Esempi di trasferimento di resistenza
Quante volte abbiamo sentito dire che l’evoluzione dei batteri è dimostrata dalla loro capacità di sviluppare la resistenza agli antibiotici? Effettivamente si tratta di un “mito” che, nonostante le smentite, ha attraversato inalterato i decenni, così come i grafici con l’evoluzione del cavallo e i disegni taroccati di Haeckel con la falsa somiglianza tra gli embrioni.
Come già anticipato su questo sito, l’idea che i batteri potessero “evolvere” acquisendo un nuovo carattere per la resistenza agli antibiotici, venne già smentita negli anni ’50, quando i genetisti americani Joshua ed Esther Lederberg, fecero degli esperimenti utilizzando la tecnica del replica plating, consistente nel preparare due colonie batteriche identiche e sottoporne solo una all’azione degli antibiotici. La colonia mostrò che alcuni batteri avevano sviluppato la resistenza all’antibiotico e che tutte le generazioni successive la mantennero dimostrando che si trattava di una caratteristica genetica.
Andando però a confrontare la posizione delle popolazioni resistenti con la piastra messa da parte (identica a quella utilizzata) scoprirono che i batteri resistenti agli antibiotici erano già presenti anche in quella, e nelle stesse posizioni in cui erano “comparsi” i batteri “evoluti” in quella utilizzata per l’esperimento.
La conclusione dello studio di Joshua ed Esther Lederberg fu che la capacità di resistere agli antibiotici non è una nuova caratteristica, e che quindi non dimostra che si sia in presenza di un caso di evoluzione.
Ma, sempre in tema di resistenza agli antibiotici, è di questi ultimi tempi la notizia che il microbiologo Martin J. Blaser, della New York University, analizzando dei batteri ritrovati nel permafrost dello Yukon, e risalenti a 30.000 anni fa, ha scoperto che essi contengono i geni per la resistenza a numerosi antibiotici. Ne dà notizia il New York Times del 31 agosto 2011 in un articolo intitolato: Researchers Find Antibiotic Resistance in Ancient DNA.
Va inoltre tenuto conto del fatto che i batteri possono trasmettere facilmente la capacità di sopravvivere agli antibiotici, infatti possono scambiarsi il gene per la resistenza come “si condividono le figurine“:
“I batteri condividono questi geni l’uno con l’altro come le figurine di baseball“, ha commentato infatti al riguardo il microbiologo Stuart Levy della Tufts University.
In definitiva si potrebbe dire che si tratta di una specie di esperimento di replica plating condotto su scala planetaria, e in più con una coltura “messa da parte” 30.000 anni fa. Ma se la resistenza agli antibiotici era presente circa 30.000 anni prima del loro utilizzo in terapia, come sarebbe possibile dire che i ceppi oggi resistenti siano un esempio di evoluzione della specie provocato dai farmaci?
Questo dovrebbe implicare che la resistenza sviluppata dai batteri verso gli antibiotici non potrà più essere proposta come una dimostrazione dell’evoluzione secondo i meccanismi neo-darwiniani.
In teoria sì, ma si accettano scommesse sul contrario.
(Con questo articolo inizia la collaborazione col sito UCCR: Unione Cristiani Cattolici Razionali)
24 commenti
Veramente credi che gli evoluzionisti lasceranno di dire che lo sviluppo di resistenza antibiotica é “evoluzione davanti ai nostri occhi”?
Sei un illuso, io ti vinco la scommessa!
Infatti ho puntato sul contrario…!
Gent. Dott. Pennetta, ricopio qui parte di un intervento che ho appena postato sul sito UCCR (ho tolto il riferimento ad un commento che compare soltanto là).
