La statua a Giordano Bruno in Campo de Fiori a Roma
Alla fine della prima parte di questo articolo abbiamo lasciato coloro che so dichiarano “ottimisti” sulla possibilità di altre forme di vita nell’universo, a contare quanti zeri ci sono dopo la virgola in 1/ 1039.980, (a qualunque punto siano arrivato sinora gli consigliamo di lasciar perdere perché ad una velocità di un’unità al secondo gli ci vorrebbero 3,17 x 1039.972 anni per fare il conto!). Ci soffermeremo in questa seconda parte su quella strana esaltazione di Giordano Bruno come astronomo che emerge nell’articolo citato:
«Gliese 581 d è per così dire il primo pianeta davvero «bruniano» che abbiamo scoperto fuori dal sistema solare, il giardino di casa nostra. Ora il Nolano era stato mandato al rogo a Campo de’ Fiori a Roma nell’anno 1600 anche perché aveva asserito che l’universo è popolato da «infiniti mondi» e che molti tra questo mondi sono «della stessa specie della Terra». E dunque, proprio come la Terra, abitabili (e abitati) da essere intelligenti.»
Ricordiamo che Bruno visse all’alba della rivoluzione scientifica ma non era uno scienziato, che era un cabalista e credeva nella magia, alcuni dei titoli delle sue opere sono “De vinculis” che tratta del condizionamento a distanza che si può effettuare sugli altri:
« Tra tutte le opere di argomento magico, è proprio il De vinculis a farsi carico più di ogni altra dell’interpretazione in chiave politica della magia bruniana, in quanto nei suoi XXXIII articoli affronta il tema del vincolare in maniera diversa rispetto alle altre opere magiche, declinandolo all’interno di una prospettiva interamente umana e civile.»
Fonte: Istituto Nazionale di Studi sul Rinascimento – Signum
Il “De magia”, pubblicato solo nel 1891, sul cui argomento per evidenti motivi non ci soffermiamo, e “La cabala del cavallo pegaseo” nella quale:
« contiene spunti importanti e nuovi per la comprensione del pensiero bruniano: il rapporto fra fede e verità; la critica di alcuni aspetti della filosofia antica, soprattutto nei confronti di Aristotele e Sesto Empirico; l’idea della trasmigrazione delle anime»
Fonte: Istituto Nazionale di Studi sul Rinascimento – Signum
Gli “infiniti mondi…abitati da esseri intelligenti” di cui egli parlava erano, molto probabilmente dello stesso tipo di quello che lo spiritista Allan Kardec descriveva nel suo “Vangelo secondo gli spiriti” quando teorizzò per primo l’esistenza di abitanti di altri pianeti, solo che tali extraterrestri non erano degli esseri viventi originati in altri luoghi dello spazio, bensì anime di defunti reincarnate e con le quali era possibile entrare in contatto i “medium” seduti intorno ai tavolini a tre gambe.
Va inoltre puntualizzato che, come lascia appena intravedere l’autore dell’articolo, Bruno quando fu sottoposto al famoso processo non fu condannato perché fautore dell’eliocentrismo o di altre posizioni sull’astronomia, ma perché, pur avendo giurato fedeltà allo stato (come farebbe oggi un militare in qualsiasi paese) lo aveva tradito a favore di una potenza ostile e operava per il sovvertimento delle istituzioni che avrebbe dovuto servire. Una vicenda che evidentemente con l’astronomia aveva ben poco a che fare ma che ha invece molto a che fare con un certo tipo di mitologia diffusa a fine ottocento , in pieno periodo risorgimentale quando la figura di Giordano Bruno, che fini ad allora non era stata considerata da nessuno come un caso di persecuzione politica o religiosa, venne strumentalizzata per mettere in cattiva luce la storia dei secoli precedenti.
Testimonianza di questa situazione è la statua di Giordano Bruno realizzata dallo scultore Ettore Ferrari, eretta a Roma in memoria di Giordano Bruno a Campo de Fiori nell’anno 1889.
Non ci facciamo illusioni sulla possibilità che la vicenda di Giordano Bruno venga esposta nel suo vero svolgimento, ma poiché Bruno sta agli astronomi come Branko sta a Margherita Hack, speriamo che almeno non venga più rappresentato come un precursore dei moderni scienziati.