Piangere per i licheni in fiamme e dimenticare i somali

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Una immagine della Tundra

Per la seconda volta in 15 giorni, sul sito del Corriere della Sera, appare la stessa notizia sugli incendi al circolo polare artico. La prima volta infatti se ne era parlato il 28 luglio con un articolo dal titolo Global warming:incendi anche al Polo nord del quale avevamo già parlato nell’intervento del 1 agosto Il Polo nord in fiamme e l’incendio del fiume.

Almeno questa volta non si parla di Polo nord in fiamme, ma le perplessità che avevamo manifestato restano inalterate, soprattutto quando nell’articolo citato si legge ancora: “In realtà si conosce poco dell’effetto degli incendi sul fragile ecosistema della tundra e sul rilascio di carbonio“.

Ma se “si conosce poco”, come si fa ad affermare poi: “lo studio pubblicato su Nature per la prima volta mette in guardia dalla bomba ecologica rappresentata dagli incendi della tundra“.

A parte la ripetitività della notizia, insistiamo, non sarebbe meglio se, in primis quelli di Nature, aspettassero di conoscere con certezza come stanno le cose prima di fare allarmanti annunci?

Ma intanto, mentre ci si preoccupa con ripetuti allarmi degli incendi della Tundra, ci si dimentica della carestia nel Corno d’Africa, forse perché ad approfondire troppo si scoprirebbe che le emissioni di CO2 c’entrano ben poco, come è possibile leggere su CLIMATE MONITOR.

E così, gli incendi dei licheni diventano più importanti delle vere emergenze.

 

 

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Laureato in Biologia e in Farmacia, docente di scienze naturali Nel 2011 ha pubblicato "Inchiesta sul darwinismo", nel 2016 "L'ultimo uomo" e nel 2020 "Il Quarto Dominio".

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