Gent. Dott. Pennetta, prima di parlare di smentita dell’evoluzione si dovrebbero conoscere i meccanismi dell’evoluzione ed è davvero strano che all’Università La Sapienza di Roma questi non Le siano mai stati spiegati a fondo. Già il povero Darwin aveva tentato (inutilmente, a quanto pare) di mettere in chiaro alcuni semplici concetti:
1) esiste una variazione intraspecifica, che in termini moderni potremmo vedere come piccole diversità del corredo genetico di ogni individuo;
2) l’ambiente seleziona gli individui “più adatti”, in termini moderni quelli che hanno nel loro patrimonio genetico caratteri che sono vantaggiosi nel contesto ambientale nel quale vivono;
3) in seguito alla selezione naturale le popolazioni cambiano nel tempo le loro caratteristiche e si trasformano (Darwin parlava di discendenza con modificazioni, la parola evoluzione fu introdotta in seguito).
Ora, non si capisce come la “scoperta” di batteri di 30.000 anni fa che possedevano il carattere genetico di resistenza agli antibiotici, che fa parte della normale variabilità intraspecifica, possa mettere in crisi l’evoluzione per selezione naturale, se si tratta del primo dei punti che ho elencato sopra.
Buona serata.
Gentilissimo Wallace,
innazitutto mi fa piacere che col suo nick name si ricordi anche A.R.Wallace, che fu autore della teoria dell’evoluzione per selezione naturale un anno prima di Darwin.
E’ importante che sia ricordato Wallace perchè dovrebbe essere portato a conoscenza di tutti che nella primavera del 1869 egli rinnegò l’idea che l’evoluzione umana sia spiegabile in termini darwiniani.
Ed è proprio per questo motivo che subì una “damnatio memeoriae”.
In riferimento poi alle osservazioni da lei fatte le rispondo quanto segue:
1) La variabilità intraspecifica è appunto intraspecifica, quindi non è possibile portarla come prova di un’evoluzione in atto.
2) Dire che l’ambiente seleziona gli individui più adatti è un’ovvietà: il problema è la comparsa di nuovi caratteri, non il fatto che vengano selezionati. (E la variabilità intraspecifica del punto 1) riguarda caratteri già presenti, proprio come la resistenza agli antibiotici)
3) In seguito alla selezione naturale le popolazioni possono solo ridurre il loro pool genetico,(come potrebbe una “selezione” per eliminazione aumentare la variabilità?) non far comparire nuovi caratteri, e senza nuovi caratteri niente evoluzione.
Ora, a parte questi chiarimenti sui punti da lei sollevati, mi sembra evidente dal contenuto dell’articolo che io non ho mai detto che:
“la “scoperta” di batteri di 30.000 anni fa che possedevano il carattere genetico di resistenza agli antibiotici, che fa parte della normale variabilità intraspecifica, possa mettere in crisi l’evoluzione per selezione naturale…”
Leggendo l’articolo si capisce bene che ho detto che questo argomento non potrà più esser usato come esempio di evoluzione avvenuta “sotto i nostri occhi”, come da molti si è sentito dire.
La resistenza agli antibiotici non è la prova di una mutazione per “caso e necessità”: essendo antica di almeno 30.000 anni non è avvenuta dopo l’utilizzo clinico degli antibiotici.
Questo non smentisce l’evoluzione, l’evoluzione è un fatto.
Come dice GiuliaM, si dovrenno invece trovare altre prove del meccanismo neodarwiniano perchè questa non è più utilizzabile.
Infine, riguardo ai meccanismi dell’evoluzione, mi sembra che è a lei che non sono ben chiari, come sa io li ho studiati alla Sapienza, infatti nei punti riportati non ha pensato di indicare da dove provengano i nuovi caratteri che poi la selezione può solo eliminare o conservare.
Gent. Prof. Pennetta, pur non avendo io studiato alla Sapienza Le posso dire che i meccanismi dell’evoluzione mi sono abbastanza noti e chiari.
