nello stesso documento però troviamo anche una puntualizzazione riguardo all’effetto delle mutazioni casuali:


La generazione per mutazione di una funzione biologica completamente nuova potrebbe quindi essere estremamente rara fino a quando la selezione naturale non possa esercitare la sua pressione su almeno una funzione primitiva mostrata dal prodotto della sequenza di DNA implicata.

Arber dunque esprime seri dubbi che possa sorgere una “funzione biologica completamente nuova” ma prosegue col sostenere che nel caso di un miglioramento di una funzione preesistente invece la selezione naturale può efficacemente esercitare la sua pressione.

Ma soffermiamoci sulla frase “La generazione per mutazione di una funzione biologica completamente nuova potrebbe quindi essere estremamente rara“? Cosa significa “estremamente rara“?

Sembra proprio che W. Arber faccia proprie le obiezioni di chi sostiene che i piccoli cambiamenti graduali non sono sottoponibili alla selezione naturale.

A meno che non si tratti di cambiamenti che interessano il miglioramento di una funzione già esistente, come lui stesso dichiara nella frase successiva. Ma se si tratta solo di migliorare una funzione già esistente, come potranno allora comparire nuove funzioni?

A questa domanda qualcuno risponderà “mediante il meccanismo della “exaptazione“, secondo il quale una struttura adatta per una funzione viene impiegata casualmente per una funzione del tutto nuova:

Con il termine «ex‐aptation» viene infatti indicato ogni carattere «evolutosi per altri usi e in seguito “cooptato” per il suo ingaggio attuale».

Le piume, per tornare al nostro esempio, non nascono per il volo ma per garantire un buon isolamento termico all’organismo “ospite” e poi, dopo vari riutilizzi, tra cui quello di facilitare la cattura degli insetti, diventano essenziali per il volo.

da http://www.scienzaefilosofia.it/res/site70201/res451035_21-RECENSIONE-GOULD.pdf

 

Ma chi ha dimestichezza con le “storie proprio così” ne avrà immediatamente riconosciuta una nel racconto della nascita delle penne degli uccelli. Forse non a caso Arber nel brano riportato, quando affronta le mutazioni, parla solo del miglioramento di funzioni già esistenti e non di cambio di funzione.

Una possibile alternativa è poi costituita anche dalla possibilità che quella funzione già esistente si disattivi perché viene danneggiata dalla mutazione, come avviene nell’esperimento di Lensky.

Ma questa perdita di informazione, sarebbe considerabile come “evoluzione”?

A ben vedere le affermazioni di Arber parlano di mutazioni compatibili solo con la microevoluzione, e non con la macroevoluzione, cosa che sostengono anche tutti i critici della teoria neodarwiniana.

 

La comparsa di una “funzione biologica completamente nuova” o “il miglioramento di una già esistente” comporterebbero comunque un incremento di informazione nel genoma,  sarebbe a questo punto molto interessante poter rivolgere anche a Werner Arber la stessa domanda alla quale Richard Dawkins (vedi CS: Richard Dawkins non sa indicare un solo caso di evoluzione…) non ha saputo dare un risposta:

“Ci può fare un esempio di una mutazione genetica o di un processo evolutivo in cui si possa vedere un incremento di informazioni nel genoma?” (sia che si tratti del miglioramento di una funzione già esistente che della nascita di una nuova funzione…).

Se la risposta a questa domanda non verrà o sarà negativa, l’affermazione di Werner Arber “La generazione per mutazione di una funzione biologica completamente nuova potrebbe quindi essere estremamente rara“, dovrebbe sostituire “estremamente rara” con “impossibile”. E la sua potrebbe allora essere interpretata come una posizione critica verso il neodarwinismo.


Il “conflitto” allora sarebbe tutto in ambito neodarwinista.

 

 


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Laureato in Biologia e in Farmacia, docente di scienze naturali Nel 2011 ha pubblicato "Inchiesta sul darwinismo", nel 2016 "L'ultimo uomo" e nel 2020 "Il Quarto Dominio".

3 commenti

  1. Michele Forastiere on

    Caro Enzo, che ci vuoi fare… la “reductio ad creationistam” è l’unica soluzione che resta a chi non ha voglia di (o non ce la fa a) confutare le nostre esecrande critiche al darwinismo – scientifiche o solo di buon senso – CON ARGOMENTI ALTRETTANTO SCIENTIFICI O DI ALTRETTANTO BUON SENSO. No, mi pare che si ricorra sempre e soltanto allo sberleffo. Che tristezza (per loro, naturalmente!).

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