Evoluzione nelle fogne di New York?

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Le tartarughe ninja: fino ad oggi erano l’unico caso noto di evoluzione avvenuta nelle fogne di New York…

 

 

L’evoluzione proprio sotto al nostro naso”, recita un articolo apparso sul New York Times di lunedì 25 luglio 2011. La mancanza di un caso accertato di evoluzione avvenuto secondo i meccanismi [neo]darwiniani rappresenta uno dei punti più dibattuti nelle dispute sull’argomento, e adesso veniamo a scoprire che ce l’ha fatta proprio sotto al nostro naso!?

Sembrerebbe proprio così, almeno stando a quanto dice il NYT, andiamo allora a cercare con apprensione tra le righe dell’articolo per capire quale sia stato il caso avvenuto “proprio sotto al nostro naso”.

 

«Per studiare l’evoluzione, Jason Munshi-Sud ha monitorato gli elefanti in Africa centrale e nasiche nelle foreste del Borneo. Ma per la sua spedizione più recente, ha preso il treno…

Topi dalle zampe bianche, bloccati sulle isole urbane, si stanno evolvendo per adattarsi allo stress urbano. Pesci nel Hudson si sono evoluti per far fronte veleni nell’acqua. Formiche native trovano rifugio nelle strips a Broadway. Ed altri organismi urbani più familiari, come cimici, topi e batteri, anch’essi mutano e cambiano in risposta alle pressioni della metropoli. In breve, il processo di evoluzione sta rispondendo a New York e in altre città il modo in cui ha risposto agli innumerevoli cambiamenti ambientali negli ultimi miliardi di anni. La vita si adatta

 

Dai topi, ai pesci, alle cimici, per finire ai batteri, sono dunque queste le specie interessate da una serie di mutazioni che rappresentano “il processo di evoluzione”.

È quanto mai necessario a questo punto soffermarssi ad analizzare i casi riferiti.

«Il Dr. Munshi-Sud e i suoi colleghi hanno analizzato il DNA dei topi. È stato sorpreso di scoprire che le popolazioni di topi in ogni parco sono geneticamente diversi dai topi negli altri. “La quantità di differenze vedete tra le popolazioni di topi nello stesso quartiere è simile a quella che si vede tutto il territorio del sud-est degli Stati Uniti”, ha detto

In pratica sembra che i topi abbiano accumulato una considerevole quantità di mutazioni genetiche. La cosa in effetti però non ci sorprende molto, non è difficile immaginare che la quantità di mutageni nelle fogne di New York sia considerevolmente alta, troppo forse anche per i resistenti abitanti della famiglia dei muridi. Insomma, mutazioni sì, ma evoluzione sembra proprio di no.

Ma andiamo ad analizzare qualche altro caso:

«L’inquinamento ha determinato alcuni dei  più forti esempi di evoluzione intorno a New York. I pesci del fiume Hudson, fronteggiarono una pericolosa minaccia da PCB (Policlorobifenili N.d.T.), che la General Electric ha rilasciato nel periodo 1947-1977. I PCB causano malformazioni nelle larve dei pesci. “Questi sono importanti cambiamenti”, ha detto Isaac I. Wirgin del New York University Medical Center. “Se ti manca la mascella, non si è in grado di mangiare.”

Il Dr. Wirgin ei suoi colleghi sono stati incuriositi nello scoprire che la popolazione dell’Hudson di tomcod, un pesce del fondale, si è rivelata resistente ai PCB. “Non c’è stato alcun effetto su di loro a tutti,” il Dott. Wirgin detto, “e volevamo sapere perché.”

A marzo, lui ei suoi colleghi hanno riferito che quasi tutti i tomcod dell’Hudson condividono la stessa mutazione in un gene chiamato AHR2. Il PCB deve prima legarsi alla proteina codificata da AHR2 per causare danni. La mutazione fiume Hudson rende difficile per i PCB agganciare il recettore, proteggendo il pesce dai danni del prodotto chimico.

La mutazione AHR2 manca del tutto nei tomcod che vivono nel nord del New England e in Canada. Una piccola percentuale di tomcod a Long Island e nel Connecticut sono portatori della mutazione. Il Dr. Wirgin ei suoi colleghi hanno concluso che una volta che i PCB entrarono nell’Hudson, il gene mutante si diffuse rapidamente.»

Una storia interessante quella dei pesci tomcod, ma come viene riferito nell’articolo la “mutazione” non è presente solo nei pesci dell’Hudson, infatti, per quanto sia poco diffusa, essa è presente anche nellle popolazioni ittiche del Connecticut. Quindi non è difficile ipotizzare che nel caso in questione la rapida diffusione del gene sia dovuta al processo di selezione, questo sì che sarebbe avvenuto, ma non si tratta di un nuovo carattere, esso era infatti preesistente almeno in un’altra popolazione di tomcod, quindi niente evoluzione.

L’articolo prosegue poi con l’esempio di vermi divenuti resistenti al cadmio per via di una proteina capace di bloccare il metallo. Capacità poi persa al cessare della presenza dell’agente inquinante. Questo è un caso analogo a quello di resistenza ai metalli pesanti studiato in alcuni esemplari della pianta  Holcus lanatus o nella Dactylis, le cui varianti resistenti hanno fra l’altro una minore vitalità in condizioni normali. E quindi, anche in questo caso, non possiamo parlare di evoluzione.

Viene anche riportato il caso della Klebsiella pneumoniae che ha sviluppato una resistenza agli antibiotici, caso anche questo simile ad altri precedenti, come nell’esperimento che Joshua ed Esther Lederberg e condussero negli anni  ‘50 sull’Escherichia coli, giungendo alla conclusione che il ceppo che aveva “sviluppato resistenza” agli antibiotici in realtà era preesistente. Anche stavolta si tratta di un caso di selezione ma non si può parlare di evoluzione.

Per questa volta si può dire di aver provato che esiste la selezione, pazienza, per l’evoluzione forse sarà per la prossima volta.

 

 

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Laureato in Biologia e in Farmacia, docente di scienze naturali Nel 2011 ha pubblicato "Inchiesta sul darwinismo", nel 2016 "L'ultimo uomo" e nel 2020 "Il Quarto Dominio".

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