Quanto alle Sue risposte, mi permetta una replica:
1) I nuovi caratteri, come Lei certamente sa (non credevo di doverlo ribadire), provengono dalle cosiddette mutazioni genetiche, che possono certamente ampliare lo spettro della variazione intraspecifica. Essa è alla base della micro e della macroevoluzione, che Lei sia d’accordo o meno non importa molto, visto che i dati sperimentali e soprattutto paleontologici (quelli che Lei, come ho visto, ritiene inesistenti) confermano transizioni graduali, anche se con velocità diverse, tra le varie specie che hanno abitato la Terra nel tempo geologico.
2) la selezione naturale è tutt’altro che ovvia, e lo dimostra il fatto che molte persone ne hanno un concetto completamente distorto. Essa agisce sugli individui che “per caso” (ossia per la presenza di una mutazione favorevole in quel tempo e luogo) hanno caratteri che ne aumentano le probabilità di riproduzione. I nuovi caratteri, come già detto, derivano dalle ricombinazioni del DNA in caso di riproduzione sessuale e comunque da mutazioni di varia entità per tutti gli organismi. La comparsa di nuovi caratteri non è affatto un problema.
3) la Sua affermazione sulla riduzione di variabilità è corretta solo relativamente ai caratteri che sono soggetti a pressione selettiva. Infatti questi caratteri (es. la struttura dell’emoglobina che trasporta l’ossigeno) non possono variare più di tanto senza perdere la loro funzione essenziale per la sopravvivenza. Tutti i caratteri a pressione selettiva molto bassa o nulla possono tranquillamente aumentare la loro variabilità, generando nuove opportunità per la selezione naturale quando, prima o poi, l’ambiente cambierà e cambieranno le pressioni selettive. Ovviamente quando l’ambiente varia possono variare anche quei caratteri che prima erano soggetti a selezione qualora eventualmente non lo siano più.
Per finire, i batteri che 30.000 anni fa avevano i geni per la resistenza agli antibiotici sono esattamente un caso da manuale di come funziona la selezione naturale, che è confermata per i batteri stessi, al contrario di quello che Lei incautamente afferma. Si tratta esattamente di “caso e necessità”, in quanto non esiste alcuna relazione tra il gene per la resistenza e gli antibiotici: il gene è comparso (per “caso”) con una mutazione, mentre la selezione è avvenuta soltanto molto tempo dopo con l’esposizione agli antibiotici (“necessità” di sopravvivere). L’evoluzione funziona esattamente così e Darwin lo disse 152 anni fa.
Che A.R. Wallace sia stato “autore della teoria dell’evoluzione per selezione naturale un anno prima di Darwin” non è del tutto vero. Darwin scrisse un abbozzo della sua teoria già nel 1842 (ma non lo pubblicò) e fu spinto da Wallace a pubblicare in quanto lo stesso Wallace era arrivato indipendentemente alle stesse conclusioni. In realtà il primo articolo (molto breve) che introduce la teoria è co-firmato da Darwin e Wallace nel 1858. I due rimasero sempre in ottimi rapporti e Wallace riconobbe di buon grado la precedenza delle idee di Darwin rispetto alle sue.
Se è vero che Wallace ha negato la possibilità di applicare l’evoluzione darwiniana alla specie umana, è altrettanto vero che egli era anche uno spiritista e partecipava a sedute medianiche. Gli uomini sono complessi.
Caro Wallace,
vediamo di fare un po’ chiarezza:
1) Se i dati paleontologici confermano il gradualismo, perchè Gould ed Eldredge avrebbero sentito la necessità di ipotizzare gli equilibri punteggiati?
Quelli che lei chiama passaggi graduali “provati” sono forse gli stessi che sui grafici vengono indicati con le linee tratteggiate?
2) Mi sa indicare qualche caso verificato di mutazione casuale favorevole? A che punto stanno le Drosophila di Morgan, sono diventate qualcos’altro?
3) Dietro l’aumento di variabilità non c’è altro che il caso come soluzione di ogni difficoltà. Tra voi e i creazionisti l’unica differenza sembra esser che loro credano agli interventi miracolosi di un Dio, e voi in quelli del caso.
