È confermato: i cambiamenti climatici saranno il pretesto per nuove invasioni

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Per la rivista Nature la Terra è pronta ad esplodere in una serie di conflitti “climatici”

«I capi delle forza armate statunitensi, la Cia e il segretario generale dell’Onu l’hanno già detto: Il cambimento climatico causerà nuovi conflitti nel futuro. » Questo è ciò che riferisce la Stampa in Clima. Studio: cambiamento provoca guerre.

Si tratta di dichiarazioni che seguono in modo ravvicinato quelle riferite nell’ articolo Cambimenti “climatici” o “cromatici”? Arrivano i “caschi verdi” dell’ONU: bombarderanno la CO2? E successivamennte in Caschi verdi, un problema serio, in cui si evidenziavano forti segnali di uno spostamento dell’attenzione delle autorità ONU e USA sulle conseguenze politico-militari dei “cambiamenti climatici”.

Con queste ultime dichiarazioni la sensazione che si stia preparando l’opinione pubblica alla giustificazione di politiche interventiste in vari scenari mondiali viene confermata. Ma viene confermata anche l’esistenza di una scienza che non è libera, oggettiva e indipendente, come dovrebbe essere, ma che è strumentale alle esigenze del potere al quale fornisce di volta in volta le giustificazioni “scientifiche” e quindi indiscutibili, per operare scelte politiche altrimenti improponibili. In questo caso il supporto alle politiche militari viene dato dalla prestigiosa rivista “Nature”, come viene riferito nell’articolo de la Stampa:

«Oggi uno studio Usa pubblicato sulla rivista Nature rileva che le variazioni del clima hanno già causato guerre negli ultimi 50 anni. El Niño, il periodico innalzamento delle temperature delle acque nell’oceano Pacifico, porta con se un aumento delle temperature sulla terra e un calo delle piogge ogni tre-sette anni. Secondo i ricercatori questo raddoppia il rischio di guerre civili in 90 paesi tropicali e in un arco di tempo di 54 anni ha rappresentato un fattore potenziale nel 21% delle guerre.»

 

Che le pubblicazioni scientifiche possano essere strumenti finalizzati più alla costruzione del consenso che alla diffusione delle conoscenze scientifiche è testimoniato proprio dall’origine della stessa rivista Nature che oggi supporta e prepara le nuove campagne militari:

«Il collegamento tra Thomas Huxley e Herbert Spencer è individuabile nella presenza di quest’ultimo nell’esclusivo “X-club”, un circolo fondato da T. Huxley  e J.Hooker nel 1864.[1] Il club era composto da soli nove elementi e i soci si incontravano mensilmente per lavorare alla diffusione della selezione naturale e del liberalismo economico. L’X-club influì fortemente sulla Royal Society, in tal senso è significativo il fatto che Huxley ne divenne presidente dal 1883 al 1885. Huxley e Hooker fondarono nel 1869 anche l’autorevole, e tuttora esistente, rivista Nature, iniziativa che rientrava nella strategia di conquista del consenso attraverso la stampa e che era stata elaborata nei primi tempi della Royal Society

Da “Inchiesta sul darwinismo”, Cantagalli 2011


Del resto che gli studiosi del clima siano tutt’altro che concordi su quanto stia accadendo, e che quindi la rivista Nature non sia l’espressione dell’intera comunità scientifica, lo si può constatare con una semplice verifica sul web.

Per una panoramica aggiornata e completa sull’argomento dei cambiamenti climatici, come ormai è consuetudine, si segnala il sito CLIMATE MONITOR

 

 

 



[1] http://www.britannica.com/EBchecked/topic/277746/TH-Huxley

 

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Laureato in Biologia e in Farmacia, docente di scienze naturali Nel 2011 ha pubblicato "Inchiesta sul darwinismo", nel 2016 "L'ultimo uomo" e nel 2020 "Il Quarto Dominio".

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