Per quanto invece riguarda la resistenza agli antibiotici che sarebbe nata “casualmente” prima dell’uso degli stessi, le ricordo che gli antibiotici sono sostanze derivate dalle muffe e che queste evidentemente esistevano già 30.000 anni fa. Il problema resta dunque al punto di partenza: l’esempio dei batteri e degli antibiotici non ci fornisce alcuna prova del meccanismo neodarwiniano.
Certo che Darwin iniziò prima a scrivere la sua teoria, ma nel mondo accademico conta chi pubblica per primo. La teoria è Wallace/Darwin.
Per finire, se Wallace finì con lo studiare i fenomeni spiritici(come del resto William Croockes e molti altri personaggi famosi in quel tempo), questo non c’entra nulla con i suoi, ancora oggi, validissimi argomenti sull’evoluzione del cevello umano. E poi, quando la pensa come Darwin va bene e quando cambia idea diventa inattendibile?
Perchè non perdere invece il vizio di denigrare, di usare argomenti “ad hominem”, e stare invece un po’ più sui fatti?
Gent. Wallace
1) se la mutazione è intraspecifica allora non si capisce di cosa si stia parlando. Non c’è alcuna prova, e lei lo sa benissimo, che le mutazioni genetiche siano alla base della macro-evoluzione. E’ una semplice deduzione dato che esse sono, questo è vero, alla base della micro. Dopo 60 anni di studi sulle mutazioni oggi pochi si interessano alla mutagenesi. Come mai? Poiché di mutazioni utili e favorevoli sono così scarse che non val la pena un’investimento economico. Molte mutazioni sono deleterie e la maggioranza sono negative, le quali distruggono quelle poche positive. Tante altre sono neutrali. La mutazione positiva è un postulato più che un’osservazione. Non capisco perché insistere ancora su di esse.
2) La comparsa di nuovi caratteri è invece un grande problema per la selezione naturale dato che è appurato che essa non abbia alcuna capacità creativa, ma si limiti soltanto a selezionare ciò che è già presente.
Quando si parla di macroevoluzione è molto saggio e prudente non parlare di paleontologia, e lei lo sa meglio di me.
Gent. Sig. Pennetta, Lei continua a dimostrare una incompetenza imbarazzante per chi si propone di “smentire” (sono parole Sue) una teoria scientifica.
1) gli equilibri punteggiati sono una teoria che si rifà esplicitamente al modello darwinista, che rifiuta il saltazionismo e la cui differenza principale rispetto al neodarwinismo sta nell’accento che mette sulla rapidità relativa dei fenomeni di speciazione. Gould e Eldredge accettano pienamente le trasformazioni graduali, anche se su tempi geologicamente brevi. Se secondo Lei 100.000 anni (tempo geologicamente breve) per un evento di speciazione sono pochi e questo non implica una trasformazione graduale, significa che non ha l’idea di cosa sia il tempo geologico.
Esistono esempi di evoluzione per equilibri punteggiati, ma anche linee filetiche di microfossili per i quali l’evoluzione graduale è pienamente dimostrata e il problema maggiore sta nella suddivisione della linea, essendo tutte le popolazioni esempi di forme intermedie (per favore lasci perdere gli anelli e le catene).
2) mutazioni favorevoli: se Lei non si rende conto nemmeno di averne appena descritta una con l’esempio della resistenza agli antibiotici…
3) il “caso” è una metafora per le mutazioni, che sono sì imprevedibili, ma soggette comunque alle leggi chimiche che regolano la produzione e la duplicazione degli acidi nucleici. Non significa che possa accadere di tutto, solo che è impossibile prevedere a priori quali saranno.
4) grazie per avermi ricordato che gli antibiotici derivano dalle muffe (oggi non è più così perché molti sono di sintesi, ma questo è un dettaglio). Lei continua a dimostrare di non avere la più pallida idea di come funziona la selezione naturale. Se fosse un mio studente la caccerei dall’esame.
5) per fortuna Darwin e Wallace hanno dimostrato maggior signorilità rispetto a Lei e Wallace ha riconosciuto la priorità di Darwin anche senza che questi avesse “pubblicato prima”. Comunque sono d’accordo con Lei che la teoria si dovrebbe chiamare di Darwin/Wallace.
6) non cerchi di cambiare le carte in tavola: è Lei che ha voluto insinuare una creazione speciale per l’uomo rifacendosi ad un’idea di Wallace. Io ho semplicemente completato il discorso per far capire che se si vuole seguire Wallace fino in fondo allora si deve accettare anche lo spiritismo. Questa è evidentemente una sciocchezza come lo è pensare che per l’uomo ci sia qualcosa di diverso dalla normale evoluzione. Come vede niente argomenti “ad hominem”, solo fatti. Se vuole ribattere dovrà trovare degli argomenti più validi.
Caro Wallace,
che ama tanto denigrare gli altri nascondendosi dietro uno pseudonimo: ce l’ha il coraggio di firmarsi con nome e cognome?
Uno dei motivi per cui non lo fa è perchè qui di imbarazzante c’è solo lei con questa sua insistenza a”rigirare le frittate” spostando ogni volta il tema della discussione e cercando così di dare l’impressione a chi legge di aver pescato l’interlocutore in errore.
1) Affermare che un’evoluzione che avvenga in 100.000 anni rispetto ai 7/10 milioni di anni di stasi, sia “graduale”, è come dire che un proiettile che passa dallo stato di quiete nel caricatore allo stato di quiete nel bersaglio è sottoposto ad un cambiamento “graduale”!
Secondo il suo ragionamento l’accelerazione di un proiettile nella canna di un fucile è “graduale” se analizzata per 1/1000 di secondo.
Questo si chiama giocare con le parole.
Ho perfettamente idea di cosa sia un tempo geologico, semmai sono i darwinisti che fingono di non avere idea del tempo necessario per l’evoluzione secondo “caso e necessità”.
2) Dire che la resistenza agli antibiotici è una mutazione favorevole in filosofia si definisce “petizione di pricipio”.
Si vuole infatti da parte vostra dimostrare che la resistenza agli antibiotici sia frutto di una mutazione favorevole, ma lei inizia il ragionamento partendo dal presupposto che sia una mutazione favorevole.
Torni a studiare filosofia.
3) Affermare che: il “caso” è una metafora per le mutazioni, che sono sì imprevedibili, ma soggette comunque alle leggi chimiche che regolano la produzione e la duplicazione degli acidi nucleici. Non significa che possa accadere di tutto, solo che è impossibile prevedere a priori quali saranno. è come dire che il risultato di un lancio di dadi lo chiamo “caso” ma in realtà non è veramente un evento casuale perchè il lancio dei dadi è regolato da precise leggi della fisica.
Ma ci crede davvero alle assurdità che scrive?
4) In questo punto lei in pratica non confuta niente, si limita a ripetere che io non ho capito niente e che mi caccerebbe volentieri se fossi suo studente.
Che fa, consapevole del niente su cui si basno le sue contestazioni comincia ad innervosirsi e a perdere la freddezza?
5) Dov’è secondolei che io avrei mostrato poca signorilità? Chi è più “signore” uno che si prende la responsabilità di quello che dice o uno che denigra anonimamente dietro uno pseudonimo?
6) La sua logica è veramente curiosa: “se si vuole seguire Wallace fino in fondo allora si deve accettare anche lo spiritismo”. Quindi, se come lei dice se si segue qualcuno su una cosa poi lo si deve seguire su tutto, e essendo Wallace autore della teoria nota come darwiniana, è lei che seguendo la teoria darwiniana deve aderire allo spiritismo, non io! (Buona fortuna, si procuri un tavolino a tre gambe…)
E… per ultimo, se lei è, come sembra molto probabile, lo stesso Wallace che frequenta blog culturalmente impegnati come quello del sedicente “spaghettovolante” http://spaghettovolante.wordpress.com/2010/12/20/caro-babbo-natale/
prima di parlare di cose che evidentemente conosce solo per sentito dire, rifletta su quale è il tipo di “cultura” che propongono i suoi amici.
“Se fosse un mio studente la caccerei dall’esame”…
Brutto, veramente brutto modo di argomentare le proprie posizioni, caro Wallace.
A questo punto bisognerebbe anche dire ai suoi studenti e al rettore dell’Università di Modena e Reggio Emilia che un suo dipendente denigra i credenti lasciando messaggi blasfemi e derisori su un sito anti-religioso.
Cosa ne pensa?
Gent. Dott. Pennetta, constato che è Lei ad avere perso la freddezza, e mi stupisce dato che Lei ha dichiarato “Perchè non perdere invece il vizio di denigrare, di usare argomenti “ad hominem”?”.
Chi sono io e quali titoli accademici abbia o non abbia non importa, perché qui sto cercando di fornire informazioni che potrebbe dare chiunque abbia avuto la pazienza e l’umiltà di studiare la teoria dell’evoluzione. Non ho intenzione di discutere oltre quando ad ogni affermazione positiva si risponde (Lei sì) con giochi di parole. Se Lei pensa che 100.000 anni per la nascita di una nuova specie siano “un salto”, beh, sta giocando con le parole. Così come sta giocando con le parole quando parla di mutazione favorevole sapendo che “favorevole” è un termine relativo al risultato della mutazione nonché alle condizioni ambientali contingenti.
Le devo però spiegare (dato che non è molto attento a quello che Lei stesso scrive) la questione della signorilità: secondo Lei è più signorile Wallace che riconosce la priorità a Darwin senza darsi da fare per pubblicare prima oppure Lei che dice “nel mondo accademico conta chi pubblica per primo”?
Non mi interessa proseguire oltre una polemica che sta diventando stucchevole. Le lascio pertanto l’ultima parola assieme alla Sua convinzione di avere ragione.
Buona giornata.
Gentile Prof,
non replico.
Preferisco che ciascuno, leggendo gli interventi, giudichi da sé come sono andate le cose.
Buona giornata a Lei
Troppa signorilità, prof. Pennetta, con un sedicente cattedratico che si nasconde dietro un nick e soprattutto dietro argomentazioni il cui livello ciascuno può giudicare
bell’articolo, devo però correggervi non fu Martin J. Blaser a scoprire la resistenza agli antibiotici ma il team del Dr. Gerard D. Wright della McMaster University, gli stessi che trovarono i campioni a 20 metri di profondità nel permafrost
wallace non parli di signorilità, un altro al posto del dr penneta l’avrebbe censurata per il modo in cui si è posto e per gli insulti gratuiti
Grazie per la rettifica
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Il signor Wallace avrà anche studiato la teoria dell’evoluzione,ma invero non si può dire ne abbia compreso i concetti in maniera corretta.
Di fatto non posso che leggere i soliti “mantra” legati al dogma evoluzionista.Perfino la resistenza agli antibiotici come mutazione favorevole di quelle necessarie al fine di rendere possibile la macroevoluzione.A tal pro si potrebbe citare anche l’esperimento di Richard lenski datato 2008 ,se non erro, di cui ho detto un paio di cose anche qua:
http://www.enzopennetta.it/wordpress/2011/09/in-realta-sull%E2%80%99origine-della-vita-siamo-ancora-fermi-all%E2%80%99800/
inoltre rimando alla già citata in link sovrastante “intervista” a Dawkins,proprio circa questo stesso argomento(si ignorino pure i commenti, non importanti, del video ma si consideri solo la domanda-risposta):
http://www.youtube.com/watch?v=J3Z-kE8BUUQ&feature=related
Non sarebbe un po’ “intellettualmente onesto” finirla col dare gratuitamente degli ‘ignoranti’ e quant’altro (o insinuarlo) a chi contesta l’evoluzionismo avanzando le solite storielle sui batteri ,le farfalle etc?Molto semplicemente ma si ha in testa la diversità dell’evoluzione da lupo grigio a chihuahua e quella da un certo qual rettile teropode a un proto-uccello?
Davvero un tipo di batteri che ha ‘acquisito’ una resistenza a antibiotici ,lei signor Wallace,lo considera una nuova specie?
Se stiamo parlando di specie biologica niente che dire,ma non ha nulla a che fare col significato di specie di cui si parla riguardo al neo-darwinismo all’evoluzionismo,nuovamente devo citare agli albori l’o.d.s.:
« […] io considero il termine specie come una definizione arbitraria che, per motivi di convenienza, serve a designare un gruppo di individui strettamente simili tra di loro, per cui la specie non differisce granché dalla varietà, intendendosi con questo termine le forme meno distinte e più fluttuanti. Inoltre, anche il termine di varietà viene applicato arbitrariamente per pura praticità nei confronti delle semplici variazioni individuali. »
(Charles Darwin L’origine delle specie, cap.2 “La variazione in natura”)
e richiamare al concetto di specie come :comunità di individui aventi lo stesso pool genico,che incrociandosi tra lorogenerano potenzialmente una prole illimitatamente feconda.
Il concetto che ha lei di specie è valido in un determinato contesto,quello puramente biologico,per lo più in campo zootecnico fra l’altro e si rifà tanto per dire a una definizione datata 1940,prima della scoperta del DNA.
O forse per Lei asiatici e africani saranni specie meno evolute,e diverse, della ‘razza’ europea,forse userà anche tale termine ,razza,perchè queste popolazioni non hanno come gli europei “imparato”a digerire il latte.Secondo un’analogia con i batteri siamo specie diverse.
La teoria dell’evoluzione studiata l’hanno studiata più o meno tutti quanti,capita a fondo credo molti sicuramente no.
<>
Non poteva mancare anche il clichè dello scambio ‘tattico’micro-evoluzione macro evoluzione e la storia degli anelli..
Perchè nel sistema filogenetico a differenza del sistema a scala-catena non esistono punti vuoti?non ci sono mancanze di elementi di transizione?non mancano presunti progenitori a comune?Non si hanno forse tanti rami collegati senza giustificazione per tale collegamento?Se invece vi sono dove sono le leggi matematiche che descrivono tale transizione,dove sono gli esperimenti che li mostrano,dove sono gli esempi che ce ne rendon o testimonianza?
“”Enzo Pennetta said:
Gentile Prof,
non replico.
Preferisco che ciascuno, leggendo gli interventi, giudichi da sé come sono andate le cose.””
Scelta condivisibilissima.Ha portato avanti la discussione in maniera impeccabile ed anche interessante e l’ha conclusa nel modo più giusto.
Tutto il mio più sincero apprezzamento.
Ai posteri l’ardua sentenza dunque..beh in mia umile opinione è piuttosto chiaro il tutto.Praticamente si è letto un revival dei vari clichè evoluzionisti…
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Vorrei solo ringraziare l’utente Wallace per i suoi illuminanti interventi, che dimostrano ancora una volta come i fatti provati derivanti dall’indagine e dallo studio senza pregiudizi, hanno sempre ragione sull’oscurantismo della superstizione e delle bizzarrie pseudo-religiose come il cosiddetto “creazionismo”.
Nikolaus,
rispetto la sua opinione ma devo puntualizzare che le osservazioni relative all’ “oscurantismo del cosiddetto creazionismo” non riguardano la linea tenuta su questo sito, che preciso ancora una volta non è creazionista, e che l’utente Wallace potrà averla anche “illuminata” ma non sembra aver fatto una bellissima figura nei suoi interventi.
“Gentile Prof,
non replico.
Preferisco che ciascuno, leggendo gli interventi, giudichi da sé come sono andate le cose.”
chi ha occhi per vedere veda chi orecchie per sentire oda.
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